giovedì 11 gennaio 2024

Mastro Nicola, il fabbro


In un piccolo paese della Lucania viveva un brav’uomo che aveva una piccola bottega dove lavorava come fabbro. I guadagni bastavano soltanto per sopravvivere. Mastro Nicola, come veniva chiamato, aveva tre figlie piccole e non voleva che crescessero nella miseria. L’idea di un futuro misero non la sopportava più e decise di lasciare il paese e cercare fortuna altrove.

Così, di buon mattino, dopo aver salutato amici e parenti, caricò la famiglia e i suoi attrezzi nella sua utilitaria e partì senza una meta precisa. Quel giorno pioveva. Non voleva sprecare soldi per prendere l’autostrada, così si avventurò su strade secondarie in direzione della costa. A mastro Nicola piacevano tanto le città di mare poiché presumeva di poter trovare lì le migliori occasioni di lavoro.

Dopo alcune ore di guida, i bambini davano segni di insofferenza in quanto avevano fame e la moglie, Teresa, chiese al marito di fermarsi in modo da poter mangiare qualcosa senza il sussulto dell’auto. Mastro Nicola scelse una piccola radura dove entrò con l’auto e sfruttò lo spazio libero tra gli alberi per consentire ai bambini di sgranchirsi un po’ le gambe e mangiare i panini preparati per l’occasione.

In quella zona abitava un ricco signore che era molto conosciuto nel paese limitrofo. Viveva in una abitazione lussuosa, circondata da alte mura e sorvegliata da molte telecamere. La villa si trovava ai bordi della strada che non era molto frequentata, in prossimità di una curva a gomito. A un centinaio di metri sostava la famiglia di mastro Nicola.

Mentre la famigliola mangiava si sentì un forte boato seguito da stridori di lamiere. Mastro Nicola depose il suo panino nel borsone delle provviste e si incamminò verso il luogo da dove proveniva il forte rumore.

Ad un certo punto, appena si aprì la vista dopo la curva, vide due macchine ferme sulla strada; la prima di traverso, la seconda inclinata su di un lato, appoggiata al muretto che faceva da argine alla carreggiata. Fu chiaro che si trattava di un incidente stradale.

Quella sera il ricco signore stava rincasando e la stanchezza accumulata durante la giornata di lavoro, non gli consentiva una grande attenzione alla guida per cui arrivò in prossimità della curva ad una velocità tale che gli fu impossibile mantenersi nella sua corsia. Invadendo l’altra carreggiata, si trovò di fronte un altro automobilista che procedeva (seppure lentamente) in senso opposto. Lo scontro fu inevitabile. L’auto dell’ignaro viaggiatore di rigirò più volte sulla strada mentre quella del ricco, si impennò dopo l'urto percorrendo un tratto sulla fiancata sinistra dell’auto e finendo la corsa sul muretto ai margini della strada.

La scena che si presentò agl’occhi dell’uomo fu terribile. Il ricco signore era sanguinante nella parte bassa dell’auto inclinata mentre si lamentava. L’automobilista sembrava senza vita appoggiato al finestrino aperto della sua auto. Mastro Nicola non perse tempo. Chiamò subito i soccorsi. Aiutò il ricco signore ad uscire dall’auto e a tamponare la sua ferita. Fortunatamente era in grado di muoversi, sebbene il taglio sulla fronte gli aveva disegnato una maschera di sangue. L’altro automobilista nel frattempo si era ripreso dallo svenimento e anche per lui non ci furono gravi conseguenze. Per il timore che dalla curva giungessero altre macchine, mastro Nicola incaricò la moglie a sorvegliare la strada e di agitare il fazzoletto bianco qualora fossero sopraggiunti altri automobilisti. Dopo una decina di minuti giunsero i soccorsi e l’uomo abbandonò il luogo dell’incidente. I due coniugi, storditi dall’accaduto, finirono velocemente di mangiare e ripresero il cammino. 

