Vivi come se dovessi morire domani. Impara come se dovessi vivere per sempre. (Gandhi)
sabato 1 dicembre 2012
ONU riconosce la Palestina
Poche ore fa l'ONU ha votato in modo schiacciante per il riconoscimento della Palestina, che è diventata così il 194° stato del mondo!!! E' una vittoria incredibile per il popolo palestinese, per la pace e per il nostro movimento. Persone da tutto il mondo si stanno unendo alle folle oceaniche in Palestina per festeggiare.Il viaggio del popolo palestinese verso la libertà non finisce qui. Ma questo è stato un passo importantissimo e la nostra comunità ha svolto un ruolo fondamentale. L'ambasciatore della Palestina in Europa oggi ha detto:"Avaaz e i suoi membri in tutto il mondo hanno giocato un ruolo cruciale nel convincere i governi a supportare il riconoscimento e sostenere il popolo palestinese verso la libertà e la pace. Sono stati al nostro fianco durante tutto questo processo e il loro sostegno e la loro forza saranno riconosciuti e ricordati con gioia in tutta la Palestina" - Leila Shahid, delegato generale della Palestina in Europa.
Azione a Bruxelles: mentre era in corso l'incontro dei leader europei, QUESTO veniva mostrato proprio fuori dalle loro finestre
Azione a Madrid: i membri di Avaaz chiedono al Primo ministro Rajoy di dire Sì! Il governo americano e quello israeliano, spinti da gruppi estremisti molto potenti (sì, tristemente anche Obama ha ceduto), hanno portato avanti ogni tipo d'intimidazione per cercare di far fallire il voto, dalle minacce economiche alla possibilità di deporre il Presidente palestinese se fosse andato avanti. Quello europeo è stato un voto chiave ma incerto fino all'ultimo: sotto l'enorme pressione degli USA i leader europei fino a due settimane fa erano per non sostenere il riconoscimento dello stato palestinese. Con la consapevolezza della posta in gioco la nostra comunità ha risposto con la velocità e la forza democratica di cui c'era bisogno per vincere:
- Quasi 1,8 milioni di noi hanno firmato la petizione in favore del riconoscimento.
- Migliaia di noi hanno effettuato donazioni per finanziare sondaggi d'opinione pubblici in tutta Europa, mostrando così che un preponderante 79% degli europei era a favore dello stato palestinese. I nostri sondaggi sono stati ripresi da tutti i media e citati ripetutamente nei dibattiti parlamentari in Gran Bretagna, Spagna e Francia!
- Abbiamo mandato decine di migliaia di email, messaggi Facebook e tweet ai leader di tutta Europa e abbiamo effettuato migliaia di chiamate a ministri degli esteri e capi di stato.
- Abbiamo spiegato una gigantesca bandiera alta quattro piani proprio fuori dalla Commissione Ue a Bruxelles (a destra) mentre i leader partecipavano al vertice. Subito dopo, abbiamo effettuato un'altra dimostrazione a Madrid. Tempo fa avevamo addirittura fatto passare una flotta di navi di fronte alla sede dell'ONU per chiedere che il riconoscimento della Palestina fosse finalmente messo al voto. Le nostre azioni hanno conquistato i titoli dei giornali in tutta Europa.
- Lo staff di Avaaz e i suoi membri hanno incontrato decine e decine di ministri, massimi consiglieri, capiredattori, parlamentari e opinion leader in ciascuno dei paesi chiave, in molti casi facendo squadra per convincere i leader uno dopo l'altro attraverso advocacy, pressione, risoluzioni parlamentari e dichiarazioni pubbliche, sempre agendo grazie alla forza e alla legittimazione dal basso.
- Abbiamo raggiunto i maggiori opinion leader, tra cui Stéphane Hessel, un novantaquattrenne sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti, e Ron Pundak, un israeliano che ha giocato un ruolo chiave nel processo di pace di Oslo, affinché si esprimessero pubblicamente in favore del riconoscimento dello stato palestinese.
