giovedì 21 marzo 2024

Il tempo della consapevolezza

 

Svegliarsi la mattina e contenere l’energia del mondo, ignari di trascorrere solo una parte infinitesimale di tempo dell’universo, è l’esatta definizione di sentirsi giovane. 
Altre proprietà discendono come corollari di uno stesso teorema. 
La presunzione di poter fare qualunque cosa, la convinzione di poter rimandare o ripetere un evento di vita, l’incoscienza di rimpicciolire il mondo alla nostra dimensione, la procurata cecità delle verità assolute che si alternano con la stessa velocità con cui si assumono, fa parte del pianeta gioventù. 

Il corpo tace ed è un compagno opportunista dell’anima; da essa chiede sostegno per crescere e rinvigorirsi, sminuendo le necessità proprie legate al bisogno di serenità, osservazione, riflessione e studio.
I giovani traducono il divertimento come movimento gioioso, intensa agitazione che trascina anche l’anima in un turbinio di sensazioni stimolanti molteplici emozioni.
Pause o inattività, quali possibili traditrici e promotrici di consapevolezza, si tendono a limitarle, se non è possibile evitarle.
Flemma, pragmatismo, ponderazione, non sono qualità concilianti con l’essere giovane e sebbene queste possano in alcuni casi essere qualità di alcuni ragazzi, danno senso di maturazione avanzata. 
Di conseguenza, il giovane maturo tra i suoi coetanei appare fuori dal tempo, colorandosi di grigio.
La necessità di divertirsi del giovane va oltre la conoscenza dei modi per arrivarci; istintivamente giunge attraverso lo stordimento procurato da stimoli esterni: musica, cibo, alcolici, sesso, droga.
L’apparato sensoriale è la porta d’ingresso attraverso cui gli agenti stimolatori trovano amico lo stupido corpo per portare in risonanza nel cervello quelle sensazioni che diventeranno emozioni, illusioni o allucinazioni.
Il divertimento, così inteso, è una tempesta nel corpo capace di farlo sentire “vivo”. La giovane età non pone nessun problema di biologia e della quale ignora la presenza.
Arriverà il giorno in cui l’ex-giovane sentirà bussare il corpo all’anima chiedendole conforto per qualche inaspettato acciacco, allora si verificherà una strana commedia. 
L’anima comincerà a prendere spazio nella sfera delle attenzioni e non si potrà esimere nel fornire al corpo oltre alla sua comprensione anche il giudizio: “Amico mio, stai invecchiando!”
La risaputa stupidità del corpo accetterà tale giudizio e si adeguerà. Da quel momento in poi lo specchio vedrà più frequentemente scrutare il viso, pronto a riflettere i primi capelli bianchi o le prime percettibili rughe. 
Il dialogo anima-corpo continuerà in una battaglia che, per qualcuno assumerà la strategia di guerra di posizione, per altri, saranno battaglie lampo da cui deriverà nuovi modi comportamentali e un diverso spirito di intendere la vita. 
In questa fase le verità diventano poche, difficili da assumere e difficilissime da rimuovere.
Il sentirsi giovane diventerà strettamente dipendente dalla profondità del sentimento di apprezzamento concernente tutto ciò che fa parte della vita e dalla gamma delle passioni intellettuali che essa coinvolge.
La curiosità della persona matura va oltre a quella di un bambino poiché, non gli basta più conoscere, vuole godere di tutto quello che la vita offre.

mercoledì 20 marzo 2024

Amicometro

 

Siamo circondati da tante persone qualificate dal senso comune come conoscenti, molte sono amici convenzionali, soltanto poche riescono a oltrepassare il confine invisibile della formalità e prendere spazio nel nostro esistere.
Le persone che portiamo con noi, internamente all’anima, diffondono quell’impercettibile fragranza, tipica della dolcezza interiore. 
Non ci promettono grandi cose, non hanno ricchezze materiali che potrebbero donare, dispongono soltanto di sguardi e sorrisi che ci fanno sorgere il sole anche a mezzanotte.

Non vi nascondo che mi ritrovo a indugiare con questo tipo di persone; con loro tento di allungare il tempo del colloquio usando stratagemmi quasi infantili. Il tempo che si trascorre con loro appare adimensionale, cioè non si è consapevole di quanto ne è passato e di quanto ne resta.
Il vero amico stabilizza l’umore nell’allegria sommessa; ti guarda con occhi con modi diversi da quelli usati per raccogliere informazioni e giudicare; ti fa dimenticare l’età, non si accorge del tuo naso storto o di quel bruffolo antipatico sul mento.
Il vero amico trova l’opportunità di usare spesso la parola “anch’io”, e non per farsi bello, ma semplicemente per dichiarare i tuoi stessi difetti.
L’amico vede capacità dove altri trovano problemi; egli si serve di qualche bugia bianca per non demolarizzarti, esterna auspici esortanti.
Con un amico non riesco a stare in silenzio, voglio che nell’armonia delle voci, la sua bontà d’anima si misceli e generi musica incantatrice capace di inchiodare nel mio cuore quel famoso “pensiero felice” di Peter Pan.

