sabato 16 settembre 2023

Amarsi per amare

 

“Non è possibile amare nessuno, se prima non si è capaci di amare se stessi”.

Molto tempo fa, viveva un uomo padre di sette figli, tutti maschi. La famiglia abitava una ricca zona della terra, dove era possibile trovare di tutto, sia come opportunità di lavoro, divertimento e cultura, sia come possibilità di ottenere cure e medicine per qualunque malanno. 

Un giorno Marco, il figlio maggiore, decise di abbandonare la casa del padre e vivere un’esperienza solitaria e autonoma, lontanissimo da dove era nato. Il padre capì che la decisione di suo figlio era irrevocabile e dall’alto del suo amore, gli permise la partenza.

 È inutile dirti che gli offrì tutto il necessario per il viaggio e le risorse per la sua sussistenza per almeno un anno.

Dopo un lungo vagabondare, Marco si fermò a vivere in un rifugio nei pressi di Pokhara, uno sperduto piccolo paese alle falde dell’Himalaya. In questo posto non esisteva nessun mezzo con il quale egli potesse comunicare con il mondo occidentale. 

Il cibo e tutto ciò che era necessario per mantenersi in vita, riusciva a procurarselo dai mercanti che settimanalmente percorrevano gli stessi sentieri da tempo immemore e con i quali barattava stoffe e disegni confezionati dalla sua ricca fantasia artigianale. 

Marco, in quel luogo dove aveva scelto di vivere, cercava se stesso e le risposte a domande abbandonate dal senso comune. Passarono molti anni e molti problemi interiori trovarono soluzioni. 

Quando la serenità del suo animo pervase completamente la sua esistenza, una malattia lo sorprese disarmato.

La sofferenza fisica e la prospettiva che potesse morire senza che la sua famiglia sapesse nulla, indussero Marco ad affidare a uno dei mercanti di passaggio un messaggio da destinare a suo padre. 

Il messaggio, sentore di un amore mai perso per la sua famiglia, annunciava al padre i sintomi della sua malattia, per la quale chiedeva conforto e medicine.

Soltanto chi è padre può sentir forte la stretta del cuore che inevitabilmente lascia senza fiato e costringe nervosamente ad aprire la lettera pervenuta da un figlio lontano e di cui non si hanno notizie da molto tempo. L’avida lettura della missiva placò l’ansia, perché fu sostituita da una rigida tensione che sembrò fermargli il cuore.  

Un attimo dopo, il padre addolorato avrebbe voluto avere le ali per volare in quel posto sperduto dove suo figlio rischiava la vita.
Doveva mantenere la freddezza necessaria per riflettere e poi organizzare il viaggio. 

Occorreva consultare uno specialista per individuare tutto il necessario utile alla cura della malattia. Il desiderio di partire immediatamente, contrastava la sua razionalità che gli suggeriva di pianificare con calma il viaggio.

In un primo momento aveva deciso di non informare tutta la famiglia per non complicare ulteriormente la situazione e rallentare le procedure d’intervento, ma era abituato da sempre a coinvolgerla in qualsiasi evento che riguardasse ogni suo membro.

Costringendo l’improbabile a divenire certezza, in un tempo che l’ansia definiva eterno e la ragione solo pochi giorni, Marco con suo padre erano nella stessa tenda.

Marco: Papà, sei tu? – A causa della febbre elevata, con difficoltà Marco riconobbe il padre –

Padre: Sì, Marco! Sono io! Ora ti porterò via con me e in pochi giorni ritornerai forte come orso.

Marco: Papà, perdonami per i guai che ti sto procurando. – Con gli occhi umidi e le ciglia che sbattevano velocemente per bloccare la formazione delle lacrime, il padre abbracciò Marco senza rispondergli.

In quegli attimi, Il Padre di Marco avrebbe voluto raccontargli tante cose, ma lo stato in cui il figliolo si trovava non permetteva che si facessero lunghi discorsi.

Avrebbe atteso il momento opportuno per dirgli:

“Figlio mio, hai voluto cercare la tua strada e hai avuto il coraggio di farlo. Ti sei voluto bene e di questo sono veramente orgoglioso. 

Mi hai fornito la prova che il mio grande amore per te è servito ad arricchirti, così che tu stesso fossi in grado di donarne. Sei consapevole dei tuoi limiti e delle tue forze per cui ora puoi affrontare il mondo da generoso quale sei. 

Possiedi tanto amore che donandolo moltiplicherà se stesso.

