giovedì 23 novembre 2023

Se la vita fosse facile

di Giovanna Sgherza


E tra giorni brevi e notti infinite
ho cercato l’essenza del vivere:
immobile in certi gesti,
atroce valanga nei sentimenti.
 

E’ come stare in stazione:
partenze e arrivi da salutare
ogni giorno un viaggio da fare…
Il finestrino del treno
accarezza vite smarrite
e le spinge oltre un sogno.
 

Palpita un cespuglio di malinconie;
un sorriso scuote la testa,
afferra pensieri, nuvole, impronte della gente.
 

Se la vita fosse facile
non riempirebbe vagoni affollati:
starebbe in equilibrio sui binari della Storia
per scrivere il futuro alla prossima fermata.

Un incidente stradale

 

 

Si chiamava Vito Tedone ed era un povero contadino lucano. Aveva una bancarella di frutta e verdura nei pressi del suo orto. Un giorno, mentre cercava di guadagnarsi da vivere per la sua famiglia, sentì un grido di aiuto provenire dalla strada confinante. La curva della via impediva la visione per cui abbandonò ogni cosa e corse sulla strada per capire cosa fosse successo. Lì, schiacciato da un’auto rivoltata, c'era un ragazzo terrorizzato, che urlava e lottava per liberarsi. L'agricoltore tornò velocemente indietro nel suo podere dove aveva il trattore. Si portò sul posto dell’incidente e dopo aver legato la macchina al trattore, la spostò quel tanto che bastava per liberare il giovane. Capì subito che il ragazzo non era in grado di alzarsi. Infatti, la sua gamba appariva slegata.

La bancarella vuota aveva allertato Paolo, il figlio quindicenne del contadino, che nel frattempo aveva raggiunto il padre, richiamato dal rumore del trattore. Il ferito si rivolse a Paolo suggerendo di prendere il telefonino dal suo borsello, ancora nell’auto, per chiamare il soccorso e avvisare la famiglia.

Dopo circa dieci minuti giunse l’ambulanza che condusse immediatamente lo sfortunato automobilista al pronto soccorso.

Trascorsero dei giorni dall'incidente quando si presentò davanti alla sua bancarella un distinto signore appena sceso da una macchina di lusso.

Si presentò: “Buongiorno signore, mi chiamo Donato Cantoni; sono il padre di Andrea, il ragazzo che hai soccorso nell’incidente stradale.”

Il contadino Ricordò subito quella triste occasione e rispose:

“Sì! Mi è ancora viva quella brutta scena. Ma ditemi come sta ora il ragazzo?”

“Oh, niente di preoccupante! È stato soltanto obbligato a rimanere immobile per un po’ di tempo, ma poi tutto si è sistemato per il meglio. Sono qui per ringraziarti personalmente. Grazie per tutto quello che hai fatto per mio figlio. Se non lo avessi soccorso in tempo, probabilmente oggi non sarebbe più con me. Aveva una emorragia interna, fortunatamente bloccata in pronto soccorso.”

Il contadino stette interessato ad ascoltare e non potette trattenersi di esclamare: “Grazie a Dio, se è andato tutto bene!”

"Voglio ripagarti", disse il ricco signore. “Hai salvato la vita di mio figlio.”

"No, non posso accettare il pagamento per quello che ho fatto." Rispose l'agricoltore declinando l’offerta.” Poi aggiunse: “Avrei agito allo stesso modo per chiunque si fosse trovato in quello stato!”

In quel momento, il figlio del contadino si avvicinò alla bancarella.
“È tuo figlio?" Chiese il nobile. "Sì", rispose con orgoglio il contadino.

“Lascia che mi sdebiti. Voglio che tuo figlio possa studiare e laurearsi.
Se lui è qualcosa di simile a suo padre, diventerà un uomo di cui potrai essere orgoglioso.”

Il contadino voleva bene a suo figlio e ritenne che questa opportunità andava colta. Con il tempo, Paolo si laureò in medicina e divenne un’autorità nel suo campo.

