giovedì 24 settembre 2015

Antibiotici - aggiungi il tuo nome!









In sempre più allevamenti industriali, animali sani vengono imbottiti di antibiotici per sopravvivere in condizioni tremende e produrre di più. E l'Italia è tra i primi posti in questa pratica orribile che oltretutto crea super-batteri spesso mortali. Ma se agiamo subito, possiamo far approvare due leggi europee che proteggano sia gli animali che la nostra salute. Firma ora:

FIRMA LA PETIZIONE

In Italia il 71% degli antibiotici viene usato sugli animali da allevamento, anche quando sono sani. Una pratica crudele per farli sopravvivere in condizioni tremende e produrre di più a costi irrisori. E che sta anche generando super-batteri resistenti alle medicine, che possono ucciderci.

Molti degli altri paesi europei hanno già ridotto drasticamente l'uso di antibiotici negli allevamenti, e ora l'Unione Europea potrebbe finalmente imporre queste leggi a noi e al resto del continente.

Si salverebbero vite umane riducendo al tempo stesso le crudeltà sugli animali: non dovremmo neppure stare a parlarne. Persino McDonald's ha deciso di non usare più polli cresciuti con determinati antibiotici. Ma le multinazionali  farmaceutiche e della carne stanno facendo di tutto per bloccare queste decisioni.

A breve ci sarà un incontro tra i ministri europei e molti non hanno ancora preso una decisione. Denunciamo l'abuso crudele e mortale degli antibiotici negli allevamenti intensivi inviando 1 milione di firme a ognuno di loro. Firma ora e condividi la petizione:

https://secure.avaaz.org/it/antibiotics_factory_farms_rb_loc_/?bglFhdb&v=65345

L'Organizzazione Mondiale della Sanità dice che questi super-batteri rendono gli antibiotici completamente inutili contro malattie infettive come tubercolosi e polmonite. Gran parte della medicina moderna, inclusi i trattamenti contro il cancro e quelli chirurgici, dipende dagli antibiotici. Se non li salviamo, si stima che nel 2050 moriranno 10 milioni di persone in più ogni anno.

L'abuso di antibiotici, sia sull'uomo che sugli animali, li rende sempre meno efficaci. Solo in Europa ogni anno muoiono 25.000 persone a causa della resistenza eccessiva agli antibiotici! Nonostante questo, non stiamo facendo abbastanza per limitarne l'enorme uso negli allevamenti e l'Italia è il terzo Paese europeo per uso di antibiotici sugli animali.

Danimarca, Svezia, Norvegia e Paesi Bassi hanno dimostrato che si può produrre carne usando molti meno antibiotici. Ma finché le regole non saranno le stesse per tutti servirà a poco.

Sono in tanti a voler chiudere questi allevamenti dell'orrore una volta per tutte. Queste nuove leggi europee possono migliorare enormemente il benessere degli animali e la salute dell'uomo. Ma secondo gli esperti i ministri pensano che ai cittadini non interessi. Noi possiamo dimostrare il contrario.

Firma ora e condividi la petizione: quando avremo raggiunto un milione di firme, Avaaz dimostrerà con sondaggi nei Paesi chiave che l'opinione pubblica è schierata e porteremo la petizione in aula un momento prima del voto al Parlamento Europeo:

https://secure.avaaz.org/it/antibiotics_factory_farms_rb_loc_/?bglFhdb&v=65345

Milioni di avaaziani hanno agito in difesa delle balene, dei polli d'allevamento e di tanti altri animali. Facciamolo di nuovo per proteggere il futuro della medicina moderna, degli animali e di tutti noi.

Con speranza,

Alex, Allison, Laila, Alice, Antonia, Alaphia, Ricken e tutto il team di Avaaz

domenica 20 settembre 2015

Remembering


 
Alcune esperienze di vita ti lasciano 
qualcosa di più di un ricordo.

Come l'edera, aderiscono all'anima e colorano in toni soavi  gemme di emozioni già lontane.

Decantano il sorriso....
come messaggero nel mondo.

Diffondono gioia...
a contaminar pensieri nuovi.

Troncano parole....
al riposare dei sensi.

