I nostri governi hanno fallito: mentre parlavano di pace e votavano le risoluzioni dell'ONU, loro e le nostre aziende hanno continuato ad appoggiare, commerciare ed investire nel conflitto. Questo è un ciclo infernale di confische dei territori palestinesi, maltrattamenti quotidiani di intere famiglie palestinesi innocenti, razzi sparati da Hamas su Israele e bombardamenti israeliani su Gaza, e l'unico modo per spezzarlo è rendere insostenibili i costi del conflitto.
Sappiamo che può funzionare: il governo israeliano ha tremato quando 17 paesi UE hanno approvato le linee guida per sconsigliare di investire negli insediamenti illegali, e quando i cittadini olandesi sono riusciti a convincere il fondo pensionistico PGGM a ritirarsi, hanno scatenato una tempesta politica.
Forse non sembrerà un metodo diretto per fermare le uccisioni di questi giorni, ma la storia dimostra che far salire il costo dell'oppressione può portare alla pace. Chiediamo a 6 tra le banche, i fondi pensione e le aziende più importanti di ritirare gli investimenti da aziende e progetti che finanziano gli insediamenti illegali e l'occupazione: potrebbero farlo se tutti insieme li metteremo sotto pressione. Sarebbe un duro colpo per l'economia israeliana e potremmo mandare a monte i piani degli estremisti che sfruttano politicamente questo inferno:
https://secure.avaaz.org/it/israel_palestine_this_is_how_it_ends_loc/?bglFhdb&v=42697
Nelle ultime cinque settimane tre adolescenti israeliani sono stati uccisi in Cisgiordania, un ragazzo palestinese è stato bruciato vivo, un giovane statunitense è stato pestato brutalmente dalla polizia israeliana, e a Gaza sono già morti oltre 40 bambini per i bombardamenti aerei israeliani. Altro che "Conflitto in Medio Oriente", questa ormai è una guerra contro i bambini. E noi stiamo diventando insensibili a questa vergogna.
I media presentano la vicenda come un conflitto irrisolvibile tra due parti uguali, ma non lo è. Gli attacchi degli estremisti palestinesi contro civili innocenti devono essere condannati e fermati, ma il conflitto nasce dall'espropriazione che subisce il popolo palestinese. Al momento Israele occupa, colonizza, bombarda e attacca una nazione legalmente libera, riconosciuta dalle Nazioni Unite, e ne controlla l'acqua, il commercio e i confini: ha creato la prigione all'aperto più grande del mondo e poi l'ha isolata. Ora, mentre cadono le bombe, le famiglie non hanno letteralmente alcuna via di fuga.
Sono crimini di guerra che non accetteremmo da nessun'altra parte, allora perché li accettiamo in Palestina? Mezzo secolo fa Israele ed i suoi vicini arabi sono entrati in guerra e Israele ha occupato la Cisgiordania e Gaza. Spesso ai conflitti seguono delle occupazioni, ma nessuna occupazione militare dovrebbe diventare una tirannia lunga decenni che incoraggia e avvantaggia solo gli estremisti che usano il terrore per colpire i civili. E chi soffre? La maggior parte delle famiglie da entrambe le parti che vogliono solo libertà e pace.
Per molte persone, in Europa e in Nord America, chiedere alle compagnie di non finanziare o prendere parte all'occupazione israeliana della Palestina sembra una posizione di parte. Ma è invece la strategia non-violenta più efficace per fermare questa violenza ciclica, assicurare la sicurezza di Israele e ottenere la libertà per la Palestina. Il potere e la ricchezza di Israele schiacciano la Palestina: se rifiuterà di porre fine all'occupazione illegale, il mondo deve attivarsi per renderne il costo insostenibile.
Il fondo pensione olandese ABP investe in banche israeliane che contribuiscono a finanziare le colonie in Palestina. Colossi bancari come Barclays investono nei fornitori di armi per Israele e in altre attività legate all'occupazione. Il gigante dell'informatica Hewlett-Packard costruisce sofisticati sistemi di sorveglianza per controllare i movimenti dei palestinesi. Caterpillar invece vende i bulldozer che sono usati per demolire le case e le fattorie dei palestinesi. Se riusciamo ad organizzare il più grande appello globale per chiedere a queste società di tirarsi fuori dal business dell'occupazione, dimostreremo che il mondo non vuole più essere complice di questo bagno di sangue. Il popolo palestinese chiede al mondo di sostenere questa soluzione, appoggiata anche dagli israeliani progressisti. Uniamoci a loro:
https://secure.avaaz.org/it/israel_palestine_this_is_how_it_ends_loc/?bglFhdb&v=42697
La nostra comunità lavora per portare la pace, la speranza e il cambiamento in alcuni dei conflitti più difficili al mondo e questo significa assumere spesso posizioni difficili per affrontarne le cause alla radice. Per anni abbiamo cercato una soluzione politica a questo incubo, ma con questo nuovo ciclo di violenza che si sta scatenando a Gaza, è arrivato il momento di usare sanzioni e disinvestimenti per porre fine all'orrore per gli israeliani e i palestinesi.
