Sono trascorsi soltanto vent’anni ma ho l’impressione che ne
siano passati cento.
Avevo pochi anni alle spalle della mia laurea, quando mi
presentai davanti alla figura istituzionale del Preside di una scuola.
Rigido, attento alle parole, lentamente pronunciate, mi preparavo alla missione di insegnante.
La mia giovane figura inspirava poca fiducia al composto capo
d’istituto.
Le mie capacità, o meglio, la mia preparazione poteva
garantire l’adempimento a cui ero chiamato?
Ero un giovane ingegnere con pochissima esperienza scolastica
e con il grande fascino di intraprendere la missione di insegnamento.
Mentre il preside mi parlava, nella mia mente, come onde, si
riversavano quelle emozioni che da studente immaginavo e che allora sperimentavo.
Dovevo però porre attenzione!
Sfidando quel turbinio
emotivo, ascoltavo:
“Lei, professore, avrà una classe quinta da condurre agli
esami!
Siamo certi di potercela fare?”
“Certamente, preside. Farò del mio meglio!”, rispettosamente,
mi affrettai a rispondere.
Questa scena, ancor limpida nella mia mente, ora stride con
una realtà molto lontana da quella che avrei potuto presumere.
Il preside, oggi, è un burocrate!
La didattica non ha più un
attento osservatore.
Il preside oggi è un “Dirigente”, un “Manager”.
I professori sono lavoratori da gestire e ottimizzare.
Gli
alunni sono merce da valorizzare.
Le attività o POF (piano dell’offerta
Formativa) sono pretesti pubblicitari per attirare nuove iscrizioni e di
conseguenze rimpinguare il budget economico e allargare lo staff degli
operatori.
La scuola si sta trasformando in un soggetto a cui applicare
le tecniche di marketing.
Neologismi si coniano per confondere insegnanti asettici e
sempre vessati da scarsa considerazione.
Che bella la parola “Bonus”! Peccato, poiché non ho ancora
capito a cosa si riferisce!
Forse è un meccanismo che premia i più volenterosi?
Ma per
far che? Come si stabilisce la buona scuola o il buon insegnamento se
nessuno entra in classe con l’insegnante, per capire come spiega o in che modo
trascina i suoi studenti in uno studio piacevole e in linea con i riferimenti
educativi?
Un tempo contava la storia di un insegnante, la continuità
del suo insegnamento, la celebrazione dei risultati.
Oggi si contano quanti alunni si evita di bocciare!
Oggi si inventano pratiche per giustificare esigenze di
alunni riottosi e assurde pretese di genitori.
Probabilmente, mi verrà un complesso di inferiorità se mi
renderò responsabile di una bocciatura.
Se gli alunni vengono bocciati cambiano scuola! E questo, è
un dramma e un danno!!
Un danno più grave di quello che procurerei se non facessi
nulla in classe!
Concludo manifestando un senso di colpa.
Può succedere che
per aver contribuito a bocciare qualche alunno, la scuola perda i numeri
sufficienti per disporre di un adeguato numero di lavoratori in segreteria!!
Il rischio di questa sciagura potete immaginarlo!
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