domenica 21 ottobre 2012

Communication




The primary purpose of any network is to provide a method to communicate information. From the very earliest primitive humans to the most advanced scientists of today, sharing information with others is crucial for human advancement.

All communication begins with a message, or information, that must be sent from one individual or device to another. The methods used to send, receive and interpret messages change over time as technology advances.

All communication methods have three elements in common. 

The first of these elements is the message source, or sender. Message sources are people, or electronic devices, that need to communicate a message to other individuals or devices. 

The second element of communication is the destination, or receiver, of the message. The destination receives the message and interprets it. A third element, called a channel, provides the pathway over which the message can travel from source to destination.

In any conversation between two people, there are many rules, or protocols, that the two must follow in order for the message to be successfully delivered and understood. Among the protocols for successful human communication are:

  • Identification of sender and receiver

  • Agreed-upon medium or channel (face-to-face, telephone, letter, photograph)

  • Appropriate communication mode (spoken, written, illustrated, interactive or one-way)

  • Common language

  • Grammar and sentence structure

  • Speed and timing of delivery


Imagine what would happen if no protocols or rules existed to govern how people communicate with each other. Would you be able to understand them? Are you able to read the paragraph that does not follow commonly accepted protocols?

Protocols are specific to the characteristics of the source, channel and destination of the message. The rules used to communicate over one medium, like a telephone call, are not necessarily the same as communication using another medium, such as a letter.

Protocols define the details of how the message is transmitted, and delivered.
This includes issues of:


  1.  Message format (formato)
  2.  Message size (dimensioni)   
  3.  Timing (sincronizzazione) 
  4. Encapsulation (formattazione) 
  5. Encoding (codifica) 
  6.  Standard message pattern (tipi di canali)

Many of the concepts and rules that make human communication reliable and understandable also apply to computer communication*.


 * We know all these rules and apply them in every automatic system but not often we focus on them while life flows.

mercoledì 17 ottobre 2012

Sono io




Canto la vita

Canto l’amore

Soffusa la melodia nasconde il conforto

Nell’incanto, ignaro, essa mi avvolge

Si agita disarmonia 
nelle valli solitarie di un’anima senza casa

Indifeso 
il sentiero si apre al viandante distratto

Richiami chimere promettono illusioni

Sono ciò che penso 

Sono ciò che non vedo

Fantasma nel mio corpo

Riflesso nei miei sentimenti 

Sono servo delle emozioni

bozza  ai tuoi occhi.

giovedì 11 ottobre 2012

Scopriamoci bancari e banchieri.




Ognuno di noi è contemporaneamente un bancario e un banchiere, amministra ed è padrone dei suoi valori.

Custodiamo nel cuore una grande e composita cassaforte.

In alcuni cassetti teniamo chiusi sotto chiave e protetti da un’indecifrabile parola segreta, le nostre più belle attese, le grandi speranze. 

Queste, pur rimanendo nella sfera delle possibilità, sono imbevute da un’inspiegabile certezza per la quale un giorno le vivremo. 

Periodicamente, il nostro pensiero alberga in queste scatole e qui chiuso, nei momenti di beata solitudine, esso trae un’inesauribile energia.

La banca della nostra interiorità è sempre attiva per movimenti di cassa, consistenti in idee inutili, formali, riempitivi di spazi casuali. 

Queste pseudo-attività sono sempre disponibili in quantità industriale e si consumano velocemente perdendo ogni traccia di esistenza.

La banca del cuore ci offre tantissimi conti correnti che mantiene sempre aperti anche quando sono vuoti. 

Sin da piccoli ci hanno insegnato a depositare presunti valori per i quali, a causa di inesperienza, la collocazione e il loro uso non ci appare chiaro ma che, per saggia considerazione, accumuliamo alla rinfusa.

Il destino o la fortuna, decidete voi, sorprendentemente accresce o deprime la considerazione di quegli antichi depositi, contaminati dalla transitorietà e da un ingrato senso di inappagamento.

