venerdì 3 maggio 2013

Un dono di Dio


opera di Silla Campanini




Il pensiero è un dono di Dio.

Regalandolo moltiplica se stesso e fa piacere a chi lo riceve. Esso è un bene magico che si regala senza perderlo. 

Forse Dio ha voluto donarci qualcosa di sé, per darci un segno della sua onnipotenza?

Il pensiero è una risorsa a molteplicità infinita, rinnovabile, disponibile in larga scala, a costo zero e a valore indefinibile.

Di Dio si dice di tutto... però, ammettetelo, è originale!

Il pensiero anticipa la realtà, caratterizza l’azione, produce un risultato. 

Dimostriamo il nostro carattere dalle azioni che intraprendiamo. 

Le azioni sono spinte dagli stimoli dettati dal pensiero. 

L’atto rivela ciò in cui veramente crediamo. 

Riveliamo quindi il nostro credo dalle azioni sviluppate. 

Quest’ultime smentiscono il pensiero diverso da quello che ha ispirato l’azione. Il corpo con le sue posture fa da testimone.

La chiarezza del pensiero guida infallibilmente il pensante verso la meta; come un treno in corsa sui binari.

Un pensiero felice ti porta in luoghi gioiosi, espande l’anima, porta fiducia e gioia ovunque.
Il corpo che porta un pensiero felice assume posture di legame e fiducia nel prossimo. 

Difficilmente si ammala e, se dovesse succedere, non lo farebbe sembrare, poiché sarebbe già in ripresa.

Il pensiero positivo cancella dalla memoria il male subito, non concede rimpianti, lamentele, nostalgie. 

Esso riempie di energia il corpo e lo stimola all’azione.

Il pensiero è il frutto dell’albero del sapere. 

Brano tratto dal libro "Il meraviglioso mondo dell'anima" - edito Zedda

giovedì 2 maggio 2013

A spasso nei sogni


Opera di Silla Campanini

Muoversi laddove non si tocca, rende vano il dire.

Chiudo gli occhi per attraversar il vuoto.

Mille rivoli si scompigliano nella schiuma del pensare.

Dondolano ricordi appesi ad oggetti morti.

Riportano l'animo nella culla dell'essere,
 dove echeggiano sensazioni libere dalle forme.

E' inutile inseguire la logica se il cuore comanda.

Il possibile e l'irreale passeggiano insieme per le sfere dei sogni.

Non importa l'utile o il valore.

Non importa il significato.

Tutto è immerso nel piacere di viverle.

Elevo il tuo viso a pretesa di sentir l'amore.

Colgo, impaurite, le emozioni di una vita che la raccontano.




mercoledì 1 maggio 2013

Dolore massimo


Giangrande


Il dolore, il ciglio mostra
incapace a trattener la lacrima 
che adombrar la vista s'affanna.

L'amor tuo,
battuto, piange.

Ancor la forza comandar non vuole,
e la speranza fugge.

Attonito, il pensiero si ferma.

Teme di volare sui cuori infranti di madri e figli. 

Mille altri battiti attendono la pena già massima.


Chino il capo 
e lascio scorrere il rivolo.

Dono il mio pensiero d'amore 
al figlio di Dio.

Muova la pietà, 
sì che i suoi occhi si riaprano.

Accarezzi l'anima della dolce figlia
in attesa del dono più bello che esista.... il sorriso di un padre


  

Il leone e l’orsetta

Nel paradiso una folla di anime si accalcava per iscriversi alle liste delle nuove nascite, purtroppo, quella degli umani era completa, mentre quelle degli animali avevano ancora dei posti liberi.

Due anime Stilla e Goccia, volendo ritornare subito sulla Terra, decisero di accettare di rinascere nella forma animale.

Prima di decidere si scambiarono alcune riflessioni che riporto di seguito.

Goccia: Mi piacerebbe nascere leone così sarei in cima sulla catena alimentare e non avrei da preoccuparmi di nessuno, a parte l’uomo. 

Stilla: Vorrei farlo anch'io, ma mi dispiace tantissimo per il terrore che procurerei alle indifese predi.

Goccia: No, non devi preoccupartene! Non avrai coscienza del tuo operato; dovrai rispondere soltanto all'istinto.

Stilla: Bene! Allora, iscriviamoci a patto che potremmo riconoscerci quando saremo sulla terra. Io chiederò di nascere orso, così mi farò rispettare e potremmo cacciare insieme.

