mercoledì 9 luglio 2014

Le ultime ore per salvare gli elefanti


L'elefante africano potrebbe essere estinto già nel 2030, ma nei prossimi giorni l'ente internazionale che protegge le specie in pericolo può sanzionare la Thailandia, cuore del mercato illegale dell'avorio. Facciamoci sentire dai nostri rappresentanti riuniti in queste ore per decidere, firma subito:

firma la petizione
Solo pochi giorni fa dei bracconieri hanno ucciso uno degli elefanti più grandi del pianeta, Satao, per poi staccargli le zanne a colpi di machete. Con il ritmo attuale gli elefanti potrebbero estinguersi in meno di 15 anni, ma questa settimana c'è finalmente un'occasione concreta per colpire il mercato illegale che alimenta questa strage.
Ogni giorno, 50 meravigliosi elefanti vengono abbattuti, spesso per farne inutili collanine. Il principale colpevole è la Thailandia, dove il mercato dell'avorio è completamente fuori controllo. Ma domani l'organismo internazionale che protegge le specie in pericolo può sanzionare proprio la Thailandia finché non fermerà questo massacro di elefanti. Nei corridoi si dice che il Governo di Bangkok stia lavorando per convincere i paesi chiave a votare contro le sanzioni, ma basta che Europa e USA vadano avanti per mettere fine alla strage.

Diamo ai delegati di Europa e USA un sostegno da tutto il mondo affinché salvino gli elefanti. La decisione sulle sanzioni potrebbe arrivare già domani, non abbiamo tempo da perdere: firma la petizione e poi manda un messaggio al capo della delegazione italiana:

https://secure.avaaz.org/it/hours_to_save_elephants_it/?bglFhdb&v=42041

Ogni anno in Africa vengono uccisi 20mila elefanti, e negli ultimi 18 mesi l'avorio in vendita a Bangkok è addirittura triplicato. I nostri rappresentanti che partecipano al CITES (Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione) hanno il dovere di preservare gli animali e le piante più rari e quando 20 anni fa la Thailandia subì sanzioni simili, finì con l'approvare fondamentali leggi a tutela degli animali.

Il governo thailandese sostiene che è difficile distinguere tra l'avorio legale degli elefanti locali e quello contrabbandato dall'Africa, e che sta adottando un piano per fermarne il commercio. Ma dopo 20 anni di ritardi e il recente colpo di stato militare che ha rimesso tutto in discussione, è ora di applicare delle sanzioni che colpiscano profondamente gli interessi della Tailandia, ad esempio proibendo l'esportazione di pesci d'acquario e fiori esotici.

I nostri rappresentanti presso il CITES stanno decidendo proprio in queste ore se sanzionare la Thailandia per non aver combattuto il mercato illegale dell'avorio. Facciamoci sentire dai delegati chiave, incluso quello italiano, affinché facciano la scelta giusta. Firma subito e condividi con tutti:

https://secure.avaaz.org/it/hours_to_save_elephants_it/?bglFhdb&v=42041

Lo scorso anno la comunità di Avaaz è stata importante per costringere la Thailandia a proibire il commercio dell'avorio interno al Paese. Ma il nuovo governo militare ha fatto davvero troppo poco per dimostrare che rispetterà questa promessa e per contrastare lo smercio. Facciamoci sentire ancora più numerosi per salvare una delle specie animali più preziose del pianeta.

Con speranza e determinazione,

Alex, Danny, Alice, Nick, Lisa, Emma e tutto il team di Avaaz

giovedì 3 luglio 2014

Comunicazioni difficili

 
                                                   -- brano tratto dal "Il mio caro ETT"--



ETT: Non temi delusioni?

LUIGI: Appartengo alla razza umana e come tale sono esposto a questi pericoli! 
Ho imparato ha trasformare in virtù le necessità e quindi la paura la considero una condizione all’esistere.

Per questo motivo accetto con mansuetudine ogni delusione, sapendo, inoltre, che il sorriso prima poi torna per cancellare i dolori. 

Sono innumerevoli le volte in cui aprendo gli occhi la mattina e vedendo il sole illuminare la stanza, mi perdo in pensieri insoliti.

Nel confine di un dormiveglia indefinito confondo il pensare con il sognare.

Mi ritrovo a parlare con un altro me stesso. 

Riecheggiano in me mezze frasi, forse sentite nella confusione di un dialogare distratto. 

Riascolto, con peso, parole pronunciate nello sconforto. 

Sfuggono alla consapevolezza scene senza trama.

Un turbinio di emozioni che sublimano riflessioni.

Una domenica mattina, svegliatomi improvvisamente, una frase più di tutte mi ronzava nell’anima: come se pretendesse una risposta ad ogni costo: “perché io?”.

Quando ciò che ci accade ci rende felici, consideriamo giusto e normale che capiti a noi, ma quando invece i fatti ci procurano dolori e delusioni, ecco che sbuca la mezza frase “perché proprio io?”. 

Allora fantastichiamo su congiure del destino, inventiamo trame contorte, tutte tese a glorificarci come vittime innocenti.

ETT: Questa è una riflessione che avrei dovuto fare io! 
Probabilmente mi sto adeguando anch’io al vostro soggettivismo.

Però, qualcosa mi fa intuire che tutto questo è una premessa ad una denuncia di insofferenza d’animo.

LUIGI: La tua intuizione non sbaglia!

ETT: Allora vai, ti ascolto.

LUIGI: La mia è una amarezza per quello che sapendo, non riesco a trasmettere.

ETT: cioè?

LUIGI: Vedi, caro mio amico extraterrestre, come noi umani siamo condizionati dalla nostra biologia. 

Nei primi di anni di vita abbiamo tanta energia da bruciare, non facciamo bilanci, né ci curiamo dei rischi e dei pericoli. 

Non conosciamo la paura, perché abbiamo poca esperienza; abbiamo poco tempo per pensare. 

L’istruzione ci omologa e la fantasia subisce violenza. 

L’intraprendenza e lo spirito di avventura si drogano del senso comune.  

Da adulti, invece, siamo riusciti ad ingabbiare tutto in un carattere individuale che nel migliore dei casi si aggettiva come “socievole”, “equilibrato”, “maturo”.

Le occasioni che ci fanno riflettere diventano ricorrenti. 

L’energia fisica calante ci invita a dimorare nel passato e i ricordi depositano romanticismo come collante ad una vita che dovrà spegnersi.   

Da persone mature, tutto intorno ci appare colorato con “che cosa avrei potuto fare!”.

In questo clima interiore, nel vecchio cuore emerge la volontà di offrire la propria “vista” al giovanotto di turno.

Succede, però, che “chi ha i denti non ha il pane e chi ha il pane non ha i denti”.

Allora, l’anziano rallentato dalla biologia, viene svuotato dalla capacità di trasmettere e diventa una campana che rintocca in assenza di aria.      

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