Dopo aver visitato alcuni paesi sulla costa Adriatica, il capofamiglia scelse un piccolo paese a Nord di Bari come destinazione finale. Quel paese sconosciuto subito gli piacque perché non era molto grande, né molto piccolo e i primi contatti con i residenti furono abbastanza cordiali.

Si fermò davanti ad un’abitazione a piano terra e si rivolse ad una signora tutta intenda a stendere i panni poco coltre l’ingresso di casa. Allora si usava stendere un filo di ferro tra due chiodi fissati sul muro per disporre di un utilissimo stendino.

“Buongiorno, buona donna. Conosce qualcuno che vuole affittare casa?”

 “Chi la manda?” chiese la donna.

“Nessuno! Passavo di qui e ho voluto chiedere.” Si giustificò l’uomo.

“Strana coincidenza, perché ho un piccolo appartamento che intendo affittare.”

Il destino aveva un piano per quella famiglia: si sarebbe dovuta stabilire proprio in quel paese. Le riserve economiche non erano molto grandi per cui c’era la necessità di giungere ad una veloce sistemazione e provvedere a ricercare di una occupazione che gli consentisse un minimo di profitto.

L’abilità del fabbro mastro Nicola era indiscutibile per cui in breve tempo fu conosciuto dai suoi vicini e riuscì ad avere le prime commissioni di lavoro a domicilio.

Il suo lavoro progredì nel miglior modo possibile e nel giro di un paio di mesi guadagnò abbastanza per affittare una stanza accanto all’abitazione che la usò come bottega.

Un giorno gli giunse una offerta di lavoro per rifare gli infissi e sostituire le porte in una villa di periferia. Non volle perdere l’occasione di guadagnare e si recò di persona dal proprietario della villa per discutere della proposta e preparare un preventivo dei lavori.

Quando fu davanti al committente, i due uomini si riconobbero in seguito all’incidente avvenuto qualche anno prima. Il ricco signore fu felice di affidargli i lavori e al momento del loro completamento, furono pagati con il doppio della cifra pattuita. La maggiorazione fu giustificata come ulteriore gratificazione per l’abbraccio ricevuto dopo la liberazione dalle lamiere dell’auto incidentata.

 

mercoledì 10 gennaio 2024

Influencer

 

In Italia siamo circa 60 milioni di cui 29 milioni seguono la Ferragni?
Allora è giustificato affermare che l’Italia è un popolo sottosviluppato! (nel senso fisico della parola)
Ma io credo invece che molti seguaci della gentil donna siano spinti dalla curiosità dell’originale stupidità di alcune figure umane, altrimenti non mi resta che pensare si tratti di una schiera di inconsistenti cervelli, attirati da ipocrite moine e ammiccamenti sessuali!
Per fortuna, io conosco questa signora grazie alla cronaca.
Non giudico la brava ragazza che fa del suo meglio per abbindolare gente … ma mi stupisco della povertà di giudizio per una gran parte gente che la segue.

Ahimè, che dire della la foga di critica televisiva che si è scatenata sui media.
Lo spazio televisivo occupato ha fatto concorrenza a fatti di cronaca importanti. Mi sono divertito a seguire dibattiti dove con tanta passione “illustri” VIP si schieravano pro o contro la povera e ingenua donna.

Una piccola nota sulla parola Inglese influencer (influenzatrice).

 Mi chiedo se chi si fa influenzare ha qualche problema con il proprio senso critico? 

Oppure è un ignorante con il cervello allo stato brado?

Sollevati amore

 


 Sollevati amore.

Le nuvole son basse e il tuo viso è triste.

Spegni la speranza nel tuo cuore 
 e il mio bene muore davanti alle porte chiuse di un sorriso.

Nella tua casa suona il silenzio alla solitudine ingrata.
Oggi, non verranno ospiti.

La mia anima non s'arrende e scuote quel sole addormentato.
Che sprigioni la sua forza e illumini di gioia, gli ardori dell'ottimismo.

Domani è oggi.

