Riflettere è una attività che ti sfida.
Mette in soggezione
la tua capacità di essere logico, poiché ciò significa avere la solidarietà o
anche l’apprezzamento di colui a cui mira il pensiero elaborato.
Purtroppo,
dimentichiamo che il pensiero nasce nel momento in cui lo elaboriamo.
Questo significa
che esso è inevitabilmente condizionato dal contesto e dallo stato emotivo di
quel preciso momento.
Certamente il contenuto è pesato dalla cultura e dallo
spessore morale dalle quali non possiamo svincolarci.
Riflettere costa fatica, specialmente quando non si è
abituati a farlo.
Spesso capita di delegare questa attività all’istinto, salvo
poi ricomporre i pezzi di una consapevolezza tardiva.
Riflettere, però, è anche
la prova di essere vivi, unici e indiscutibilmente meravigliosi esseri
naturali.
Perché pensare è magia; oserei dire che è una forma di miracolo.
Si
inventa, si fantastica, si corre nel tempo in tutte le direzioni, pur rimando inchiodati
in una poltrona.
Il pensiero frutto della riflessione è solo tuo, non derubabile,
originale, libero, come forma di intelligenza che non ha bisogno di una verità.
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