Al momento dell’iscrizione nella lista degli animali, Goccia riuscì a completare la procedura, mentre Stilla, ancora presa dalle sue incertezze, tardò fino al momento in cui la lista si completò e le iscrizioni furono chiuse.

Stilla dovette iscriversi nella lista delle nascite successive per ritrovare il suo amico.

Venne il momento in cui Stilla si ritrovò cucciolo d’orso libera e gioiosa di perdersi nei suoi giochi. 

Nonostante i continui ammonimenti di mamma orsa, ella spesso si allontanava dalla tana, vagabondando per il territorio circostante.

Su una sporgente rupe, fiero e minaccioso, girava lo sguardo di Goccia che da troppi giorni non mangiava. 

La vista panoramica gli fece scorgere da lontano l'orsetta Stilla e senza dar spazio alle esitazioni si lanciò in un forsennato inseguimento.

Stilla, vedendo la minaccia della sua vita venirgli incontro, cominciò a correre a perdifiato per raggiungere quanto prima possibile la sua tana.

La gracilità della piccola orsa e la considerevole distanza della tana, le suggerirono di raggiungere un luogo in cui potesse infilarsi ed evitare l’aggressione.

Pensò di muoversi in direzione di un torrente dove avrebbe avuto qualche possibilità in più di scovare un rifugio adatto.

La corsa ansimante era sostenuta dalla paura di essere raggiunta e questa, lentamente si stava trasformando in terrore poiché non vedeva nulla che la potesse nascondere o riparare.

Ormai il leone si trovava a pochi metri e l'unica via di fuga possibile che gli si presentava al cucciolo d'orso era un lungo tronco d’albero che si affacciava sul fiume come una canna da pesca.

Stilla, all'estremo delle sue forze, pensò: 

“Se mi spostassi fino alla punta di questo tronco, il leone non potrebbe seguirmi, poiché il suo peso lo farebbe cascare in acqua”.

Stilla sembrava che avesse ragione, ma non fece bene i conti con il suo peso che, sebbene fosse apparentemente sostenibile dal tronco, non era nei limiti per evitare la rottura e farla cascare disotto.

Caduto in acqua, Stilla fu travolta dalla corrente e trasportata verso le rapide.

Il leone con eleganti salti tra le rocce che emergevano dalle acque del torrente, si appostò in un punto di confluenza dei rivoli.

Di lì, l'orsetta sarebbe passato per forza.

La sfortuna volle che la corrente trasportasse Stilla proprio davanti all'affamato leone e mentre la poverina si avvicinava al suo destino, ricordò quel colloquio avuto in Paradiso con Goccia e gridò forte:

“Gocciaaaa...... Gocciaaaa....Gocciaaaa..., io sono Stilla! Ti ricordi di me?”.

Il leone s'irrigidì per un attimo dando segni di riconoscerla, quindi rispose:

“Stilla ti ho riconosciuta, ma non posso fare a meno di vederti come un pasto succulento, d'altronde dovevamo saperlo che siamo guidati dall'istinto. 
Dimentica chi eravamo nella vita precedente e se intendi sopravvivere, smettila di impietosirmi e segui l’istinto!”.

Detto ciò, il leone allungò una zampata che irrorò di sangue il viso di Stilla. 

Le strazianti urla di dolore che seguirono richiamarono l’attenzione di mamma orsa che casualmente si trovava lì, celata da un cespuglio mentre dormiva oziosamente riparata dal sole cocente.

La grossa mole dell’orso divenne fuscello al vento quando comprese il pericolo incombente sul suo piccolo e con inaudita rabbia, si diresse verso il leone, che dovette allontanarsi in tutta fretta prima di decidere dove cercare un'altra preda.

La natura non conosce cattiveria, pietà, comprensione, vendetta, cupidigia; 
essa esiste e diviene nell'armonia di un creato di cui noi umani cerchiamo ancora il costruttore.


martedì 30 aprile 2013

Ai confini del pensare


opera di Silla Campanini


Abbandono il pensar comune
al vibrar dell'anima.

Folleggia lo spirito per sentieri ameni.

Narrar d'impronta,
che il capo ancora volteggia,
è impresa assai dura.

Oscillanti alla fede incerta,
ombre di ragion pura 
allineano verità fugaci.

Cullar vorrebbero quell'antico sogno.

Attendo invano,
sull'alto monte l'apparir leggero
di quel velo d'amore.

Nel mentre,
segnar d'emozioni è l'arte mia.

Corri piccola stilla tra solchi di pelle logora.
Tempo fu del lungo celarti.

