Opera di Silvia Senna
Antonio non si arrese alle spiegazioni di Andrea, volle
andare fino in fondo alla questione. Lui ammetteva di non capirci nulla sull’arte,
ma aveva bisogno di un esempio concreto di interpretazione dell’opera. Con questo
intento, continuò a parlare.
-“Andrea, capisco che vuoi lusingarmi, ammettendo gli umili e
gli ignoranti al tavolo degli acculturati … come quel “mammasantissima” di
Sgarbi. Però, mi piacerebbe che anche tu mi dessi un’interpretazione di un’opera.
Capirei molto altro ancora e chissà se un giorno, trovandomi di fronte Sgarbi, potessi
farlo imbestialire e sentire le sue famose parole … capra, capra, capra.” Antonio
scoppiò a ridere.
-“Se ti poni l’obiettivo di incontrare Sgarbi … sei già sulla
Luna!” – Andrea partecipò alla risata e poi riprese.
-”Volendo essere seri, Tieni in mente che l’interpretazione
di un’opera è molto personale ed è legata alla livello di sensibilità dello
spettatore, alla ricchezza del suo sapere.
-“Spiegati meglio!” Antonio si mostrò interessatissimo.
-“Antonio, tu sei un cuoco e conosci molti aspetti e tipi di
ingredienti che io non conosco … sono un ignorante nel tuo campo. Se qualcuno
mi chiedesse di commentare una ricetta, andrei in grosse difficoltà. Non avrei
le parole giuste e neanche potrei immaginare come muovermi per adeguarmi ai
suggerimenti della ricetta e ricavare il piatto.”
-“Mi sembra ovvio! Fare
il cuoco non è il tuo mestiere.” Concordò Antonio.
-“Dunque, La persona che commenta un’opera usa i propri ferri del mestiere, siano questi poveri
o ricercati; si lascia trasportare delle proprie inclinazioni e non potrà
nascondere le sue paure e i suoi desideri. La psicologia personale frullerà
tutto il suo essere in termini di pensieri e immagini, producendo sensazioni,
emozioni che turbano e smovono l’anima.
-“Vuoi dire che se non sono del mestiere, le sensazioni possono essere diverse o addirittura
mancare?” domandò Antonio.
-“È evidente che davanti all’opera di Silvia Senna, io, tu,
Sgarbi … avremmo reazioni diverse!”
-“Comunque io non direi mai parolacce!” Antonio rise nuovamente
e aggiunse “Però, non trovare il pretesto per sottrarti a commentare l’opera
della pittrice.”
-“Non ti preoccupare, esaudirò il tuo desiderio. Per me è un
piacere parlarne e si raddoppia se qualcuno come te è interessato alla mia
interpretazione.”
-“Allora, non perdere tempo!”
-“Guarda attentamente il quadro e dimmi cosa vedi?” Chiese Andrea.
-“Vedo semplicemente un muro rovinato. Qualche muratore inesperto
ha rotto il muro e ha creato un incavo per far passare i tubi dell’acqua e poi
ha abbandonato il lavoro. Dopo molto tempo incrostazioni e schifezze varie
hanno fatto il resto.”
-“Antonio, sei senza poesia.” Entrambi risero.
-“Si tratta di un’immagine molto simbolica. Il muro potrebbe
rappresentare le divisioni tra le anime. L’incavo, invece, la breccia sull’indifferenza;
La rottura, di un modo di pensare freddo, egoistico e insignificante. Il
percorso del tratto di rottura è non lineare … perché l’anima non segue la
rigida linea della razionalità. Se noti bene, nel taglio dominano tre colori:
nero, per l’ignoto e l’incoscienza; il giallognolo per orgoglio e gioie sopite;
il rosso per i dolori dell’intimità che tendono ad essere nascosti me
inevitabilmente si riversano all’esterno percepite come macchie disseccate,
quasi incancellabili. L’artista ha lasciato grondare un filo di celeste per
dire che la speranza per il bene esiste sempre, presente anche nelle situazioni
difficili. Sommando tutti questi messaggi, si può pensare che la vita va
scoperta; le abitudini vanno rotte, seppure con qualche dolore. Si rinasce
sempre migliori dopo ogni dispiacere. Se non provi a rompere a cambiare continuamente
questo tuo passaggio sulla terra resta inutile.”
-“Mi piace la tua interpretazione … forse la tua amica ha
parlato con te prima di mettersi all’opera?"
I due amici risero insieme.