sabato 12 agosto 2023

ETT ci descrive la sua realtà


ETT: Miliardi di miliardi di secoli addietro, noi extraterrestri eravamo pressappoco come siete voi ora. Cioè, legati indissolubilmente alla materia e come tali, il tempo e il divenire si divertivano a creare momenti di agitazione e di pausa allo spirito intellettivo.

A quel tempo, anche noi sopportavamo la tirannia della biologia e ci dimenavamo tra la nascita e la morte in un ciclo ripetitivo fino alla noia. 

Chissà quante volte questo ciclo si è interrotto a causa del rallentamento della biologia o per capricci di un volere, inspiegabile alla vostra ragione. 

Ogni ciclo era occasionalmente influenzato da cause esterne per cui esso introduceva nuove variabili nel panorama conoscitivo. In un certo senso, puoi ricondurre questo concetto a quello di evoluzione.

LUIGI: Ti Prego, amico mio, ragiona come se fossi anche tu un umano.

ETT: Ci provo!

Devi ammettere, Luigi, che in assenza di dolore, voi umani vi identificate con il pensiero.

Questo è immune al tempo; lo scrivete sui libri; lo organizzate e lo strutturate in modo da dargli il significato di scienza, filosofia, storia, eccetera.

Il pensiero è un frutto che voi considerate umano e che finisce nella memoria postuma quando il corpo non esiste più.

LUIGI: Infatti, proprio per questo motivo usiamo costruire monumenti, targhe e registrazioni varie, a supporto di una memoria storica rivolta alle generazioni future.

ETT: Riesci a immaginare la possibilità per l’umano di far “vivere” il pensiero staccato dal suo corpo?

LUIGI: Sì, nel caso della memoria storica.

ETT: Non intendevo quella!
Noi extraterrestri, siamo pensiero senza corpo e riusciamo a dar forma all’apparire a nostro piacimento. Nei confronti degli umani, quasi sempre ci mostriamo come vorrebbero vederci.

LUIGI: In altre parole, se io fossi stato condizionato da qualche rappresentazione cinematografica, avrei potuto vederti nelle sembianze di ET, così come Steven Spielberg ha sceneggiato?

ETT: Esattamente!

LUIGI: In che modo un pensiero si potrebbe materializzare?

ETT: Usando qualche termine a te molto caro, direi: attraverso la virtualizzazione del suo messaggio.

LUIGI: Non ti capisco!

ETT: Osserva un oggetto! Credi di vederlo davvero?

LUIGI: Se c’è luce, certamente!

ETT: Senza dei tuoi occhi, anche con la luce ti sarebbe impossibile fissarlo!

LUIGI: Ovviamente.

ETT: Gli occhi, quindi, sono strumenti che traducono ciò che vedi in un pensiero vestito con l’immagine. 

Ribadendo lo stesso concetto con parole diverse, direi che grazie alla tua biologia è possibile tradurre una realtà esterna a te stesso in una virtuale, presente soltanto all’interno della mente.

LUIGI: Vuoi farmi intendere che ciò che vedo non è reale?

ETT: Non proprio! L’oggetto che vedi è reale nella misura in cui si rapporta a te stesso.

LUIGI: Allora dimmi perché tutti crediamo di vedere lo stesso oggetto? 
La prova sta nella capacità di descriverlo esteriormente con grande precisione e di concordare totalmente nel giudizio. 

Per esempio, una palla rossa è rossa per tutti gli umani (tranne se ci sono problemi di daltonismo); nessun umano, sano di mente, potrebbe negarlo. 

Si potrebbe discordare sulla tonalità ma si concorda sicuramente sul fatto che si tratti del colore rosso.

ETT: Ciò che vedi rosso e che è rosso per tutti i tuoi simili, potrebbe essere qualunque colore a cui tutti voi umani, per la stessa associazione, vi siete convenzionati dalla nascita.

Supponi che un uomo nasca cieco, in che modo potresti descrivergli il rosso? 
Quali argomenti useresti per fargli intendere la differenza tra il rosso e il giallo?

LUIGI: Secondo questo ragionamento, il mio rosso potrebbe non essere rosso?

ETT: Direi che il tuo rosso è il colore che ti è stato qualificato come tale; non importa se poi sia o no il “rosso” di tutti. 
 
