venerdì 29 dicembre 2023

Cercando il Paradiso

 

 

Viveva in una terra lontana un uomo molto religioso. Era gentile e si prodigava per il prossimo. Viveva da solo, in compagnia di un ragazzino che aveva adottato come figlio.

Un giorno l’uomo ebbe bisogno di un servizio. Gli necessitava che il ragazzo gli portasse qualcosa dal mercato. Lo cercò ovunque ma non riuscì a trovarlo. Poiché sapeva che gli piaceva l’atmosfera della chiesa, andò alla parrocchia della sua zona e sbirciò attraverso una delle finestre della chiesa per dare un’occhiata all’interno. Vide che il suo ragazzo giocava con qualcuno.

Entrò silenziosamente in chiesa e scoprì che il compagno di giochi del figlio non era altro che la statua di Gesù bambino. La scultura in alabastro bianco in qualche modo aveva preso vita. Aveva lasciato il suo santuario ed era sdraiato sul pavimento a parlare e giocare con il ragazzo.

Lo stupito padre ricordò il detto secondo cui Dio appare solo davanti a persone innocenti. Chi era più puro di mente e di cuore del suo bambino, ancora incontaminato dalla sporcizia del mondo?

L’uomo si allontanò silenziosamente, tornò a casa e attese il ritorno del figlio. Intanto, gli aveva preparato una buon pasto.

Quando il bambino rientrò, il padre gli chiese dove fosse stato.

"In chiesa, papà. Stavo giocando con un amico." rispose sorridendo il ragazzo.

“Molto bene. Se vuoi puoi condividere un po’ di cibo con il tuo amico” propose il padre.

"Lo vuoi veramente?" chiese il ragazzo.

"Certamente!" rispose il padre con tutta la sua sincerità.

Il ragazzo raccolse un po’ di pane e formaggio in un tovagliolo e si apprestò a tornare dal suo amico. Ma mentre stava per andarsene, il padre lo fermò e disse:

"Figlio mio, voglio che tu faccia una cosa per me. Quando incontrerai di nuovo il tuo amico, chiedigli se andrò nella gloria in paradiso quando sarò morto."

"Sì, papà" rispose il ragazzo nella sua ingenuità. Uscì di casa e portò il suo pasto in chiesa per condividerlo con il bambino Gesù, lasciando il padre ad aspettare con ansia il suo ritorno.

Quando il ragazzo fu a casa di nuovo, il padre gli chiese con impazienza se avesse parlato con suo amico di quel suo desiderio.

"Sì, papà ne ho parlato. Ho chiesto se il mio papà andrà in paradiso? Ma lui ha risposto di no, perché hai trascurato i tuoi genitori."

L’uomo si rattristò nel sentire questo. Ci pensò un po' e disse di nuovo al ragazzo: "Se mai incontrassi di nuovo il tuo amico, chiedigli se mi verrà perdonato per i torti fatti ai miei genitori facendo del bene ad altri anziani."

Il ragazzo fece come gli era stato detto. Quando il giorno dopo incontrò di nuovo il suo compagno celeste, gli chiese: “Dimmi, amico, mio padre, andrà in gloria in paradiso se ha servito con amore altri anziani?”

“No”, rispose il bambino Gesù, “devono essere suo padre e sua madre a ricevere ciò che gli è dovuto. Potrà salire con gioia in cielo solo se avrà onorato e curato bene i suoi genitori”.

Quando il padre udì ciò, tornò dai suoi poveri vecchi padre e madre che fino ad allora aveva trascurato. Li condusse dove viveva e li trattò con la massima gentilezza, amore e rispetto. Prodigò loro ogni cura e non permise a nessun che lo sostituisse nelle cure.

Quando vide la gioia che i suoi genitori mostravano per la sua gentilezza nei loro confronti, la sua felicità assunse un senso diverso. Non mirava più l’obiettivo di ottenere il paradiso. Tutto il giorno e la notte pensava a come rendere i suoi genitori sempre più felici. Non era il pensiero del paradiso a spingerlo, ma il pensiero della gioia autentica dei suoi genitori.  I loro sorrisi lo portava a fare sempre di più per loro.

