Questa mattina mi sono svegliato
tardi.
Legarsi alla barchetta sperando
di non essere inghiottito dalle onde? Oppure, continuare a essere
ottimista, sperando che la tempesta sia soltanto una minaccia?
Come al solito ho consumato la mia colazione davanti alla tv.
Non trovando il telegiornale, mi
sono adeguato a seguire un film.
Le scene del film mi fanno
ricordare il motivo per cui oggi non lavoro. Improvvisamente mi sento triste. Non sopporto scene di dolore e
cambio canale. Mi rendo conto di non voler scegliere
un umore televisivo e telecomandato. Spengo la tv ed entro in me
stesso.
Mi ripeto: “Festa della
liberazione!”.
Ma liberati da che cosa?
Sorrido e mi rimprovero: “Non fare la parte del
qualunquista !
Non ricordi quanto ci tenevi per la patria per la libertà e la
democrazia? Non ricordi come hai pianto
quando leggevi il piccolo tamburino del libro cuore? Quanto ardore mettevi
nei discorsi di difesa degli ideali di fraternità, legalità ed uguaglianza?”.
Sì, è vero! Forse, tutto era dovuto a una
pura ingenuità e fiducia incondizionata sul genere umano.
Oggi, sono un po’ freddo.
Il mio
ottimismo è molto cauto e sceglie di rimanere sotto una pesante coperta di speranza.
Troppi avvenimenti mi costringono
a una revisione continua di quello che un tempo erano certezze marmoree.
Qualcuno potrebbe pensare che la
mia senilità sia incombente!
In questo caso, avrei un dubbio
se prendere questa insinuazione come offesa o come una reazione a una
ultra-pessimistica visione della realtà.
Quando un naufrago viaggia con la
sua barchetta senza remi in uno sconfinato oceano e vede una minaccia di
tempesta approssimarsi, che cosa deve fare?
Io festeggerei la liberazione
dall’egoismo, dalla sopraffazione, dalla cattiveria.
Io festeggerei la nascita di una
nuova era sociale, connotata da una incipiente saggia consapevolezza e genuina fede nell'armonia comunitaria. Il mondo senza la fiducia di un’umanità
compatta, di uno spirito di solidarietà globale che combatte il dolore in generale,
è destinato alla fine.