E al silenzio del passato,
or presente,
una dolce nostalgia si posa,
 a suggellar l'amor provato.
 


venerdì 18 settembre 2015

Get a move on - atto finale






La vita di una persona attraversa innumerevoli intervalli vuoti in cui si consuma il tempo attendendo qualcosa, riposta in un futuro completamente oscuro alla ragione e avvolta in una ipnotica speranza illusoria.

Si finisce per lasciar scorrere il tempo in modo inutile e vivendo realmente soltanto quei pochissimi momenti a cui appendere il significato ultimo del nostro respirare. 

Camminiamo imitando i ciechi nel battere il bastone per riconoscere gli ostacoli, pur avendo occhi buoni. 

Inconsapevolmente, viviamo per nutrirci, litighiamo per affermarci, lavoriamo per accumulare lo stesso danaro che spendiamo in frivolezze. 

In definitiva, consumiamo il tempo vita in attesa di godere qualcosa che in alcuni casi non arriva mai.

Ciò che conta realmente è sempre lì davanti ai nostri occhi e alla portata di tutti. 

Purtroppo, fantasiose barriere psicologiche dividono e classificano idee per aggettivare in modo presunto ed egoistico qualunque realtà.

Le cose importanti sono sempre le più semplici e si rivelano a dimensione umana. 

Sono i sorrisi, le buone maniere, il rispetto reciproco, il senso dell’amicizia, la sensibilità dei sentimenti e in ultimo, l’amore.

Purtroppo, porre l’attenzione di queste “cosette” ci si vergogna, così le riserviamo per il privato. 

Ecco che togliendo le ore per il sonno, il tempo del lavoro e stanchezza permettendo, i momenti per vivere le “cosette” si riducono a pochissime occasioni. 

Allora, ci si riscopre vecchi e incapaci di comunicare con i giovani quando senza molto allenamento, proviamo a vivere come si dovrebbe.



“Get a move on” è stata una opportunità per tutti i partecipanti a uscir fuori dai binari della consuetudine e della formalità istituzionale e a ricordare a tutti noi che l’allegria, il gesto simpatico, la solidarietà comune, lo sguardo amichevole, una parola dolce, sono strumenti da usare sempre se vogliamo una vita intensa di emozioni e che valga la pena di vivere.



Tutti i ragazzi sono stati eccezionali, compresi i più vivaci che forse hanno mostrato meno la museruola omologante della società normalizzata.

Per quanto mi riguarda e credo di interpretare anche i sentimenti dei miei colleghi, questa esperienza mi ha riempito di spirito umano, concedendomi vivere venti giorni in assoluta distensione e sempre con il sorriso ospite fisso sul mio viso.

Grazie a Rita, Maria, Emanuele, Emanuela, Sergio, Davide B., Davide F., Nicolò, Matteo, Giovanni, Domenico, Francesco, Vincenzo Salvatore, Corrado, Mauro, Mirco, Andrea.

Abbiamo condiviso tempo, spazi e consumato nel modo migliore il tempo vita.


giovedì 17 settembre 2015

I docenti accompagnatori







In molte occasioni l’animo umano si ritrova in netta conflittualità con la ragione.

L’impressione discende dalla constatazione che alla ragione vengono nascoste motivazioni ritenute dominio dell’intimità e quindi escluse dalla necessità di consegnarle al giudizio.

Secondo voi, perché alcuni docenti si privano delle ferie, rinunciano a godersi un lungo periodo di riposo per seguire sedici “sconosciuti” all’estero, addossandosi grandi responsabilità?

Incoscienza ?

Trattandosi di persone mature, la sola incoscienza non convincerebbe totalmente chi dall’esterno cerca di capire.
 
Adducendo motivazione egoistiche, si potrebbe pensare a un’imperdibile vacanza gratuita all’estero, magari con il riferimento malizioso a un arrotondamento economico dello stipendio. 

Ma anche questa motivazione non apparirebbe stabile. 

Una vacanza con sedici ragazzi da controllare non può essere tale! 

Anche il rientro economico non può giustificare il rischio di dover spendere soldi per altri motivi qualora sgraditi inconvenienti potessero capitare.

Allora? Qual'è il motivo?

Mi sono imposto di riflettere e ho costretto al mio cuore a dire la verità.

