venerdì 28 luglio 2023

Dodici anni da scrittore


 

 


 

 Sono passati dodici anni dalla pubblicazione del mio primo libro .... riflettere e raccontare storie di vita è un modo per sentirsi vivi.

Grazie a coloro che mi hanno seguito ... molti di loro non conosco, ma sicuramente sentono tra le righe la mia presenza.

Riempiti d'aria

 

LUIGI: Vorrei cambiare questo mondo popolato da umani versatili in tutto, iniziando dai desideri e finendo con i valori.

ETT: Attenzione, Luigi, tu appartieni agli umani o credi di essere immune alle loro incoerenze?

LUIGI: Purtroppo mi rendo conto che sto lanciando un boomerang, ma questo è un modo per rivolgermi a te e indurti a rivelarmi qualcosa che mi faccia sperare in un futuro migliore per la mia umanità.

ETT: Come ben sai, i nostri livelli razionali di intendere appartengono a paradigmi di intelligenza diversi, quindi, qualunque messaggio in quest’ ambito non ti potrebbe mai giungere. 

Per spiegarmi compiutamente, immagina di togliere l’aria tra due umani che colloquiano; entrambi, come i vostri pesciolini rossi, vedrebbero soltanto afoni boccheggi.

LUIGI: Siamo condannati, allora, a camminare con le nostre deboli gambe, continuando a cadere e a farci male?

ETT: Ricorda, Luigi, che in ogni disgrazia si cela sempre una nuova opportunità; ti basta dimenticare ciò che amareggia e riservare energie per altri aspetti più positivi. 

Il vostro equilibrio interiore è sempre su una bilancia che ha bisogno su un piatto il dolore e sull’altro il peso della felicità. La vostra vita è una continua misura; siete pronti recriminare quando c’è poco dolore e ad ambire alla più modesta delle condizioni di vita quando le tragedie vi colgono.

LUIGI: Sì, Ett, fai bene a ricordarmelo. Ho il maledetto difetto di credere troppo alla bontà dei miei simili. Non ho nessuna remora sulla loro sincerità. Non capisco perché si debba fingere sui sentimenti.

ETT: Mi stai dicendo di essere ingenuo?

LUIGI: No, amico mio, si tratta di un’altra caratteristica umana.

ETT: Cioè?

LUIGI: Sebbene siamo in grado di darci spiegazioni per i nostri difetti, di fatto, siamo tutti bambini nel momento in cui accusiamo il dolore. Abbiamo inventato la filosofia, la psicologia, la psichiatria, la pedagogia, e nonostante questo, nessuno è dottore per se stesso.

Per parlarti di una mia recente esperienza, ho conosciuto un’amica a cui ho creduto alle sue parole perché sentivo la sua sofferenza; sentivo il rumore delle sue catene; sentivo il peso di un amore represso e inespresso; sentivo il suo bisogno di rinascita. Io le ho detto che la sua gabbia aveva le porte aperte, doveva soltanto decidere di uscire. L’attendevo fuori dalla gabbia per vederla volare ed essere contaminato della sua gioia.

 ETT: e invece?

 LUIGI: Come tutti gli umani, si scopre di voler vedere il sole senza essere accecati. Quando la tempesta imperversa su una nave in aperto mare, si fanno grandi promesse e solenni giuramenti in cambio dell’aiuto della provvidenza al superamento del pericolo. Il ritorno del sereno scioglie la memoria e accoglie la ragione. 

Il sentimento e la paura sono concetti leggeri, forse da conservarli tra belle frasi di profonde riflessioni o nelle suggestive rime delle poesie.

Dopo la tempesta tutto torna come prima.

Riconosco che siamo assolutamente evanescenti, trasparenti ai nostri stessi difetti .... riempiti d’aria.

    

giovedì 27 luglio 2023

Il frenetico non far nulla


La vita che conduciamo è affannosa ma se ci fate caso, è anche incosciente rispetto all’obiettivo per cui si nasce e al posto che occupiamo nell’ordine della natura. 

La vivacità, l’energia che consumiamo, riguarda quasi totalmente l’aspetto pratico. Ci illudiamo che essere vivi significa muoversi, agire, correre e magari sudare.

Riflettendo un po’ scopriamo che queste sono anche prerogative di cavalli, delfini, aquile, serpenti, tartarughe, insomma, degli esseri viventi, partendo dal più scatenato e finendo con il più ozioso.

Il movimento è pure una connotazione delle macchine, che almeno non sudano e che sono sempre pronte a ripetere le stesse azioni.

Nell’era del computer, l’idea di muoversi si spinge nell’elaborazione o nello scambiarsi messaggi in tempo reale, annullando gli spazi e i confini territoriali.

