mercoledì 22 maggio 2024

Un inguaribile ottimista

 

Nella vita siamo attori protagonisti di un film che ci giriamo nella testa e del quale alcune scene tentiamo di condividere con illusorio successo.
Un esempio è ricavabile dalla qualità dell’attenzione che riusciamo a catturare nei momenti in cui vogliamo “istruire” il mondo esterno attraverso il colloquio. È nostra convinzione che non esiste nulla di più importante di ciò che vogliamo esprimere e contemporaneamente, non esiste nulla di più irrilevante di ciò che ci viene riferito. Desideriamo che Il nostro mondo, tutto colorato e sempre interessante, brilli e appaghi la inconsapevole volontà di potenza presente in gran quantità nella psicologia individuale.
Tutto questo emerge e condiziona qualunque assembla convocata per discutere qualsiasi problema e cercarvi una soluzione comune condivisa. In questi casi, esattamente come aria che riempie il vuoto, il nostro film vorrebbe imporsi nella sala cinematografica delle riunioni. I dibattiti vivaci, noi vorremmo trarli dalle nostre trame, cosicché si apprezzi il lavoro del regista e si rimanga impregnati dall’empatia degli attori.
Mi è capitato di partecipare a molte assemblee dove i decibel erano le unità di misura dell’importanza dei concetti esposti e dove per catturare l’attenzione bisognava presentarsi come giocolieri delle parole. 
In queste occasioni, mi illudevo che qualcuno dei partecipanti avesse veramente interesse per quanto potevo illustrare. 
Il tempo della precaria attenzione era proporzionale alla pazienza dell’ascoltatore e al senso dell’educazione al colloquio. Scoprivo a posteriori che parlavo a me stesso e che riempivo solo vuoti temporali nello spazio assembleare.
Lo scoraggiamento conseguente alla presa di consapevolezza di tale realtà diventa mortificazione quando l’obiettivo della riunione si perde nella nebbia delle possibilità o fraudolentemente si ignora dietro il sipario delle buone intenzioni.
Non si può immaginare, invece, come sia meravigliosamente magico parlare a persone a cui piace ascoltarti e vuole capire fino in fondo ciò che stai esponendo. 
Queste persone hanno gli occhi incollati sulla tua bocca e il pensiero in continuo combattimento con il sentimento. 
Queste non stanno preparando un’obiezione, ti confermano l'ascolto con assensi impercettibili che ti fanno intendere di seguire il filo logico, non interrompono perché attendono di cogliere il momento giusto affinché sia tu a permettergli di parlare. 
Le pause diventano opportunità per manifestare emozioni e gareggiare con atti di generosità.
Ultimamente ho avuto un incontro etichettato con la parola “feedback” per la celebrazione di un evento concluso. Vi confesso che l’incontro è stato piacevole per la presenza di dolcetti degustativi, ma non ricordo tuttora a quale scopo è servita la mia partecipazione. 
Pensando a ciò che mi ero proposto di riferire all’assemblea, continuo a ridere come un matto, per come continuo a essere un inguaribile ottimista.
   

martedì 21 maggio 2024

Aspettando di nascere

 

 

“Mamma, lo sai che qui stiamo festeggiando? Sono tutti felici per me che a novembre verrò da te.”

“Piccina mia, non mi mettere ansia. Io sono più felice di te di averti con me.”

“Non vedo l’ora di strillarti. Forse non sai come sia bello per una bambina appena nata richiamare la mamma … è come se tutte le stelle ruotassero intorno prima di fissarsi nei tuoi occhi. È meraviglioso sentire la tua premura … l’angelo mi ha detto che oltre te e papà non ci sarà nessun altro che mi potrà donare emozioni così forti.”

“Sarà dolce attenderti … sapessi quanta apprensione tuo padre conserva nel cuore. Lui è già affascinato dal tuo visino, lo immagina come se tu fossi già qui. Però, quando arrivi strilla quanto basta … non voglio che si preoccupi oltre misura; ha già fatto esperienza con il tuo fratellino ma con le emozioni non ha un gran controllo.”

“Povero, paparino mio … va bene strillerò di più soltanto quando lui non potrà sentirmi … non voglio rinunciare al tuo abbraccio tenero quando ti allontani troppo da me. Sai, io strillerò perché non saprò parlare come ora e sarà l’unico modo per chiamarti.

Mamma, sono felice perché ci sarà anche il mio fratellino, giocheremo insieme … non ti arrabbierai se in due metteremo in disordine tutta la casa?  Con l’aiuto di papà, poi rimetteremo tutto in odine.”

“Ho già messo in conto il vostro scompiglio … per una mamma rappresenta una forma esteriore di gioia. Dove ci sono bambini, l’ordine delle cose assume il tono della tristezza mentre la confusione dei giocattoli sparsi per la stanza … fino a trovarli nei posti più impensabili, sono segni di vita in germoglio, di rugiada d’amore depositata in ogni angolo della casa. Chissà quante volte io e il tuo papà, abbiamo raccolto giocattoli e subito dopo rilanciati lontano dal tuo fratellino … quindi, non temere ripeteremo questo lavoro anche per te.”

“Non daremo tregua neanche ai nonni! Però, avvisa loro di non darci troppi bacetti … noi abbiamo altro da fare! Per noi giocare è una cosa seria! È bello che ci coccolano, ma a volte esagerano con le attenzioni.”

“Va bene tesoro, farò del mio meglio per trattenerli, ma non ti assicuro di riuscirci.”

“Mamma, ho dimenticato di dirti un’ultima cosa. Evitate di farmi ripetere come una sciocca le stesse parole e suoni … noi bambini impariamo presto e ci annoia ripetere soltanto per guadagnare qualche sorriso in più.”

“Ahahahah … questo è l’unico sacrificio che ti chiediamo! Lo facciamo per capire se stai crescendo bene e se il nostro amore funziona.”

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