
“E se scomparissimo proprio in questo istante?”
“E se l'intero pianeta, anzi, l'intero sistema solare, svanisse
nel nulla?”
Quanto è importante la nostra esistenza per il funzionamento di questo processo che chiamiamo universo?
A quanto pare... non cambierebbe quasi nulla.
In fisica, l'impatto gravitazionale del nostro Sole su Proxima
Centauri, l'oggetto cosmico più vicino al sistema solare, è così debole che
potrebbe anche non esistere. Un sussurro gravitazionale perso nel rumore
cosmico. Nessuno piangerebbe per noi!
L'assenza di una stella su cento miliardi che circondano
Sagittarius potrebbe non essere nemmeno notata da nessuna civiltà
extraterrestre intelligente (se mai esistesse).
L'universo non si ferma, non batte ciglio nemmeno per la perdita
di questo pianeta che chiamiamo Terra.
Eppure, in qualche modo, questa stessa roccia inosservata ha visto
ogni civiltà sorgere in tutto il suo splendore e cadere in polvere, ogni guerra
combattuta nel corso della storia conosciuta e perduta, ogni stirpe venerata.
Tutto il nostro orgoglio, tutti i nostri peccati, tutte le nostre vittorie, i
nostri fallimenti, tutte le nostre cicatrici, ogni centimetro di terra
rivendicato, ogni organismo tenuto saldamente dalla gravità su questa fragile
pietra sospesa nel vuoto cosmico … svanisce nel nulla.
Credo che quasi tutti almeno una volta abbiano guardato le stelle
nel cielo notturno e si siano chiesti quanto siano lontane quelle stelle
scintillanti, quanto tempo fa il raggio di luce deve aver lasciato la sua fonte
di origine per raggiungere le nostre pupille. Ma raramente capita che qualcuno
rimanga attratto da loro la notte successiva o quella dopo.
Perché? Pensateci in questo modo: quanto spesso pensate sinceramente allo stato della società, alla politica globale, alle tragedie storiche, all'invasione dell'Ucraina o della Palestina? Non tanto quanto vi preoccupate delle vostre bollette, dei vostri esami, del vostro lavoro, della vostra famiglia, delle vostre responsabilità. L'entità dei problemi che influenzano la vita di un individuo è enorme e noi abbiamo uno spazio limitato nella nostra mente per tutto questo.
Ecco che sovviene l’idea del nichilismo: la tentazione del nulla.
“Se guardi a lungo in un abisso, anche l'abisso guarda dentro di te”. — Friedrich Nietzsche
Questo vuoto, questa infinità, questa equazione della finitezza
divisa per l'infinito porta naturalmente al nichilismo, la filosofia che
afferma che la vita è priva di significato, valore o scopo intrinseci. Il
nichilismo ha molti tipi: esistenziale, morale e cosmico. Ma tutti condividono
un'idea fondamentale e inquietante: il rifiuto dello scopo. “Non ha senso
provarci, basta arrendersi”. È un pensiero davvero terrificante.
Nessuno è abbastanza coraggioso da affrontare il vuoto esistenziale senza esserne influenzato. Né gli scienziati, né i filosofi, né i santoni, né i mistici. Chiunque guardi in questo abisso prova il familiare terrore, il silenzioso orrore di non avere alcuno scopo. In realtà è proprio questo il significato della depressione: la mancanza di uno scopo e la scomparsa del significato.
Dovremo costruirci un significato fatto in casa. Pensa alle
persone che ami, tuo figlio, i tuoi figli, i tuoi genitori, i tuoi amici più
cari o chiunque ti sia caro. Sono loro la ragione per cui vai avanti. Sono loro
la ragione per cui non ti arrendi e vai avanti anche quando tutto il mondo è
contro di te. Sono loro l'ancora che ti tira indietro dal baratro quando tutto
sembra privo di significato.
Il nichilismo non è in linea con questa ideologia. Noi umani abbiamo
uno scopo: non cosmico, almeno non ancora, ma umano. Il nostro scopo è la
ricerca della felicità, la ricerca di un sogno che inseguiamo. I sorrisi per
cui viviamo, le lacrime che versiamo per il dolore dei nostri cari, il calore e
l'affetto che ci scambiamo.
Quel calore mantiene acceso il fuoco dentro di noi. E quel fuoco è
la ragione per cui ci rialziamo dopo essere caduti.
All'universo forse non importa, ma a noi sì!
Quindi sì, siamo piccoli. Viviamo su una roccia che l'universo non noterebbe nemmeno se gli dessimo una lente di ingrandimento. Le nostre vite, i nostri problemi, le nostre guerre, le nostre vittorie: nulla di tutto ciò ha importanza su scala cosmica.
E forse è proprio questo il punto. Perché il significato non è mai dovuto venire dall'universo. È sempre dovuto venire da noi. Dalle persone che amiamo, dai sogni che inseguiamo e dal calore che creiamo nei piccoli spazi umani tra la nascita e la morte. L'universo può essere freddo, ma noi non lo siamo.
E quel calore - i sorrisi, il dolore,
l'affetto, il fuoco dentro di noi - è sufficiente per illuminare un'intera
vita. Forse costruiremo acceleratori di particelle su scala planetaria o
astronavi intergalattiche. Forse estenderemo la nostra portata oltre la Via
Lattea stessa. Ma quel giorno è lontano migliaia di anni, se riusciremo prima a
sopravvivere ai nostri ego gonfiati.
Forse non contiamo nulla per il cosmo e non conteremo mai nulla,
chi lo sa? Ma contiamo l'uno per l'altro.
E questo è più che sufficiente.

