martedì 1 luglio 2025

Il più bravo della classe

 

Andrea era un ragazzo riservato, studioso. In tempi più recenti sarebbe stata la vittima ideale del bullismo. Invece, nella sua classe egli era stimato ed ammirato. Forse a causa della sua generosità; sempre disponibile ad aiutare tutti. Difatti, metteva disposizione della classe tutti gli esercizi di matematica e di inglese, svolti accuratamente. 

Durante ogni cambio d’ora, era ormai prassi vedere capannelli di giovanotti affannarsi intorno al suo banco intenti a copiare quegli esercizi non svolti per ozio o per le difficoltà incontrate durante il tentativo di svolgimento. I quaderni di Andrea erano Bibbie, sia per l’ordine della scrittura, sia per la correttezza delle soluzioni. 

I professori sapevano di questo stato di cose e quando lo sfortunato copiatore rivelava alla lavagna l’incoerenza con lo sviluppo presente sul quaderno, si capiva molto sull’origine della soluzione. Miserevolmente, Andrea veniva chiamato in causa a chiarire l’equivoco incorso.

Un giorno Francesco, uno studente non sempre puntuale nello studio ma abbastanza impertinente quando si “sentiva” investito dall’ingiustizia scolastica, fu interrogato dalla professoressa di Scienze.

I lenti movimenti per alzarsi dal banco e la triste maschera formatasi sul suo viso all’udire del suo cognome, già denunciavano una sicura impreparazione. 

La professoressa, conoscendo il carattere del ragazzo, l’eventuale cattiva valutazione, avrebbe esacerbato il suo sentimento. Decise di volgere a gioco l’interrogazione in corso.

-“Francesco, hai studiato?” Chiese, sorniona, la docente.

-“Professoressa, non sono riuscito a ripetere e ad essere sincero non ricordo molto bene gli argomenti studiati.”

-“Ho capito. In altre parole, non hai studiato!” subito chiarì la professoressa.

-“Mi dispiace che non mi crede. Ieri sera ho studiato la sua materia fino a tardi.” Cercò di giustificarsi il ragazzo.

-“Questa volta voglio crederti! Ti faccio una sola domanda e se mi rispondi correttamente eviterò di assegnarti il voto negativo.”

Il ragazzo annuì con la testa e si affidò alla Dea bendata per evitare guai maggiori. La professoressa chiese: “Dimmi quante sono le ossa del corpo umano?”.

Andrea entrò in riflessione soltanto per far scena. In realtà, era del tutto inimmaginabile che conoscesse la risposta. 

Al termine di un lungo silenzio, l’impertinenza venne fuori: “Professoressa, lei mi ha fatto una domanda difficile volutamente per punirmi! In questa classe nessuno è in grado di darle la risposta esatta!”

Francesco aveva appena terminata l’affermazione quando la professoressa, rivolgendosi ad Andrea, chiese: “Andrea, vuoi cortesemente rispondere alla domanda che ho posto a Francesco?”

Anche Andrea si alzò lentamente dal banco e si apprestava ad ammettere di non saper rispondere. 

In quel breve intervallo di tempo, Francesco, tradito dalla grande stima per l’impegno allo studio del suo compagno, intervenne bloccandolo nel rispondere: “Professoressa, può domandarlo a tutti ma non ad Andrea!” 

Così non si seppe mai che anche Andrea non sapeva dare la risposta attesa. 

Le attitudini del più bravo della classe avevano convinto anche i muri per quanto fosse sempre sempre preparato e disciplinato nello studio. 

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