Poi un giorno, il suo vecchio padre e sua madre morirono. Erano stati molto felici con il loro figlio. Vissero e morirono in pace, contenti della consapevolezza che il loro ragazzo li amava così tanto.

La morte dei genitori rese l’uomo molto triste. Per giorni non riuscì a superare il dolore per la loro perdita.

Dopo la morte dei cari genitori trascorse molto tempo, l’uomo invecchiò. Una notte fu svegliato dal sonno da suo figlio, che ormai era diventato grande e gli disse di ascoltare ciò che sembrava una melodia. C’era una musica dolce e piacevole che sembrava risuonasse in tutta la casa.

“Oh,” disse il padre con gioia, “forse sono gli angeli che sono venuti a prendermi per portarmi in paradiso."

E aveva ragione!

Gli angeli avvolsero l’uomo in una fulgide luce e lo portarono nel cielo glorioso.


giovedì 28 dicembre 2023

Amava la sua mamma

 

Nei primi anni del novecento viveva un uomo straordinario conosciuto come Carlo il genio. Il soprannome era dovuto alla sua incredibile logica matematica. Aveva studiato in autonomia ogni aspetto della disciplina. Negli anni aveva scoperto un certo numero di proprietà matematiche che presentavano interessanti risvolti nelle applicazioni pratiche. I suoi amici lo stimavano e si rivolgevano a lui per avere consigli su qualsiasi cosa. Carlo era un’anima estremamente gentile. Viveva con sua madre alla quale era legatissimo. Purtroppo, diventando anziana, la mamma divenne cieca e debole fino al punto da non poter badare a sé stessa. Aveva bisogno di farmaci introvabili nella sua zona per cui puntualmente si recava in città per comprare cibo e medicine.

Carlo offriva i suoi servizi per reperire il denaro che gli serviva. Così fu costretto a spostarsi nella grande città per poter guadagnare il necessario per vivere. Per questo motivo incaricò un amico per portare il cibo a casa e badare a sua madre.

Per i primi tempi, andò tutto bene fino a quando si creò una brutta situazione. In uno dei lavori, Carlo guadagnò tantissimi soldi; una parte li utilizzò per comprare cibi ricercati e la rimanente la consegnò al suo amico con la raccomandazione di custodirli presso la casa della madre. 

Dopo una settimana un altro suo amico giunse in città per informarlo che la mamma stava male; erano già parecchi giorni che non mangiava e che non c’era nessuno ad accudirla.

Carlo resto basito perché era sicuro della fedeltà del suo vecchio amico. Non avrebbe mai immaginato che si sarebbe dileguato con i suoi soldi. Ad ogni modo, ritornò precipitosamente a casa. Si prese subito cura di sua madre e appena lei riprese le forze e cominciò a sentirsi bene la condusse con sé in città dove poteva provvedere di persona alla cura della sua amata mamma.

L’eccezionale bravura e carisma di Carlo si diffuse in tutta la nazione fino a giungere nei centri di potere.

Il governatore dello Stato lo volle come suo consulente personale per cui mandò un suo emissario per notificare l’incarico.

Carlo, sebbene ne fosse onorato, declinò la nomina, affidando al messaggero il motivo del rifiuto. Egli non voleva separarsi dalla madre in quanto la povera donna non era auto-sufficiente e quindi bisognosa di continue cure.

Il governatore si sentì indispettito e mandò i suoi agenti a prenderlo e portarlo in maniera coatta al suo cospetto.  

Quando gli agenti giunsero a casa sua con l’intento di usare la forza qualora egli si fosse rifiutato di obbedire, per non impaurire la mamma l’uomo accettò suo malgrado di seguirli. Carlo era di animo gentile, non avrebbe mai usato la forza per qualsiasi motivo.

Nonostante l’apparente serenità del figlio, la mamma intuì che qualcosa di molto triste stava succedendo e mostrò segni di paura.

Carlo, con la calma che gli era solita, pregò la madre di non preoccuparsi. Le disse che avrebbe presto chiarita la sua situazione e poi sarebbe ritornato a casa.

Durante il trasferimento verso il palazzo egli pensava come avrebbe potuto intenerire il cuore del governatore. Sua madre stava da sola, era incapace di vedere e nutrirsi.

