LUIGI: Mio caro ETT, sono qui nuovamente
con te, pronto a parlarti delle mille emozioni che piovono su una delle vite
umane.
ETT: Bene, Luigi, sono qui che ti ascolto e
pronto ad appuntarmi ogni riflesso di vita umana.
LUIGI: Ti ringrazio per questa tua
disponibilità!
Gli umani, ben sai che dicono di non aver abbastanza tempo per
ascoltarsi reciprocamente.
Forse per questo motivo che usiamo parole diverse per esprimere
idee a sfumature diverse.
Infatti, ascoltare e sentire è un esempio di due
parole che danno senso a modi diversi di porre attenzione nelle comunicazioni
umane.
Probabilmente, il rientrare in me stesso e
riflettere, è una reazione psicologica a questa inconsapevole convinzione.
Per noi umani ascoltarsi e comprendersi, è una pratica molto difficile da tener
fede.
Ed eccomi qui a pensare.
Cerchiamo un motivo per cui il sole sorge
ogni mattino.
Portiamo con noi un peso al cuore che ci rende esseri speciali.
Ci cibiamo di emozioni e le leghiamo ad un corpo che sottolinea continuamente
il presente.
ETT: Qual è il tuo peso, oggi?
LUIGI: Sono stato a Valencia e ho consumato
tre giorni spagnoli in un incendio di emozioni.
Ho bisogno di tempo perché la
mia razionalità si riprenda il ruolo che le compete.
ETT: Non porre limiti al tuo essere. Per
mio conto, puoi liberamente confondere sentimento e ragione.
LUIGI: Ti confesso che mi è proprio
difficile esternare il mondo che vorrei.
Ci sono troppi compromessi che
snaturano le conseguenti reazioni e che rendono impenetrabili pensieri ed
azioni.
ETT: Infatti, non ti capisco anch’io, ora!
LUIGI: Sono sicuro che molte persone
possano assomigliarmi in questo.
Essere un genitore è raccogliere il riassunto
di un’esistenza in brevi frasi, fugaci occhiate e parole non dette.
ETT: Ti riferisci a tua figlia che studia a
Valencia con il suo fidanzato?
LUIGI: Direi molto di più!
Ritrovare nelle piccole azioni, nei
pensieri semplici, nelle speranze più ingenue, la grande voglia di gioire e far
felice chi ami, sono doni che ritrovi nelle famiglie più a dimensione umana.
Spesso mi chiedo che cosa mi renderebbe più
felice.
Ti giuro, Ett, che penso subito ai soldi, ma
poi la mia mente si rabbuia;
allora penso alla fortuna di vivere bene fino a cento
anni, ma anche in questo caso, sento una inspiegabile insoddisfazione.
Quindi, mi fermo, immagino un sorriso di chi
vuoi bene o un pensiero gentile di chiunque vive con te....
ed ecco che non ho
bisogno di più nulla.
I tre giorni trascorsi a Valencia, mi hanno
donato ciò voglio.
Sono stato investito dall’entusiasmo per la
vita, dalle tenerezze umane, dai pensieri trasparenti, dalle azioni semplici e
spontanee.
ETT: I tuoi cari si sono comportati bene,
allora!
LUIGI: Nella nostra vita, mio caro ETT,
siamo costretti a girare al buio, prendendo colpi e imparando ad evitare
ostacoli.
Nasciamo completamente ciechi e soltanto con l’esperienza riusciamo a
distinguere ciò che è bene da ciò che è male.
Quasi sempre il bilancio è a
consuntivo per cui nulla potrebbe rimediare il conto negativo.
In metafora, posso affermare che nascendo
entriamo in una stanza buia piena di buche e poltrone.
I più fortunati trovano subito
le poltrone, si siedono e guardano gli altri cascare nelle fosse. Gli sfortunati,
invece, non hanno il tempo di muoversi e finiscono tristemente nelle buche.
Le persone speciali, imparano a piccoli
passi a conoscere la stanza, imparando ed evitando la posizione delle buche.
Queste
persone aiutano il prossimo e si impegnano a coprire le fosse per renderle meno
pericolose.
Conoscere questo tipo di persone è un
privilegio per pochi, poiché molti credono di bastare a se stessi e non ammettono
che altri possano poter dare più di quanto si possa prevedere.
ETT: Credo di intendere ciò che dici. Ti sei
reso conto di aver allargato la tua famiglia.
LUGI: Aprire il cuore non mi è difficile
quando dentro c’è già chi lo rende forte!
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