La società cambia
La
tecnologia alimenta la fiamma del cambiamento. Nuovi strumenti entrano nella
vita dell’uomo comune, prendono spazio nella sfera degli interessi e lentamente
si espandono fino a costituire la traccia di nuovi schemi mentali.
La società,
quale comunione di idee interferenti, si trasforma.
L’atavico
impulso che spinge i componenti di una stessa specie a cercar posto nella
gerarchia dell’ordine sociale trova espressione nella capacità di molti di
intuire i vantaggi della nuova realtà emergente.
Internet,
l’interconnessione globale e la valanga in corsa delle informazioni che stanno
sommergendo la rete, sono realtà che impongono nuovi approcci in tutti i
settori del sociale.
Politica
online, business online, sesso online, educazione online, non sono espressioni
di una moda transitoria ma risposte sociali alla consapevolezza dei nuovi
strumenti della tecnologia.
Si
scrivono meno lettere ma si inviano più email. Ci sono meno circoli di
intrattenimento ma aumentano le registrazioni sui social network. Si discute
meno ma aumentano gli sms.
La
società è in una fase di cambiamento epocale e coloro che intendono esserne
piloti devono saper guardar lontano osservando i piccoli segnali.
Osservando la bacheca di Facebook
Se
appartieni alla schiera dei frequentatori di Facebook, fai parte di un nuovo
modo di far opinione. Sei un campione statistico che concorre a formare il
“sentiment” di coloro che si affidano alla rete per esternare idee più meno
congruenti.
La novità del fatto sta proprio che alcuni studiosi tendono a
valorizzare questo aspetto e lo stanno già studiando per capire in che modo
interpretarlo prima di affidarlo all’utilizzo degli interessi commerciali o
politici che siano.
Come
ogni novità che si affaccia tra le realtà umane, anche questa crea
schieramenti. Ci sono coloro, amanti della tradizione, che minimizzano la
novità, fidando nell’ignoranza come forza di stabilizzazione e di continuità.
Ci sono, invece, i più attenti, forse anche curiosi, che non lasciano nulla al
caso o al “non provare”, i quali, percorrendo le nuove strade, si comportano
come le navi rompighiaccio che solcano mari apparentemente gelati in
superficie.
Quest’ultima schiera di audaci è poco numerosa ma ha il vantaggio
di arruolare velocemente simpatizzanti. Una notazione che è incontestabile
riguarda l’età degli esploratori.
Sono giovani intraprendenti che scegliendo di
non perder tempo a lamentarsi e di non dar forza a chi crede di pensare per
loro, scuotano la novità per cercare il modo di ottenerne benefici.
Il sentiment
Il
sentiment è una parola inglese che nasconde l’ambiguità di due parole italiane:
sentimento e opinione. Cattura contemporaneamente l’attenzione dei sognatori romantici
e dei concreti giornalisti, mediandola in un compromesso di valori e logica.
Facebook,
Twitter, Linkedin, ecc, sono social network, all’interno dei quali, l’iscritto
denuncia il suo “umore”, sia sottoforma di augurio o speranza ipotetica, sia come
ferma convinzione personale.
Questo
“clima” di idee potrebbe essere interessante sottoporlo ad una analisi
scientifica dalla quale ricavare convinzioni diffuse e previsioni di risposte a
particolari stimoli.
Gli
utenti di facebook (scegliendo uno a caso), potrebbero essere visti come cavie,
come una fetta del campione statistico da cui estrarre un “sentimento” in
essere e dal quale capire come reagirebbero se fossero provocati.
Questo
fenomeno non ancora ufficializzato tra le indagini statistiche tradizionali è
tuttavia tenuto in gran considerazione.
I politici, gli economisti, gli imprenditori,
ufficialmente danno poco credito ai social ma privatamente si fanno in mille
per sapere che cosa si dice su loro conto.
Tra
le novità di San Remo, snobbato dai giovani “in” negl’anni precedenti, è stata
prevista una stazione “connessa” ai social network durante la celebrazione
dell’evento televisivo.
Probabilmente, l’intenzione del direttore artistico è
stata quella di voler ascoltare l’eco del “sentiment”, sperando di vederli più
coinvolti e eventualmente ritoccare in corsa la rotta di navigazione della
trasmissione.
Il valore dei commenti sui social
network.
Come
in ogni famiglia troviamo ruoli e caratteri diversi, così anche sul social le
figure sono molto variegate.
Il
dato comune discende dal carattere virtuale dell’interlocutore di ogni utente.
Nell’atto
del commentare o postare (neologismo), il destinatario del messaggio dovrebbe vestire il
quadro logico e sentimentale del mittente.
Qualsiasi contrarietà o
incomprensione per ciò che si scrive è avvolta da una lontanissima possibilità
di esistenza.
Per quanto riguarda la verità sul contenuto dei messaggi, il
canale è assunto unidirezionale.
Ogni risposta contraria è acquisita con
sorpresa, giustificata immediatamente con l’inadeguata comprensione del
lettore.
Davanti
alla tastiera, il solitario utente connesso è un trasmettitore attento alle
conferme e alle celebrazioni di se stesso.
Nel comunicare, egli utilizza solo i
significati delle parole o delle emoticon (faccine), e cioè quel 7% del
quantitativo informativo che si trasmette parlando dal vivo con una persona.
Ciò vuol dire che, tranne per pochissimi amici che conosciamo da molto tempo, i
messaggi hanno scarsissima probabilità di essere letti con attenzione e quasi
nulla, di essere compresi profondamente.
Nonostante
questa superficialità dei lettori, i post sui social network sono canti di
grilli invisibili nella campagna silenziosa o punti luminosi nel cielo notturno
estivo.
Ognuno è storia a sé e tutti formano un disegno o, per dirla in forma
matematica, una distribuzione di desideri.
Ogni
desiderio, se pur specifico, nato e formato all’interno della società reale, è
un dato inconfutabile di un pensiero il cui contenuto contribuisce a formare
l’umore sociale.
Il singolo pensiero, pesato nella fascia di sociale di
provenienza compone il quadro ideologico da cui emerge l’umore.
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