Un uomo, nei momenti in cui il lavoro lo
lasciava libero, amava ritirarsi in piena solitudine e godere il cielo stellato
di una tranquilla e tiepida notte d’estate.
Dire che era solo, gli sembrava un eufemismo!
Era circondato dal basso, da una fervida
vita animale e vegetale nascosta gelosamente dal buio; dall’alto, era
accompagnato da migliaia, milioni o miliardi di stelle.
Il loro numero poco
importa se tanta maestosità ti è vicino.
L’uomo era seduto su grosso sasso
pianeggiante che materialmente lo teneva legato alla madre Terra.
Sebbene fosse fermo, la sua mente non
aveva vincoli e nemmeno limiti.
Egli col canto del silenzio dava spazio alla
sua anima.
Si chiedeva che cosa potesse renderlo più
felice di quanto già non lo fosse.
Godeva del suo mondo, aveva la
consapevolezza di essere parte di un disegno.
Non si spiegava perché era
contento e perché quel disegno gli sembrava meraviglioso.
Gli giungevano sensazioni che le parole
ancora rincorrono per descrivere quello stato.
Pensando che sicuramente ci fosse qualcosa
che potesse renderlo più felice, azzardò alcune ipotesi.
Forse, se mi arrivasse qualche milione di
euro, sarei più felice?
Subito scartò questa idea.
Egli non si
sarebbe più potuto sedere tranquillo su quel sasso, non avrebbe avuto tempo, si
sarebbe perso nella foga di difenderli, investirli, usarli oculatamente.
Avrebbe trovato tanti falsi amici e avrebbe perso qualcuno vero.
Sarebbe
passato per stupido, incapace, fortunato e tutti gli aggettivi che richiamano
chi ha tanti soldi.
Pensò di scoprire per sé, una facoltà
sopranaturale, come per esempio, vedere il futuro, comunicare con l’aldilà.
Ma anche questa idea gli sembrò balzana.
Avrebbe suscitato curiosità e indotto a
far pensare a una pazzia emergente.
Naturalmente, aveva scartato a priori, la
scalata al potere, l’investitura alla scienza e agli incantesimi della fama.
Non perché non le ritesse importanti, ma
per il gusto della sua anima, poco si conciliavano.
Quell’uomo aveva chi credeva in lui; chi
cercava la sua mano per camminare insieme; chi trovava spazio sul suo cuscino
per dormire insieme; chi nel sonno, allungava il piede per cercarlo e
continuare a dormire.
Quell’uomo aveva anche una stella in casa,
che brillava continuamente nei suoi occhi.
La stella che avrebbe voluto avere
se la fortuna non gli avesse già donato.
Una stella silenziosa e attenta alle sue
mosse.
Una stella per la quale ha sempre cercato
il monte più alto della terra per stargli vicino.
La sua stella era una cometa, piccola e
perduta nella galassia di un universo che riconduce tutto alla stessa unità di
misura.
Mentre l’uomo pensava tutto questo,
cominciò a convincersi che forse non aveva bisogno di nulla.
Improvvisamente una scena si presentò ai
suoi occhi.
Qualcuno, nel silenzio della notte
incalzante, gli parlò.
Nonostante quell’uomo si fosse appena
convinto che non ci fosse più nulla che potesse renderlo più felice, la voce
misteriosa mise tra le sue mani una scatola chiusa e disse:
“Questa scatola contiene ciò che potrebbe
renderti più felice! Se un giorno capirai che cosa ti manca, allora potrai
aprirla e troverai esattamente ciò che avrai desiderato”.
Passarono anni, quella scatola non fu
aperta.
Quando l’uomo giunse al momento in cui
tutti siamo obbligati, chiamò il suo grande amore e con la poca voce rimasta,
lasciò la scatola, mai aperta, nelle sue mani e disse:
“Amore
mio, ti dono questa scatola che avrei dovuto aprire se avessi avuto l’idea che
qualcosa mi avrebbe reso più felice.
Ma non sono riuscito a trovare nulla più
importante di te e che mi rendesse più felice di pensare a te.
Dove andrò, anche
il contenuto di questa scatola non servirà ma potrà essere utile a te se non
avrai avuto la mia stessa fortuna.
Spero che anche tu possa non aprirla mai”.
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