In un pittoresco paese
incastonato sul mare della Croazia, abitava un bambino con occhi azzurri e
capelli biondi.
Marino, così lo avevano chiamato
i suoi genitori, amava molto il mare e ogni giorno la prima cosa che faceva
prima di andare a scuola, era fare una nuotata rigenerante nelle fresche acque
della baia di fronte casa sua.
Una mattina, scendendo il pendio
che portava alla spiaggia di sabbia bianchissima, notò qualcosa di molto
strano: due piccoli delfini erano distesi sulla riva uno accanto all’altro e
sembravano addormentati.
Marino si avvicinò per
controllare che stessero bene, ma quando si sedette accanto a loro per
accarezzarli, vide che entrambi piangevano.
“Amici delfini, cosa vi è
successo? Come mai siete finiti qui, fuori dall’acqua?” – chiese preoccupato.
Uno dei due spalancò gli occhi ed
emise un suono soffocato come se qualcosa gli impedisse di parlare. Cercò anche
di muoversi ma era esausto e riuscì a spostarsi
soltanto di qualche centimetro.
Guardando meglio Marino notò che
dalla bocca del delfino spuntava un involucro di plastica arrotolato e capì che
doveva intervenire subito per far respirare meglio il piccolo cetaceo.
“Ora vi aiuto io” – aggiunse
mentre tirava con cautela una busta trasparente dalla bocca di entrambi i
delfini.
“Grazie!!” – risposero dopo aver
respirato profondamente – “ci hai salvato la vita, non riuscivamo quasi più a
respirare. Come ti chiami? Noi siamo Joan e Luna.” disse Joan già rinfrancata..
“Io mi chiamo Marino. Ma come
avete fatto ad arrivare quaggiù?”
“Eravamo in giro con il nostro
papà, stavamo mangiando del plancton quando all’improvviso qualcosa di
trasparente e gelatinoso ci è entrato in bocca e ci siamo sentite soffocare.
Non riuscendo a nuotare bene, la corrente ci ha sospinte sulla spiaggia, mentre
papà si allontanava credendo che fossimo dietro di lui.” – raccontò Joan
guardando sua sorella Luna.
“Che sventura! Sono così dispiaciuto
per voi. Ora però il peggio è passato, dovete riprendere le forze e tornare in
mare aperto. Tra poco arriverà l’alta marea e sarà più facile riprendere il
largo”.
Marino si posizionò tra i due
delfini e cercò di aiutarli ad andare in acqua.
Luna, ripresa un po’ dalla
stanchezza, ringraziò anche lei timidamente il bambino. Poi gli disse:
“Verresti con noi a cercare nostro padre?”
“Certamente!” – rispose con
entusiasmo – e così dicendo salì in groppa a Joan e insieme cominciarono a
nuotare.
Appena arrivati in mare aperto,
Marino cercò di guardare il più lontano possibile con il suo binocolo e presto
avvistò un gruppo di delfini adulti probabilmente rimasti nei paraggi con la
speranza di ritrovare i piccoli che si erano persi.
“Tieniti forte! Ora li
raggiungiamo” – gridò Joan e cominciò a
nuotare più velocemente.
Luna li seguiva poco distante e
appena ritrovato il papà subito disse: “Papà, papà eccoci qua. Stiamo bene.
Siamo salve grazie a questo bravissimo bambino! Senza di lui non ce l’avremmo
mai fatta!” - aggiunse raccontando la loro disavventura.
“Ti saremo per sempre
riconoscenti. Non tutti si sarebbero comportati come te” – rispose papà delfino
– “A molte persone non interessa nulla di noi. Sapessi quanti pesci muoiono
ogni anno perché ingeriscono rifiuti di plastica e di altro genere che voi
umani lasciate finire in mare senza rispetto”.
Nella voce di papà Delfino c’era
tanta tristezza. Aveva perso molti amici a causa dell’inquinamento.
Anche Marino si rattristò. “Non
credevo fosse così grave il problema dei rifiuti. Eppure tutti gli abitanti del
paese che conosco amano molto il mare”.
“Purtroppo molte persone lo usano
quasi come una discarica, non curandosi dei danni che possono provocare” –
intervenne dagli abissi Sua Maestà Nettuno che, grazie ai suoi poteri magici, aveva seguito tutta
la vicenda.
“Aiutaci Marino, fa capire a
tutti gli abitanti del paese che devono essere più rispettosi dell’ambiente!” –
dissero Joan e Luna.
“Farò del mio meglio. Appena
rientrato a casa mi metterò all’opera“.
“Ti vogliamo bene Marino, siamo felici di averti conosciuto” –
gridarono tutti i delfini, salutando allegramente con le pinne.
Joan riportò il bambino verso il
paese, lasciandolo in una caletta diversa dove l’acqua era più profonda per non
rischiare di rimanere incagliata e Marino raggiunse la riva a nuoto.
Qui si rese effettivamente conto
di quanto grave fosse il problema dell’inquinamento: quella spiaggia, molto
vicina alla strada, era piena zeppa di rifiuti di ogni tipo. Bottigliette di
plastica, lattine, cartacce, cocci di vetro e una miriade di mozziconi di
sigarette infestavano la sabbia ed erano
dispersi ovunque.
Marino rimase allibito alla vista
di quello scempio e promise a sé stesso che avrebbe fatto di tutto per porre
rimedio a quel disastro.
Appena arrivato a scuola informò
i suoi insegnanti di quello che era accaduto e propose di organizzare una
campagna di sensibilizzazione per tenere pulite le spiagge del paese.
Gli insegnanti furono subito
entusiasti ma alcuni suoi compagni non volevano aderire al progetto.
“Perché dobbiamo raccogliere noi
rifiuti che hanno buttato altre persone?” – esclamarono contrariati alcuni di
loro.
“Anche se non siamo stati noi,
possiamo essere di esempio agli altri. E poi, ripulendo le spiagge tutti quei
rifiuti non metteranno più in pericolo la vita di moltissimi animali marini” – ribattè
Marino con occhi pieni di speranza.
Così, il giorno dopo, un bel po’
di gente, attrezzata di guanti, sacchi e
tanta buona volontà, lavorando di gran
lena fino all’ora prima del tramonto, ripulì tutte, ma proprio tutte le spiagge del paese.
Anche il Sindaco, vedendo i
cittadini all’opera, volle dare il suo contributo: fece dotare tutte le spiagge
di numerosi contenitori per la raccolta differenziata da utilizzare in modo che
i rifiuti non finissero più in mare.
E non solo. Impose anche multe
“salate” a chi non avesse rispettato le regole anti-inquinamento.
Marino era proprio orgoglioso di
quello che era avvenuto in seguito al suo suggerimento.
Una sera, mentre faceva il bagno
nella sua baia preferita, sentì il fischio dei delfini poco lontano da lui.
Alzò lo sguardo, nuotò un po’ più avanti e riconobbe le sue amiche Joan e Luna
che lo salutavano saltellando nell’acqua.
Sicuramente quello era il loro
modo di ringraziarlo a nome di tutti gli animali marini.
Però la storia non finisce qui…
Anche sua Maestà Nettuno volle lasciare un segno di profonda gratitudine
a quel bambino coraggioso e intraprendente e fece una piccola magia: da quel
giorno, tutte le volte che Marino guardava il mare o si prodigava per aiutare
gli amici delfini, i suoi capelli diventavano blu, azzurri e verdi proprio come
i meravigliosi colori del mare.
di Giovanna Sgherza