
Nel XIX secolo migliaia di persone negli USA,
migrarono nei luoghi dove si diceva che ci fosse tanto oro da raccoglierlo con
le mani. Nella febbrile ricerca dell’oro, pochissimi si arricchirono, ma
moltissimi rimasero con un pugno di mosche in mano. I poveracci, illusi,
vissero di stenti e morirono con l’amarezza di non esserci riusciti.
Internet, oggigiorno, appare come l’oro del Colorado.
Tutti sentono l’importanza e la voglia di tuffarsi dentro, ma pochi sono
consapevoli di entrare in un luogo senza gravità. Scusate la presunzione, ma un giorno decisi di imitare
il grande Socrate. Mi resi trasparente e girai per un istituto tecnico.
Già prima di entrare, vidi dei ragazzi fuori che
attendevano l’inizio della seconda ora. Sentivo che uno di loro si lamentava poiché,
avendo fatto tardi la sera prima, non era riuscito ad alzarsi per tempo, alla
prima ora. Chissà perché i ragazzi dell’era di Internet vanno a letto tardi la
notte!
Entrando nella scuola, vedo qualcosa di innovativo
rispetto ai vecchi tempi. I giovani collaboratori scolastici hanno sostituito
il classico giornale con un notebook.
In segreteria, ogni applicata è immersa nella videata del
suo PC. Non so se interpreto bene, ma ho l’impressione che
qualcuna di loro, si chieda: “…ma perché questo cos fa così?” Il silenzio del luogo di lavoro è solo interrotto da
esclamazioni o da domande senza interlocutore.
Passo attraverso il muro e cerco di interpretare il
pensiero del dirigente scolastico perché anch’egli deve trovare il tempo per il
lottare con il PC. Il suo pensiero mi appare un po’ più chiaro: “Devo finire velocemente questo lavoro! Spero di non
essere scocciato!”
Mi affaccio in un laboratorio tecnico e noto un
professore che si avvicina a un alunno e gli chiede: “Potresti ripetermi il significato di …, che ho
illustrato nella precedente lezione?”
L’alunno non avendo avuto tempo per studiare, cerca di
tergiversare, prima di dare la risposta. Mentre il professore lo aiuta a
ricordare, il furbo alunno, via Internet, attiva la pagina Wikipedia e tenta
una lettura fugace. Un attimo dopo, l’alunno abbozza una risposta. Il
professore la dichiara incompleta e addirittura errata. A questo punto, il ragazzo tira fuori l’asso dalla
manica e afferma: “Professore, avendo ieri consultato Wikipedia, ho
interpretato il significato nel modo che le ho esposto.È errata forse, l’interpretazione di Wikipedia?”
Il professore mosso dalla sfida tacitamente lanciata,
chiede di collegarsi al sito per verificare quanto è stato detto. Si scopre che
il ragazzo aveva sbagliato contesto. Il professore, riprende l’allievo e gli chiarisce che
Internet è uno strumento, e come tale, va utilizzato per ciò che esso è stato
pensato.
L’ultima visita la effettuo in un’aula e anche qui,
assisto a una piccola sceneggiata. Un insegnante sorprende distratto un alunno e chiede: “Scusami
Rossi, perché non sei attento? Non ti interessa l’argomento?”
Il ragazzo risponde: “Professore, quello che sta
dicendo lo trovo già scritto su Internet! Venire a scuola mi sembra tempo perso, ma lo faccio
per il pezzo di carta!”
Il professore rimase senza parole! Anch’io rimango deluso, ma ancora peggio, mi rattristo
se penso al significato associato a una particolare attività che si tiene su Internet:
“Social networking”.
Sapevo da molto tempo che “sociale” significa “vivere
insieme” e quando si convive il linguaggio del corpo è primo attore nella
comunicazione dei messaggi dell’anima.
Potrebbe Internet minacciare la vera essenza dell’uomo?
Temo nel rispondere!