In questa ideale banca esistono anche dei cassetti in cui depositiamo una particolare tipologia di merce dotata di potere magico. Il solo possesso ci rende felici e il loro uso è immune al suo consumo o al decadimento del tempo. 

Questi sono i nostri affetti più cari; li custodiamo, non per paura di perderli, ma per avere un riferimento interiore costante.

Nascondiamo anche a noi stessi un tesoro che ci riserviamo di portarlo oltre la vita e che nel durante, ci dà un senso per non sprecarla.

Per alcuni sfortunati, questi cassetti appaiono vuoti poiché i loro occhi non si adattano all’intero campo visivo. 

La sensibilità di queste persone passa per canali a stretta banda dove solo poche frequenze compongono una realtà inevitabilmente approssimata.

Per tutti, la mancanza della sensibilità addormenta l’anima e pone il vegetare sul trono di un’ignara esistenza.   
 

sabato 6 ottobre 2012

Inguaribile ottimista




Nella vita siamo attori protagonisti di un film che ci giriamo nella testa e del quale alcune scene tentiamo di condividere con illusorio successo.

Un esempio è ricavabile dalla qualità dell’attenzione che riusciamo a catturare nei momenti in cui vogliamo “istruire” il mondo esterno attraverso il colloquio. 

E’ nostra convinzione che non esiste nulla di più importante di ciò che vogliamo esprimere e contemporaneamente, non esiste nulla di più irrilevante di ciò che ci viene riferito.

Desideriamo che Il nostro mondo, tutto colorato e sempre interessante, brilli e appaghi la inconsapevole volontà di potenza presente in gran quantità nella psicologia individuale.

Tutto questo emerge e condiziona qualunque assembla convocata per discutere qualsiasi problema e cercarvi una soluzione comune condivisa. 

In questi casi, esattamente come aria che riempie il vuoto, il nostro film vorrebbe imporsi nella sala cinematografica delle riunioni.

I dibattiti vivaci, noi vorremmo trarli dalle nostre trame, cosicché si apprezzi il lavoro del regista e si rimanga impregnati dall’empatia degli attori.

Mi è capitato di partecipare a molte assemblee dove i decibel erano le unità di misura dell’importanza dei concetti esposti e dove per catturare l’attenzione bisognava presentarsi come giocolieri delle parole. 

In queste occasioni, mi illudevo che qualcuno dei partecipanti avesse veramente interesse per quanto potevo illustrare. 

Il tempo della precaria attenzione era proporzionale alla pazienza dell’ascoltatore e al senso dell’educazione al colloquio.

Scoprivo a posteriori che parlavo a me stesso e che riempivo solo vuoti temporali nello spazio assembleare.

Lo scoraggiamento conseguente alla presa di consapevolezza di tale realtà diventa mortificazione quando l’obiettivo della riunione si perde nella nebbia delle possibilità o fraudolentemente si ignora dietro il sipario delle buone intenzioni.

Non si può immaginare, invece, come sia meravigliosamente magico parlare a persone a cui piace ascoltarti e vuole capire fino in fondo ciò che stai esponendo. 

Queste persone hanno gli occhi incollati sulla tua bocca e il pensiero in continuo combattimento con il sentimento. 

Queste non stanno preparando un’obiezione, ti confermano l'ascolto con assensi impercettibili che ti fanno intendere di seguire il filo logico, non interrompono perché attendono di cogliere il momento giusto affinché sia tu a permettergli di parlare. 

Le pause diventano opportunità per manifestare emozioni e gareggiare con atti di generosità.

Ultimamente ho avuto un incontro etichettato con la parola “feedback” per la celebrazione di un evento concluso. 

Vi confesso che l’incontro è stato piacevole per la presenza di dolcetti degustativi, ma non ricordo tuttora a quale scopo è servita la mia partecipazione. 

