sabato 5 agosto 2023

Il tranello della speranza

 

 

La speranza è un concetto apparentemente bello: “Attesa fiduciosa, più o meno giustificata, di un evento gradito o favorevole. In senso soggettivo è aspirazione, spesso illusoria, a un vago avvenire di bene o di felicità; atteggiamento baldanzoso nei confronti della vita, stato d'animo d'incoraggiante o consolante fiducia, convinzione fiduciosa od ottimistica ( … di vincere, di riuscire), complesso di ambizioni e di progetti proiettati nel futuro. In senso oggettivo, è prospettiva o eventualità favorevole e positiva”.

Se riflettiamo un po’ emerge un subdolo antipatico significato.

Notate un senso di passività?

“Speriamo che domani sia una bella giornata” – Né io, né voi possiamo farci qualcosa … dobbiamo semplicemente attendere!

Siamo, però, consapevoli che la vita è oggi! L’attesa la consuma!

Affidarsi alla speranza significa arrendersi deponendo le armi … non muoversi più … attendere che qualcuno faccia qualcosa in vece nostra.

I religiosi “sperano” nell’opera di Dio. 

I cittadini “sperano” nel buon governo. 

I pacifisti “sperano” nella solidarietà tra i popoli.

Bisogna ammettere che la speranza ci chiede una fiducia incondizionata, senza garanzie e non offre altre scelte!

La speranza è un placebo contro la malattia della tristezza e del pessimismo.

La speranza è l’ultima a morire … ma questa è una menzogna!

La speranza è eterna! Continua ancora a vivere dopo di noi. 

 

venerdì 4 agosto 2023

Il concetto di "esistenza" secondo ETT


 

LUIGI: Caro Ett, mi ripeti che siamo troppo limitati per cui ci è impedito di compiere il grande salto evolutivo, indispensabile per “vedere” una realtà universale nuova. Mi spegni la speranza di cogliere qualche verità eccezionale. Permettimi ancora qualche domanda.

ETT: Avanti! Non esitare!

LUIGI: Secondo la tua teoria, eliminando una collocazione temporale del mio presente, io potrei essere in ogni punto dell’universo o essere parte di una unione cosmica riscontrabile in ogni elemento parte di esso. Non avrei una mia individualità. Non sarei una presenza autonoma. Non potrei riferirmi a nessun’altra realtà che sia diversa dalla mia. Con queste premesse, dove sarei io ora? Perché esisto?  Quale disegno giustifica la stessa mia esistenza nell’universo?

ETT: Le tue domande vanno ben oltre a ciò che le mie parole potrebbero rivelare.

In ogni caso, mi offri la possibilità di instaurare il dubbio nella mente umana e soffermare la vostra consapevolezza in ambiti meno assoluti.

Per fornirti subito qualche risposta, ho bisogno di puntualizzare qualche concetto che, per voi umani, sembra chiaramente assunto.

Per esempio, voi amate riferirvi come “Esseri umani”, cioè implicitamente ammettete, prima, di “essere” delle realtà permanenti in un punto preciso misurato nel concetto del tempo, e poi di qualificarvi “umani” nell’ambito della stessa realtà precedentemente ammessa come unica e vera.

LUIGI: Vuoi chi io dubiti sulla mia stessa esistenza?

ETT: No, voglio semplicemente focalizzare l’attenzione sull’idea del tuo esistere.

LUIGI: Uno dei nostri filosofi, portava a prova della nostra esistenza il pensare; questo non basta?

ETT: Per provare una realtà non si può estrarre la prova dal mondo per il quale si vuole la prova!

LUIGI: In questo caso, non si potrebbe mai addurre una prova definitiva, perché nessuno degli umani sarebbe capace di uscire dal suo mondo.

ETT: Benissimo, stai anticipando il mio pensiero.

LUIGI: Allora, continua! Sono ansioso di apprendere la tua conclusione.

ETT: Luigi, il vostro mondo non è né un divenire, né un permanere.

Se fosse una realtà in continua evoluzione, allora, fra un numero indefinito di anni-tempo, si giungerebbe a quella finale ed esso cesserebbe d’esistere.

In questo caso, la realtà a cui si giungerebbe, coinciderebbe con l’essenza dell’ “essere” che sarebbe il nulla.

Se fosse, invece, una realtà definita, sarebbe indipendente dal tempo e soggetta ad una evoluzione virtuale. 

