LUIGI: Chi sei mio Alieno? Da dove vieni?
ETT: Noi siamo ciò che
voi non siete e quindi impossibili da raffigurare.
LUIGI: Allora, è giunto il momento opportuno per far
luce su questo argomento. Fornisci alla nostra limitata intelligenza qualche
elemento utile.
ETT: La leggera ironia che colgo nelle tue parole, non
mi dispiace se serve a rimuovere quella spessa coltre di scetticismo che
avvolge il nostro esistere. Comunque non mi sottrarrò a “spiegarti” chi siamo, da
dove veniamo e come siamo fatti.
LUIGI: Bene! Se i miei lettori non ti crederanno,
almeno mi onoreranno alla stessa stregua di Giulio Verne. Le “ventimila
leghe sotto i mari” sono fuochi d’artificio in termini di fantasia.
ETT: Non sarà facile neppure per me, poiché sarò
costretto ad usare i vostri risibili e grossolani riferimenti. Dimmi un po’, concedendoti di interrogarmi, quale
potrebbe essere la tua prima domanda?
LUIGI: Solitamente, noi umani quando iniziamo a
raccontarci, diamo subito informazioni sul luogo e data di nascita.
Se vuoi, puoi partire da questo punto.
ETT: Io non sono nato, non esiste un luogo dove ho
potuto nascere e per giunta non ho genitori.
LUIGI: Chi vuoi che ti creda, se inizi così!
ETT: Ok, devo uniformarmi ai vostri canoni.
Miliardi di miliardi di secoli addietro, noi
extraterrestri eravamo pressappoco come siete voi ora. Cioè, legati
indissolubilmente con la materia e come tali, il tempo e il divenire si
divertivano a creare momenti di agitazione e di pausa allo spirito
intellettivo.
A quel tempo, anche noi sopportavamo la tirannia della
biologia e ci dimenavamo tra la nascita e la morte in un ciclo ripetitivo fino
alla noia.
Chissà quante volte questo ciclo si è interrotto a
causa del rallentamento della biologia o per capricci di un volere,
inspiegabile alla vostra ragione.
Ogni ciclo era occasionalmente influenzato da cause
esterne per cui esso introduceva nuove variabili nel panorama conoscitivo. In
un certo senso, puoi ricondurre questo concetto a quello che voi chiamate di
evoluzione.
Caro Luigi, ti sarà mai capitato di provare una
sensazione che ti ha lasciato un senso di incompiuto? Un “tutto qui?” che ti ha lasciato perplesso?
LUIGI: Molte volte!
ETT: Quel particolare stato d’animo è il sintomo
dell’oltre vita che sfiora la percezione dell'esistenza.
Il vostro mondo è raccolto nei cinque organi
sensoriali e nelle quattro dimensioni fisiche.
Il tutto è pasticciato da una decodifica biologica che
produce il pensiero. Ragione e sentimento sono esalazioni in fumo di un
arrosto che si consuma nella evoluzione della specie di cui voi siete parte ed
esaminatori.
Noi, extraterrestri siamo, ed è vero, di un altro
mondo, ma non un “altro” mondo perché lontano o diverso da quello a cui siete
abituati a riferirvi.
La differenza discende da una condizione che prescinde
da ciò che vedete o che presumete di immaginare. Non abbiamo problemi con il
tempo e lo spazio, non esistono conflitti, non abbiamo bisogno di credere o di
sperare. Abbiamo tutto ciò che serve. Non esiste il concetto della
separazione del personale dal pubblico, del bene e dal male.
Potrei elencare all'infinito tutti i concetti che vi
siete costruiti con i vostri strumenti e con le vostre misure.
Molto verosimilmente una tua amica afferma: "Francamente
penso non vi sia un oltre, ma una continuità inesausta, in cui prima e dopo non
esistono... Solo un velo, un diaframma sottile separa le due realtà...".
Capisco che non potrai intendermi completamente ma non
è il mio obiettivo spiegarmi, voglio alimentare quella certezza che nulla
finisce con la vostra morte.
Molti vostri pensatori hanno architettato spettacolari
scenari pronosticando “dopo morte” sorretti da logiche contaminate dalle
proprie paure o configurate a sostegno dei limiti umani.
LUIGI: Che cosa mi dici dell’amore?
ETT: L’amore è la legge nata per richiamare una unione
perduta. La vostra vita la “vedete” transitoria, predisposta all’interruzione e
sciolta nel mistero del dopo ed è, quindi, “normale” che la si viva con
determinazione e atta ad impedire la sofferenza per una divisione certa,
implacabile ed evidenziata, giorno dopo giorno, dalla vecchiaia in continuo
stato di monito.
La sofferenza per questa permanente frustrazione della
specie, induce gli umani a ricercare una reciproca solidarietà, ricavando
attraverso questa, semi di una momentanea pace interiore.
LUIGI: Hai una spiegazione perché alcuni umani muoiono
prima del termine naturale della vita?
ETT: Alcuni umani hanno, scritto nel loro codice
biologico, una missione che va oltre la logica della specie e di questo loro ne
sono orgogliosi. Nel periodo che passano per la specie, ne sono
condizionati e dopo la loro partenza, lasciano uno strascico che non avrebbero
voluto. Coloro che non danno modo alla vecchiaia di compiere
il suo ciclo, sono persone molto speciali e che loro malgrado, rimangono
“attaccati” alla loro breve parentesi terrena, per quella forzata divisione che
hanno dovuto lasciare sulla terra.
Questi ex-umani, non avendo luogo e tempo, indugiano
sulle frequenze sensoriali dei propri cari e soffrono tantissimo nel non
potersi riproporre e svelare il segreto dell’altro mondo.
Intervengono sotto mille forme per incidere su questa brevissima
esistenza e spesso si rendono conto di non poter far nulla.
Immagina di dover spiegare a tutti i costi i colori a
chi non sa nemmeno che cosa è la luce, vivresti un dramma.