Uno dopo l'altro, stati chiave in Europa hanno rotto con gli USA per rispondere alla richiesta di giustizia e ai loro cittadini. Nel conteggio del voto finale che abbiamo ottenuto da poco, solo 9 paesi su 193 hanno votato contro! Francia, Spagna, Italia, Svezia e gran parte dell'Europa ha votato a favore della Palestina.Gli USA e Israele hanno sostenuto inizialmente che il riconoscimento avrebbe costituito una minaccia per la pace, e poi, dopo aver perso, che il risultato non avrebbe contato poiché si trattava di un voto simbolico. Ma se fosse stato solo simbolico non avrebbero fatto tutto il possibile per cercare di fermarlo. E dopo anni di negoziati in malafede e di accettazione da parte di Israele dello status quo, mentre colonizzava altri territori palestinesi, questa mossa mostra agli USA e a Israele che se non gestiranno i rapporti internazionali in buona fede, i palestinesi e il mondo intero andranno avanti senza di loro. Si tratta di una base di partenza più equilibrata per delle reali trattative di pace. E questa è la migliore alternativa alla violenza portata avanti tanto dal governo israeliano quanto da Hamas a Gaza nello scorso mese.Per decenni il popolo palestinese ha sofferto a causa della dittatura militare israeliana, con controlli repressivi sui loro spostamenti e sul lavoro, una continua negazione dei loro diritti e la minaccia costante dovuta all'insicurezza e alla violenza. In questo giorno di 65 anni fa l'ONU riconosceva lo stato di Israele, iniziando un percorso per stabilire una patria sicura per il popolo ebraico. Oggi i palestinesi compiono un passo avanti lungo lo stesso percorso e guadagnano, agli occhi della comunità internazionale, la dignità che è stata loro negata per una generazione. E' da quella dignità che potremo costruire le fondamenta per la pace.
Con speranza e gioia,
Ricken, Alice, Ari, Wissam, Allison, Sam, Julien, Pascal, Wen, Pedro, Saravanan, Emma, Ben, Dalia, Alexey, Paul, Marie, Aldine, Luca, Jamie, Morgan e tutto il team di Avaaz.
giovedì 29 novembre 2012
Fuga nel sogno
Affannosa corsa
che volger il capo addietro dolor procura,
dischiudere segreti anela.
Padrona dell’io smarrito,
l’anima vaga nelle nebbie dei sentimenti.
Nessun muro fa direzione.
Nessun giaciglio dà pace all’inquietudine.
Solitario invasore dei sogni,
indugio sugli orizzonti lontani.
E ritrovare il tuo pensiero
m'è dolce.
Nebbia di emozioni
accecano un cuore ingenuo.
Disegnano il tuo viso,
restio all’essere mortale,
perfetta immagine
nello specchio dei desideri senza tramonti.
Non oso toccarti.
Ho paura di svegliarmi.
domenica 25 novembre 2012
Imminente uscita di "Viaggio Tra i bit di una email"
immagine di riprodotta da un'opera di Silla Campanini.
Un padre sta preparando un messaggio da inviare per posta
elettronica a un suo amico, trasferito per motivi di lavoro a Singapore.
Durante la digitazione del messaggio sul suo computer, egli risponde ad alcune
domande poste dal figlio che, sedutogli accanto, osserva l’operato de padre.
LUCA: Papà, che stai facendo?
PADRE: Scrivo un messaggio a un amico molto lontano.
LUCA: Perché usi il computer? Potresti telefonargli o
scrivergli una lettera.
PADRE: Luca, usando il computer è più facile ed economico.
A scuola sicuramente avrai sentito parlare di Internet.
LUCA: Certamente papà, ma non ho un’idea precisa a
riguardo della sua utilità e non capisco nemmeno come possa funzionare. Mi
piacerebbe tanto se tu mi spiegassi tutto.
PADRE: Chiedi troppo a un padre che vorrebbe finire il suo
lavoro!
LUCA: Credo che non succeda nulla, se al tuo amico il messaggio
arrivi con qualche ora di ritardo!
