sabato 13 giugno 2015

Buone vacanze, ragazzi.

 
Un anno scolastico è finito. 
No, non è un momento di gioia.
È l’occasione per vivere il dolce-amaro.
Nei cuori dei prof si agitano contrastanti sentimenti.
Loro vi hanno visto tutte le mattine puntuali alle otto.
Si sono preoccupati per voi fino all’ultimo minuto dell’ultima campana.
Vi conosco uno per uno.
Hanno notano i vostri cambiamenti così come si sono presentati mentre la maturità si annunciava.
Sono stati spettatori privilegiati dei momenti di grande intensità.
Personalmente, ma credo che posso riferirmi alla grande maggioranza dei prof, vi garantisco che non sono mai stato stanco di ascoltarvi. 
Essere circondato dal vostro entusiasmo, dalle vostre paure e anche dalle vostre naturali stizze, è la gratificazione più forte che si riceve.  
Un insegnante vorrebbe dare sempre di più di quello che riesce a dare.
La chiusura dell’anno scolastico, sebbene sia un arrivederci per molti di voi, è anche un addio per altri.
Per quest’ultimi, Il sentimento di nostalgia miscelato dalla consapevolezza che un anno di vita si chiude, tinge di grigio lo spirito. 
Siete abituati a vederci decisi e imperturbabili ma non sempre è così.
Gli insegnanti sono come i vostri genitori, preferiscono non farsi vedere tristi e preoccupati.  
Entrando in aula, chiudono fuori i loro problemi.
Eppure ci sono tanti fattori che ostacolano il percorso naturale dell’opera dell’insegnante, iniziando dai problemi famigliari ed economici e finendo a quelli della politica scolastica.
I ragazzi maturandi li esorto compiere l’ultimo sforzo per congedarsi dalla scuola secondaria nel modo migliore.
Al termine dell’esame di maturità chiuderete una fase della vostra vita che rimarrà indimenticabile.
Porterete per sempre con voi ogni istante vissuto che spero faccia da stimolo al vostro coraggio nell’affrontare la vita da adulti.  

giovedì 11 giugno 2015

Leggere il futuro (2)

    ETT: ritratto in una sua apparizione.



ETT: Sotto certi aspetti voi umani sapete già leggere il futuro. 
Purtroppo o menomale, dipende dal punto di vista, non siete coscienti di essere già in grado di farlo.

LUIGI: Vuoi dirmi che io potrei già farlo senza il tuo aiuto?

ETT: Teoricamente, sì! 
Vedi, caro Luigi, il vostro progresso è assimilabile a uno spostamento di buona parte dello stato istintivo nella sfera del razionale. 

Ovviamente, questa evoluzione è giustificata dal senso sociale che dovrebbe prendere la posizione più alta nella convivenza fra voi. 

Però, questa vostra presunta civilizzazione non avviene in modo indolore, ma siete costretti a pagare un prezzo in termine di perdita motivazionale.

LUIGI: Non capisco! Vuoi dirmi che mentre diventiamo più civili perdiamo in carica attiva?

ETT: Non esattamente! 

Ti faccio un esempio: Un leone affamato che vede una facile preda, non ci pensa due volte a farla sua per soddisfare i suoi bisogni seguendo il proprio istinto. 

Se quel leone fosse civilizzato e vivesse in una società di leoni, avrebbe dovuto frenare (se non cancellare) il proprio istinto e chiedersi: 

È giusto che catturi quella preda? 

Ha diritto alla vita anche la preda? 

Non tolgo il pasto a qualche mio simile? 

Seguo una dieta alimentare per vivere bene? 

Esiste cibo a sufficienza anche per i miei simili e posteri?

LUIGI: Non sarebbe più un leone!

ETT: Già! Perché diventerebbe un leone evoluto o civile.

LUIGI: Allora, dove riscontri la perdita motivazionale?

ETT: Quel povero Leone civilizzato agendo razionalmente e attenendosi a regole e leggi della società, dimentica o perlomeno confonde il motivo per cui rinuncia alla sua preda adducendo motivi psicologici molto artefatti. 

Immagina, inoltre che ogni azione implica una scelta e le scelte successive portano a infiniti risultati possibili.

LUIGI: Aspetta, spiegami come si arriva a questi infiniti risultati.

ETT: Semplice! 
Supponendo che per ogni scelta ci sono due opzioni; una scelta ti porta a due risultati diversi; due scelte, a quattro; tre, a otto; 4,  a sedici e cosi via.

Se le opzioni fossero più di due, immagina quante possibilità si aprirebbero.

Ammettendo un numero limitato di azioni possibili, dopo un certo tempo, l’essere umano non ha più la possibilità, né la capacità di rendersi conto perché sta operando nel modo in cui ritrova ad operare.

LUIGI: allora?

ETT: L’essere umano si costruisce teorie filologiche, filosofiche, psicologiche, psicoanalitiche sempre più complesse mentre l’insieme delle azioni e delle scelte si miscela in un complesso emozionale ormai impossibile da strutturare secondo la razionalità evidente.

La conclusione di questo discorso porta inevitabilmente ad ammettere che l’essere umano è costretto inconsapevolmente a mentire a se stesso poiché ha dovuto civilizzarsi cioè rinunciare a una quota parte dei suoi istinti a favore della propria convivenza con i suoi simili.

LUIGI: Riassumendo.

ETT: Voi umani non sapete chiaramente il motivo che vi spinge a operare nel modo che la civiltà vuole e tessete trame “razionali” che hanno come scopo la congruenza con la situazione che vivete.

LUIGI: Bello discorso il tuo! Ma non vedo il nesso con la possibilità di leggere il futuro.

ETT: Con un po’ di pazienza arriverò a svelarti il segreto.  


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