Pensando a ciò che mi ero proposto di riferire all’assemblea, continuo a ridere come un matto, per come continuo a essere un inguaribile ottimista.
    

domenica 30 settembre 2012

Lettera di protesta



 
Protestare è una dichiarazione indiretta di debolezza; uno sfogo al dolore per ciò che ci appare un diritto elementare violato; l’uscita di sicurezza per l’incendio scoppiato nella nostra intimità.

Io non faccio alcun mistero sul fatto che non sono un gladiatore nella vita, neanche perché sento tristezza per quello che vedo in giro, partendo dall’intero pianeta e finendo nel mio stretto giro di conoscenti. 

Prepotenza, arroganza, egoismo e superficialità, sono qualità che si mimetizzano in atti formali di terribili predatori.

Concedetemi, quindi, di formulare una protesta istituzionale a Colui che ci ha fornito l’autorizzazione a esistere.

“Caro Signore,
mi rivolgo a te senza specificare un nome, considerando che a te poco importi di questa mania umana di riferirsi.

Assegnandoti un nome, spargerei zizzania e si imporrebbero distinzioni, precisazioni per le parole da usare.

Ti preciso subito che questa mia lettera è una meditata protesta per il tuo modo di operare. 

Tu sei grande in tutto e suppongo anche in termini di democrazia ma quest’ultima qualità non mi appare così grande.

In primo luogo, mi ha fatto nascere piangendo e senza del mio consenso; mi hai fornito di un corpo approssimato che misteriosamente prima cresce e poi deperisce; mi hai fornito di una consapevolezza di ciò che mi succede e come se non bastasse, hai condito tutto con il dolore.

Non ti sembra un po’ esagerato e irrispettoso nei miei confronti questo tuo modo di fare?

Mi fa rabbia perché sei stato più attento per il sole, il cielo, il mare e l’universo tutto; mi hai fornito di infinite bellezze che non posso godere come vorrei.

Hai permesso che molti dei miei simili ti travisassero. 

Questi hanno fondato potenti istituzioni a tuo nome, dimenticando di onorarti per quello che tu chiedi maldestramente (mi scuso per il termine) a noi stessi e cioè il volersi bene reciprocamente andando oltre le nostre debolezze.

Padre mio, ci lasci litigare e spesso uccidere tra di noi mentre ti nascondi dietro le nuvole. 

Sono tanti coloro che ti cercano nei segni o in un libro e tutto ciò sembra divertirti.

Spesso qualcuno di noi ha delle intuizioni e si sforza con la logica a dichiararle verità; quando non ci riesce chiede il benevolo e cieco aiuto alla fede altrimenti non gli rimane altro che il mistico o il miracolo.

Devo dirti con molta franchezza, anche se poi mi manderai all’inferno, che mi sembra impossibile che tu non capisca queste cose e che non abbia trovato un sistema migliore.

Sotto alcuni aspetti sei veramente eccezionale!

Hai inventato l’Amore e per questo dono devo ammettere che sei proprio un Dio! 

Sei riuscito a darci un’anteprima del paradiso mentre arranchiamo nel pantano umano.

Per conto mio, ti assicuro che sei il mio idolo perché ti intravedo nel sorriso e nella gioia di ogni bambino, amico o donna.

Sono diventato un ladro di sorrisi per continuare a vederti.

Io non chiedo nulla per me, ti chiedo solo di non lasciarci soli."

giovedì 27 settembre 2012

Irrefrenabile desiderio

 
 
Romantico dolore.
 Dolce nostalgia.
 Vibranti ricordi.

L’essenza della vita si manifesta.

Sono testimone attonito di una nuova primavera.

Strugge il cuor tenero per il breve orizzonte.
Tendere le ali vorrebbe.

La fredda nebbia avvinghia al suolo.
Basso è il cielo.
Lento è il procedere.

Angusto è rimaner solitari,
per emozioni soffocate
per promesse audaci.

Il sole è alto.
L’amor non attende.

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