martedì 25 luglio 2023

IO sono intelligente


 

È intelligente chi capisce tutto e in fretta, chi coglie significati, trova soluzioni, mostra una mente vivace e perspicace. 

Siamo certi che questo tipo di intelligenza sia un merito?

Oppure è un dono della natura o dalla fortunata combinazione educativa e biologica?

Complimenti, se hai occhi azzurri da Angelo!

Complimenti, se sei bella come il sole!

Complimenti, se il tuo cuore riesce a battere per cento anni!

Ma quali sono i tuoi meriti?

Se sei più intelligente di me magari puoi pensare per me.

Però, se sfrutti questo tuo vantaggio a favore dei tuoi egoismi o per soggiogarmi, credo che la tua intelligenza sia sprecata e ancora peggio, sia di poco valore.

Tecnicamente, l’intelligenza è quella capacità di acquisire informazioni dall’esterno (input), ricordare (memoria), riflettere (elaborare) per produrre un pensiero utile e buono per sé e per il mondo intorno a te (output).

Umanamente, invece, intelligente è chi esplora nuovi percorsi, chi sa coniugare il senso umano con la ragion pratica; chi apre nuovi orizzonti per il bene di tutti.

Ognuno, nel proprio piccolo, può mostrare intelligenza … ed è qui che ci sono i meriti.

In generale, l'uomo intelligente deve sapersi relazionare con il suo prossimo, per contribuire con il proprio pensiero critico e con l'aiuto della memoria storica a migliorare la condizione umana.

ANTEPRIMA DEL BACIO

 


Emergono idee che come nuvole basse rimangono ferme intorno alla testa.

Uno stato confusionale che appare inspiegabile.

La vista diventa selettiva, ricostruisce un'immagine ancor più bella di quella reale.

L'udito, geloso del mondo, chiude ogni rumore fuori.

L'odore è distinguibile tra mille affini, anzi la sua intensità guida verso la destinazione.

Il tatto è nelle mani, dove le carezze fremono per partire.

Il gusto è quello della cioccolata pura.

La magia avvolge due anime che si attraggono sul confine dell'irreale ...... l'Amore entra in scena
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lunedì 24 luglio 2023

Un extraterrestre si dichiara


 

LUIGI: Chi sei mio Alieno? Da dove vieni? 

ETT: Noi siamo ciò che voi non siete e quindi impossibili da raffigurare.

LUIGI: Allora, è giunto il momento opportuno per far luce su questo argomento.  Fornisci alla nostra limitata intelligenza qualche elemento utile.

ETT: La leggera ironia che colgo nelle tue parole, non mi dispiace se serve a rimuovere quella spessa coltre di scetticismo che avvolge il nostro esistere. Comunque non mi sottrarrò a “spiegarti” chi siamo, da dove veniamo e come siamo fatti.

LUIGI: Bene! Se i miei lettori non ti crederanno, almeno mi onoreranno alla stessa stregua di Giulio Verne. Le “ventimila leghe sotto i mari” sono fuochi d’artificio in termini di fantasia.

ETT: Non sarà facile neppure per me, poiché sarò costretto ad usare i vostri risibili e grossolani riferimenti. Dimmi un po’, concedendoti di interrogarmi, quale potrebbe essere la tua prima domanda?

LUIGI: Solitamente, noi umani quando iniziamo a raccontarci, diamo subito informazioni sul luogo e data di nascita.

Se vuoi, puoi partire da questo punto.

ETT: Io non sono nato, non esiste un luogo dove ho potuto nascere e per giunta non ho genitori.

LUIGI: Chi vuoi che ti creda, se inizi così!

ETT: Ok, devo uniformarmi ai vostri canoni.

Miliardi di miliardi di secoli addietro, noi extraterrestri eravamo pressappoco come siete voi ora. Cioè, legati indissolubilmente con la materia e come tali, il tempo e il divenire si divertivano a creare momenti di agitazione e di pausa allo spirito intellettivo.

A quel tempo, anche noi sopportavamo la tirannia della biologia e ci dimenavamo tra la nascita e la morte in un ciclo ripetitivo fino alla noia. 

Chissà quante volte questo ciclo si è interrotto a causa del rallentamento della biologia o per capricci di un volere, inspiegabile alla vostra ragione. 

Ogni ciclo era occasionalmente influenzato da cause esterne per cui esso introduceva nuove variabili nel panorama conoscitivo. In un certo senso, puoi ricondurre questo concetto a quello che voi chiamate di evoluzione.

Caro Luigi, ti sarà mai capitato di provare una sensazione che ti ha lasciato un senso di incompiuto? Un “tutto qui?” che ti ha lasciato perplesso?

LUIGI: Molte volte!

 ETT: Quel particolare stato d’animo è il sintomo dell’oltre vita che sfiora la percezione dell'esistenza. 

Il vostro mondo è raccolto nei cinque organi sensoriali e nelle quattro dimensioni fisiche. 

Il tutto è pasticciato da una decodifica biologica che produce il pensiero. Ragione e sentimento sono esalazioni in fumo di un arrosto che si consuma nella evoluzione della specie di cui voi siete parte ed esaminatori.

Noi, extraterrestri siamo, ed è vero, di un altro mondo, ma non un “altro” mondo perché lontano o diverso da quello a cui siete abituati a riferirvi. 

La differenza discende da una condizione che prescinde da ciò che vedete o che presumete di immaginare. Non abbiamo problemi con il tempo e lo spazio, non esistono conflitti, non abbiamo bisogno di credere o di sperare. Abbiamo tutto ciò che serve. Non esiste il concetto della separazione del personale dal pubblico, del bene e dal male. 