Sentir gelo per brividi bugiardi 
è coprir d'eterno il cuore mio.


  


lunedì 29 aprile 2013

Che bello donare









Donare significa dare "qualcosa" spontaneamente e senza attendersi ricompensa.

Considero questa definizione molto superficiale perché lega l'azione ad un oggetto scambiato.

Donare, invece, rappresenta l'arte di costruire ponti fra due anime; 
l'oggetto scambiato è solo strumento all'azione.

Come un ponte che unisce le sponde di un fiume difficile, o poco pratico da attraversare, così l'atto del donare fa nascere opportunità a due anime di incontrarsi e di godere reciprocamente della comunione e della gentilezza dell'essere.

Entrambi i protagonisti dell'atto, sono chiamati moralmente a corrispondersi, affinché si celebri compiutamente la donazione.

Entrambi ricevono qualcosa che sorpassa l'oggetto.

Quindi, nel donare, non è vero che non c'è ricompensa, anzi questa è di livello superiore alla razionalità che suggerisce l'atto.

Donare comporta l'innesco di una miriade effetti secondari molto salutari.

Per esempio, aumenta l'ottimismo, espande il cuore, predispone alla socializzazione e alla conciliazione, favorisce sorrisi e abbracci.

Inoltre, migliora la biologia stabilizzando la pressione sanguigna, stimolando il sistema immunitario, sensibilizzando gli organi sensoriali, riducendo la moria dei neuroni nel cervello.

Coloro che pensano che sia più importante ricevere rispetto al dare, devono ricredersi.

Nel confronto, il ricevente s’impegna di più del donante poiché, dovendo questo corrispondere, sente il peso dell'obbligo morale innescato dall'atto.

Il donante compie subito il suo “sforzo” mentre il ricevente lo farà nel futuro.

(La parola “sforzo” non è stata usata a caso; essa sta a indicare che l’inerzia dell’anima è la conseguenza di quella del corpo fisico in cui essa alloggia. 

Per motivi di sopravvivenza, il corpo, in risposta ad una possibile azione, tende a reagire nella forma migliore che abbia precedentemente sperimentato, cioè l’immobilismo, poiché con questo è possibile ricreare la situazione precedente in cui la minaccia era assente.)

Se amiamo qualcuno, ci riesce spontaneo donare, esattamente perché attraverso il dono vorremmo “entrare” nel suo cuore e “abitarci” nella durata del suo sorriso. 

Un “grazie” vorremmo non udirlo immediatamente perché ci ricorda la discesa del sipario sulla rappresentazione che l’anima fa della nostra vita di esseri d’amore.
 

domenica 28 aprile 2013

Convinzione d'amore




Come luce nuova appari, senza regole,
oltre la noia di questa mia prigionia,
nel traffico convulso dei miei battiti,
nell'insana metamorfosi dei miei pensieri.

Dietro vetri rigati dalla pioggia
segno confini in tracciato irregolare
come un bimbo che l'imbarazzo sfuggir vorrebbe
al senso d'un verbo sfumato sottovoce.

Ti sento dentro me, nel centro delle mie idee,
così mi pongo in versi, che strofa non esprima
del mio quotidiano vivere, e faccio scudo e arma
per aprir la strada tra mille muri spenti.

Tanto è più forte il mio pensiero al lessico
che vedo cumuli d'ombra brillar di propria luce
nel numerico e immateriale spazio affollato,
dove il tutto è solo forma che si antepone al vero.


@Copyright 2013 - V. Massimo Massa 



Coglier l'ombra che al viso tuo si erge,
è lesinar ragione al muto apparir.

Or son dolce or son duro,
dosar virtù m'alterno.

Ma se il fiato tuo
al mio s'accosta,
l'anima nuda vedrai. 

Vestir d'immagine non incanta.

Depositare magia è l'arte sua.

Udir dovrai per altre vie.

Brividi e battiti ne fa un gran uso,
che l'emozionar è norma.

Verbo non serve
fin che al cor tuo 
l'amor stringe. 

giovedì 25 aprile 2013

La crespa pelle


quadro di Silla Campanini

Restio al lasciar alito,
son solito dimenar la mente.

Sollevo immagini che vanno oltre le nuvole.
Capir non so se sogno o son desto.

L'imbrunir saluta il sol,
un altro dì s'addormenta.

Sferzo il mio destriero,
inseguir il tempo preme.

La crespa pelle non mi colga
prima che quel sogno non diventi preda.

