lunedì 21 marzo 2016

Viaggio di Istruzione a Firenze


 
La vita è una sequenza di eventi che influenzano il “modus vivendi” della persona.
Questi eventi modellano la psicologia per raffinamenti successivi, per giungere ad una configurazione mentale, tanto fantastica quanto originale. 
Come per la posizione in un campo gravitazionale, l’esperienza del singolo individuo non è mai isolata e fine a se stessa. 
Essa produce effetti che risuonano nell’anima per riprodurre il senso della gioia della sofferenza. 
Soltanto un calcolo integrale forma l’idea di una vita spesa più o meno felicemente.   
La vita, dunque, è una interazione fra anime, assolutamente necessaria o corollario imprescindibile per cercare una logica in ciò che si fa.
Una gita scolastica è un caso tipico di interazione fra anime; interazione che produce stridori derivanti da contesti diversi messi a confronto. 
Professori che sono meno professori e un po’ più “genitori”. 
Studenti che sono meno “studenti” e un po’ più ragazzi in cerca di una loro dimensione nella società che in nome del cambiamento trasforma ruoli e introduce regole nuove da interiorizzare possibilmente in fretta. 
La figura del professore in gita è veramente atipica, poco si concilia con i canoni istituzionali.
 I pre-requisiti richiesti sono:
  • Generosità (non si attacca a quanto potrebbe guadagnare, anzi, sa che ci perderà qualcosa)
  • Ragionata inconsapevolezza (sa quali rischi corre ma accetta ugualmente la sfida)
  • Pazienza a grandi dosi (deve tollerare eccessi di euforia, distrazioni varie, repentini cambiamenti d’idee; convincere sulla bontà del programma preparato)
  •  Instancabilità (onnipresente e disponibile di notte e di giorno)
  • Risolutore in ogni caso (deve essere il braccio esecutivo verso l’albergo, gli autisti, i venditori di souvenir)
  • Preparazione globale (deve sempre conoscere la sua posizione geografica mentre ci si sposta in pullman o a piedi e quanto tempo manca prima che inizi il prossimo evento, conoscere le allergie più diffuse, misurare la febbre senza termometro, sentire la puzza di sigaretta nei posti vietati, ecc).
  • Vigilante esperto (deve conoscere tutti i trucchi di elusione dei controlli per prevenire acquisti pericolosi; deve saper riconoscere desideri di bevande proibite; saper contare velocemente quanti ragazzi sono presenti di notte in una stanza di albergo; svegliare i dormiglioni per essere pronti alla partenza) 
  • Limpidità caratteriale (deve essere positivo e ottimista; non arrabbiarsi e sorridere continuamente; assistere qualcuno nei momenti di temporanea depressione; favorire la condivisione delle idee e i progetti di gruppo)
  • Serenità assoluta (non deve avere problemi famigliari e, in ogni caso, non deve menzionarli; deve saper nascondere eventuali problemi fisici)
  • Equilibrista esperto ( deve proporsi con pochi "no", molti "si" e nei casi difficili deve usare in abbondanza "forse", "dopo", "più tardi";
Lo stato Italiano sa che queste caratteristiche sono molto comuni tra gli insegnanti sparsi su tutto il territorio nazionale e per selezionare i migliori, ha deciso che potranno chiedere di fare gli accompagnatori soltanto coloro che non hanno bisogno di alcun incentivo economico e che, oltre alla colazione, mangino solo una volta al giorno.
Immaginate quale zuffa si solleva tra i professori invitati dagli alunni per partecipare gratuitamente a un viaggio d’istruzione. 
Ovviamente le battaglie sono vinte sempre dai soliti, grazie all’esperienza accumulata negli anni. 
A dispetto di tutto questo, gli accompagnatori comunque si divertono.  
Vivono una parentesi di vita straordinaria.
Conoscono i loro studenti come giovani ingenui, ricolmi di aspettative e bisognosi di solidi riferimenti per l’attacco con successo a questa meravigliosa nostra vita. 
Leggere negli occhi la gioia di consumare la libertà di muoversi in una città nuova, lontanissimi da casa e dai genitori, vale la pena di stancarsi nelle lunghe passeggiate di accompagnamento.
Il brio che si crea nel dormire con gli amici di classe, liberi di dire e scherzare fino a tarda notte, vale la pena di sacrificare qualche ora di sonno. 
Ed infine, quel tacito accordo che si stacca dalla formalità per tirar fuori la promessa di essere responsabili da subito e riscontralo poi al rientro a scuola, forse è la gratificazione più alta che si può ricavare. 
Essere insegnante è anche cercare di lasciare qualcosa di buono ai giovani, ma non per ricevere un “grazie”; soltanto per aver dato un senso al proprio lavoro e un piccolo contributo a migliorare l’umanità.
Una collega ha lanciato nell’etere un ringraziamento fatto di 114 abbracci e 8 baci.
Questa frase riassume nel miglior modo la risposta su come è andato il viaggio di istruzione delle terze classi di un Istituto di Scuola Secondaria Superiore chiamato “G. FERRARIS” di Molfetta. 
Nominerei uno per uno tutti i ragazzi partecipanti a questa avventura ma non occorre. 
Ognuno di loro porta con sé quei segreti che questa esperienza di vita ha regalato differentemente in modo esclusivo.
  

