lunedì 4 dicembre 2023

Ho ucciso il mio Angelo

 

 

Sono viva per miracolo, ma non posso dichiarami fortunata perché ho pagato un prezzo troppo alto per continuare a respirare. Avrei preferito morire, ma se il destino ha voluto così, forse perché io potessi raccontare questa mia storia.

Avevo tra le braccia mia figlia di quattro anni e la stavo cullando. Fuori, nella strada, un drappello di tedeschi stavano perlustrando la zona in cerca di ebrei da ammazzare.

Non potevo far nulla tranne sentire urla, imprecazioni sempre più forti. A intervalli, si udivano rumori di violenza, orribili tonfi nel bagnato e l’inconfondibile eco di muscoli e tendini che resistevano alla forza di chi li stava lentamente facendo a pezzi.

Il massacro era iniziato tre giorni prima e sembrava non dover finire mai. Forse metà del mio mondo, ancor prima di avere notizie di quello che stava succedendo, spariva. Nessuno poteva fermare quella tritatrice di carne umana.

Abitavo al primo piano dello stabile che dava su quella strada, chiusa nel mio appartamento. A un certo punto, sentii bussare alla porta al piano di sotto e subito dopo si sentirono altre urla; la carneficina stava continuando con evidente impossibilità di montare una resistenza adeguata contro quella forza brutale. La minaccia mi era vicina. Speravo che si fermassero a quel piano, ma non fu così.

Non si attesi molto prima di riconoscere il rumore del martellamento e il saccheggiamento di ogni cosa. Il suono del legno in frantumi era il canto funebre prima di essere bruciati.

Ero sola in casa. Mi barricai con tutto quello che avevo nella stanza da letto. Mentre ammucchiavo mobili e suppellettili mi correvano i brividi per il corpo. Le cose che accatastai contro la porta d’ingresso mi davano l’illusione di essermi protetta, ma sapevo realisticamente che quei demoni sarebbero riusciti a passare.

Continuai a dondolare la mia bambina, canticchiando la ninna nanna nell’orecchio per calmarla mentre piangeva singhiozzando.

Il martellamento alla mia porta cresceva in forza e volume, il telaio iniziò a rompersi. Strinsi al petto la mia bambina e le accarezzai la testa con entrambe le mani, dalla parte superiore del cuoio capelluto, fino giù attraverso le orecchie, proprio come solitamente facevo per farla addormentare. A lei piaceva questo mio modo di tranquillizzarla. L’effetto fu immediato. Il suo pianto disperato si calmò, il suo piccolo corpo si avvinghiò contro il mio per nascondersi e attenuare la paura.

Continuai a canticchiare allisciandole i capelli. Provavo a comportarmi come se nulla fosse fuori posto, non una sola cosa che non andasse. Un ultimo singhiozzo e poi fece silenzio, il suo corpo si era rilassato.

Fu allora che avvolsi un cappio intorno al collo e con una stretta decisa e violenta uccisi il mio angelo. Morì prima ancora di poter crollare nel mio cinto. La porta stava cedendo, i mobili spinti indietro ed entrarono.

Attesi il mio destino mentre urlavo, ma almeno il mio piccolo angelo era al sicuro dal male. 

 

domenica 3 dicembre 2023

Il figlio divino

 

Sam era un bambino molto silenzioso e paziente. Molto diverso dagli altri bambini della sua età, pronunciava pochissime parole. Restava in silenzio per la maggior parte del tempo, come se fosse perso in qualche pensiero profondo.

“Sam, perché non giochi per strada con gli altri bambini? Ti annoierai stando qui tutto il giorno.” Sollecitò sua madre.

Difatti, lui non si annoiava mai. Preferiva sempre sedersi tranquillamente in un angolo della casa, senza causare disturbo a nessuno. Quando fu abbastanza grande per andare a scuola, pregò sua madre di procurargli un libro di religione. Voleva conoscere di più su Dio e il Paradiso.

“Sam, devi fare i compiti di scuola. Come fai a leggere il tuo libro?” obiettò sua madre.

“Mamma, leggerò il mio libro quando avrò finito con i miei doveri di scuola.”

La mamma lo accontentò. Scese giù di casa e si recò dalla libreria dell’angolo dove acquistò varie copie di libri di orientamento religioso. Il bambino era in grado di leggere subito senza che nulla gli venisse insegnato. Giorno dopo giorno sedeva in un angolo a leggere i suoi libri e a meditare.

Quando divenne grandicello e finì le scuole dell’obbligo, chiese alla madre di trasferirsi da solo presso la loro casa di campagna, lontana dal paese, dove avrebbe potutto studiare e riflettere senza essere disturbato.

Anche questa volta, la madre acconsentì. Durante quel periodo lei gli portava cibo e acqua; lasciava i piatti pieni nella piccola cucinetta e li ritirava vuoti la volta successiva.

Ma un giorno la donna si allarmò. Nella casetta, inginocchiato vicino a suo figlio trovò una donna che piangeva.

“Che cosa è successo? Perché piangi?”  domandò agitata la mamma.

“Sam ha guarito mio figlio. Le sue preghiere hanno compiuto il miracolo. Karl non riusciva a stare in piedi e ora cammina.”

La madre sconvolta corse in chiesa e raccontò al sacerdote tutto ciò che aveva visto. Ma il prete la calmò dicendo: “Non temere, tuo figlio è un’anima eletta e il buon Dio ascolta le sue preghiere.”

L’episodio si sparse per tutto il paese e dintorni. La gente veniva a trovare Sam ogni giorno e gli chiedeva di pregare per il loro bene.

Quella casetta di campagna divenne un santuario. Un giorno, però, Sam scomparve dalla casa. Tutti cercarono il divino fanciullo. Trascorsero molti anni e il ragazzo non fu più ritrovato.

Ci furono molte teorie sulla fine del giovane. I religiosi dicevano che sicuramente era stato portato vivo in cielo dagli angeli. La gente comune aveva pensato ad un rapimento. La verità non si seppe mai.

Una evidenza fu sotto gli occhi dell’intera comunità: tutta la famiglia di Sam visse in serenità, illuminata dal cielo dal loro amato figlio.

 

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