venerdì 26 agosto 2016

L'insegnante CLIL

 
 
Gli insegnanti CLIL sono in grado di:
 
  • Identificare il contenuto appropriato da insegnare e individuare gli ostacoli all'apprendimento .
  • Presentare i  contenuti nelle diverse prospettive culturali.
  •  Mettere in atto strategie per sostenere l'apprendimento della lingua inglese attraverso i contenuti.
  • Creare le opportunità di rafforzare l'apprendimento dei contenuti in lingua straniera.
  • Applicare le strategie per promuovere il pensiero critico da parte degli studenti sui contenuti e lingua.
  • Applicare le strategie per favorire negli studenti l'abitudine di collegare i nuovi apprendimento con la loro esperienza personale  dentro e fuori l’ambiente scolastico.
  • Promuovere la consapevolezza nello studente per l’uso della lingua inglese come processo di apprendimento.
  • Descrivere come la prima lingua sia in grado di supportare l'apprendimento delle lingue aggiuntive.
  • Modellare strategie per facilitare la transizione dall’insegnamento in italiano a quello in inglese.
  •  Elaborare e attuare strategie che tengano conto concetti chiave come (critica) del discorso, domini e registri, di base interpersonali, capacità di comunicazione, al fine di promuovere la lingua e l'apprendimento dei contenuti, così come lo sviluppo delle competenze di apprendimento.
  •  Descrivere l'implicazione di età per l'apprendimento delle lingue e l'uso.
  • Collegare le questioni di consapevolezza linguistica per l'apprendimento di contenuti e cognizione. 
  • Sostenere gli allievi nell’uso della lingua inglese durante le lezioni di contenuto.
  • Proporre strategie didattiche che tengano conto teoria costruttivista sociale, compreso forme esplorative e altre di discorso che promuovono l'insegnamento e l’ apprendimento attraverso il dialogo.
  • Attingere alle conoscenze e teorie dai campi di apprendimento delle lingue e di proporre strategie didattiche e di apprendimento.
 

venerdì 19 agosto 2016

Povera umanità




Oggi su tutti i giornali gira questa foto!

Si coglie l'aspetto sensazionale per far leva sull'aspetto emotivo dei lettori.

Un bambino sporco, spaventato, confuso, ferito, seduto su una poltroncina comoda, rossa, pulita, in rigida posa fotografica.

Il contrasto è perfetto!

In questo modo si mostra tutta la debolezza dell'editoria e contemporaneamente la subdola forza del Dio denaro.

E’ innegabile che l’interesse economico muove il mondo, soffocando il senso umanitario e rilegandolo nei salotti della inutile morale.

Chi osserva non può evitare il senso di impotenza e commozione.

Per rimanere ottimisti su ciò che il futuro riservi all'umanità ... serve un po' di incoscenza.


martedì 16 agosto 2016

La passeggiata delle idee


Dipinto di Silla Campanini






Nella vita nulla è chiaro, definito, stabile fino in fondo. 

Qualsiasi cosa, materiale o fantastica, è mutevole, esattamente come la nostra biologia. 

Sembrerebbe che tutto lo scibile umano sia contaminato dal concetto di invecchiamento. 

Invecchiare non significa diventare imbecilli e decrepiti, significa anche cambiamento continuo.

Idee ferme, bloccate dalle convinzioni o, ancor peggio, fissate da tabù ideologici, diventano inevitabilmente idee “malate”. 

Non intendo affermare che dovremmo rinunciare alle certezze. 

Dovremmo solo considerarle dotate di un tempo vita!!  

 Esattamente quel tempo necessario che l’invecchiamento richiede.

Una forma elegante di questo mio concetto si potrebbe esprimere con la parola “Rinnovamento”.

Rinnovarsi, in pratica, significa sostituire vecchie idee a quelle nuove, semplicemente perché il processo di invecchiamento ha avuto corso.

Non so se invidiare o compatire coloro che non cambiano idea nel tempo.

Potrei invidiarli perché hanno trovato un modo per non invecchiare e rimanere bloccati ad una certa età di pensiero.   

D’altro verso, mi dispiacerebbe etichettarli come stupidi o rinunciatari del bene più grande offerto all’essere umano: l’intelligenza.