giovedì 17 marzo 2016

Nuovi orizzonti sociali





La società cambia

La tecnologia alimenta la fiamma del cambiamento. Nuovi strumenti entrano nella vita dell’uomo comune, prendono spazio nella sfera degli interessi e lentamente si espandono fino a costituire la traccia di nuovi schemi mentali. 

La società, quale comunione di idee interferenti, si trasforma. 

L’atavico impulso che spinge i componenti di una stessa specie a cercar posto nella gerarchia dell’ordine sociale trova espressione nella capacità di molti di intuire i vantaggi della nuova realtà emergente.

Internet, l’interconnessione globale e la valanga in corsa delle informazioni che stanno sommergendo la rete, sono realtà che impongono nuovi approcci in tutti i settori del sociale.

Politica online, business online, sesso online, educazione online, non sono espressioni di una moda transitoria ma risposte sociali alla consapevolezza dei nuovi strumenti della tecnologia.

Si scrivono meno lettere ma si inviano più email. Ci sono meno circoli di intrattenimento ma aumentano le registrazioni sui social network. Si discute meno ma aumentano gli sms. 

La società è in una fase di cambiamento epocale e coloro che intendono esserne piloti devono saper guardar lontano osservando i piccoli segnali.

Osservando la bacheca di Facebook

Se appartieni alla schiera dei frequentatori di Facebook, fai parte di un nuovo modo di far opinione. Sei un campione statistico che concorre a formare il “sentiment” di coloro che si affidano alla rete per esternare idee più meno congruenti. 

La novità del fatto sta proprio che alcuni studiosi tendono a valorizzare questo aspetto e lo stanno già studiando per capire in che modo interpretarlo prima di affidarlo all’utilizzo degli interessi commerciali o politici che siano.

Come ogni novità che si affaccia tra le realtà umane, anche questa crea schieramenti. Ci sono coloro, amanti della tradizione, che minimizzano la novità, fidando nell’ignoranza come forza di stabilizzazione e di continuità. 

Ci sono, invece, i più attenti, forse anche curiosi, che non lasciano nulla al caso o al “non provare”, i quali, percorrendo le nuove strade, si comportano come le navi rompighiaccio che solcano mari apparentemente gelati in superficie. 

Quest’ultima schiera di audaci è poco numerosa ma ha il vantaggio di arruolare velocemente simpatizzanti. Una notazione che è incontestabile riguarda l’età degli esploratori. 

Sono giovani intraprendenti che scegliendo di non perder tempo a lamentarsi e di non dar forza a chi crede di pensare per loro, scuotano la novità per cercare il modo di ottenerne benefici.

