giovedì 27 giugno 2024

La lingua parlata dà una propria forma alla realtà

 

 

Alcuni studiosi affermano che la struttura del linguaggio formi lo stile di pensiero e dà una originale visione del mondo ai suoi parlanti e che, pertanto, il linguaggio determini il modo in cui vediamo il mondo.

Platone ha suggerito nel suo dialogo con Cratilo che certe concezioni della realtà sono incorporate nel linguaggio. Anche il romantico tedesco del XVIII secolo Johann Georg Hamann scriveva che "i lineamenti della lingua di un popolo danno direzione della loro mentalità".

Per ultimo, il contemporaneo Galiberti è convinto che le parole formano i pensieri e la grammatica li struttura.

Nota come gli inglesi tendono a parlare come se il tempo fosse una retta orizzontale, con il passato alle spalle e il futuro davanti. Mentre i parlanti di Aymara, una lingua nativa delle Ande, vedono il tempo al contrario. Per loro, il futuro, essendo sconosciuto, è alle loro spalle, poiché non riescono a vedere dietro di sé. Il passato è davanti a loro, poiché possono vedere ciò che è davanti a loro. Per i parlanti di Aymara, il tempo è qualcosa che si muove oltre noi. Non ci muoviamo attraverso di esso.

Un altro esempio, comunemente citato nelle conversazioni sulla relatività linguistica, è la comprensione russa di "blu". Il russo distingue tra blu più chiari ("голубой") e blu più scuri ("синий") e la ricerca suggerisce che a causa di questa differenza linguistica, i russi percepiscono queste due tonalità in modo molto più distinto di noi. La lingua, quindi, influenza non solo il pensiero, ma anche la vista.

È oggetto di dibattito se i parlanti di Guugu Yimithirr, una lingua aborigena in Australia, abbiano un migliore senso dell'orientamento a causa della loro lingua. Laddove noi europei usiamo sinistra e destra, avanti e indietro, i parlanti di questa lingua usano nord, sud, est e ovest. Per fare questo, devono sapere dov'è il nord in ogni momento. Quindi sembrerebbe conseguirne che si orientino più abilmente di noi.

L'esistenza di parole e frasi in alcune lingue ma non in altre sembrerebbe suggerire almeno che alcune culture provano certe emozioni con una profondità o una forza maggiori di altre. I portoghesi hanno la parola piuttosto bella "saudade", che descrive un profondo desiderio per qualcuno o qualcosa che è reso più doloroso dalla consapevolezza che potremmo non incontrarlo mai più. L'espressione giapponese "mono no aware" descrive una squisita sensibilità al transitorio, osservata in modo più vivido nel vivere e morire delle cose nel mondo naturale.

Imparare un'altra lingua non significa solo cavarsela un po' più facilmente quando si va in vacanza. Significa imparare a percepire il mondo in modo diverso: a pensare in modo diverso, a sentire in modo diverso, persino a essere qualcuno di diverso, o almeno qualcuno con una prospettiva più ampia sul mondo. E questo, a sua volta, getta luce sulla tua lingua madre, sulla tua cultura e su di te.

 

Gli ultimi 10 secondi di vita

 

 

Mi restavano 10 secondi, con tutte quelle persone in piedi davanti a me, quelle che mi amavano e quelle a cui non ero altro che un qualunque moribondo. Erano in parata, come se ormai fossero tutti convinti che non li avrei mai più rivisti.

Mi ero preparato per quel momento: ero pronto a imprecare, a dire grazie, pronto a lasciar andare. Ma mentre guardavo quelle persone, ripassavano nella mia mente ricordi e versioni di me stesso.

All'improvviso, i secondi passarono a 9 e subentrò il panico.

Mi agitai e lanciai un urlo senza voce: "Per favore, riportateli a 10!"

Nessuno si mosse, mentre sentivo i miei polmoni lentamente cedere. Amore e perdono mi travolsero; sapevo che la mia perdita sarebbe stata dolorosa per mia moglie e i miei figli.

Le mie lacrime scendevano come parole silenziose. Quelle prime gocce volevano annunziare il mio addio. L’attaccamento a quegli ultimi secondi era la prova di quanto significato avesse avuto il vissuto. Per me, questo era abbastanza.

Al quinto secondo, chiusi gli occhi, guardai il soffitto e implorai in forma di preghiera: "Caro Dio, per favore portami in un posto meraviglioso. Dammi la possibilità di provare meno sofferenza, anche se è al di là di questo mondo. Prendi tutto il mio dolore e trasformalo in amore."

Riaprii gli occhi e incontrai di nuovo lo sguardo dei miei cari. Ma questa volta, sembravano tutti un po’ più sereni. Mi apparivano come immagini collocate in un luogo pittoresco … le mie preghiere erano state esaudite. Le mie labbra si stirarono a formare un ultimo sorriso e loro fecero lo stesso. 

Come può essere così bello morire? 

Come può il mio letto di morte essere un luogo di conforto?

Giunsero gli ultimi 3 secondi …

Il mio cuore iniziò a battere lentamente e gli anni tornarono indietro come la fine di un film pieno di star. Il tipo di film che ti fa venire la pelle d'oca e ti fa rimanere in soggezione, applaudendo per l'ammirazione.

Per quanto avessi voluto lasciare questo mondo in pace, una parte di me sbattette ancora la porta con rammarico. Se mi fossi reso conto del meraviglioso dono della vita, sicuramente avrei vissuto come se mi fossero rimasti soltanto 10 secondi.

 

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