Qualcuno potrebbe capire che bisognerebbe rinunciare alla coerenza.

Vi assicuro che non è così!

La coerenza è ben altra cosa rispetto alla rigida volontà di affermare le proprie idee ad ogni costo.

La coerenza non è comandabile, è una semplice ed istintiva modalità di rispetto delle proprie idee; cioè, di far seguire le azioni che le sostengono. 

La coerenza vive nell’idea e cambia padrone se questa fosse sostituita, ma i suoi servizi rimangono gli stessi.

Concludendo, le nostre idee passeggiano nel tempo, cambiano vestiti per adeguarsi al “look” del momento ed infine, per esercitare i poveri, mortali, esseri umani, a pratiche divinatorie e quindi, a comportarci come Dei.

 







martedì 12 luglio 2016

Esame di Stato 2016


La vita è una ripetizione di eventi interpretati da sentimenti mascherati con stati d’animo volubili.
Non ci rendiamo conto, ma sono innumerevoli le azioni ripetute che ci ritroviamo a compiere. Perfino le speranze entrano in questo strano gioco. 

Abbiamo preso la buona abitudine di rinnovarle in continuazione.

Per fortuna che non hanno scadenza, altrimenti saremmo stati costretti al riciclo per non deturpare l’ambiente psicologico.  
Se facessimo un conto sommario, sottraendo dal totale tempo vita, quanto ne consumiamo a rifare le stesse cose, la durata della nostra esistenza si ridurrebbe all’infanzia. 
Forse questo è uno dei motivi per cui è difficile crescere e diventare adulti ... in tutti i sensi.
L’esame di Stato è una delle occasioni in cui la monotonia dell’essere prende il sopravvento. 
In queste occasioni, una serie di azioni formali si ripetono fino alla completa rassegnazione dell’intelligenza.
Ovviamente, il punto di vista in questione è quello di un docente che non crede più sull’utilità dell’opera in cui si cimenta.  
Non credo di sbagliarmi molto, e non è necessario essere grandi osservatori per notare l’aria noiosa che si addensa intorno alla commissione mentre è nel pieno svolgimento del suo mandato.

Se non avente ancora capito a che cosa mi riferisco, vi offro un aiutino.
Ogni anno, alla fine di giugno, 8 o 9 persone si radunano per giudicare la “maturità” di un gruppo di alunni.
Questi signori devono marcare con un voto la qualità di ogni esaminando.
Si tratta di una specie di etichetta che i futuri maturandi si porteranno al collo in ricordo di una esperienza quinquennale.
Ma non illudetevi, perché i poveri commissari non possono smentire il “giudizio” espresso dal consiglio di classe. Questo è il biglietto da visita con il quale ogni studente si presenta agli esami di stato. 
Allora? Quale funzione hanno i commissari?
Se volete capirci qualcosa (di più o meno serio) dovreste girovagare fra le carte ministeriali esplicative che giungono soltanto al presidente di commissione. 
Si tratta di un mondo di norme costruite per disciplinare i possibili futuri ricorsi legali.
La vera realtà, invece, è possibile trovarla negli stati d’animo degli alunni. 
In quella riposa il lavoro dei docenti; qui ci sono i risultati (positivi o negativi) di quei professori che hanno tentato di dare il meglio di se stessi. 
Certamente, i professori non lo avranno fatto per lo stipendio, né per paura di un improbabile controllo e ancor meno, per un’ambizione riposta in altre direzioni.
Gli studenti, per fortuna, sentono ancora l’importanza di questa tappa della loro vita. 
Quest’ardore, queste emozioni, sono i flutti di vita che vengono inalati nell’entusiasmo calante dei commissari d’esame per rimanere vivi intellettualmente e non abbandonarsi completamente al passo lento della noia.

Per evitare di non aver chiaro in mente il senso che mi coglie quando mi sento inutile, mi rileggo la definizione di noia: 

La noia è uno stato di insoddisfazione, temporanea o duratura, nata dall'assenza di azione, dall'ozio o dall'essere impegnato in un'attività sostenuta da stimoli che si recepiscono come ripetitivi o monotoni o, comunque, contrari a quelli che si reputano più confacenti alle proprie inclinazioni e capacità. 
Quando la noia assume le proporzioni di una sensazione più accentuata e dolorosa si parla di tedio.”     