 

venerdì 11 agosto 2023

Categorie di illusioni


 

Viviamo una tripla illusione. 

La prima, macroscopica e inconsapevole, è quella relativa ad un mondo riprodotto dai nostri cinque sensi.

Immaginiamoci un film in eterna proiezione che ci giunge da un ultra-universo fuori dalla nostra portata intellettiva.

Siamo tutti ricevitori dello stesso programma interstellare codificato dai nostri cinque sensi.

La seconda, è quella pseudo-realtà che ci giunge dai mass media e dal sistema di omologazione del pensiero e del gusto in atto (se volete, chiamateli opinione pubblica, moda).

La terza è quella dei pregiudizi individuali, alimentati dalle nostre limitazioni a trecentosessanta gradi.

Siamo ridicoli quando vogliamo confrontarci e stabilire una scala sociale d'importanza assoluta.

Tutti abbiamo difetti (che dimentichiamo di considerarli) e tutti deteniamo valori (che lamentiamo inespressi).

Con un sorriso cancellate questa mia riflessione....... 
è anch'essa illusione.

giovedì 10 agosto 2023

Lo spazio non esiste

 

 

Lo spazio è un'idea e il tempo la modifica.

Lo spazio e il tempo formano l'onda elettromagnetica generata dalla consapevolezza.

Non sapendo dove e come la consapevolezza si origini, non è possibile individuare un punto fermo da cui speculare.

Appeso al nulla, si sciolgono idee e si offre spazio illusorio alla mente.

Necessariamente si ammette, quindi, che lo spazio non esiste e con esso, si fantastica pensando ad una collocazione.

Senza un posto che accolga, conservi o nasconda, non si può cercare segreti o verità.
 
Non si può dividere, semplificare, limitare.

Siamo davanti all'infinito, all'UNO.
 
Inoltre, non potendo escludere o preferire, non esistono i contrari. 

Bello o brutto, luce o buio, piccolo o grande, e così via, sono marionette o invenzioni per creare lo spazio.

La ragione cade in se stessa e si cautela con la pazzia quando è costretta a rinnegarsi.

Siamo punti di consapevolezza liberi di vagare nel senso misterioso, tutti appartenenti a un'unica realtà senza nome.

 

mercoledì 9 agosto 2023

Lotteria comunicativa

 

 
Invidio chi ha sempre qualcosa da dire e che ritiene che quello che dice è importante per l’uditorio.

Le risposte che trovo per me stesso sono così insufficienti che trovo arrogante proporle agli altri.

Vi racconto una breve storia.

Partecipavo ad una riunione dalla quale dovevano emergere proposte organizzative per lo sviluppo di un progetto presente soltanto nella mente dei partecipanti.

Seguii ed ascoltai con molta attenzione interventi dotti, ma che mi imbrogliavano la mente.

Volevo alzare la mano e dire:

 -Ma che hai detto? 
- Ho udito tante belle parole ben miscelate in un fraseggio elegante ma non ho capito niente!

Non ho avuto il coraggio di intervenire e dichiarare il mio buio mentale!
Immaginate che figura avrei fatto?

Silenziosamente continuai ad ascoltare gli altri conferenti, pensando di avere un problema personale ed essere incapace di cogliere le sottili implicazioni del mio oratore.

Finì che mi annoiai!

Molti ripetevano la stessa cosa come se tra gli ascoltatori ci fossero ebeti e pensionati in dormiveglia.

Alla fine, il mio telefonino mi salvò!

Squillò tra lo stupore di tutti ed io, mostrandomi falsamente dispiaciuto, uscii dalla sala di riunione.

Rientrai dopo la ricreazione dello spirito e, per non apparire estraneo al dibattito, feci un intervento senza pretese.

Rimasi sorpreso per il credito suscitato! 
Avevo perso parte del dibattito e sentivo di essere in tema.


Mi resi conto che avrei potuto dire qualunque cosa e il risultato sarebbe stato uguale, con la semplice differenza di allungare il tempo del dibattito.

Al termine della riunione, il verbalizzante scrisse il riassunto delle nuvole di parole, cadute a pioggia sull'assemblea.

Qualcuno, me compreso,  uscendo dalla sala, si chiedeva: 
"Ma che cosa abbiamo deciso?".


