giovedì 7 giugno 2018

Vecchi dentro

È facile ritrovarsi soli con i propri pensieri ancora legati a un mondo antico.
Ti soffermi su idee a cui sei ancora fedele ma che richiamano un passato lontano.
Poi esamini quel passato e non ti convinci che sia veramente lontano.
Ti sovviene in mente la frase  fatta “i tempi cambiano” ed è allora che pensi di essere tu a essere rimasto immutato.
Tenti di scoprire quale sia la tua inadeguatezza, ma ciò ti sembra innaturale.
Sorridi quando focalizzi l’immagine di chi porta pantaloni strappati per moda!
Invece, ti assale un senso sconforto quando sei costretto ad accettare come “vecchie” le buone maniere. 
Sei antico ed è imbarazzante mostrarlo, se accusi fastidio quando ascolti parolacce usate come rafforzativi in un discorso che non ha nulla di serio.
Sì, è proprio così! Perché sei vecchio!
Le canzoni con parolacce sono simpatiche e accattivanti. I dialoghi con insulti sono interessanti! Chiamarsi "amò" è una abitudine o riempitivo verbale, ma non una dichiarazione di affetto.
Considerare il far sesso come premessa per iniziare una qualunque relazione tra uomo e donna, è un fatto scontato. Le riprese fatte con il telefonino di suicidi, di incidenti, di stranezze varie…. sono virali!!
Essere in linea con il tempo, quindi, significa rinnegare il mondo in cui sei cresciuto. Quel mondo in cui si dava del “voi” ai genitori e agli anziani.
Quel mondo in cui gli amici si dividevano ciò che avevano; si aiutavano senza pensarci due volte. Quel mondo in cui stare senza soldi in tasca non era una tragedia. Quel mondo in cui i ragazzi conquistavano le ragazze con la gentilezza e la simpatia.
Non esistevano i telefonini, ma i genitori sapevano dove e come trovarci.
Non esisteva Internet, ma sapevamo a chi chiedere quando avevamo dubbi.
Eravamo consapevoli che occorreva studiare se volevamo raggiungere qualche traguardo importante nella vita.
Per questo motivo avevamo rispetto e considerazione dei professori.
Nessuno si sognava di parlar male dei professori a casa, perché eravamo certi di non essere creduti.
Nessun genitore reclamava diritti legali per il proprio figlio, perché sapevano di affidarli a persone serie e responsabili.
Nella scuola esistevano poche ed efficaci regole suggerite dal buon senso e sana educazione.
Se il cambiamento mi vuole diverso da quello che sono….. mi arrendo, resto vecchio!!

giovedì 29 marzo 2018

La parola "Amore"

La parola “Amore” è una delle più usate nella lingua parlata. 

Produce un bel suono, concilia con il prossimo e infonde bontà. Sembrerebbe che dietro la sua pronuncia si nascondi una magia che produce effetti benefici sul feeling umano. 

La ritroviamo nei libri sacri, nei romanzi da retrobottega, nelle scienze occulte, in tutte le storie di passione e sesso, ma raramente nelle riviste scientifiche.
“Amore” è un sostantivo, identifica qualcosa di poco tangibile ma che tutti hanno l’impressione di conoscere bene.
L’agire secondo quanto indicato da “amore” è “Amare”. 

Ciò significa che amare deve essere attività, egoisticamente tradotta in passività o, al contrario, in una generosa intraprendenza.
Tutti sappiamo che l’agire umano, se non è accompagnato da razionalità; assume forme di stupidità o almeno, di ordinaria abitudine. 
Sappiamo inoltre, che la razionalità è una dote che si acquisisce con la crescita culturale. In altre parole, il “sapere” è il solido mattone che pavimenta la razionalità e su cui si costruisce il castello dell’amore.

La prima regola appare evidente: per amare bisogna raggiungere la maturità di spirito. 
Le strade da percorrere per giungere a questa nobile destinazione possono essere diverse: lo studio, l’osservazione o il classico “colpo sulla testa”.  

Purtroppo, quando non si è consapevoli di amare, si abbracciano illusioni, conseguenze di errate concezioni o presunte certezze.

La confusione più grande che si fa è quella di accreditare amore al trasporto sentimentale, spesso legato alle nostre mancanze o ai bisogni determinati dai difetti di crescita.

Amare non è cercare qualcosa che mi fa star bene come, per esempio, una pillola per il mal di testa, o qualcuno/qualcosa che cacci la mia solitudine o, ancor peggio, qualcuno/qualcosa che mi procuri piacere.

Amare non è un lasciarsi trasportare dalla passione come una barca alla deriva (bello e comodo, vero?).

Amare una donna/uomo non è il piacere nel tempo dello spupazzare. Se l’amore fosse solo questo, avremmo avuto uno strano, inutile e stupido regalo dal Creatore.

L’amore contiene qualche ingrediente scomodo: lavoro, sacrificio, responsabilità, pazienza, tolleranza, libertà, sensibilità ... e tante altre qualità che possederle in blocco significherebbe essere santi subito.

Appare evidente, quindi, che all’amore ci si avvicina crescendo, imparando …. Amando. Ogni passo vuole impegno, promesse e dedizione costante. 

Il premio è altissimo. Consiste nel conoscere il sapore del vivere, nella conquista della propria autostima.

Amando nel modo corretto svuota le parole di ambiguità. Si riempie la propria vita di una gioia interiore che va oltre l’esultanza e lo stordimento. 

Si diventa calamite di soddisfazioni e diffusori di serenità. 
 

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