Purtroppo, anche quest’anno la pantomima degli esami di Stato si è ripetuta!
Non fraintendetemi però, non voglio trasmettere un messaggio negativo, magari legato alla scarsa professionalità dei docenti. 
L’intendimento vuole muovere la coscienza per una presa di consapevolezza su un principio d’esistenza che ritengo importante.

La natura umana se non riforma se stessa continuamente tende a perdere quelle prerogative che le sono proprie. 

Mi riferisco alla creatività, alla gioia di esistere e in fondo, a quella sottile non dichiarata fede di voler rappresentare la propria individualità in termini di unicità universale.

mercoledì 6 luglio 2016

Intrappolare i desideri


 
Capita a tutti di racchiudere nel proprio animo un desiderio, di farlo rimanere sull’uscio della propria casa senza aprirgli la porta. 

Tanti saranno i motivi per questo blocco. 

Paure inconfessate legate ad antichi insuccessi o frustrazioni irrigidiscono le decisioni e votano all’immobilità. 

Il tempo è un medico condotto che bussa a porte con serrature arrugginite. 

Allora, giunge il momento in cui queste pesanti porte rumorosamente si aprono. 

Inevitabilmente, si ritrovano quegli antichi desideri invecchiati, senza brio, capaci soltanto di evocare rammarico. 

Al termine di un lungo film si conosce la trama.

Quale sarebbe stata la trama, se fosse stata scritta da un desiderio?

Una vera vita vissuta!

Probabilmente, è un’ottima chiave di lettura della vita, se si usassero meno verbi al condizionale a vantaggio di quelli al presente!

Un ottimo stratagemma per intrappolare il desiderio nella realtà! 


martedì 5 luglio 2016

Quando a morire è una Lingua

 
 
Sul nostro pianeta si parlano circa 6.800 lingue. Ogni quindici giorni ne spariscono due e con esse muoiono antiche culture, usi, costumi, tradizioni, leggende, riti, medicine naturali.

Entro il 2100, il 90 per cento di tutti gli idiomi umani, sparirà per sempre. Le previsioni più ottimistiche dicono che soltanto la metà, sarà estinta. Quelle ormai irrimediabilmente perdute, secondo i calcoli dei linguisti, potrebbero essere tra quattro e nove mila.

Il 96% della popolazione mondiale utilizza soprattutto quattro lingue: il cinese mandarino, parlato da un miliardo di persone, come l’inglese, l’Hindi/Urdu (900 milioni) e lo spagnolo (450), seguito da russo, arabo, bengali, portoghese, giapponese, francese, tedesco, italiano. Il restante quattro per cento parla tutte le altre.

I ricercatori escludono dal rischio d’estinzione soltanto 600 lingue nel mondo, perché sono ancora insegnate ai bambini. In Canada e Stati Uniti, il 90% delle lingue native, non è appreso dalle nuove generazioni.

Su 300 lingue parlate sul territorio americano in età colombiana, soltanto dieci sono ancora utilizzate da gruppi superiori ai diecimila individui. In Australia si stanno estinguendo il 90% delle 250 lingue aborigene.

I quattro quinti degli idiomi sono usati da gruppi inferiori ai diecimila individui. Nell’area amazzonica peruviana soltanto cinque persone parlano ancora il Chamicuro.

Gli scienziati stimano che, in Africa su un patrimonio di 1.400 lingue 54 sono ormai estinte, 116 sono vicine all’estinzione, 250 sono minacciate e 600 in forte declino, ma in Sud Africa le lingue ufficiali sono solo l’inglese l’africaans.

In Asia meno di diecimila persone parlano circa la metà delle lingue autoctone. Nel ashmir il Brokshat è parlato da tremila persone, il burmese da 250, mentre nelle Filippine poche famiglie parlano ancora l’Arta. Il 90% degli idiomi umani non è presente su Internet.

