Una
famiglia, agli occhi degli spettatori, appariva ideale. Marito e moglie erano
sempre sorridenti e quando litigavano si mostravano come due attori in una
farsa.
Due
figli, maschio e femmina, vicini d’età, contribuivano a palesare atteggiamenti
litiganti solo per gioco; sempre entrambi ubbidienti ai genitori, non mancavano
di combinare marachelle puntualmente perdonate da genitori attenti, disponibili
e comprensivi con capricci dei loro figli.
Le
regole della sana convivenza e i valori fondanti dello spirito umano erano
presenti nei loro modi di essere; naturalmente disinvolti e senza traccia di
contraddizione nell’agire.
Entrambi
i genitori lavoravano: lui, come affermato pubblicitario, lei in qualità di
bravissimo architetto impegnata in part-time.La
famiglia viveva in un’ampia casa curata da una donna di servizio, elegante e
discreta, in sintonia con il tono civile della comunità.
Un
giorno il figlio minore, Paolo, rivolgendosi a suo padre disse:
“Papà,
lasceresti mamma?”
“Che
vuoi dire”- rispose il padre sorpreso dalla domanda.
“Dico,
ti separeresti mai da mamma?”
Il
padre non esitò a rispondere:
“Sarei
matto! Lascerei una bellissima moglie, dei magnifici figli e poi per quale
motivo?”.
Il
bambino continuò: “Mamma,
invece, ci lascerebbe?”
Il
padre ancora più sorpreso, replicò: “Tua
madre non lascerebbe mai dei gioielli come voi e non si abituerebbe mai alle
stranezze di un altro uomo!”.
Il
bambino voleva approfondire il discorso sebbene suo padre tentasse di
liquidarlo con frasi chiuse.
“Allora
Papà, perché alcuni genitori si separano?”.
Il
padre capì che doveva soddisfare la curiosità del bambino e per questo avrebbe
dovuto scegliere con calma le parole giuste, quindi lo invitò a sedere e a
prepararsi a un lungo colloquio.
-
“Tesoro mio, è vero, ci sono alcuni genitori che si separano e ciò è un gran
guaio per tutti i componenti della famiglia. Il motivo, strano a dirsi, discende
dell’impazienza di molti adulti.”
- “Papà non ti capisco.”
- “Ricordi quando fummo sorpresi da quel temporale
improvviso mentre passeggiavamo per la città?”
- “Sì, ricordo, ma non vedo la relazione tra
l’impazienza e il temporale.”
-“Mi
spiego subito!
In quell’occasione ci venne naturale correre per giungere prima
possibile a casa. Vincendo quell’impazienza, io vi convinsi a fermarci sotto un
riparo e attendere che la forza della pioggia calasse, prima di rimetterci con
calma in cammino. In quei minuti di sosta forzata, stretti l’un l’altro, godemmo
dello scroscio fresco della pioggia, osservammo la frenesia di coloro che
avevano fatto una scelta diversa dalla nostra. Il
fatto più importante fu che nell’attesa imprevista sotto una grondaia, eravamo
anche spettatori di noi stessi; ci sentivamo una famiglia con il piacere di percepire
il nostro alito, di vedere le gocce stagnanti della pioggia sui nostri vestiti schiacciati
e tirati sui fianchi. Ricordi
il tuo ridere quando il cappellino di mamma sgocciolò sul mio viso l’acqua
raccolta tra i ripieghi?
In
quel momento non pensavi alla pioggia ma soltanto alla mia buffa reazione.”
-“Esattamente,
papà fu molto divertente! Però, continuo a non vedere il nesso.”
-
“Se non ci fossimo fermati in quel luogo, ci saremmo sicuramente bagnati come
pulcini e magari raffreddati.Questa
semplice decisione presa nel momento giusto e in un clima di allegra armonia famigliare,
ha permesso di superare una difficoltà improvvisa fidando sulla bontà della mia
proposta.
Immagina,
invece, se tu avessi insistito nel voler continuare a correre o tua sorella
avesse perso tempo a parlare dei capelli appena tirati dalla parrucchiera, o
ancora, mamma si fosse preoccupata delle sue scarpe nuove in pelle, che cosa
sarebbe successo?”