Potrei elencare all'infinito tutti i concetti che vi siete costruiti con i vostri strumenti e con le vostre misure.

Molto verosimilmente una tua amica afferma: "Francamente penso non vi sia un oltre, ma una continuità inesausta, in cui prima e dopo non esistono... Solo un velo, un diaframma sottile separa le due realtà...".

Capisco che non potrai intendermi completamente ma non è il mio obiettivo spiegarmi, voglio alimentare quella certezza che nulla finisce con la vostra morte. 

Molti vostri pensatori hanno architettato spettacolari scenari pronosticando “dopo morte” sorretti da logiche contaminate dalle proprie paure o configurate a sostegno dei limiti umani. ­­­­­

LUIGI: Che cosa mi dici dell’amore?

ETT: L’amore è la legge nata per richiamare una unione perduta. La vostra vita la “vedete” transitoria, predisposta all’interruzione e sciolta nel mistero del dopo ed è, quindi, “normale” che la si viva con determinazione e atta ad impedire la sofferenza per una divisione certa, implacabile ed evidenziata, giorno dopo giorno, dalla vecchiaia in continuo stato di monito. 

La sofferenza per questa permanente frustrazione della specie, induce gli umani a ricercare una reciproca solidarietà, ricavando attraverso questa, semi di una momentanea pace interiore.

LUIGI: Hai una spiegazione perché alcuni umani muoiono prima del termine naturale della vita?

ETT: Alcuni umani hanno, scritto nel loro codice biologico, una missione che va oltre la logica della specie e di questo loro ne sono orgogliosi. Nel periodo che passano per la specie, ne sono condizionati e dopo la loro partenza, lasciano uno strascico che non avrebbero voluto. Coloro che non danno modo alla vecchiaia di compiere il suo ciclo, sono persone molto speciali e che loro malgrado, rimangono “attaccati” alla loro breve parentesi terrena, per quella forzata divisione che hanno dovuto lasciare sulla terra. 

Questi ex-umani, non avendo luogo e tempo, indugiano sulle frequenze sensoriali dei propri cari e soffrono tantissimo nel non potersi riproporre e svelare il segreto dell’altro mondo. 

Intervengono sotto mille forme per incidere su questa brevissima esistenza e spesso si rendono conto di non poter far nulla. 

Immagina di dover spiegare a tutti i costi i colori a chi non sa nemmeno che cosa è la luce, vivresti un dramma.

 

 

 

Una breve ma intensa frase


 

 "TI VOGLIO BENE"

Una breve frase “attiva” ma con un senso implicito di “passività”.

Il “volere” è una manifestazione di un moto interiore che mira a richiamare l’oggetto del desiderio verso sé stessi; come se si trattasse di una forza incontrollabile rivolta verso l’esterno. 

Per questo motivo, il senso di “attivo” si desume dal porre in primo piano il soggetto del volere per impegnarlo nel "lavoro" dell'amore. 

Dall’altra parte, la passività discende dal sottostare mansueto alla forza interiore con una benevola, accomodante dichiarazione di incapacità a sottrarsi.

Il volere, in questo caso, è anche una dichiarazione intrisa della promessa ad agire immediatamente e che attende anche il più piccolo segnale di accettazione per far partire ogni successiva azione.

Nel rilevare il segnale di risposta, tutti i sensi si adoperano per questa missione. 

Il tono di voce calante, il silenzio incipiente e la dolce pausa d’attesa, dove il tatto, l’olfatto e la vista si allenano come calciatori senza pallone.

Il destinatario è un attore spinto nella scena; appare quasi sempre disarmato e incapace ad una reazione razionale. 

Succede, quasi sempre che ubbidisca al silenzio proposto e che assecondi una tacita forma di gratitudine, prima di far risuonare il classico “anch’io”. 

Ovviamente, tutto diventa imbarazzante qualora non ci fosse affinità.

Dichiarare il “voler bene” è un’apertura totale verso l’amato; è accoglierlo nella parte indifesa del cuore; è spendere un capitale accumulato dalla nascita. 

Non si può annunciarlo in mondo leggero, come chiedere un bicchiere d’acqua. 

Coloro che credono in un Dio, si sentono obbligati a coinvolgerlo come testimone delle loro pure intenzioni.

Trascinando questo peso, conclamare il bene per una persona è arduo per chiunque che ne sia consapevole.   

Anche la voce partecipa alla cerimonia sorreggendo a stento le tre parole.

Le emozioni sono fuochi d’artificio nella notte: bellissimi, spettacolari, colorati ma durano nel tempo del loro compiersi.

I giovani, forse inconsapevolmente, sentono l’importanza del sentimento denunciato dalle tre parole e lo hanno accorciato in un anonimo TVB.

Continuo a sorprendermi, restio ad abituarmi, nel sentire appellare i fidanzatini con l’abbreviativo “AMO’” come troncamento della parola “AMORE”. 

Chissà quante volte ho sentito frasi del genere: “Amò’, mi dai una sigaretta?” oppure “Dove andiamo, amò’?”.

In queste occasioni, rimango impietrito nella riflessione che mi dice:

“Sei diventato vecchio!”

“Sei un romantico in estinzione!”.

Per fortuna, questo stato di stallo interiore dura quanto un temporale d’estate, perché mi ripeto che per i sentimenti veri non esiste né il tempo né la moda.

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