mercoledì 17 aprile 2024

Il problema di scegliere

 

Scegliere è un verbo e come tale indica un’azione. Dal vocabolario si legge il suo significato: 

Esercitare un libero atto di volontà mirato a effettuare una scelta tra due o più offerte, proposte, possibilità, in base ad una preferenza indotta dal gusto, dalla necessità o dalla mancanza.

Una splendida definizione, ricca di illusionismo e di bugie bianche!

Siamo sicuri che si tratti di un libero atto? Che cosa si cela dietro le offerte? Chi o cosa determina la preferenza? Da chi o da cosa sono indotte il gusto, la necessità e la mancanza?

Ovviamente, nel momento della scelta non badiamo a questo mondo nascosto e presumiamo di essere noi i protagonisti della scena. In realtà siamo dei figuranti che si muovono su un palcoscenico preparato da una regia esterna, oscura alla nostra consapevolezza.

Qualche giorno fa sono stato dal supermercato e tra le tante necessità “moderne” avevo bisogno di acquistare dei fardelli d’acqua.

Guardando le “offerte”, ho dovuto “scegliere” tra le tante marche imbottigliatrici di acqua. Ovviamente, pur essendo semplice acqua, i prezzi erano diversi. Quindi io dovevo scegliere in base ai miei gusti e necessità?

Per quanto riguarda i miei gusti, non sono certo che siano proprio miei, poiché imbevuto dalla pubblicità in tv. Mentre riflettevo sulla decisione da prendere, una martellante musichetta tenta tentava di addormentare la mia razionalità; inondava a ciclo continuo e con le stesse note tutta l’area strategicamente preparata per indurre agli acquisti. Ripeteva senza pietà la stessa filastrocca che termina con “la spesa intelligente”.

Inoltre, riferendomi alla libertà dell’atto di scegliere, si deve convenire che posso scegliere soltanto in base a cosa il supermercato ha scelto di vendere … non ho altre alternative, se non quella di cambiare supermercato e sottoponendomi alle scelte di qualcun’altro.

Ormai abbiamo poco da scegliere e la tecnologia ci toglie anche la fatica di pensare.

martedì 16 aprile 2024

Una storia di fantasmi?

 

Una sera tardi d’inverno mentre ritornavo a casa dopo una lunga giornata impegnativa accadde un fatto inspiegabile. Percorrevo la sinuosa strada che si snoda tra le desolate terre della Murgia pugliese.  Erano passate le nove serali, ma in tempo d’inverno e senza illuminazione si aveva l’impressione della notte tarda. Io ero l’unico viaggiatore, guidavo e occasionalmente davo uno sguardo al cielo stellato … era una trapunta di diamanti. Forse quelle visioni hanno contribuito a creare il mistero intorno alla scena che si compose dopo.

Mi trovavo nei pressi di una cava e approfittati di un rientro della corsia stradale per rispondere ad un impellente bisogno fisiologico. Accostai l’auto nei pressi di una radura polverosa, ricca di cespugli affastellati a formare un muretto verde. Uscii dall’auto e mi approcciai davanti al cespuglio per risolvere il problema fisiologico. Contemporaneamente, non perdevo di vista quello spettacolo unico offerto dalle stelle. La luna era regina, degnamente onorata dalle collane d’argento sparse intorno a lei. Il rumore della macchina, lasciata appositamente in moto, faceva contrasto con la quiete della natura. Non nascondo che quel rumore mi rassicurava dalla paura di quel luogo solitario. Non ho mai creduto ai fantasmi, ma quella circostanza mi induceva qualche perplessità.

Avevo da poco iniziato il processo biologico quando ad un tratto tra i cespugli credetti di vedere due brillanti occhietti che mi osservavano. Immaginate il mio stupore! Interruppi ogni cosa e con la massima fretta rientrai in auto per riprendere il cammino. Mentre guidavo cercavo di darmi una spiegazione all’accaduto. Mi dicevo: “era una volpe che mi scrutava?”. Subito dopo scartavo questa idea perché sapevo che le volpi fuggono alla vista dell’uomo. Inoltre, quello sguardo assomigliava molto a quello umano. Ma l’ipotesi che fossero gli occhi di un essere umano, non mi convinceva perché quel cespuglio era troppo basso per nascondere la mole di un corpo. Non mi davo altre spiegazioni se non quella che avendo guardato a lungo il manto stellato, probabilmente nei miei occhi si era fissata la luce di due astri vicini. Dovevo accettare forzatamente questa spiegazione poiché lo sguardo di quella entità nascosta tra i cespugli mi era vivo.

Quando ne parlai ad un amico, mi raccontò che queste visioni sono molto comuni in quei luoghi dove qualcuno perde la vita e non si rassegna a lasciare la terra. 

Vi confesso che rabbrividii.

lunedì 15 aprile 2024

Responsabilità ignorate

 

Per far nascere un figlio, oggi serve una grande dose di inconsapevolezza. Se non fosse così, si dovrebbe assumere una responsabilità che va oltre le proprie possibilità. Mentre siamo padroni di decidere di procreare, siamo schiavi dell’imponderabile.