Ridendo,
Paolo rispose: “Ci
saremmo fermati a discutere con la certezza che Angela avrebbe visto piangere i
suoi capelli, mamma avrebbe visto le sue scarpe a macchia di leopardo ed io mi
sarei bagnato come un pulcino.”
Il
papà continuò:“Bravo
Paolo! Hai centrato il problema.
Quando
due genitori si separano, essi si lasciano sopraffare dai problemi che ognuno
intende risolvere a proprio modo.
Nel proporre la soluzione, ciascuno crede che
la propria sia la migliore in assoluto e pertanto non vorrebbe vedersela
contrariata. La generosità dello slancio affettivo, unita a una forte autostima,
entrambe finiscono per imboccare un corridoio stretto a pareti rigide non
idonee a smaltire la furia emotiva, determinando, di fatto, le condizioni per
un conflitto di intenzioni dal sapore amaro. I
genitori diventano duellanti che difendono una proposta che veste la
presunzione di rappresentare capacità e valore del proponente.
Non
condividendola, l’opposizione manifestata si trasforma in una provocazione
all’autostima e quindi in una minaccia alla propria libertà di espressione e di
determinazione nella rotta del navigar comune.
Il
cuore dei litiganti si perde in una nuvola acre, densa di sensazioni negative
poco predisponenti alla comprensione e alla tolleranza. Le vulcaniche reazioni
a lento insorgere, si alimentano delle reciproche scorrettezze prima di
diventare vere eruzioni.
Il
risentimento, come acqua di condensa, si accumula nei cuori e contribuisce a
inspessire le sue fibre rendendolo sordo alle buone emozioni.
Lentamente
tra la coppia emerge un muro di divisione che si eleva per sorreggere i motivi
dell’incomunicabilità. Il grugno e il silenzio tombale favoriscono la nascita
di reconditi ragionamenti, solitari, molto benevoli con se stessi e poco
imparziali, mentre si ricamano trame complicate ricche di presunzioni e subdoli
intendimenti dell’altro partner.
Tutto
si tende a giustificare se si punta l’attenzione verso se stessi, mentre si
sfoga un’accurata pignoleria nella ricerca di piccoli particolari da erigere a
prove inconfutabili in sostegno delle proprie ragioni. Si
diventa miopi e superficiali con fatti o situazioni che andrebbero analizzate
serenamente e con generosa autocritica. Si
dimentica troppo spesso che la verità assoluta non la possiede nessuno e che la
presunzione in questi contesti fa da padrona di casa.Si
somatizza il dolore per denunciarlo al mondo e ci si impregna di tanta
commiserazione da utilizzare per prepararsi a sbandierare l’irrinunciabilità
del proprio modo di essere, di esprimersi e di autodeterminarsi.
Il
piccolo problema nato per caso, improvvisamente imbraccia il fucile dei grandi
valori da difendere, cercando consensi che sicuramente arriveranno, poiché
richiameranno la solidarietà degli estranei, difficile da negare alla bandiera
che si sventola e che nasconde i problemi del portabandiera.
Quando
ormai il temporale sarà passato, si affievolirà la convinzione sull’opportunità
delle decisioni prese, ma i danni provocati saranno evidenti. Sulle pene e su
dolori ereditati si potrà piangere per molto tempo, durante il quale la vita si
consumerà stringendo con meno forza quell’inutile bandiera.
Soli,
dolenti per un cuore che attendeva la promessa di una felicità boicottata, ci
apprestiamo ad assistere al tramonto di giorni malinconici.” Seguì
una pausa.
Rattristito
per ciò che Paolo aveva sentito da suo padre, cercò di riallacciare il
colloquio.
-“Papà,
forse vuoi dirmi che i genitori litigano per motivi stupidi e che poi
raccontano a tutti gli amici storie concepite a modo proprio, quasi non vere?”
-“Per
la grande maggioranza dei casi, io penso che sia proprio così! D'altronde
qualunque incendio nasce da una fiammella aiutata dalla paglia e dall’ossigeno. Basterebbe un po’ più di pazienza, di bonaria tolleranza e attendere che il
tremo emotivo attraversi la stazione della permalosità, dopodiché molte situazioni
tragiche si trasformerebbero in comiche.”
-“Sembrerebbe
che tutto si riduca a una questione di tempi!”
Il
papà di Paolo, cercando di ricreare una situazione meno uggiosa, riprese:
-“Ti
sarà capitato qualche volta di dimenticare il motivo per cui eri arrabbiato?”