Il muoversi non può essere la risposta all’esigenza di spendere la vita nel miglior modo possibile, anzi, può essere una maniera per trascorrerla inutilmente. 

Aggiungiamo a questa nota, il fatto che un terzo della vita la trascorriamo dormendo e inevitabilmente ci ritroviamo vecchi nostalgici di una gioventù bruciata.

A tal proposito, vi racconto una banale storia che riflette l’idea “ciò che si potrebbe fare, ma si attende rimandando in un futuro da definire”.

Un signore entra in un negozio di computer e rivolgendosi al venditore dice: “Mi potrebbe consigliare il miglior computer presente sul mercato?”.

 Il venditore reclama chiarimenti: “Che uso deve farne? Chi lo deve usare? Quanto vuole spendere?”.

Il cliente si affanna a precisare: “Non si pone nessun problema economico! Tenga conto, però, che sarà un regalo per una prima comunione e quindi, volendo investire sul futuro del bambino, desidero che egli abbia il miglior prodotto che il mercato offre”.

Dopo due anni dall’acquisto, il cliente telefonò allo stesso negoziante per chiedere l’assistenza a quel computer che si accese la prima volta.

Avrete sicuramente inteso la potenzialità inespressa di un’azione sviluppata soltanto meccanicamente e abbandonata nelle intenzioni.

Chi non è esperto nel campo dei computer deve sapere che il suo componente più importante (CPU) corrisponde al nostro cervello. 

La CPU potrebbe compiere ad altissima velocità un’incredibile quantità di azioni banali per produrre un risultato pratico appena apprezzabile.

Volendo darvi un esempio fantastico, la prima CPU completa (INTEL 4004), apparsa sul mercato nel lontano 1970, lavorava a una frequenza di 740khz. 

In termini figurativi, essa correva a una velocità di 740 mila passi in un secondo e sostituendo un passo a un metro, calcoliamo 2.664.000 km/h. 

Le moderne CPU arrivano fino a 3,8 Ghz, cioè corrono con 3,8 miliardi di passi fatti in un secondo oppure a 13.680.000.000 km/h.

I 299.792,458 km/h della velocità della luce la farebbero apparire come una lumaca.

La CPU, quindi, a causa della sua grande velocità esaurisce il suo lavoro in un tempo quasi zero o comunque, completamente trascurabile rispetto alle ventiquattro ore. Ciò implica che quasi sempre, non fa nulla.

Attenzione! Quando essa non fa nulla, compie l’azione del “far-nulla”. Sarebbe un tipo di lavoro particolare così descrivibile: “Chiedi al programma cosa fare - esegui la prossima azione - interpreto l'azione proposta - chiedi al programma cosa fare - (ciclo all'infinito)”.

 Vi chiederete perché, allora, si richiede al computer di essere sempre più veloce.

La risposta è semplice, convincendoci che non può essere la frequenza dei servizi a stabilire la bontà del fornitore di servizi, ma è il tempo impiegato per dare risposta al servizio richiesto. 

In altre parole, il computer può essere quasi sempre inutilizzato, ma quando si richiede il servizio, questo deve essere eseguito, possibilmente a tempo zero.

Immaginate il livello di stress di un lavoratore che per otto ore di lavoro “non fa nulla” ma che deve giustificare il suo guadagno in pochi millisecondi.  Questo tipo di lavoro sarebbe peggiore della condanna alla pena di morte.

 

mercoledì 26 luglio 2023

ETT: volontà di dominio

 

Permettimi, caro amico extraterrestre, di discutere con te su una questione che mi sembra universale per il carattere del dubbio coinvolto.

ETT: Non ho problemi con il tempo e, tra l’altro, non sono inseguito dalla vecchiaia, quindi, parla pure.

LUIGI: Secondo la tua mente evoluta, perché noi umani inseguiamo la potenza e l’affermazione?

ETT: Sembra che tu voglia provocarmi! Sei un abile pensatore e pretendi una risposta da me che mi affanno ancora a capirvi.

LUIGI: Il nostro stato di sviluppo d’intelligenza dovrebbe essere primordiale al tuo cospetto e, per tal motivo, dovresti poter offrimi una visione ad ampio raggio della questione. Le mie risposte, come quelle dei miei connaturali ed illustri pensatori, sono certamente condizionate dai limiti intrinseci della condizione umana. Ognuno di noi ha elaborato una teoria che non ha potuto prescindere dall’educazione ricevuta e dall’epoca in cui ha vissuto. Tutti abbiamo teorie valide in relazione al fuoco emotivo, dove si concentra la riflessione. Per farti un esempio, chi vive menomazioni fisiche è ossessionato, anche inconsapevolmente, dall’handicap, oppure, chi perde prematuramente una persona cara, chi sperimenta una disgrazia, chi, in generale subisce un trauma emotivo, intende e si approccia alla vita in modi assolutamente diversi.