Presumendo che ogni partecipante avesse le esatte coordinate di quel progetto, la probabilità che tutti stessimo parlando dello stesso oggetto, era già un valore percentuale minore di cento.

Aggiungiamo, come formaggio su una minestra comune, la voglia di protagonismo, la superficialità, l’incompetenza, la forma impropria di espressione, la malafede, l’ipocrisia, l’assecondare di circostanza, l’interesse, le inibizioni e i divieti psicologici e tanto altro ancora, otteniamo una lotteria comunicativa.

Questo quadro scoraggerebbe chiunque, dotato di un minimo di razionalità, ad intervenire nel dibattito.

Il silenzio appare la scelta del saggio.

Il saggio potrebbe, in alcuni casi, considerare dannoso il suo silenzio perché “vede” prima l’errore per sé e poi per quello che di riflesso provocherebbe alla comunità tacendo.

Decidendo di parlare, il saggio lo fa esprimendosi con semplici concetti e con poche parole.

Quando il saggio ritorna nel silenzio, l’uditorio deve avere compreso il beneficio ottenuto e il valore aggiunto al colloquio.

Soltanto in questi casi, aver parlato si rivela più importante del silenzio.
 

martedì 8 agosto 2023

Sei nel mio sorriso

 


Guarda nel mio cuore.
Puoi vedermi morire.

Cerca la mia anima.

Impregnala con il tuo profumo.
Truce il tuo pensiero arde.

Avvolgila nel tuo calore.
Sento Il tuo respiro scavar profondo.

Colmala di romantica nostalgia,
combatterò l’oblio.

Consegnami il conforto del percepirti,
dimenticherò la solitudine.

Convincimi che la tua vita si prolunghi nelle mie gioie,
germoglierà orgoglio.

Aiutami a nascondere al mondo il vile dolore,
appenderò lacrime alle ciglia per brindare al tuo amore.

Accompagnami nelle mie incertezze,
indugerò nelle emozioni per acuir vigore.

Usa il mio sorriso come traccia del tuo esistere.

Il mio cuore ha imparato a battere con te,
 non smetterà fino quando
non mi tenderai la mano dal Paradiso.

Innamorato di te

 


Ho imparato a volare per lasciare la materia ai bruti.


  Qualche passo tra le nuvole.... e sono sempre con te.

Ho scoperto di tremare al tuo cospetto.
Dicono che sono emozioni.

Ho dimenticato di contare i miei anni....
forse perchè sono sempre innamorato di te?

 

lunedì 7 agosto 2023

La banca emotiva

 

Una delle abitudini o necessità ( decidete voi ) diffuse nella nostra società è quella di possedere un conto bancario.

Qualche poveraccio avrebbe da indispettirsi per quanto sto per dire, ma promettendo di non insistere molto su questo argomento, mi permetterei di usare tale riferimento per riflettere su un concetto apparentemente immaginario e al quale ci riferiamo solitamente con le parole “cortesia”, “gentilezza”.

Sono convinto che se fossimo sempre coscienti sul fatto che un atteggiamento aperto, gioviale, improntato sull’essere positivi, propositivi e onesti con il prossimo, costituiremo un piccolo paradiso terrestre personale che trascineremmo ovunque la nostra persona si sposti.

Vi sarà certamente capitato di avvistare da lontano un amico che definiamo simpatico, potete, quindi, focalizzare la vostra mente sulle vostre reazioni. 

Concorderete con me che il sorriso è il primo sintomo che appare sul vostro viso. 

Inconsapevoli, tendete a direzionarvi lungo la traiettoria di congiunzione con il vostro amico e contemporaneamente, le braccia si muovono allontanandosi dal corpo, speranzose di un imminente e possibile abbraccio.

Questo meraviglioso scenario si compone perché il vostro amico è un conto bancario emotivo dal quale, in questo momento, state prelevando emozioni. 

Sarebbe bello immaginarci circondati dai conti bancari emotivi sui quali, attraverso i nostri comportamenti predisponenti, gentili, affabili e comprensivi, riusciamo a depositare continuamente credito emotivo per poi disporre di una grande riserva di fiducia e stima. 

Nei momenti bui della vita queste banche speciali sono sempre a disposizione, pronte a restituire ciò che nei momenti di abbondanza avevamo depositato.