PADRE: Sì, è vero! Però, non pensare che una spiegazione di
pochi minuti possa chiarirti l’intrigato mondo dei computer connessi nella rete
globale estesa a tutto il pianeta. Internet è una conquista dell’uomo moderno a
cui egli è giunto grazie al progresso della tecnologia sviluppatosi nel corso
degli anni.
LUCA: Papà, mamma sta riposando ed io sono proprio curioso
di capirci qualcosa di questo Internet, per cui possiamo parlare
tranquillamente fino a quando non sarai stanco?
PADRE: Questo significa che non potrò finire di preparare
il messaggio per il mio amico e potremmo dilungarci tutta la notte nella discussione.
Se ti affascina l’argomento e se non finirai per addormentarti, cercherò
raccontarti come funziona tutto magnificamente.
LUCA: Forza papà inizia il tuo racconto perché mi piace
ascoltarti!
...
...
sabato 24 novembre 2012
Ultime ore per fermare la orribile legge anti-gay in Uganda
Tra poche ore l'Uganda potrebbe approvare una legge che potrebbe introdurre la pena di morte o l'ergastolo per l'omosessualità. Una mobilitazione internazionale ha rimandato la legge l'anno scorso: abbiamo bisogno di alzare la pressione per spingere il Presidente Museveni a difendere i diritti umani e fermare questa legge brutale. Firma sotto e dillo a tutti:Il Parlamento ugandese vuole approvare una legge brutale che potrebbe introdurre la pena di morte per il reato di omosessualità. Se lo faranno, migliaia di ugandesi potrebbero essere uccisi o condannati all'ergastolo soltanto perché gay.Già in passato siamo riusciti a fermare questa legge, e possiamo farlo ancora. Dopo l'enorme appello globale dell'anno scorso, il Presidente ugandese Museveni aveva bloccato la legge. In Uganda il malcontento nei confronti della politica sta crescendo, e gli estremisti religiosi in Parlamento sperano che la confusione e la violenza che regnano nelle strade possano distrarre la comunità internazionale e far passare inosservato il secondo tentativo di adottare questa legge piena d'odio. Possiamo dimostrare che il mondo ha ancora gli occhi puntati su di loro.Non abbiamo tempo da perdere. Raggiungiamo un milione di voci contro la legge anti-gay in Uganda nelle prossime 24 ore: le consegneremo ai leader ugandesi e a dei paesi chiave che li possano influenzare.
Essere gay in Uganda è già pericoloso e orribile. Gli ugandesi LGBT sono continuamente minacciati e picchiati, e solo l'anno scorso l'attivista per i diritti degli omosessuali, David Kato (foto qui sopra) è stato brutalmente massacrato in casa sua. Ora sono minacciati ancora di più da questa legge draconiana che potrebbe imporre il carcere a vita alle persone condannate per aver avuto relazioni con persone dello stesso sesso e la condanna a morte per i recidivi. Persino chi lavora per le ONG impegnate nella prevenzione dell'HIV secondo questa legge possono essere incarcerate con l'accusa di "promuovere l'omosessualità".Proprio ora l'Uganda è in pieno fermento politico: milioni di euro di aiuti scomparsi hanno gettato nello scandalo il Parlamento. Questo scompiglio ha fornito agli estremisti religiosi in Parlamento la migliore opportunità di ritirare fuori la legge anti-gay, dandole il nome di "Regalo di Natale" agli ugandesi.Il Presidente Museveni ha già tolto il suo sostegno a questa legge una volta, dopo che la pressione internazionale ha minacciato di bloccare gli aiuti all'Uganda. Facciamo crescere una petizione di un milione di firme per fermare la pena di morte contro i gay ancora una volta e per salvare vite umane. Ci rimangono solo poche ore: firma sotto e fai il passaparola con amici e famiglia:La volta scorsa, la nostra petizione internazionale che condannava la pena di morte contro i gay era stata consegnata in Parlamento, diventando una notizia diffusa in tutto il mondo e sufficiente a bloccare la legge per diversi mesi. Quando una rivista ugandese ha pubblicato i nomi, le foto e gli indirizzi di 100 sospetti gay, che erano stati poi minacciati, Avaaz ha sostenuto un'azione legale contro la rivista e abbiamo vinto! Insieme ci siamo messi dalla parte della comunità gay in Uganda, e ora hanno bisogno di noi più che mai.