Non c'è più tempo per il capo chino 
e le lacrime appartengono soltanto alle emozioni.





martedì 9 gennaio 2024

Inseguire l'utile

 

 
La mente umana non riesce proprio a distaccarsi dall’idea dell’utile. Tutto ciò che esiste o tutto ciò che si rivela attraverso fenomeni, deve avere un utile
Cerchiamo spiegazioni e formuliamo teorie create con l’alibi di cercare verità e invece queste ripiegano sulla loro utilità per l’uomo. L’idea che senza un utile una realtà non possa avere una funzione nel mondo del sapere, sembra costituire un assioma. 
L’impronta mentale la rileviamo in ogni atto della nostra vita. Siamo stati abituati a sentire: “si mangia per vivere”, “ si lavora per guadagnare”, ”si studia per sapere sempre di più”, eccetera.   
Quando si fa qualcosa e manca l’utilità riconosciuta, lo sforzo perde valore e il pensiero comune tende a dar significato di “hobby”, “passatempo”, ”pazzia”. 
Basterebbe alzare lo sguardo al cielo per mettere in crisi il senso dell’utilità. 
Che ci fanno lì, miliardi di stelle, stupidi pianeti dimenticati nel cosmo? Sono utili per chi o per cosa?
Ripieghiamo la testa verso il basso e nascondiamo il problema nelle vesti della filosofia. 
Già! La filosofia è proprio una scienza riconosciuta pubblicamente come inutile. 
Non è ancora riuscita a fornirci la spiegazione assoluta su tutti i nostri dubbi. Non è buona nemmeno per darci un lavoro!
Si narra che Socrate, filosofo greco, rimanesse per giornate intere a pensare. Quali vantaggi ricavava dalle sue sublimi teorie? 
Egli ha ricevuto solo danni, giacché i suoi concittadini l’hanno condannato a morte. 
Pensate anche a Nietzsche! Ha scavato nella sua mente cercando l’utilità delle sue teorie fino a essere dichiarato pazzo.
Quanta gente ha consumato la propria vita nel tirare la coda all’utile e alla fine si è resa conto di averla ancora tra le mani.

L’utile è un dare meno un avere il cui risultato è l’incremento del dare per effetto negativo dell’avere il quale s’incrementa spontaneamente all’aumentare del dare. 

Strana legge matematica, vero?
Sicuramente è dichiarabile senza senso, fantasiosa o meglio, inutile.
Questa legge funziona nell’ambito dell’amore che, come sapete non è scienza, non è filosofia, non è misticismo.
Sappiamo soltanto ciò che non è!
Sappiamo che per molti è inutile.......eppure, ci prende.     
 

lunedì 8 gennaio 2024

Tutto è vero, compreso il falso

 

Bisogna aspettare qualche anno di vita, per capire che: “Tutto è vero, compreso il suo contrario!”.
Qualunque risposta date al problema, avete sempre ragione!
Per questo motivo la Luna ruota intorno alla Terra ed essa gira intorno al Sole che a sua volta si muove.
Girandoci intorno a un concetto o a un'idea, usiamo punti di osservazione diversi. 

Il nostro sguardo, inseguito dalla riflessione, punta su un’area illuminata e circostanziata dalla psicologia (storica e inflazionata dallo stato corrente).
Confrontare quello che vediamo ora con quello che abbiamo osservato in un momento precedente è un processo sempre in divenire, in cui intervengono molte e aleatorie variabili. 
In definitiva, è impossibile ottenere risultati  identici dai quali ricavare verità assolute.

Insomma, abbiamo tante verità quanti sono i possibili punti di osservazione moltiplicati per la potenza e capacità di riflessione dell’osservatore.
Chi con la matematica non litiga, sa che in una circonferenza ci sono infiniti punti. 
Sulla sfera ci sono infinite circonferenze.
Nello spazio si immaginano infinite sfere.
I punti di osservazione, quindi, sono una infinità di infiniti.
Se consideriamo, inoltre, che la potenza e la capacità di osservazione siano valori non deterministici, allora il risultato del prodotto sarebbe impensabile. 

Quindi, ciò che ci passa davanti è sicuramente vero, ma ciò che non è davanti lo sarà dopo con la possibilità di apparirci contrario di ciò che è ora!
 

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