Sorridendo ripercorriamo la pubblicità televisiva promossa da qualche banca on-line che, con obiettivo diverso, vorrebbe ricalcare questo mio pensiero.

Ditemi quanti amici avete?

Oppure, quanti conti emotivi avete acceso nella vostra vita?

La considerazione più sensazionale che si potrebbe evidenziare costituisce il fatto che ciò che si deposita non costa nulla ed è sempre in abbondanza, ma che si trasforma in un farmaco salva vita nei momenti più inattesi della nostra vita.

Uno dei più grandiosi depositi che si possano effettuare nella banca emotiva, è determinato dall’ascolto empatico dell’amico.

Agire automaticamente a causa della convinzione che sia più importante capire ancor prima di farsi capire, è la chiave per essere eletti come la persona più simpatica del mondo. 

Quando si ascolta veramente un amico, lo facciamo con tutto il fisico: orecchie, occhi, temperatura corporea, lato destro e lato sinistro del cervello.

Il corpo ci fa da tramite per il cuore e l’anima, e questi ultimi, assumono il ruolo di protagonisti assoluti. Il feedback è visibile a occhio nudo. 
Esso lo rivediamo nelle emozioni che corrono in corrente alternata a 20.000 volt.

Vestite per qualche attimo i panni dell’amico che si sente ascoltato in questo modo faraonico. 

E’ facile immaginare il privilegio di vivere questa esperienza. 

In tali circostanze si respira aria di terapia psicologica, si entra in uno stato di intimità per il quale la fiducia nell’interlocutore scorre a fiumi.

Si concretizza una situazione irreale per cui non si capisce bene chi in quel momento sta ricevendo e chi sta donando. 

Le due persone mutuamente si influenzano, creando quell’alone empatico che solleva entrambi dal mondo vegetale. 

In definitiva ci si espone a una situazione di rischio per il quale solo l’integrità della persona riferita ai suoi sani principi di vita può garantire quell’equilibrio tra il coraggio di esporsi e la considerazione dei sentimenti coinvolti. 

Tutto questo è reso possibile da una maturità psicologica a 360 gradi, ottenibile, né per età né per sola cultura, ma attraverso un processo di crescita mentale voluto e inseguito per tutta la vita.
 

domenica 6 agosto 2023

Il sentimento di paura

 

Dal dizionario, la paura è “stato d'animo, costituito da inquietudine e grave turbamento, che si prova al pensiero o alla presenza di un pericolo”.

La paura è una condizione dell’essere che teme per la propria sopravvivenza e si manifesta con una rottura dell’equilibrio psicologico e fisico, allertando, così, corpo e anima per la difesa comune contro la minaccia.


Il corpo e l’anima si alleano per la battaglia comune e per sconfiggere lo stesso nemico.

Il corpo utilizza strumenti che gli sono propri e cioè, stupidi.

Ripesca dalla propria memoria storica reazioni o atti comportamentali che, anche in modo ingiustificato, hanno prodotto risultati utili in situazioni analoghe.

Per esempio, se in eventi precedenti la paura è stata alleviata da un urlo prorompente, il corpo utilizzerà lo stesso sistema che in quel caso aveva sortito un effetto positivo. L’opportunità per la scelta dell’azione adotta è garantita soltanto dal ricorso storico.

La stupidità del criterio consiste nell’applicare la regola meccanicamente e indipendentemente dell’evento che ha scatenato la paura.

L’anima, raffinata, invece, utilizza tecniche molto più variegate e personalizzate con le caratteristiche del soggetto.

Il mondo dell’anima, diviso tra la razionalità e l’istinto, si rivela attraverso livelli di profondità di pensiero e della sensibilità emotiva.

Il pensiero conduce al pronosticare lo sviluppo dell’evento in corso per modulare il grado di pericolosità a cui si va incontro. La sensibilità sperimenta l’intensità del dolore imminente.

Unendo le tre tecniche si ottiene una combinazione che nella stragrande maggioranza dei casi è sbilanciata.

Si oscilla tra reazioni che vanno da quelle solo fisiche, con buio completo della razionalità e grande esperienza di dolore, per giungere a quelle fredde, impassibili con grande lucidità di pensiero e assenza di dolore.
 
Ognuno di noi si sceglie un posto in questa scala del “sentire” la paura.  
 

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