 Marco, sono felice di averti insegnato ad amarti perché in questo modo tu sarai capace di amare tutto il mondo. Amare se stessi è la garanzia che tutto ciò che farai per il prossimo, sarà come se fosse fatto a te tesso.”.

L'amore esclusivo non appartiene alla natura umana. 

L'amore esclusivo è un derivato del pensiero razionale che per soggettivare ha bisogno di separare, escludere e infine focalizzare.

venerdì 15 settembre 2023

Un tema di attualità

 

Due giovani si parlano in un incontro casuale su una delle più diffuse piattaforme di socializzazione. Lui è Franco, un giovane arrogante con la mania di fare lo spaccone con le donne. Considera il sesso come prova dell’uomo potente e dominante. Fa dell’apparenza il suo biglietto da vista e del denaro come unico mezzo di misura della qualità della vita.

Lei, Maria, invece è essenzialmente timida, ma con una gran voglia di condividere idee. Non cerca uomini per esaltare la sua femminilità, ma vorrebbe vederli dolci e sensibili.  Ama la musica, la natura incontaminata, il canto degli uccelli, l’alba, l’arcobaleno: una romantica classica.

- “Ciao, ti va di chattare un po’?” esordì Franco.

- “Ciao, perché dovrei chattare con te se non ti conosco!”

- “Non ti mangio mica!”

- “Non temo l’intraprendenza, ma l’ineducazione, sì!” precisò Maria.

- “No credo di essere ineducato chiedendoti di chattare.”   

- “Inizialmente, voi uomini siete tutti apparentemente educati.”

- “Ho capito! Hai scarsa stima del genere maschile.”

- “Comunque, di cosa vorresti parlarmi?” domandò Maria.

- “Il mio nome è Franco ma non conosco il tuo.”

- “Puoi chiamarmi Maria.”

- “Maria, che ne pensi di tutti quei negri che sbarcano a Lampedusa?” Franco mostrò subito il suo carattere forte.

- “Penso che sono persone come me e te, ma con la sfortuna di essere nati in paesi poveri!”

- “Ma che dici! Quella è gente che non vuol lavorare e che viene in Italia soltanto per sfruttare! Si trincerano dietro la povertà soltanto per il loro comodo! Dimmi da dove prendono i soldi per pagare i trafficanti? Maria, non essere ingenua! Siamo invasi da gente che occuperà l’Italia per farla diventare come il loro paese d’origine!”

- “Mi dispiace signor sconosciuto, ma devo dirtelo: i tuoi pensieri sono cattivi e tu non sei il genere di persona con cui parlerei volentieri.”

- “Non sono cattivo … sono realista!”

- “Non voglio andare oltre questo discorso, ti prego.” Maria si sentì infastidita dalle parole di Franco.

- “Va bene, allora parlami di te. Che lavoro fai, se hai un ragazzo.”

- “Ok! Il mio nome non è Maria! Mi chiamo Nascia. Sono giunta in Italia dalla Nigeria, su un barcone che è affondato nei pressi di Lampedusa dove ho perso i miei genitori. Sono una Negra per cui tu non sei degno di parlare con me e per questo motivo abbandono la chat.”

giovedì 14 settembre 2023

L'arte vista da Antonio

 

     (opera di Silvia Senna)

 

Antonio, è un uomo semplice. Ha sempre lavorato e non ha mai nascosto la sua curiosità per la pittura. Andrea invece, ha avuto la possibilità di studiare e di misurare la qualità della vita con la cultura.  I due uomini si conoscono da quando erano ragazzi e tutt’oggi sono amici inseparabili. Andrea ha cercato di insegnare al suo amico molte realtà a lui sconosciute. Franco ha sempre mostrato fascino per il sapere e coglie occasioni con Andrea per coltivare la sua intrinseca passione. Spesso si ritrovano al bar e dietro un buon caffè discutono.

- “Andrea, hai notato alcuni disegni stranissimi su facebook?” esordì Antonio.

- “No so di cosa parli. Descrivermeli.”

- “Sono disegni in cui nulla si distingue in modo chiaro! Sembrano effetti di terremoti, alluvioni, scenari di guerra … insomma, si rappresentano scene apocalittiche, molto tristi. Voglio sapere tu cosa ne pensi?”

- “Conosci l’autore?” domandò Andrea.

- “Sì, è una tua amica .. una certa Silvia S.”

- “Ahahaha … ho capito a chi ti riferisci!”

- “Non vedo cosa c’è da ridere!” apparì quasi risentito Antonio.

- “Scusami, Antonio. Rido per i terremoti e le alluvioni della tua descrizione.”