Quando fu di fronte al governatore era evidente la sua tristezza. Il governatore, però, non capiva il motivo di tutta quella riluttanza. Chissà quanta gente avrebbe fatto salti mortali per ottenere quell’incarico così importante e che avrebbe portato un guadagno economico notevole. Preso da questo dubbio, il governatore domandò: “Per quale motivo rifiuti di offrire il servizio al tuo governatore?”

Carlo a capo chino, rispose: “Signore, ho una madre cieca e ha soltanto me per continuare a vivere. Se la lasciassi sola morirebbe.”

Il governatore, capì e disse: “Sei libero di tornare a casa. Io avrò modo di cercarmi un altro consulente, ma tu hai una sola mamma.”

Il governatore fu toccato dalle parole di Carlo. Lo liberò per l’amore e la gentilezza d’animo che l'uomo mostrò e che molti conoscevano.

Carlo, felice, corse a casa più velocemente che poteva. Voleva rassicurare l’anziana donna e promettere che non l’avrebbe lasciata sola per nessun motivo al mondo.

Giunto a casa, cercò inutilmente di non farsi sentire perché voleva sorprenderla con una carezza. La madre finse di non accorgersene; per compiacere il proprio figlio, aveva deciso di interpretare la sua più bella finzione. 

L’amore di Carlo per la sua mamma era senza misura.

 

 

mercoledì 27 dicembre 2023

Essere normali

 

 
Esprimere un pensiero, è anche mostrare un riflesso dei propri convincimenti.
 
Parlare di frutta, per un fruttivendolo è un fatto assolutamente normale.
Parlare di rapina a una banda di ladri è un fatto poco sorprendente.
Parlare di sesso ai giovani in ricerca delle prime esperienze è naturale.
Il contesto rende “ovvio” uno stesso pensiero che altrove può far scalpore.

La morale di questa premessa è di secondo piano.

Il concetto più importante è legato al fatto che la natura umana si convince sulla “normalità” di un evento (indipendentemente dal giudizio), se lo rileva ripetutamente tra i suoi simili.

Per esempio, se da domani decidessi di camminare gambe all’aria, in un primo momento tutti mi prenderebbero per pazzo, ma se convincessi qualcuno a imitarmi, i pazzi sarebbero due.
Aumentando i miei imitatori, nascerebbe prima il dubbio sulla mia reale pazzia, e poi, la voglia di imitarmi assumerebbe il tono dello scherzo.
Continuando ad aumentare i miei seguaci, una pacata tolleranza sostituirebbe il dubbio e l’imitazione precedente si tradurrebbe in “moda”.
Quando il numero dei miei seguaci diventa considerevole, io sarei elevato a santone, precursore di idee innovative.

Questa teoria incide ancora più profondamente se la maturità degli individui è bassa o è in formazione (bambini).

Può capitare che una donna si denudi fino a mostrare le sue bellezze più intime e usarle provocatoriamente per fini non molto nobili, e allora, il giudizio prende banco poichè la normalità è stata violentata.  
Può capitare che si manchi di rispetto tra persone solitamente bene educate, e allora, l'evenienza vuole il conforto del giudizio. Anche in questo caso, la normalità ha subito uno scossone.

In sintesi, l'arrivo del giudizio è il sintomo di una normalità scossa e l'inizio di una nuova colonizazzione dell'apparire normale.

martedì 26 dicembre 2023

La carezza dell'illusione

 


Ardo al passar del fiume lento.

Inerte per altrui volontà, arretro lento il pensiero.

Sottil speme per frugar risposte a mal riposte remore.

Son grande per la punta dello spillo.
Son alto per la foglia cadente.
Son macigno per la cadunca specie.

Orgoglio compatta lo spirito debole,
e allo stringer del pugno, 
di ragionar m'approccio.

Allor, che il vento 
d'illusione mi accerezza. 

 

lunedì 25 dicembre 2023

Lo stato primario dell'anima


A volte non hai solo bisogno di restare solo, ma di trovare qualcosa di cui non sai cosa sia di preciso, mentre sei convinto  che ti manchi. 

Questo desiderio ti prende, sai che non scoprirai mai la sua origine e nonostante tutto insisti a trattenerlo.

Sarà forse una sorgente d'acqua dolce nascosta all'interno del corpo, da dove attingere sorrisi per stimolare il cuore e poi sentirsi staccati.