ETT: In qualità di umani, in qualsiasi evento della vostra esistenza, difficilmente riuscirete a separare le necessità biologiche determinate dal dover sopravvivere da quelle emotive. Anche la vostra razionalità è complice nel rapporto sbilanciato tra la mente e il corpo. Soltanto quando riuscirete ad ottenere concretamente l’indipendenza della vostra anima dal corpo, riuscirete ad essere extraterrestri e divertirvi per quanto di comico si è verificato nella vostra storia.

LUIGI: Implicitamente mi stai dicendo che dovremmo morire o attendere l’indeterminata era dell’evoluzione della specie in un livello superiore e incompatibile con quello attuale?

ETT: Pressappoco! Confessa, Luigi, se tu fossi potente, ne saresti fiero?

LUIGI: Non posso negarlo.

ETT: Potresti usare la tua potenza a fin di bene o per prevaricare, soggiogare i tuoi simili.

LUIGI: Sicuramente costruirei un mondo diverso, più vicino ai miei sentimenti.

ETT: E’ vero, ma avresti anche la certezza di sopravvivere nel migliore dei modi!

LUIGI: Sì, è evidente che dovrei star bene prima io. Questo mi permetterà di pensare con tutte le mie facoltà a come far star bene tutti gli altri.    

ETT: Non credi che, nonostante i buoni propositi, il tuo volere costruirebbe un mondo imposto ai tuoi simili?

LUIGI: Certamente, ma sarebbe un mondo bello per tutti.

ETT: Il mondo bello per te non è sinonimo di mondo bello per tutti. Il fatto stesso che tu possa decidere ciò che è bello per qualcuno è, in definitiva, una violazione della libertà e una castrazione per ciò che potrebbe dirsi bello.

 LUIGI: ETT, non ti sembra di esagerare? Un sorriso, una carezza fa piacere a qualsiasi essere umano.

ETT: Verissimo, ed è tanto vero quanto più, chi riceve la carezza o il sorriso, è stato precedente maltrattato.

LUIGI: Che cosa vuoi far intendere?

ETT: Con la carezza o il sorriso, tu ti imponi sulla persona sostituendoti a colui che ha imposto il mondo precedente, fatto magari, con schiaffi e grugni. Entrambe le posizioni sono dominanti nel momento in cui s’impongono e ciò che bello si scopre soltanto per confronto con le posizioni che si alternano. E’ evidente che, ai fini della sopravvivenza e del benessere fisico, la carezza offre vantaggi superiori e quindi, l’alternativa trova più favore per l’essere umano. In conclusione, il più forte domina, si afferma ed erige il proprio mondo a modello per l’intera società. I deboli, non avendo alternativa, rendono più forte chi prima era già forte.

LUIGI: Secondo questa tua teoria, il più forte resterà tale per sempre, diventando un dittatore o un Dio?

ETT: Il più forte è condannato a esserlo sempre di più, e ciò, è una condanna, perché procederà fino ad annientare il più debole.

LUIGI: Non capisco!

ETT: L’annientamento del più debole è anche la rivincita del debole, perché, senza della vittima, il più forte cesserà di essere tale; inizierà una nuova era per cui le parti si invertiranno in un nuovo ciclo ma su un livello superiore. L’umanità procederà per una sequenza di questi cicli e giungerà infine a separarsi dal suo peso specifico.

LUIGI: Se ho capito bene, la voglia di dominare e di affermarsi ha una spiegazione molto più remota rispetto a ciò che il livello attuale dell’evoluzione della mente umana consente.

ETT: Qualcosa del genere!

LUIGI: Ett, forse già sai tutto, ma mentre parliamo nel nostro mondo sono in atto una grandi proteste. Siamo, forse, in uno dei quei momenti di fine ciclo?

ETT: Noto con dispiacere ciò che succede, ma non posso fare a meno di sorridere... 

Lo faresti anche tu, se dovessi osservare dei pesciolini in una vasca che litigano. 

Ho l'impressione che dimenticate facilmente di essere piccole espressioni di vita su un piccolissimo pianeta appena illuminato da una stella anch'essa piccola e che fra qualche battito di tempo luce non ci sarete più; per un po' di tempo riapparirete ancora senza memoria, in forme e colori diversi e chissà se il caso potrà aiutarvi.

LUIGI: Allora, ETT scendi anche tu in piazza con l'astronave e apri la mente a questi birbantelli umani!  

 

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