- “Appunto perché non ci capisco niente voglio un tuo parere.” Si affrettò Antonio a rispondere per tranquillizzare l’amico.

- “Bene! Ascoltami attentamente.”   

- “Sono tutto orecchie!”

- “Antonio, quando guardi un’opera d’arte, non ti devi fidare degli occhi. Devi, invece, lasciare che l’anima vibri in te e il cuore ti salga alla gola. L’arte non ha una logica matematica. Comprende tutto e il contrario di tutto.”

- “Come fai a sapere questo?” Domandò Antonio.

- “Se fosse tutto logico, chiaro lineare … dove troveresti l’emozione? Come leggeresti nell’intimo dell’artista. L’arte parla allo spettatore con la lingua che più gli è consona. Tu hai visto i terremoti e le alluvioni, un altro può trovarci il mistero o il sovrumano, un altro ancora, può vederci la paura dell’ignoto, imperscrutabilità del futuro.”

- “Insomma, ognuno vede quello che gli pare?” ribadì Antonio.

- “Detto così è un po’ bruttino. Direi che ognuno con la propria sensibilità riceve un messaggio diverso dall’artista, ma che in ogni caso smuove la sua emotività."

- "Sei sicuro che l'artista la pensi come te?" Disse Antonio dubbioso.

- Se ti potesse rispondere ora lei ti direbbe: "L'arte deve vivere di sentimento eliminando i preconcetti classicisti ormai lontani, deve avere il coraggio di sublimare i sentimenti , buoni o cattivi che siano, ma deve arrivare a pelle e strattonare. L'arte è il manifesto del mondo che viviamo oggi, deve permearsi nella Storia, nella Politica, deve essere monito e aprire a nuovi punti di osservazione. L'arte è sociale, e deve far riflettere.  Oggi più che mai è importante creare riflessione e non bellezza facile.

- “Sarà una donna eccezionale questa amica tua!” disse Antonio.

- “No Antonio, è l’artista che rende eccezionale te! Ti dimostra che hai un’anima e che sei capace di sintonizzarti con la sua.”

- “Allora, le chiederò l’amicizia a nome tuo!”

- “Sì, però non dirle che vedi terremoti e alluvioni nei suoi quadri! Ahahaha…”

 

Freddo nel cuore

 

Due conoscenti incrociano il loro percorso, si guardano, si salutano e proseguono il loro cammino. 

Ricordano due freddi, inerti, meteoriti che percorrono spazi senza tempo dove solo un conteggio probabilistico riesce a farli incontrare.

Ognuno di noi è una girandola di colori, ma ciò che lascia intravedere solitamente è l’incolore. 

Solo quando i sentimenti vengono fatti risuonare, allora, come la coda del pavone, i colori si diffondono, prendono vivacità e si scatenano in mille tonalità.

L’anima entra in scena!

Camminare quasi curvi, con lo sguardo sulle scarpe e alzare educatamente la testa per salutare, sono atteggiamenti incolori. Camminare e andare oltre, facendo finta di non vedere chi ti passa accanto, è triste. Salutare con flebile voce o farlo frettolosamente, sono occasioni perdute per stare meglio e di godere di te stesso.

Due uccelli volano nel cielo e si divertono a sfiorarsi tra di loro.
Si dicono: 

- “Guarda come sono bravo, lo faccio per Te!”.

- “Sì, è vero! Sei bravo; proverò a farlo anch’io!”.

- “Voleremo insieme sulla testa di quella strana specie che si dice umana”.

- “Sì! Pensano di avere l’esclusiva della natura e perdono il loro tempo a litigare o a disconoscersi!”.

- “Purtroppo, Loro sono intelligenti e hanno bisogno di ragionare”.

- “Ora basta, continuiamo a volare altrimenti ci perdiamo la bellezza di questo fresco mattino di primavera”.

Mentre succedeva questo, due vecchi amici di infanzia, si incontrano per strada e dopo un abbraccio soffocante, non trovano altre parole per dire:

“Io sto Bene! Tu?”.

“Anch’io sto bene! Che piacere rivederti!”.

Il tumulto dei sentimenti ha creato l’effetto “collo di bottiglia”.

Le parole sono state poche, ma la gioia, la vitalità e il piacere di essersi incontrati, sono stati senza misure.

I due uccelli continuarono a volare e divertirsi per tutti i giorni della loro vita rubando in ogni attimo, il calore al sole, l’ebbrezza al vento, il piacere alla vita, l’amore al suo simile.

I due amici continuarono a incontrarsi. Prima si salutavano educatamente, poi cominciarono a essere più formali e infine, dimenticarono di salutarsi. 
 

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