Ogni pensiero stupido si stacca dalla mente e cade come le foglie secche ignorate dal suo albero.

Si comprende che esistono realtà che vanno vissute con lo stato primario dell'anima: l'amore.

 

domenica 24 dicembre 2023

La grande bugia


L’uomo in sé fa parte della natura e come tale, eredita le sue proprietà: limitazione, finitudine, imperfezione.

La materia si colloca nel contesto come espressione delle proprietà menzionate.
L’uomo è materia e da questa, nella forma più libera, potremmo ricavare l’anima.
In un certo senso, possiamo pensare all’anima come esalazioni della materia. 
L’anima quindi è sempre se stessa, ma a causa delle proprietà d’esistenza (sopra accennate) è costretta ad essere materia e a subire la dittatura della segregazione in parti.
Per dimostrare tutto questo, basterebbe convincersi che l’esistenza del finito rende inesistente l’infinito e viceversa.
Se vogliamo esistere dobbiamo dimenticarci del concetto di infinito e ammettere l’ineluttabilità del “FINIRE” come sponda all’idea di “INIZIO”.
Dobbiamo ammettere la “MORTE” condizione alla “NASCITA”.
Gli estremi di questo segmento debbono collocarsi in una ideale sequenza ordinata chiamata “TEMPO”.
 
Fantasticare sugli estremi è meraviglioso perché tra questi l’umanità ha costruito la fisica che in ultima analisi è il placebo per una razionalità che raffina se stessa in un gioco che affascina la vita.

Per questo motivo, l’essere umano si attacca alla vita con il suo respiro con le sue emozioni immaginandola una sola ma che in fondo si rivelerà una grande bugia. 

sabato 23 dicembre 2023

Libertà nascosta

 

Uno dei miei valori di cui volentieri mostro fede ed entusiasmo è la LIBERTA’. 

Non mi riferisco alla libertà intesa come assenza di impedimenti fisici, impossibilità di muoversi, di decidere per se stessi, esprimersi, e in definitiva, di esserci come essere umano; queste sono necessità connesse alla natura umana, esattamente come mangiare, bere e dormire.

Immagino che se io andassi in giro con un cartello su scritto: “Viva la libertà di mangiare e bere”, e non mi facessi credere un barbone, un disperato o con un termine elegante, un senza tetto, tutti mi guarderebbero come se fossi un matto e forse, suscitando compassione, farei raccolta di viveri.

La minaccia della libertà su cui voglio guidare la vostra attenzione è quella più fine, quella che potrebbe distruggere anche la vita di colui che vive nel lusso. 

Si tratta di quella minaccia che è determinata dai riflessi delle azioni eseguite dagli altri. 

Queste proiezioni negative di energia nella nostra sfera, sono provocatoriamente irradiate per rivoluzionare il nostro mondo interiore e farci assumere decisioni improprie o condividere idee che in altri momenti avremmo considerato inconsistenti.

Per esempio, se assistessimo a una scena di prevaricazione, il nostro istinto ci imporrebbe di parteggiare per la vittima e se questa si dimostrasse debole, incapace di difendersi, scatterebbe automaticamente rabbia e odio. 

Qualunque azione che si intraprendesse successivamente sarebbe giustificata dalla causa generatrice dell’odio.

Se riflettente per qualche minuto, converrete con me che si tratta di vera violenza, attinente alla sfera interiore. In ultima analisi, ci troviamo di fronte a una minaccia della LIBERTA’ di altissimo valore e cioè quella di scegliersi la serenità come opzione di vita.

Qualcuno potrà obiettare chiedendomi come sia possibile cautelarci, mantenendosi impassibili in quelle scene dove estraniarsi significherebbe vigliaccheria o nel caso migliore apparire come colui che se ne infischia.

La ricetta, io non sono riuscito ancora a trovarla però una frase letta occasionalmente aiuta a fornire uno spunto:
Il perdono è dei Santi.
Gli uomini hanno il diritto di odiare.
Tradotto nel mio modo di vedere:

Io non sono Santo, o comunque i Santi sono pochissimi, per cui, lasciatemi una consolazione quando qualcuno, minacciando la mia libertà interiore, mi fa odiare: esercito un mio diritto!

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