Come sarà il figlio? Sarà sano? Accetterà di buon grado il mondo che troverà? Sarò capace di educarlo nel modo giusto e di sviluppare le sue potenzialità? Avrà una vita felice?

Questi sono alcuni dei tanti quesiti le cui risposte si conosceranno a posteriori. Se avremmo avuto successo (aiutati dalla fortuna), ci rallegreremo, al contrario, non potremmo farci nulla e avremo reso un’anima infelice.

In una società in cui il lavoro occupa la maggior parte del tempo vita, crea seri problemi nel seguire lo sviluppo emotivo del figlio. L’assenza del genitore può determinare gravi problemi di relazione con risvolti   negativi sull’autostima. Tutto questo non si tiene conto nel momento della decisione di avere un figlio.

In ogni caso, l’esperienza di genitore rappresenta un vissuto che non si vuol perdere per cui ci si benda gli occhi (non ci si pensa) e ci si affida al “destino”.

Molte persone diventano genitori per “caso”, come risultato derivante da un occasionale rapporto sessuale oppure come una semplice conseguenza della vita di coppia. La loro inconsapevolezza e di secondo ordine poiché il problema del possibile nascituro non se lo sono neanche posto.

Per coloro, invece, che programmano, il momento di avere un figlio, forse non sanno che quel momento sarà determinante per la qualità della vita che verrà. Far nascere un bambino oggi o fra un anno significa determinare due caratteri e due destini completamente diversi. Il contesto attuale cambierà e con lui cambieranno tutte le condizioni in cui il bimbo crescerà.

Una persona adulta conosce bene le differenze tra il tipo di vita di oggi e quello della sua infanzia. La tecnologia ha modificato comportamenti e interessi. La famiglia ha assunto forme nuove. La società ha imposto nuove regole. Quindi, non è importante raffrontare le due epoche diverse in termini “si stava meglio allora o oggi?”, vale la pena, invece, di prendere atto che la modernità ha introdotto nuovi problemi e tutti senza esperienze pregresse.

domenica 14 aprile 2024

Un seme d'amore

 

Ero studente delle scuole superiori e la fortuna o il caso, mi donò una grandissima insegnante di italiano e storia. La mia professoressa era stata una crocerossina durante la seconda guerra mondiale; aveva visto morire giovani militari e vittime innocenti. Il suo cuore buono veniva fuori dalle sue parole, accompagnato dai modi gentili, oggi difficilmente notabili. La sua esile voce, udibile soltanto nel silenzio di una classe disciplinata, mi catturava fino all’incanto. 

Le sue lezioni non erano soltanto presentazioni di fatti cronologici, ma riflessioni con coinvolgimenti emotivi. Forse ero uno dei pochi che preferiva stare a scuola piuttosto di stare a casa ad oziare. Sicuramente, la mia professoressa ha condizionato il mio rapporto con il mondo, mostrandomi la parte più bella … quella dell’anima.

Un giorno, al termine delle lezioni, mentre tardavo ad uscire dalla classe, si avvicinò e mi disse: "Quando ti sarai diplomato ti rivelerò un segreto."

Io, rispettoso come sempre, mi sbilanciai a chiedere: "Che cosa riguarda?”

Nello stesso tempo, mentalmente mi chiedevo: “E perché proprio a me?" La professoressa fermò il suo sguardo dritto nei miei occhi per pochi secondi senza rispondere.  Non riuscii a sostenerlo e chinai la testa. 

Ricordo come nei temi dei compiti in classe le raccontavo tutte le mie paure e le sommesse speranze. Non mancavano i segni rossi della sua matita che accoglievo come carezze al mio cuore in crescita. Non mi interessava nulla il voto riportato su quei fogli scritti con tanta passione, quanto la sua stima che cercavo di conquistarmi. Il posto che occupavo nella classe era strategico; riuscivo a fissarla senza temere di essere notato. Più volte la mia professoressa si riferiva a quell'angolo della stanza come un angolo di pace. 

Arrivò il giorno in cui mi diplomai e come promesso, la mia maestra di vita mi donò un foglio illustrato ripiegato con all'interno una frase pensata per me.

Riportava queste parole: "NON FARE AGLI ALTRI CIO' CHE NON VORRESTI CHE FOSSE FATTO A TE!"

Rimasi sorpreso per la frase scelta. Non ero convinto che mi riguardasse. Ero sempre stato corretto e rispettoso, perché avrebbe voluto ricordarmelo?

Sono dovuti passare molti anni per comprendere il legame tra quella frase e la mia sensibilità.

Avevo interpretato la frase con i NON e invece dovevo intenderla con il significato dei positivi.

"ACCETTA CON GRATITUDINE TUTTO CIO' CHE GLI ALTRI TI OFFRONO ... .... MIGLIORERAI LA TUA E LA LORO VITA".

Post più letti in assoluto

Per chi ama leggere in spagnolo