mercoledì 2 agosto 2023

Lettera aperta a Dio

 

Caro Signore,

Forse non è il periodo adatto per farti giungere le mie considerazioni ma, tenendo conto che tuo figlio è morto da più di duemila anni orsono e poiché tu sei perfetto, queste mie parole non ti offenderanno.

Sono nato, cresciuto e istruito alla tua fede e ora che sono grandicello un po’ di critica, concedimela.

All’età dei giochi mi hanno parlato di te, delle verità cristiane; mi hanno battezzato e di questo non ho nessun ricordo; mi hanno fatto seguire un corso di catechesi per giungere alla prima comunione, poi alla cresima e, come ultimo atto, al matrimonio.

Ti giuro che tutto è avvenuto in modo passivo, in obbedienza alla mia famiglia.

No, non voglio colpevolizzare i miei tutori e l’istituzione ecclesiale, voglio solo manifestare il mio imbarazzo.

Non ti arrabbiare se punto il dito contro di te. 

La mia convinzione è che per la tua infinita bontà lasci fare un po’ troppo a noi uomini.

Noi abbiamo molta fantasia e immaginiamo tante cose che forse mettono anche te in crisi.

Ammetti però di avere un piccolo vizietto; come quello tipico dei grandi scienziati nostri: la distrazione determinata dalla grande differenza di spessore d’intelligenza e d’amore.

Se vuoi parlare con noi, devi sapere che la fede non basta!

Sei stato tu stesso a farcelo notare con San Tommaso.

Pretendi di spiegarci il Paradiso come fa il gatto con il topo, che lo mangia per fargli capire la sua missione.

Non ti dico dei miracoli!

Perché t’inventi le malattie se poi ci giochi con i miracoli?

Non vado oltre per non mostrarmi arrabbiato o irriverente.

Non sono capace di immaginare l’oltre la vita terrena senza di te ma per dispetto, potrei rifiutare il Paradiso quando sarà il momento.

Mi siederò sul gradino davanti alla porta e protesterò per non aver avuto modo di conoscerti pienamente quando ne avevo bisogno.

Certamente in Paradiso troverò tutto, ma a che servirà?

Essere beato senza vita è un’ingiustizia verso coloro che, non per scelta, hanno trascorso l'intera esistenza nella fame, nel dolore, nelle carceri, nella solitudine.

Se vorrai, allora, baratterò il mio paradiso con una miglior condizione di vita terrena per congruo numero di miei sconosciuti amici sfortunati.   

Firma: un’anima del mondo.

 P.S. So che per ora non potrai rispondermi ma da lassù, oltre al meraviglioso papa che ci hai mandato, fai qualcosa di meno divino e di più umano.

 

martedì 1 agosto 2023

La felicità in quantità


Ci si chiede spesso se la felicità sia possibile per tutti gli esseri viventi. 

Si ha l’impressione che il destino distribuisca gioie e dolori  come se volesse misurarne la quantità.

Indipendentemente dal credo personale, io suppongo che ogni presenza vivente sul globo terrestre sia destinata ad occupare un posto nell’ordine della catena alimentare, della scala sociale, della dimensione dell’anima. 

Mi riferisco ad una sorta di gradualità che assegna precisi valori di sensibilità e felicità ad ogni essere vivente. 

In questa fantasiosa scala di valori, l’essere umano occupa il posto più alto mentre il singolo individuo si colloca in un preciso punto in questo sotto universo espanso. 

In questo senso, ognuno di noi nasce con una potenza d’amore mediante la quale ha il compito di esprimersi nella propria vita. 

Il fatto straordinario consiste nell’idea che la graduazione non è limitativa, né esprimibile attraverso il confronto.

Per offrirti un esempio figurato, immagina un’infinità di scatole, ognuna con un proprio volume. 

Tutte le scatole vorranno riempirsi al massimo delle loro possibilità, ma nessuna crederà di poter contenere di più di quanto potrebbe, solo perché ha la coscienza della presenza di altre scatole più voluminose. 

Nel caso degli esseri umani, essi nascono come puntini in una sfera di possibilità. 

Ogni uomo, condizionato dal luogo punto sfera delle possibilità, esprime il massimo delle sue potenzialità, pur disponendo in termini di misura, risorse illimitate.

Prendendo in considerazione l’esempio precedente, ognuno di noi è una scatola con un volume determinato dal luogo delle possibilità; non ci sono limiti al volume, ma per quel volume egli si esprimerà attraverso i valori dell’umanità. 

La sfera delle possibilità ha una sola direzione ed è quella per cui essa deve continuare ad espandersi in devozione ad una logica che sovrasta le nostre possibilità di razionalizzare.

In termini più semplici, tutti possiamo essere felici e non esiste nessun limite che si possa opporre alla quantità di felicità raggiungibile. La sfera delle possibilità è composta da infiniti punti ed è pronta ad espandersi all’infinito. 

Siamo noi stessi gli unici responsabili della quantità di felicità esprimibile; noi stessi decidiamo del volume della scatola. 

 

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