Anni dopo, il figlio del nobile fu colpito da una terribile malattia dalla quale, grazie all’intervento di medico, dottor Paolo Tedone, fu salvato nuovamente.

 

mercoledì 22 novembre 2023

Dio creò la mamma

 

 

Quando Dio creò il corpo delle mamme, era al sesto giorno di lavoro straordinario. Un angelo apparve al suo cospetto e chiese: "Perché Signore passi così tanto tempo su questo lavoro?"

E il Signore rispose: “Hai letto la scheda tecnica su di lei?"

“No, Signore.” Rispose l’angelo.

Allora Dio spiegò: “Deve essere completamente lavabile, ma non elastica; avere 200 parti mobili, tutte sostituibili; deve correre con un caffè nero e accontentarsi di avanzi per cena; deve avere un girovita capace di contenere almeno tre bambini contemporaneamente e che scompare quando si alza; deve avere un bacio che può guarire qualsiasi cosa, da un ginocchio raschiato a un cuore spezzato; e in più deve avere sei paia di mani."

L'Angelo restò sbalordito ed esclamò: “Sei paia di mani? No, Signore, è bruttissimo!”.

Il Signore rispose: “Oh, non sono le mani il problema. Sono le tre paia di occhi che le madri devono avere!”

“Sarà questo il modello standard?” Chiese l'Angelo, ormai abituato alle sorprese.

Il Signore annuì d’accordo: “Sì, un paio di occhi serviranno per consentigli di vedere attraverso le porte chiuse mentre chiede ai suoi figli cosa stanno facendo (anche se lei lo sa già). Un’altra coppia posta nella parte posteriore della sua testa sarà usata per le sue necessità di controllo anche quando la sua attenzione è diretta in un’altra direzione (anche se nessuno potrà vederli). E la terza coppia sarà posta qui davanti alla sua testa. Servirà per osservare il bambino quando sbaglia e senza dire una parola, fagli capire che comunque gli vuole bene.”

L'Angelo invitò il Signore a riposarsi: “Questo lavoro è troppo per un giorno solo. Magari domani si potrà finire con calma.”

“Non posso!” Il Signore obiettò: “Sono così vicino a finire questa creazione che sento la più vicina al mio cuore.”

L’angelo non disse più nulla, e il Signore compiaciuto continuò a spiegare: “La mamma sarà in grado di curarsi da sola quando sarà malata; potrà sfamare una famiglia senza troppi problemi. Gli darò un tocco di imprevedibilità e abbastanza inventiva da far stare un bambino di nove anni sotto la doccia in tranquillità.”

L'Angelo si avvicinò, toccò la donna e disse: "Ma tu l'hai resa così morbida, Signore".

Il Signore sorrise e replicò: “È vero! È morbida, ma sarà anche abbastanza dura. Non hai idea di cosa possa sopportare o realizzare.”

“Sarà in grado di pensare?” Chiese l'Angelo.

Il Signore rispose: “Non solo sarà in grado di pensare, sarà in grado di ragionare e negoziare".

L'Angelo poi notò qualcosa sul viso, allungò la mano e toccò la guancia della donna. “Ops, sembra che ci sia una perdita di liquido con questo modello. Forse state esagerando con i requisiti.”

“Non è una perdita.” Ribattè il Signore. “È una lacrima!”

“A cosa serve la lacrima?” Chiese l'Angelo.

Il Signore rispose: "La lacrima è il suo modo di esprimere la gioia, il dolore, la delusione, le pene, la sua solitudine e il suo orgoglio."

L'Angelo rimase impressionato ed esclamò: “Signore, sei un genio! Hai pensato a tutto in questa creazione. Hai persino creato la lacrima!”

Il Signore guardò l'angelo e sorrise ancora, poi disse: “Ho paura che tu abbia di nuovo torto. Io ho creato la donna, ma lei ha creato la lacrima!”

 

Esistere


 

 

 

 

 

Posar la mente sul vano quesito
sofferma il pensiero all'arcano dubbio.

Respirar aria è praticar d'illusione.

La rangion vaga per l'angusto confin d'essere.