Vessillo sventola per questa vita
che di mistero s'intrisa.   


mercoledì 24 aprile 2013

Excellence



Ci riveliamo attraverso i modi naturali di essere 
e che usiamo abitualmente ....
 l'ECCELLENZA non può essere un atto sporadico imposto dalla volontà ... 
è uno stile di vita condotto in scioltezza .... 
senza sforzo.

Testardo romantico

 

 
 
 
 
 
 
 
Dolce è restar fermo
mentre mille pensieri attraversano la mente 
e gli occhi non trovano pace.

Si muovono immagini al suono di un battito 
confuso nel tremore di un'emozione.

Incantato, volo tra le scene della mia vita.

Sono protagonista di un film con titoli di coda
ancora da scrivere.

Indugio in me stesso.

Scuoto parole per ritrovar significati.

Rivisito quell’otre dove ho conservato tutto.

Splende l'anima al ritrovar l’antico  fiore secco,
finito tra le pagine del diario interrotto.

Mentre il pensare fugge, 
rivedo quella lucertola mai catturata,
quella farfalla che, instancabile, rincorrevo.

Rivedo quei cinque sassi che allietavano le limpide mattine di primavera: 
erano i miei attori di un divertimento senza fine.

Delizioso, risento quel bruciore
alle ginocchia sbucciate.

Volevo vedere il mondo dal basso.

No, non ero un gigante.

Ero un cuoricino che amava scendere 
tra i piccoli del mondo.

Cercavo il senso di quei pochi anni.

Non sapevo che sarei diventato un testardo romantico.


lunedì 22 aprile 2013

Essere positivi


Nel linguaggio umano (probabilmente il diavolo le ha inserite) sono presenti alcune parole indisponenti alle buone e piacevoli relazioni tra i singoli individui.
Queste sono piccole particelle molto comuni ed usate in grande scala: MA, NO, NON.
Il buon Dio deve aver capito le intenzioni del diavolo e, non potendo eliminarle per non incrinare la fiducia negli uomini, le ha rimpicciolite in modo da indurre la nostra intelligenza ha sottovalutare l'importanza di usarle nel discorso.
Per esempio, supponete di rivolgere a due persone diverse una frase con lo stesso significato ma con forma diversa:

1)  DOMANI NON PIOVE!
2)  DOMANI SARA' UNA MAGNIFICA GIORNATA DI SOLE!

Alla prima affermazione, nessuno si curerà di affrettarsi a rispondere e se potesse, eviterebbe pure di guardarvi. La seconda affermazione, invece, vi procura un grande sorriso e stimolate al colloquio anche le persone più riservate. La magia di parlare in positivo risveglia gli animi e li predispone alla socializzazione e alla comunione.
Immaginate che anche un rimprovero può suonare simpatico:
1) NON STUDI COME SI DOVREBBE!
2) STUDIARE MEGLIO E' NELLE TUE POSSIBILITA'!
Alla prima frase, aspettatevi per risposta un " non mi rompere ... lasciami in pace!".
Alla seconda, lo sguardo incuriosito del rimproverato cerca i tuoi occhi per dire: "Veramente?".

Gli effetti secondari dell'essere propositivi, concilianti e partecipativi sono enormi. Si riesce a trasformare un agnello in leone. Le previsioni, su ciò che è possibile e ciò che non lo è, funzionano come le maree, con alti e bassi, seguendo gli influssi della nostra psicologia.

Esiste anche una legge, non dimostrata, per cui "dimenticando" i negativi, questi tendono a svanire. Il corpo umano, stupido per eccellenza, si serve dei negativi per auto distruggersi e dei positivi per giungere integro fino ai cento anni.
L'imbecillità del nostro corpo traduce a sé le malattie e non sa che sono quando la mente è occupata nella gioia, nella curiosità, nella passione ....... in tutto ciò per cui essere umani prende senso.  

domenica 21 aprile 2013

Sei distratto, Amore mio.


 
 
 
 
 
 
 
 
È vero, amore mio!

Son distratto per campane sorde,
abbandonate dal campanaro ingiurioso.

Ho legato le mie attese.
Ho chiuso a giro doppio la sensibilità.

Non vedo il sole che mi brilla accanto.

Sento soltanto il suo fuoco
e della carne faccio inno.

I fremiti di desiderio son foglie d’autunno,
cadono silenziose ai piedi dell’albero nudo.

Attendono le carezze del vento
per volare lontano dal tuo sguardo.

Promettono di tornar verdi al tuo cuore. 

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