I contenuti della Rete sono per il 68,4% in inglese; seguito dal giapponese con il 5,9%, dal tedesco con il 5,8% e dal cinese con il 3,9%. 

L’80% dei linguaggi esistenti non ha una forma scritta e la metà di essi è concentrata in otto paesi: Papua Nuova Guinea (832), Indonesia (731), Nigeria (515), India (400), Messico (295), Camerun (286), Australia (268) e Brasile (234).

Le regioni con la più alta biodiversità sono quelle più ricche anche dal punto di vista linguistico: le lingue parlate nelle isole, ad esempio, si sono sviluppate, come le specie viventi, in modo unico e completamente autonomo. Gli abitanti del piccolo Arcipelago di Vanuatu, nel Pacifico, parlano ben 110 lingue.

La perdita di lingue uniche, nella loro identità culturale e nei loro contenuti storici, (l’Igo, parlato da seimila persone nel Togo meridionale, molto probabilmente conserva tracce della migrazione africana occidentale) rende più difficile la nostra comprensione della diversità biologica.

I linguaggi utilizzati nelle foreste tropicali o sulle isole, sono notoriamente molto ricchi di vocaboli specifici per la descrizione della natura. Gli hawaiani chiamano i pesci con nomi che indicano il periodo di riproduzione, gli usi medicinali e i metodi per catturarli.

In Papua Nuova Guinea, le lingue locali comprendono centinaia di nomi diversi per ogni specie di volatile presente sulle isole, mentre il Pidgin, (un misto anglo-cinese diffuso in estremo oriente) ne comprende al massimo due.

Molti ricercatori studiano gli elementi strutturali della grammatica e del vocabolario, per capire se alcune regole fondamentali del linguaggio, abbiano valenza mondiale e se è possibile trovare un riscontro fisico nella struttura del cervello umano.

sabato 11 giugno 2016

Scrutini scolastici

 
 
 
 
 
 
 
Scrutini!  Una parola odiosa o una liberazione?
Un atto formale o una riunione sanzionatoria?
Secondo una definizione canonica, lo scrutinio dovrebbe intendersi come una riunione collegiale in cui si esprime un giudizio sul profitto e sulla condotta degli alunni.

Coloro che non sanno molto sulla questione, dovrebbero rimanere sorpresi per quanto sto per dire.

Permettetemi, prima, una domanda anticipatoria.
Esiste una riunione simile a quella di uno scrutinio?
Io credo proprio di no! Vi spiego perché.

I membri della riunione devono avere i seguenti requisiti:
  • Un congruo numero di anni di studio.
  • Conoscere (almeno sulla carta) una disciplina in modo didatticamente efficace.
  • Devono aver trascorso insieme agli alunni da due a sei e più ore settimanali in un arco temporale di almeno 200 giorni di frequenza.
  • Devono essere perfetti educatori.
  • Devono essere autorevoli e solerti lavoratori.
  • Devono avere doti da far invidia agli psicologi.
  • Devono essere comprensivi, autorevoli ma mai autoritari.
  • Devono avere solide basi morali.
  • Devono tener conto della famiglia di provenienza di ogni alunno e conoscerne la storia.
  • Devono essere disponibili ai bisogni didattici anche oltre le ore in classe.
  • Devono partecipare a riunioni dettate da esigenze organizzative.
  • Devono evitare assolutamente di ammalarsi, altrimenti ci sarebbero lezioni perse.   
  • Non devono arrabbiarsi, nè alzare la voce.
  • Devono presentarsi sempre in orario.
  • Devono instaurare buoni rapporti con tutti.
  • Devono rispondere a tutti gli ordini di servizio.
  • Devono mostrare interesse per le attività scolastiche ed extra-scolastiche, altrimenti niente bonus
  • Devono aggiornarsi senza mancare mai dagli impegni primari.
  • Devono mantenere tutti i requisiti precedenti fino ad almeno 67 anni.
  • Non devono criticare negativamente nessuno.
  • Devono cancellare i problemi personali e non parlare di problemi economici.
  • Devono essere sereni e felici.

Mi sono limitato ai requisiti più importanti. 

Capirete ora come sia difficile trovare soddisfatte queste condizioni in altri tipi di convegni!
 

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