Il tempo è una risorsa preziosissima, tanto preziosa che non si
perde tempo a riflettere se veramente si consuma nel miglior modo possibile.
La fretta è penetrata tanto silenziosamente quanto lentamente nel
mondo dell’educazione e ha stravolto la sua stessa concezione. Si tratta di una
tipologia di fretta “moderna”. Già Nietzsche ne aveva denunciata la
pericolosità di una assuefazione ad un’idea sbagliata del tempo
dedicato.
Infatti, attualmente, non solo non c’è tempo per la cultura ma
questa diventa essa stessa cultura della fretta. Una cultura “veloce”, quella
di ogni giorno, si rivela sempre più scadente con implicazioni molto
preoccupanti in quanto non soltanto si impone nel sistema scolastico tra i
giovani, bensì si diffonde capillarmente nella società, andando a incidere
negativamente sulla mentalità quotidiana della gente e addirittura viene tramutata
la concezione del tempo della cultura.
Pesante alla proposta di accorciare i tempi della scuola secondaria superiore! Pensante all'istruzione privata propagandata come "più anni in uno!"
Plasmate dalla logica della fretta, le persone vengono indotte ad
allinearsi a favore dell’idolatrica e ipocrita sopravalutazione della stabilità
del posto di lavoro rispetto all’insicurezza lavorativa di una vita spesa per
la cultura, arrivando a odiare una formazione culturale che consuma molto tempo.
Poiché ovunque impera una fretta indecorosa, come afferma provocatoriamente Nietzsche,
sarà malvisto il giovane che dopo i trent’anni non abbia ancora finito di
studiare e non che non sappia rispondere alla prima tra le domande usuali: “Qual
è la tua professione?”
L’imbarazzo si crea come se qualcosa andasse colpevolmente perduta. Una
patologica dissociazione dei tempi della vita. L’unico tempo che la società
moderna riconosce e rispetta è il tempo del lavoro. Ogni altro modo di consumare
il tempo, a maggior ragione quello dedicato alla cultura, sarà solo tempo perso.