Il mondo, rimarrebbe uguale a sé stesso e cambierebbe soltanto perché si rifletterebbe internamente in modo diverso. 

In quest’ultimo caso, l’essenza dell’essere coinciderebbe con l’immagine della consapevolezza d’essere nel punto del suo rivelarsi.

LUIGI: Stento a capire.

ETT: Prendi ad esempio un fiume e supponi che tu mi chieda se l’acqua del fiume è una realtà; se essa esiste e perché esiste.

I tal caso, l’acqua del fiume non può essere un divenire poiché quando giungerà al mare, essa cesserà d’esistere come acqua fluviale. 

Non può nemmeno essere un suo permanere, perché scorre e cambia continuamente rispetto ad un osservatore immobile. 

Il cambiamento non può che essere virtuale, legato alla posizione, allo stato e alla mente dell’osservatore. 

La realtà, concepita in questo modo, è l’idea consapevole di ciò che l’osservatore elabora con la sua mente e condizionata dalle variabili presenti nel contesto.

Quindi, esisterebbero tante realtà quanti sono i possibili punti di osservazione, i possibili stati mentali e le capacità elaborative dell’osservatore.

Dovendo la realtà essere una, si potrebbe concludere che la sua essenza ultima sarebbe, come nel divenire, il nulla.

LUIGI: La conclusione finale è “oltre me stesso c’è il nulla”?

ETT: No, Luigi! Non giungere a questa drastica conclusione.

Il nulla è il vuoto di pensiero che si crea utilizzando il paradigma mentale con il quale vi siete evoluti.

Devi intendere il nulla, non come assenza di qualcosa, ma come occupazione di qualcosa che sfugge al vostro pensiero.

 

giovedì 3 agosto 2023

Consolando un elettrone

 

Chi ha l’abitudine di parlare con se stesso, occasionalmente si sente muto, incapace di tirar fuori qualcosa che gli consenta di rivedersi nei propri pensieri. 

In tali casi, cerca un pretesto affinché, come lo spumante in bottiglia, faccia esplodere il tappo e creare quella gioiosa fontana di dolcezza. 

Se qualcuno crede ancora al caso, deve cominciare a ricredersi perché la vita, oltre ad essere un mistero, è anche burlona e una eccentrica progettista. 

Vagando tra i pensieri, mi gira per la mente una scena: vedo un elettrone girare forsennatamente intorno al proprio nucleo e in una piccolissima frazione di secondo, si concede di pensare.

Ma che diavolo sto facendo? 

Corro come un matto da sempre, esattamente come miliardi di miei consimili!

Sarà che egoisticamente corro per me stesso, sperando di essere notato come l’elettrone più veloce dell’universo?

Infatti, sono bravissimo a correre e non so far altro! 

Che brutto mondo però, essere nato per correre, senza un motivo e insieme con altre insignificanti presenze!”.

Vorrei confortare quell’elettrone, incoraggiandolo con queste mie parole:

“Piccolo elettrone, non penare nel cercare spiegazioni che non puoi ottenere, ma godi del tuo stato poiché in tè è presente l’energia dell’universo della quale non sei né padrone, né consapevole.

Tu stai girando intorno al nucleo per la forza d’amore che ti tiene in equilibrio tra il disperdersi nel nulla e il ritorno alle origini.
Continuando a girare contribuirai a mantenere la struttura dell’universo e vivere le emozioni delle tue accelerazioni.

Le tue paure derivano dalle battaglie a cui le passioni t’impongono di assistere.

I vizi e le virtù dell’uomo, sono le accelerazioni centrifughe e centripete a cui inevitabilmente sei sottoposto per il solo motivo di essere un elettrone”. 

mercoledì 2 agosto 2023

Lettera aperta a Dio

 

Caro Signore,

Forse non è il periodo adatto per farti giungere le mie considerazioni ma, tenendo conto che tuo figlio è morto da più di duemila anni orsono e poiché tu sei perfetto, queste mie parole non ti offenderanno.

Sono nato, cresciuto e istruito alla tua fede e ora che sono grandicello un po’ di critica, concedimela.

All’età dei giochi mi hanno parlato di te, delle verità cristiane; mi hanno battezzato e di questo non ho nessun ricordo; mi hanno fatto seguire un corso di catechesi per giungere alla prima comunione, poi alla cresima e, come ultimo atto, al matrimonio.