Un amico emette un campo magnetico misurabile con uno speciale strumento simile al magnetometro ... io lo chiamo amicometro.

All’interno di questo campo le particelle di cattiveria rifuggono poiché scacciate dall’energia colonizzatrice dell’amore.
Quando nasce un'amicizia, consulto il mio strumento ... mi aspetto valori alti di campo magnetico, diversamente non mi faccio illusioni. 
 

martedì 19 marzo 2024

Il volto dell'anima

 

In modo ricorrente capita spesso di rispondersi alla domanda:“Credo nella vita successiva?”.

Porsi il quesito è già una conferma indiretta che la possibilità possa essere certezza. Non nascondo l’idea che anche chi non ci crede vorrebbe convincersi, ma non trova nulla a cui aggrapparsi per combattere la paura di mentirsi.

La misura con cui ognuno di noi crede nella vita ultraterrena è determinata dal grado di debolezza interione. Per esempio, gli emarginati, gli sconfitti, i desolati, i deboli, sono meglio predisposti a credere, se non altro, per spirito di rivalsa. Inoltre, passando nell’altro mondo sicuramente per loro ci sarebbero vantaggi.

Invece, chi sta bene fisicamente, economicamente, socialmente, vuole prove chiare e scientifiche che questo ultramondo esista. Per questi, l’altro mondo è un investimento rischioso.

Un’altra categoria di scettici sono gli scienziati. Essi sono troppo presi dal rigoroso formalismo del modello logico per divagare in sentieri senza piste e recinzioni. Ammettere un’idea non partorita da un sapere precostituito ed eventualmente non poterla giustificare, significa non pensare da scienziati.

Ci sono anche le persone colte che hanno difficoltà a rapportarsi con la vita ultraterrena. Il loro sapere è la prova evidente che ciò che potrebbe esistere dovrebbe passare per la conoscenza. Questo sforzo sovrumano di far contenere tutta l’acqua dell’oceano in una bottiglia, ha contributo alla formazione di tantissime teorie organizzate in correnti di pensiero che hanno tracciato la storia della filosofia.

Il filosofo è colui che come il cane, fiuta la presenza di qualcosa e con giri senza direzioni, procede a tentativi per avvicinarsi al luogo dove poter scavare per trovare. Insomma, anche il filosofo non ci crede al mondo etereo, ma costruisce intorno ad esso un sentiero condizionante.

Chi ci crede veramente è il romantico, colui che vede, non con la ragione, ma col cuore. Egli non ha bisogno di prove, usa parole prestate dal linguaggio per descrivere ciò che l’anima suggerisce.

Il romantico, come anche il poeta, sposta nuvole, fa sorridere il sole, raccoglie stelle del firmamento in una mano, vede l’arcobaleno come la firma di Dio, vede fiori spuntare nel mare e nel deserto, vede nei cuori con lo strumento più complicato che esiste: “La sensibilità”.

Credono nel mondo che non c’è, tutti coloro che hanno un’anima staccata dal mondo vegetale e che sono portatori fortunati dei veri valori umani. Sì, scusatemi l’arroganza quando affermo i “veri” valori umani.

Escludendo le arti dell’anima, non riesco proprio a convincermi che sia importante mangiare, bere e dormire. Senza di queste attività sicuramente morirebbe il mio corpo, ma senza i veri valori umani avrei preferito nascere come un bel fiore che regala profumo e bellezza al più distratto degli umani.

Chi crede nella magia del mondo dell’anima non ha bisogno di convincere nessuno, sperimenta ogni giorno come far accelerare i battiti del cuore senza correre.

È facile per voi che non credete nel Paradiso, che non vi emozionate al tenero sguardo di un bambino, che siete duri alle lacrime, che siete obbligati dalla forza della convinzione a cancellare qualunque dubbio … … che il mondo dell’anima non esiste!


lunedì 18 marzo 2024

Dubitare

 

È facile imbattersi con persone equilibrate, consapevoli, posate e sagge. Vi sembrerà strano, però potrete riscontrare in loro la casa del dubbio. Strano perché coloro che debbono trasmettere sicurezza e fiducia sono i rappresentanti del dubbio!

