domenica 14 settembre 2014

Il lungo serpentone


 
 
ETT: Caro Luigi, è da molto tempo ormai che osservo gli umani e credo di non sbagliare definendo primario il vostro bisogno di vivere continuamente scossi dalle emozioni. 

Il vostro “piacere”, motore di tutte le attività, riesco a leggerlo nei sorrisi, negli abbracci, negli applausi e in tutte le manifestazioni d’affetto che vi vede protagonisti. 

In questa tua avventura londinese, allegria, segni di amicizia e gesti affettuosi, sono stati sparsi ovunque e con regolarità.

LUIGI: E’ vero ciò che dici. 
I ragazzi alla loro età non hanno quelle responsabilità che fanno procedere gli adulti a muso duro.

Ho ancora negli occhi e nelle orecchie le canzoni ritmate con i battiti di mano nelle lunghe e affollate gallerie della metropolitana.

Che dire dei balli improvvisati nei giardini o dei commenti ad alta voce, seguiti da rumorose risate? 

Il serpentone di 43 persone che si snodava per le strade ricche di Londra era l’immagine di una Italia bella, giovane e vivace.

Nel tempo di percorrenza, molte amicizie si sono rinsaldate, molti compagni si sono conosciuti a fondo, molte parole si sono dette.

Tutto questo fa parte della vita umana, Ett.

ETT: Stai tentando di innescare la mia invidia?

LUIGI: No, sto tentando di non parlare sempre in negativo.
Sono convinto che, pensando e agendo con spirito buono, qualsiasi contrarietà si scioglie nel sorriso. 

Con questo non intendo dire che noi umani non abbiamo problemi; con l’animo sereno le avversità perdono sostanza e si favorisce la mente a cercare nuove soluzioni. 

A tal proposito ricordo una famosa perla di saggezza che mi piace scriverla: 

Il pessimista trova difficoltà in ogni nuova esperienza o cambiamento mentre l’ottimista vede soltanto opportunità e sfida”.

Conosco persone che perdono molto tempo nel lamentarsi e qualsiasi contrarietà sostiene e giustifica il loro pianto. 

Quando il sole dirada la nebbia del mattino umido, si scopre di aver trascorso inutilmente l’alba.    

ETT: Luigi, come al solito ti allontani dal racconto per finire nel tuo inseparabile romanticismo.

LUIGI: Se non fossi romantico, credo che potrei partire con te e lasciare per sempre questa Terra.

ETT: Non pensare che un giorno tu non possa farlo!

LUIGI: Per ora, afferro strettamente il mio pianeta blu.
Ho ancora molto da chiedergli e i miei affetti anelano emozioni.   

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(continua) 

venerdì 12 settembre 2014

Pon a Londra

 
(continuazione art. precedente)


Inizia così una permanenza in terra straniera che durerà 20 giorni.

Concluse le prime fasi logistiche legate alla sistemazione negli appartamenti, la compagnia era pronta per l’assalto alle bellezze inglesi.

ETT: Scusami Luigi, ma non eravate lì per motivi di studio?

LUIGI: Non hai ancora imparato, mio caro extraterrestre, che noi umani siamo in grado di fare più cose contemporaneamente?

ETT: Come al solito! 
Siete multi - operanti nella sequenza che più vi conviene cercando di attenervi a disposizioni generali partorite da altre menti.

LUIGI: Sì, infatti! 
Pensa un po’ che per riferirci a tali regolamenti usiamo anche acronimi: PON, POF, IFTS.

Comunque, è vero, i 36 ragazzi avevano un obiettivo ben preciso: IMPARARE a leggere, scrivere e parlare la lingua di Shakespeare e a tal scopo, i quattro docenti tutor dovevano vigilare affinché l’obiettivo non si smarrisse.

ETT: Suppongo che vivendo nel luogo dove si parla la lingua da imparare si studia senza la penitenza dello sforzo.

LUIGI: Esattamente! 
In supporto del piacere come motore dello studio, i miei ragazzi hanno seguito le lezioni classiche soltanto per mezza giornata, destinando il resto del tempo alle attività ludiche.

ETT: Si tratta, quindi di una immersione totale nel respiro inglese?

LUIGI: La speranza è questa! 
Purtroppo Londra pullula di italiani e allora capita di entrare in un bar e chiedere la consumazione nella lingua più facile, saltando così, il confine nazionale.

Nulla da fare, invece, per le indicazioni di viaggio, la pubblicità, i giornali gratuiti distribuiti nei punti di accesso alla metropolitana; per questi era tutto riportato in perfetta lingua inglese. 

In fondo, credo che il divertimento sia un ottimo pennello che bagnato con i colori delle bellezze naturali di Londra, dipinge di gioia anche il tempo dello studio.

Poiché, sono sicuro che qualcuno dei miei ragazzi leggerà questo nostro dialogo, continuo per un tratto il racconto in inglese. 

Tu, da extraterrestre, non avrai problemi per capirmi, vero?

ETT: Certo, continua!

( per chi ha problemi con l'inglese, salti all'ultima frase di questo articolo)

 
LUIGI: A researcher called Roy Baumeister conducted an evil experiment. 

He made a room smell like freshly baked cookies. 

Then he put on the table two plates. One contained the cookies themselves.

Freshly baked. Dripping with chocolate chips. 

In the other plate he put some radishes.

Students were called to the room one by one.

To half, he said "Please eat the cookies. Don't touch the radishes." 

To the other half, he said "Eat the radishes. Don't touch the cookies." 
Then Baumeister left the room.

The radish group weren't happy. They really wanted to eat the cookies. 

Later the researcher came back and asked the students to do a paper-puzzle.

 He said: "This is unrelated. But please do this while you wait. You can just quit any time you like". 

What do you think happened? 

The puzzle looked easy but was actually quite difficult, and needed a lot of willpower to finish.
The people who had eaten the cookies did it OK but the people who had eaten the radishes? Completely different. 

They got irritated and angry. The called the researcher "an idiot for making us do this stupid test". Most quit before they finished. 

Some just left the room, annoyed. 

You see, willpower is NOT something we "have" or "don't have". 

Will power is a muscle that gets tired through overuse.
The people who ate the cookies didn't need to resist the radiche so they didn't use their willpower.

But the people who were forced to resist the delicious smelling cookies used all of their willpower.
So they were unable to complete the puzzle. What this means for you, is this. 

If you try to FORCE yourself to study English your willpower will fail and you won't be able to do it. You'll feel bad about yourself.

 Get frustrated and maybe even quit. 

The solution? 

Making English a fanny habit. Habits don't need willpower. Because they happen automatically.   

La gioia e l'amore per ciò che si fa sono come l'olio e la benzina per un motore di un'automobile. 

(continua nel prossimo articolo)

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