-“Certamente!
Ricordo una particolare occasione in cui quell’impicciona di Angela volle
leggere sul mio diario la poesia che avevo scritto per la sua amica Rosa. Il
mio furore si trasformò improvvisamente in imbarazzo nel momento in cui sopraggiunse
Rosa. Angela le riferì della poesia e trasformò la scena in una piacevole
opportunità per mostrare le mie propensioni poetiche.Ovviamente, avevo equivocato
le intenzioni di Angela che, anziché curiosare, voleva far emergere le mie
qualità nascoste”
-“Infatti,
succede spesso che intendimenti buoni vengano travisati.”
-“Papà,
tu come ti comporti con mamma? Non mi dire che non litighi mai!”
Ridendo,
padre intuì che il figlio volesse fargli intendere che usare parole o conoscere
i motivi per cui si litiga, non garantisce un comportamento corrispondente.
Egli
innocentemente aveva sollevato un problema molto comune tra le persone e cioè
l’atavica incongruenza tra il dire e il fare.
Le debolezze umane fanno sì che
il sapere delle virtù non corrisponda a comportarsi da virtuosi.
Dopo
una breve tregua, utile a ricomporre la serietà dell’argomento, il papà
continuò: “Non
posso negarlo altrimenti ti mentirei, però sono in grado di rivelarti ciò che
in quei casi l’istinto mi suggerisce e che, in un certo senso, si allinea con
quanto ti ho riferito.”
Paolo,
con un furbetto sorriso, aggiunse: “Papà,
io sono tuo figlio per cui il tuo modo di fare, senza tanti ragionamenti, mi ha
contaminato. Le tue motivazioni mi aiuteranno a capire la linea di pensiero sottostante
ai miei modi istintivi di reagire, condizionati dal tuo modo di essere e dal
tuo modo di comportarti nei miei riguardi!”
“Hai
ragione Paolo! Il mio modo di essere non è quello perfetto, è un modo di
<> l’esistenza tra le tante possibilità. L’importate è
ottenere risultati adeguati a uno stile di vita sereno, in armonia con ogni
componente della famiglia, dell’ambiente lavoro e in generale, della società. Ammettendo
che nel litigare le emozioni giocano un ruolo importante e ammettendo anche che
si litiga per qualcosa a cui si dà un’importanza tale da non poter rinunciare a
fornire il proprio contributo, è evidente che escludendo le emozioni e
accettando la collaborazione di chi rivela lo stesso ordine di valori,
sarebbero le condizioni utili a prevenire qualunque burrascosa contesa. Ripetendo
il concetto in termini più semplici, direi che per evitare di litigare
basterebbe rimandare in altri momenti i confronti per i quali i toni della
discussione salgono e la stima della persona con cui si colloquia, scende. Per
evitare che il continuo rimandare si trasformi in un ciclo eterno, servirebbe
ricordarsi di modificare le condizioni iniziali di approccio al dialogo.
Per
esempio, si potrebbe anticipare alla discussione un’idea divertente, preparare
uno scenario piacevole, invitare amici comuni, rinverdire i motivi per cui si
desidera stare insieme o qualunque altro sistema che induca sorrisi e
benevolenza.
Evitando
le insidie dell’egoismo e considerando ogni persona rispettabile e unica, rispetto
al nostro essere, proviamo a dimenticare le nostre idee per il tempo necessario
all’ascolto di quelle degl’altri e vedremo sciogliere qualunque problema.
Al
termine del confronto ci si sente più vivi e si diventa più ricchi di idee.”
Sorpreso
dalla semplicità della risposta personale che il papà aveva dato al complesso
problema della separazione coniugale, Paolo intervenne: “Non
capisco, comunque, perché molti genitori continuano a separarsi, considerando il
fatto che basterebbe così poco per continuare a vivere felicemente con i loro
figli.”.
Il
papà, forzando a concludere il colloquio, precisò:
“Figliolo,
la vita è fatta di cose molto semplici, sta a noi farle rimanere tali.
In
tantissimi casi, l’orgoglio, il non voler ammettere i propri errori, rende
impossibile anche pronunciare semplici parole come: scusa, perdonami, e la più
bella fra tutte le frasi:
ti voglio bene.
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