venerdì 8 marzo 2024

Il problema dello struzzo

 

Si racconta che Dio tolse allo struzzo la sapienza e non gli diede nessuna intelligenza, in compenso gli riconobbe un elevato grado di prudenza e di circospezione. Forse sbagliò la dose; resta di fatto che qualsiasi evento nuovo, qualsiasi presenza estranea, produce l’effetto di atterrirlo nella stessa misura, indipendentemente dal reale grado di pericolosità che essi comportano. Lo struzzo non sa valutare, né distinguere le minacce serie dagli avvenimenti strani, ma del tutto inoffensivi, e si lascia atterrire dagli animali più innocui.

La cultura popolare lo vede, in queste occasioni, infilare la testa sotto il terreno per nascondersi dal pericolo. La verità, invece, dice che si china con il collo disteso e con il corpo appoggiato a terra cercando di imitare un cespuglio o una grossa roccia, e se il predatore si avvicina troppo, scappa a grandi falcate che possono raggiungere i 70 km/h.

Dio con l’uomo è stato un alchimista. Lo ha fatto nascere e vivere in due realtà contemporaneamente. Il mondo dei cinque sensi: illusorio, limitato, transitorio; il mondo dell’anima: misterioso e affascinante.

Il mondo dei sensi è così approssimato che per sperimentare l’esistenza, il nostro creatore ha ridotto al massimo la dimensione delle finestre sensoriali. In altre parole, vediamo, sentiamo, tocchiamo, odoriamo e gustiamo, solo entro limitate bande di variazione. Certi animali mostrano alcune finestre più ampie, ma la differenza con quelle dell’uomo è, comunque, trascurabile.

Il mondo dell’anima è, invece, infinito, nonostante abbia a disposizione quel pochissimo materiale offerto dal mondo dei sensi per manifestare il suo potere. Immaginate che qualcuno di noi, per caso o fortuna, abbia una finestra visiva un poco più ampia rispetto alla dimensione comune. Che cosa succederebbe? Vedrebbe cose escluse a tutti gli altri!

La psicologia della persona straordinaria costruirebbe una sua realtà completamente diversa e inimmaginabile da quella degli altri. Se siamo allineati al pensar comune e facili giudici, automaticamente tacciamo di stranezza o pazzia, la persona con l’anomalia visiva. Nel caso dello struzzo che mette la testa sotto terra per nascondersi al pericolo, siamo più comprensivi poiché si tratta di un animale.

Estendendo il discorso fatto sulla vista a tutti i cinque sensi, capirete benissimo come la realtà che viviamo è convenzionale, limitata alla banda sensoriale assegnatoci. Basta una frazione di banda in più, anche instabile o momentanea, per far diventare uno di noi, una persona con poteri paranormali.

Forzando l’idea delle finestre sensoriali espandibili, saremmo giustificati nel pensare che possa esistere un modo che ci faccia percepire il tempo in anticipo (vivremmo nel futuro) o in ritardo (ritorno al passato). Sarebbe anche bellissimo poter andare oltre le frequenze udibili!

Con evoluti decoder saremmo in grado di sentire e vedere tutto ciò che entra nel nostro raggio d’azione (spettro di frequenze), compreso le vibrazioni emesse attraverso le emozioni.

Parleremmo senza muovere la bocca, ci sposteremmo nel vuoto come onde elettromagnetiche, beffeggiandoci degli ostacoli e giungendo alla velocità della luce in ogni luogo dell’universo. Saremmo l’energia dell’universo!

Non siate dispiaciuti per non poter sperimentare tutto questo, poiché dopo la morte, ci sarà tutto il tempo che ci serve.

giovedì 7 marzo 2024

La proteina P53

 

Si sta studiando un meccanismo in grado di bloccare la proliferazione delle cellule tumorali. Il principio dell’intervento è simile al gioco della pignatta. C’è sempre qualcuno che a occhi bendati tenta con un bastone di rompere la pignatta e godere del suo contenuto. Per gli scienziati, la proteina p53 è un’ambita pignatta. Questa, tartassata continuamente dal bastone delle sperimentazioni, ha fornito un importante tassello alla comprensione della complessa mappa del funzionamento che mira a individuare una barriera antitumorale

Come per il gioco della pignatta, il tipo d’intervento è per tentativi. Si vuole, insomma, che la materia apra il suo scrigno dei segreti per far fluire ciò che l’anima, in un disegno più complesso, già è abituata a orchestrare.

L’uomo è una miscela di spirito e materia. L’anima è la “logica” direttrice di ogni interazione con l’esterno. L’anima si manifesta solo con il raggiungimento di un equilibrio funzionale biologico.

Stiamo parlando di un mondo completamento nuovo non riconosciuto dalla scienza perché non si concilia con la razionalità della dimostrazione e della ripetibilità.

Di sicuro in pentola qualcosa bolle e poiché sollevare il coperchio, è rischioso, ci si ferma a sentire il ballo del coperchio che casualmente lascia sfuggire spifferi di vapore, improvvisi e immediatamente svaniti.

Se ammettiamo che esiste un nesso tra corpo e anima e che entrambi sono realtà macroscopiche, dobbiamo ammettere che in una scala più piccola, la relazione, sebbene in forma più semplice, continui ad esistere.

La presenza di una scala gerarchica impone che l’interazione diventi sempre più elementare e priva di una causa intelligente.

Per esempio, un timoniere pone la barra a dritta solo per eseguire l’ordine del capitano e non si chiede la motivazione per la quale lo sta facendo. Il capitano ha impartito l’ordine solo perché ha avuto un messaggio via radio per la tempesta in arrivo. Chi ordina lo fa per una necessità; chi esegue lo fa per un obbligo. Chi ordina e chi esegue, ignorano la realtà del momento e danno fiducia a un dato di livello superiore. La consistenza del dato proveniente dai livelli superiori assicura il governo della nave durante il viaggio.

L’anima serena alberga in un corpo sano, pronta a scomparire quando una minaccia incombe.

Essa abbandona la nave nella burrasca, lasciando all’equipaggio il compito e lo sforzo di mantenerla a galla.

La stima verso il capitano e le istruzioni ricevute a tempo debito, rappresentano la forza con cui l’equipaggio si adopera per portare la nave fuori dalla tempesta. Durante la concitazione della battaglia si rivelerà il funzionamento dell’automatismo memorizzato. Per questi casi la ragione è lenta.

La proteina p53 è arruolata sulla nave dell’esistenza. Porta con sé il segreto conferitogli dal capitano. Non è certo che aprirà il suo scrigno, ma sicuramente eseguirà fino alla morte i suoi ordini.

 

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