Con speranza e determinazione,
Alice, Fadi, Ben, Laila, Anna, Ricken, Jo, Nell, Mais e tutto il team di Avaaz
Vivi come se dovessi morire domani. Impara come se dovessi vivere per sempre. (Gandhi)
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sabato 19 luglio 2014
Israele-Palestina: solo così può finire
venerdì 11 luglio 2014
Esame di stato 2014
LUIGI: Eccomi nuovamente a raccontarti degli
esami di stato 2014.
Il tempo passa, caro amico mio, e la storia continua a
ripetersi.
ETT: Consolati immaginandoti un po’ più
extra e meno terrestre!
LUIGI: Non farei grandi sforzi, facendo
leva sul mio egocentrismo.
Purtroppo, però, il mio modo di essere mi
riporta alla realtà che è quella di indugiare tra le riflessioni e i
sentimenti.
ETT: Allora non ti curare del tempo e fai
in modo che ogni tuo secondo di vita sia bagnato dalle emozioni.
LUIGI: Quest’anno la mia classe di
maturandi è stata l’immagine campione di una società in forte cambiamento.
Sento
più pesantemente lo stridore di pensieri che si staccano dalle pareti della mia
stanza dei valori, esattamente come scaglie di una pittura rinsecchita dal
tempo, che si sollevano e lentamente rendono confusa l’immagine anticamente disegnata.
ETT: A cosa vuoi riferiti?
LUIGI: Nei ragazzi non trovo più (o forse
non la vedo io!) quel senso di partecipazione a progetti di lungo periodo.
Tutti
si preoccupano per ciò che succede nell’immediato, rinunciando a costruire
qualcosa per il futuro.
Molti di loro hanno poca coscienza del futuro; costruiscono
alibi favoriti da una società che sembra ignorali e si chiudono nel proprio
habitat famigliare.
ETT: Che cosa ti fa pensare questo?
LUIGI: Notando il loro modo di approcciarsi
ad un evento importante della vita, qual è l’esame di stato.
E’ visibile una leggerezza di
responsabilità mascherata soltanto dall’emozione di sentirsi ufficialmente giudicati
da una commissione di sette insegnanti.
ETT: Non mi sembra il caso di infierire sui
tuoi poveri alunni, dopo che li hai visti crescere per tre anni!
LUIGI: Hai ragione, ETT!
Il mio disappunto discende dal fatto che mi
affeziono troppo a loro e come chi avendo mani e piedi legati mostra furia per
liberarsi, così anch’io divento puntiglioso nell’esprimere un giudizio su di loro.
Non immagini quale tortura possa sopportare
un loro professore quando è costretto a leggere nei loro temi pensieri
scomposti e costrutti grammaticali fantasiosi.
Ho letto nei loro temi parole come “nono stante”,
“l’asagna” e tanto altro di simile.
Ho assistito a confusioni storiche,
matematiche, letterarie.
Sono stato testimone di ammissioni che ai tempi
miei nemmeno sotto tortura si sarebbero fatte.
Pertanto, si è evidenziata grande ingenuità
unita and una responsabilità molto leggera.
ETT: Sarà tutta colpa loro?
LUIGI: Questa è una domanda a cui non
vorrei saper rispondere!
Purtroppo, anche noi insegnanti abbiamo i
nostri problemi, ingigantiti da un ordinamento scolastico molto discutibile nei
riguardi della figura docente.
L’idea dei docenti lavoratori che devono guadagnare
il loro stipendio attraverso un lavoro fisico (visibile e più apprezzato) similmente
a manovali e contadini, induce i governanti a puntare le loro attenzioni non
sulla qualità del loro lavoro ma sulla quantità di tempo impegnato.
Come, per esempio, è scritto in questo
articolo:
“Da mesi stiamo assistendo e
commentando, stupiti e indignati a un tempo, alle dichiarazioni del Ministro
Stefania Giannini su scuola e insegnanti. Ora, dalle anticipazioni fatte dal
sottosegretario Roberto Reggi, quelle esternazioni stanno trovando una loro
conferma, sappiamo che è in atto, anche attraverso il lavoro di cantieri e
pensatoi, istituiti presso il MIUR, una proposta governativa, da tradurre in
provvedimenti legislativi e che in sintesi prevede tagli ordinamentali e
retributivi degli insegnanti a fronte di aumentati carichi.”
Il povero docente si ritrova ad essere un
venditore delle proprie nozioni obbligato a sfinirsi in parole nel tempo delle
lezioni frontali consumate con ragazzi demotivati.
ETT: Ti prego, Luigi, non aggiungere altro;
parlami invece della tua commissione.
(continua nel prossimo articolo)
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