Con speranza e determinazione,
Emma, Iain, Alice, Morgan, Brianna e il resto del team di Avaaz
giovedì 22 novembre 2012
Impulso d'amore
Nascosto tra le parole,
ostacolato dal torpore dell’indifferenza,
l’impulso d’amore
freme.
Vorrebbe cambiare il mondo.
Vorrebbe sciogliere la gelida brina dell’apparire.
Vorrebbe disegnare sorrisi sui volti tristi.
Vorrebbe illuminare
le menti buie abbandonate dalla speranza.
Sventola tenerezza nei cuor sinceri.
Risuona emozioni negl’animi gentili.
Scava fiducia nelle menti aperte.
Diffonde magia nelle delicate carezze.
Tuona potenza negli abbracci degli amanti.
Impulso d’amore,
sorprendimi!
martedì 20 novembre 2012
A che serve la filosofia, oggi?
Se ci poniamo domande, inevitabilmente nel cercar
risposte diventiamo filosofi. Qualche docente cattedratico potrebbe sorridere
all’imputazione di una filosofia di bassa manovalanza, vertente più alla
soluzione di problemi della vita vegetativa anziché quelli di natura sublimale,
rivolti alla morale, alla coscienza, o al pensiero puro.
Il dato innegabile che si rileva dall’osservazione della
vita quotidiana ci fa pensare, anche se non vogliamo ammetterlo, che filosofare
deve essere un modo per dar senso alla nostra presenza sulla Terra.
La
consapevolezza di poterci rinchiudere in “IO” interiore che discute di se
stesso, ci costringe a essere filosofi, quando per necessità ci dobbiamo
rapportare in una società fatta di individui organizzati e pensanti. Siamo abituati a tradurre ogni oggetto esistente in “a
che serve?”.
A che serve mangiare o dormire?
A che serve studiare o lavorare?
A che serve vivere?
E allora, a che serve pensare?
Sarà dovuto a uno scherzo della natura o la volontà di
potenza di Nietzsche, perché io possa ora scrivere e tu leggere queste mie
parole?
Che cosa mi spinge a comporre frasi affinché tu possa
interpretarle e poi condividere o dissentire dal mio modo di pensare?
Ci ritroviamo a filosofare in una società che postula
l’esistenza della filosofia ma, come una cenerentola, la relega nei salotti
della forma o del piacere fine a se stesso.
Il luogo comune che assegna al lavoro il potere di
schiavizzare l’uomo, fa in modo che consumiamo la vita come martiri soggiogati
da un destino crudele.
Essere certi di poter mangiare e continuare a respirare diventa
l’obbiettivo minimo dell’uomo senza problemi.
Risolto tale problema, l’esigenza si sposta nella sfera dell’autostima dove il confronto
e la competizione, innescati da presunti quanto illusori valori, spingono
l’arida anima umana alla corsa al potere per sperimentare la sopraffazione come
sfogo al mancato soddisfacimento del vero bisogno interiore: amare ed essere
amati.
Si rincorre, quindi, il
benessere materiale, per il quale solo a posteriori verifichiamo la consistenza
di una promessa, quantomeno bugiarda o posticipante all’infinito, che possa
condurci all’ambita serenità.
Oggigiorno, più che mai serve la filosofia!
Essa è il cuscino della nostra mente; è il passaporto
per la frontiera del pensare; è il nastro trasportatore delle nozioni; è l’anima
della scienza.
I giovani devono approcciarsi ad essa con lo spirito
dell’atleta che sta per iniziare una gara dove il traguardo è l’aria che si
respira nella corsa, è il pulsare del cuore allo stimolo dei muscoli comandati a
dar forza, è fermare il tempo nei cento anni di permanenza su questo nostro
globo terrestre.
La filosofia è l'esercizio del pensiero racchiuso nella magia dell'universo, non apprezzarla significa rinunciare al facoltà per cui ci differenziamo dagli altri esseri viventi.
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