giovedì 29 marzo 2018

La parola "Amore"

La parola “Amore” è una delle più usate nella lingua parlata. 

Produce un bel suono, concilia con il prossimo e infonde bontà. Sembrerebbe che dietro la sua pronuncia si nascondi una magia che produce effetti benefici sul feeling umano. 

La ritroviamo nei libri sacri, nei romanzi da retrobottega, nelle scienze occulte, in tutte le storie di passione e sesso, ma raramente nelle riviste scientifiche.
“Amore” è un sostantivo, identifica qualcosa di poco tangibile ma che tutti hanno l’impressione di conoscere bene.
L’agire secondo quanto indicato da “amore” è “Amare”. 

Ciò significa che amare deve essere attività, egoisticamente tradotta in passività o, al contrario, in una generosa intraprendenza.
Tutti sappiamo che l’agire umano, se non è accompagnato da razionalità; assume forme di stupidità o almeno, di ordinaria abitudine. 
Sappiamo inoltre, che la razionalità è una dote che si acquisisce con la crescita culturale. In altre parole, il “sapere” è il solido mattone che pavimenta la razionalità e su cui si costruisce il castello dell’amore.

La prima regola appare evidente: per amare bisogna raggiungere la maturità di spirito. 
Le strade da percorrere per giungere a questa nobile destinazione possono essere diverse: lo studio, l’osservazione o il classico “colpo sulla testa”.  

Purtroppo, quando non si è consapevoli di amare, si abbracciano illusioni, conseguenze di errate concezioni o presunte certezze.

La confusione più grande che si fa è quella di accreditare amore al trasporto sentimentale, spesso legato alle nostre mancanze o ai bisogni determinati dai difetti di crescita.

Amare non è cercare qualcosa che mi fa star bene come, per esempio, una pillola per il mal di testa, o qualcuno/qualcosa che cacci la mia solitudine o, ancor peggio, qualcuno/qualcosa che mi procuri piacere.

Amare non è un lasciarsi trasportare dalla passione come una barca alla deriva (bello e comodo, vero?).

Amare una donna/uomo non è il piacere nel tempo dello spupazzare. Se l’amore fosse solo questo, avremmo avuto uno strano, inutile e stupido regalo dal Creatore.

L’amore contiene qualche ingrediente scomodo: lavoro, sacrificio, responsabilità, pazienza, tolleranza, libertà, sensibilità ... e tante altre qualità che possederle in blocco significherebbe essere santi subito.

Appare evidente, quindi, che all’amore ci si avvicina crescendo, imparando …. Amando. Ogni passo vuole impegno, promesse e dedizione costante. 

Il premio è altissimo. Consiste nel conoscere il sapore del vivere, nella conquista della propria autostima.

Amando nel modo corretto svuota le parole di ambiguità. Si riempie la propria vita di una gioia interiore che va oltre l’esultanza e lo stordimento. 

Si diventa calamite di soddisfazioni e diffusori di serenità. 
 

mercoledì 21 marzo 2018

Gli anziani

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Ricordo quell’età breve
dove tutto era grande.

Legato al pensiero in alto
attendevo il mio futuro.

Comparse di quell’antico presente erano gli anziani.

Visi incavati,
passi lenti,
spalle curve, 
portavano la pesante storia tra i nuovi germogli.

Ero convinto che l’esperienza non poteva sbagliare, 
loro vestivano  saggezza.

Coloravo di bontà il peso degli anni vissuti.

La cattiveria non poteva essersi fermata nei loro cuori.
Raccontavano di lontani dolori, ignobili privazioni e …. tanto lavoro.

Rispetto era l’unico modo per omaggiarli.
E al tirare di quel mezzo sorriso, l’aria brillava di umanità.

Or è tutto diverso.
Non c’è tempo per loro.
Sono ingombranti.
Si sopportano per quel centesimo della pensione.

Non era il futuro che immaginavo per loro.


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