Ti giuro che tutto è avvenuto in modo passivo, in obbedienza alla mia famiglia.

No, non voglio colpevolizzare i miei tutori e l’istituzione ecclesiale, voglio solo manifestare il mio imbarazzo.

Non ti arrabbiare se punto il dito contro di te. 

La mia convinzione è che per la tua infinita bontà lasci fare un po’ troppo a noi uomini.

Noi abbiamo molta fantasia e immaginiamo tante cose che forse mettono anche te in crisi.

Ammetti però di avere un piccolo vizietto; come quello tipico dei grandi scienziati nostri: la distrazione determinata dalla grande differenza di spessore d’intelligenza e d’amore.

Se vuoi parlare con noi, devi sapere che la fede non basta!

Sei stato tu stesso a farcelo notare con San Tommaso.

Pretendi di spiegarci il Paradiso come fa il gatto con il topo, che lo mangia per fargli capire la sua missione.

Non ti dico dei miracoli!

Perché t’inventi le malattie se poi ci giochi con i miracoli?

Non vado oltre per non mostrarmi arrabbiato o irriverente.

Non sono capace di immaginare l’oltre la vita terrena senza di te ma per dispetto, potrei rifiutare il Paradiso quando sarà il momento.

Mi siederò sul gradino davanti alla porta e protesterò per non aver avuto modo di conoscerti pienamente quando ne avevo bisogno.

Certamente in Paradiso troverò tutto, ma a che servirà?

Essere beato senza vita è un’ingiustizia verso coloro che, non per scelta, hanno trascorso l'intera esistenza nella fame, nel dolore, nelle carceri, nella solitudine.

Se vorrai, allora, baratterò il mio paradiso con una miglior condizione di vita terrena per congruo numero di miei sconosciuti amici sfortunati.   

Firma: un’anima del mondo.

 P.S. So che per ora non potrai rispondermi ma da lassù, oltre al meraviglioso papa che ci hai mandato, fai qualcosa di meno divino e di più umano.

 

martedì 1 agosto 2023

La felicità in quantità


Ci si chiede spesso se la felicità sia possibile per tutti gli esseri viventi. 

Si ha l’impressione che il destino distribuisca gioie e dolori  come se volesse misurarne la quantità.

Indipendentemente dal credo personale, io suppongo che ogni presenza vivente sul globo terrestre sia destinata ad occupare un posto nell’ordine della catena alimentare, della scala sociale, della dimensione dell’anima. 

Mi riferisco ad una sorta di gradualità che assegna precisi valori di sensibilità e felicità ad ogni essere vivente. 

In questa fantasiosa scala di valori, l’essere umano occupa il posto più alto mentre il singolo individuo si colloca in un preciso punto in questo sotto universo espanso. 

In questo senso, ognuno di noi nasce con una potenza d’amore mediante la quale ha il compito di esprimersi nella propria vita. 

Il fatto straordinario consiste nell’idea che la graduazione non è limitativa, né esprimibile attraverso il confronto.

Per offrirti un esempio figurato, immagina un’infinità di scatole, ognuna con un proprio volume. 

Tutte le scatole vorranno riempirsi al massimo delle loro possibilità, ma nessuna crederà di poter contenere di più di quanto potrebbe, solo perché ha la coscienza della presenza di altre scatole più voluminose. 

Nel caso degli esseri umani, essi nascono come puntini in una sfera di possibilità. 

Ogni uomo, condizionato dal luogo punto sfera delle possibilità, esprime il massimo delle sue potenzialità, pur disponendo in termini di misura, risorse illimitate.

Prendendo in considerazione l’esempio precedente, ognuno di noi è una scatola con un volume determinato dal luogo delle possibilità; non ci sono limiti al volume, ma per quel volume egli si esprimerà attraverso i valori dell’umanità. 

La sfera delle possibilità ha una sola direzione ed è quella per cui essa deve continuare ad espandersi in devozione ad una logica che sovrasta le nostre possibilità di razionalizzare.

In termini più semplici, tutti possiamo essere felici e non esiste nessun limite che si possa opporre alla quantità di felicità raggiungibile. La sfera delle possibilità è composta da infiniti punti ed è pronta ad espandersi all’infinito. 

Siamo noi stessi gli unici responsabili della quantità di felicità esprimibile; noi stessi decidiamo del volume della scatola. 

 

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