“Ascoltami, cuore, confessa! Perché mi hai spinto ad accettare un’esperienza del genere boicottando il periodo più piacevole per un professore?”

“Luigi, non far finta di non sapere nulla! Tutti sanno che ti piace parlare la lingua della regina Elisabetta e quando balbetti il tuo inglese, ti senti un divo!”

“Prima di tutto, non balbetto e poi non sono convinto che sia solo questo il motivo!”

“Hai ragione, testone! La verità è che i professori veri, sono innamorati dei propri ragazzi e hanno paura di confessarlo anche a se stessi. 

Quando capita che possono stare con loro, lontano dalla formalità e dalle imposizioni della didattica, ecco che si scoprono opportunisti e scrocconi nei confronti della comunità europea. 

Dimenticano i rischi che corrono e si affidano alla fortuna che tutto vada liscio.”



Al termine di questo colloquio interiore ho trovato il motivo e voluto provarlo anche cercandolo nei miei colleghi.

Ho fatto una scoperta incredibile. 

Ho notato come un valore connaturato con il proprio essere possa spargersi su tutto ciò che è umano e quindi sui ragazzi che i genitori ci affidano.


La gentilezza e la premura delle mie colleghe sono valori incorniciati intorno al loro cuore.

È stato un continuo piacere essere stato un loro compagno di viaggio, conoscerle oltre il velo dell’apparenza. 

Se esiste veramente la macchina della verità, è quella del loro modo di essere, ancor prima di docenti, mamme.  

Girando per le strade Dublino, condividendo spazi e sedendo con i ragazzi allo stesso tavolo di mensa, compensa qualsiasi fatica, bilancia qualsiasi rischio e si capisce quanto sia bella la nostra professione.


martedì 15 settembre 2015

Il cibo Irlandese



Trascorrere tre settimane all’estero implica adeguarsi a un ciclo alimentare diverso e ancora più importante, significa misurarsi con un tipo di alimentazione inconsueta.

Nel caso di percorsi di studi finanziati, alle caratteristiche del cibo locale si unisce il misuratore economico dei servizi di mensa. 

Il risultato, quindi, è un compromesso, frutto di un bilancio economico tra quanto si intende spendere e quello che si può comprare.

Le vitamine, proteine, calorie di approvvigionamento al fabbisogno corporeo dei giovani corsisti faticano a rientrare nei limiti delle diete raccomandate, sia in termini di quantità sia in qualità.

Capirete benissimo come gli stimoli della fame, se non completamente appagati, possano portare i ragazzi ad assumere cibi spazzatura. 

Per fortuna il loro giovane sistema digerente è abbastanza forte da macinare patatine e coca cola senza problemi.

Gli orari dei pasti: 8.00, 13.20, 18.00 corrispondono ai tempi di lavoro degli operatori in mensa e non a quelli del metabolismo giovanile.

Alla prima colazione, latte freddo, tè e caffè americano interessano poco i ragazzi, trovano invece più appetibile spalmare mini vaschette di nutella in dosi giganti all’interno di cornetti super morbidi che inizialmente possono essere confusi con ologrammi. 
 
Aprire con un coltello (che non taglia) questi cornetti, è un’operazione molto delicata e difficile poiché si rischia di strapparlo o schiacciarlo.

Per conto mio, la colazione si esauriva riempiendo minivaschette di latte (spesso freddo) con cereali e conservare un po’ di frutta per i momenti lontani dai pasti. 

Ho sempre tentato di regalare il mio cornetto a qualcuno dei più affamati ma senza successo. Ho dovuto anche rimproverare (mio malgrado) i più voraci per un approvvigionamento di nutella oltre il limite consentito. 

Il pranzo e la cena si consumavano tra ingredienti fissi: riso, penne scotte, pollo, patate e insalate con comparse saltuarie di salsiccia e carne di maiale. 

La leggerezza del pranzo era quasi accettata, sia per l’imminente cena, sia per sostenere lunghe passeggiate pomeridiane in programma. 

La cena invece lasciava molti di loro inappagati per cui era facile incontrarli nei fastfood tradizionali quando si trascorreva tempo libero nel centro di Dublino.

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