Un anno
scolastico è finito.
No, non è un
momento di gioia.
È l’occasione
per vivere il dolce-amaro.
Nei cuori
dei prof si agitano contrastanti sentimenti.
Loro vi hanno
visto tutte le mattine puntuali alle otto.
Si sono preoccupati
per voi fino all’ultimo minuto dell’ultima campana.
Vi conosco
uno per uno.
Hanno notano
i vostri cambiamenti così come si sono presentati mentre la maturità si
annunciava.
Sono stati
spettatori privilegiati dei momenti di grande intensità.
Personalmente,
ma credo che posso riferirmi alla grande maggioranza dei prof, vi garantisco
che non sono mai stato stanco di ascoltarvi.
Essere circondato dal vostro
entusiasmo, dalle vostre paure e anche dalle vostre naturali stizze, è la
gratificazione più forte che si riceve.
Un
insegnante vorrebbe dare sempre di più di quello che riesce a dare.
La chiusura
dell’anno scolastico, sebbene sia un arrivederci per molti di voi, è anche un
addio per altri.
Per quest’ultimi,
Il sentimento di nostalgia miscelato dalla consapevolezza che un anno di vita
si chiude, tinge di grigio lo spirito.
Siete abituati
a vederci decisi e imperturbabili ma non sempre è così.
Gli insegnanti
sono come i vostri genitori, preferiscono non farsi vedere tristi e
preoccupati.
Entrando in
aula, chiudono fuori i loro problemi.
Eppure ci
sono tanti fattori che ostacolano il percorso naturale dell’opera dell’insegnante,
iniziando dai problemi famigliari ed economici e finendo a quelli della politica
scolastica.
I ragazzi
maturandi li esorto compiere l’ultimo sforzo per congedarsi dalla scuola secondaria nel modo migliore.
Al termine
dell’esame di maturità chiuderete una fase della vostra vita che rimarrà
indimenticabile.
Porterete
per sempre con voi ogni istante vissuto che spero faccia da stimolo al vostro
coraggio nell’affrontare la vita da adulti.
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