Se tu fossi equilibrato dovresti consapevolmente muoverti tra due sponde non consigliate, quindi, dovresti essere cauto per dimostrare tutta la tua saggezza. Potremmo immaginare lo stato d’animo di Adamo quando fu cacciato dal paradiso terrestre. Poveretto! Si trovò di colpo a subire una realtà di cui non aveva nessuna esperienza.

Se qualcuno di noi sperimentasse la cacciata di casa, la prima domanda che si porrebbe è la seguente: “Che faccio, ora?”

Forse penserebbe subito dove andare a dormire, cercherebbe un luogo per riflettere in solitudine, oppure, penserebbe su chi potrebbe accoglierlo. Insomma, sarebbe inondato da una marea di problemi da risolvere in breve tempo e dovrebbe dimostrare di essere il miglior saggio vivente, per non subire frustrazioni, ansie, paure e la scomparsa totale di humour.

Adamo ed Eva, con le poche foglie a disposizione per coprirsi, avrebbero pensato di cercarsi subito una caverna per proteggersi dal freddo e dai pericoli che la natura generosamente fornisce.

A posteriori sappiamo che fecero la scelta migliore, visto che le caverne sono spesso utilizzate, per gli stessi motivi, anche da animali feroci. Alla nascita dell’umanità il dubbio era già presente, nato come parto gemellare della consapevolezza. Da quel momento è partita la corsa per cercare il filo più sottile su cui fare equilibrismo.

La storia dell’uomo, cronaca delle sue scelte, ha fornito il materiale su cui imbastire il vestito della filosofia. Sono passati millenni, abbiamo bei vestiti, ci spostiamo con metri cubi di lamiere, voliamo in bombolette ad aria compressa su oceani, ma il dubbio è rimasto!

La regia universale si è inventata la riproduzione come sistema narcotizzante per le questioni mai risolte: “Chi siamo? Perché siamo nati? Con la morte, è tutto finito?”.

Menti illustri hanno dato la loro spiegazione, ma francamente convincono solo loro stessi (e forse!). I pensieri e le riflessioni sono sempre più articolate e profonde, ma l’insoddisfazione di fondo rimane. C’è una parola che tradisce qualunque teoria: “Confutare”.

Se ci fate caso, per ogni filosofo che scardina qualche idea inchiodata nella nostra convinzione, c’è sempre uno che ha qualcosa da confutargli. Anzi, dice: “Concordo con te, ma con una variante… ”.

Per esempio, Freud afferma: “Il sogno è la manifestazione di un desiderio non appagato”. Il suo discepolo, Adler, precisa: “È vero, ma a che serve sognare, se da sveglio non ricordo niente! Oppure, ricordo scene cosi stravaganti che ho paura a raccontarle per non passare da imbecille! Caro Freud, la tua teoria è accettabile, però, andrebbe rivista dopo questa mia confutazione. Infatti, il sogno deve avere un’idea curativa dello stato di insoddisfazione del sognatore, ed è quello che lo predispone ad agire per modificare il suo stato fisico predeterminato dal sogno. Non importa quale tecnica o mezzi abbia usato il sogno, l’importante è che crei gli stimoli giusti per raggiungere l’obiettivo”.

Se Freud fosse vivo, sono sicuro, che avrebbe posto una nuova confutazione a sostegno di una teoria sempre più profonda e lontana da te che stai leggendo.

Dovremmo prendere atto che il dubbio lo porteremo sempre con noi e, se volete, è quel peperoncino piccante che solo i raffinati di palato riescono a mozzicarlo per sentire il fuoco dell’esistenza.


venerdì 15 marzo 2024

Passa il tempo


 

Passa il tempo, 

lo sentiamo scorrere come il flusso di sangue nelle vene.

 

Non fa rumore, ma offende l’idea della nostra immagine.

 La foto di ieri è già diversa da quella di oggi;

 le pose che ci piacciono sono sempre di meno.

 

 Il viso manifesta in superficie ciò che dentro ha un’altra data.

 Non distinguiamo bene il sentimento che ci coglie.

 Forse paura e smarrimento; certamente incertezza.

 Trema l’anima per ciò che non gli sarà più possibile.

 

Ogni minuto è prezioso, ma spenderlo nel miglior modo possibile è difficile se non si conosce come.

 

Non ci resta che creare in noi un ciclo eterno 

in cui inserire un battitore di emozioni, 

sempre pronto a farci sentire vivi.

 

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