L'occhio afferra nebbia,
a misurar bugia così grossa.

Al raccontare favole,
il fanciullo s'addormenta.

allor, d'esistere non importa.

 

martedì 21 novembre 2023

Avere consapevolezza delle proprie azioni


Testo tratto dal mio libro "AMORE - Lo stato dell'essere"

 

Non puoi comandare direttamente il cuore così come non puoi comandare sull’amore. Se vuoi sentirti vivo; se vuoi sentire il pulsare del tuo cuore devi emozionarti. Allo stesso modo se vuoi sentirti in amore devi essere consapevole; devi imparare a mantenere la consapevolezza. Il problema più grande che impedisce di intraprendere la strada della consapevolezza è l’incapacità di amare. Esattamente come succede per i freddi di cuore che non sanno emozionarsi. Manca quella sensibilità che viene da dentro l’anima e che consente il tocco emotivo. Alcune persone nelle relazioni personali appiano “staccati” dal loro io emotivo. Si ha l’impressione che siano fatti di pietra, adattati a vestire l’aspetto umano. Quando discuti con loro, non ti ascoltano; fremono nel rispondere e non riescono a cogliere il senso più profondo dalle tue parole. L’incapacità di amare li isola perché non è sempre possibile che arrivino stimoli esterni per innescare il sentimento.

Essere passivi in amore si risolve in una dipendenza dall’amato; ci si pone in condizioni di rallentare il processo di maturazione e di sospendere la consapevolezza. Il risultato finale si osserva nell’incapacità di sintonizzarsi con il pensiero dell’altro; non c’è collegamento con il cuore e il filo logico della discussione appare disconnesso, lucido a tratti. Gli argomenti richiamano elementi non strettamente coerenti con la logica, sospinti da esigenze interne alla ricerca di approvazione.  Se si provasse ad esprimere apertamente il disaccordo, si provocherebbe il disappunto, responsabile di una emergente antipatia. Al contrario, con il “dar ragione” si offre la resa incondizionata è l’imminente chiusura della discussione per fine battaglia.

È molto comune essere consapevole dei propri limiti in modo pressoché teorico e non riconoscerlo nelle proprie azioni. La tendenza psicologica induce a pensare che si sta facendo sempre la cosa giusta, salvo verificarlo a posteriori. Infatti, gli errori sorprendono sempre; si scopre soltanto dopo che erano possibili ed evitabili.

Per i “cuori freddi” l’unico modo utile per non sbagliare è “non avere” cuore. Cancellare dalla propria vita tutto ciò che emoziona. Innalzare ad idoli, l’efficienza, l’intelligenza, l’utile, la mente scientifica. Così si avrebbe un doppio vantaggio: assenza totale di incertezza e la convinzione per cui ogni errore è rimediabile. Non esistono gli errori spirituali, neanche storture mentali, sofferenze dell’anima. D’altronde, i robot non hanno cuore, quindi non sbagliano. Non importa se non suscitano empatia; per la vita meccanica di tutti i giorni il sentimento è un ostacolo. Gli obiettivi dell’uomo “moderno” sono il rendimento, lo sfruttamento, la competitività. Lo stato d’avanzamento in questa direzione determina la carriera di successo e il benessere materiale.

Nella società meccanicistica è la mente a dirigere le scelte; il cuore è una suppellettile da usare nella vita privata e per il tempo “rubato” alla produttività. Una società a valori invertiti forse esiste solo nelle menti delle anime pie. Per questi motivi il non-amore trova facile sostituirsi all’amore vero.

Il modo più efficace per non “soffrire” di mancanza d’amore è perdere la consapevolezza delle proprie azioni; diventare un vagone di un lungo treno merci che corre trainato senza pensieri fino alla sua destinazione. Il vagone porta con sé un limitato quantitativo di merce, esattamente uguale a quello di qualunque altro vagone. Forse porterà etichettato un numero di serie per essere distinto dagl’altri; per essere individuato tra i tanti anonimi costruiti per un preciso compito da assolvere durante tutta l’esistenza.

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