Il sentiment

Il sentiment è una parola inglese che nasconde l’ambiguità di due parole italiane: sentimento e opinione. Cattura contemporaneamente l’attenzione dei sognatori romantici e dei concreti giornalisti, mediandola in un compromesso di valori e logica. 

Facebook, Twitter, Linkedin, ecc, sono social network, all’interno dei quali, l’iscritto denuncia il suo “umore”, sia sottoforma di augurio o speranza ipotetica, sia come ferma convinzione personale. 

Questo “clima” di idee potrebbe essere interessante sottoporlo ad una analisi scientifica dalla quale ricavare convinzioni diffuse e previsioni di risposte a particolari stimoli.

Gli utenti di facebook (scegliendo uno a caso), potrebbero essere visti come cavie, come una fetta del campione statistico da cui estrarre un “sentimento” in essere e dal quale capire come reagirebbero se fossero provocati.

Questo fenomeno non ancora ufficializzato tra le indagini statistiche tradizionali è tuttavia tenuto in gran considerazione. 

I politici, gli economisti, gli imprenditori, ufficialmente danno poco credito ai social ma privatamente si fanno in mille per sapere che cosa si dice su loro conto.

Tra le novità di San Remo, snobbato dai giovani “in” negl’anni precedenti, è stata prevista una stazione “connessa” ai social network durante la celebrazione dell’evento televisivo. 

Probabilmente, l’intenzione del direttore artistico è stata quella di voler ascoltare l’eco del “sentiment”, sperando di vederli più coinvolti e eventualmente ritoccare in corsa la rotta di navigazione della trasmissione.     

Il valore dei commenti sui social network.

Come in ogni famiglia troviamo ruoli e caratteri diversi, così anche sul social le figure sono molto variegate. 

Il dato comune discende dal carattere virtuale dell’interlocutore di ogni utente. 

Nell’atto del commentare o postare (neologismo), il destinatario del messaggio dovrebbe vestire il quadro logico e sentimentale del mittente. 

Qualsiasi contrarietà o incomprensione per ciò che si scrive è avvolta da una lontanissima possibilità di esistenza. 

Per quanto riguarda la verità sul contenuto dei messaggi, il canale è assunto unidirezionale. 

Ogni risposta contraria è acquisita con sorpresa, giustificata immediatamente con l’inadeguata comprensione del lettore.

Davanti alla tastiera, il solitario utente connesso è un trasmettitore attento alle conferme e alle celebrazioni di se stesso. 

Nel comunicare, egli utilizza solo i significati delle parole o delle emoticon (faccine), e cioè quel 7% del quantitativo informativo che si trasmette parlando dal vivo con una persona. 

Ciò vuol dire che, tranne per pochissimi amici che conosciamo da molto tempo, i messaggi hanno scarsissima probabilità di essere letti con attenzione e quasi nulla, di essere compresi profondamente. 

Nonostante questa superficialità dei lettori, i post sui social network sono canti di grilli invisibili nella campagna silenziosa o punti luminosi nel cielo notturno estivo. 

Ognuno è storia a sé e tutti formano un disegno o, per dirla in forma matematica, una distribuzione di desideri.

Ogni desiderio, se pur specifico, nato e formato all’interno della società reale, è un dato inconfutabile di un pensiero il cui contenuto contribuisce a formare l’umore sociale.

 Il singolo pensiero, pesato nella fascia di sociale di provenienza compone il quadro ideologico da cui emerge l’umore.

domenica 6 marzo 2016

Attendere

Ci sono dei momenti in cui vorresti ribellarti alla pioggia che cade, desidereresti chiuderti dentro di te e lasciarti trasportare attraverso un vortice di sensazioni verso mondi che non conosci. 

Non lo fai per protesta verso qualcuno o qualcosa, ma per chiedere qualcosa di meglio alla tua anima.

La materialità che ti circonda è monotona, fredda e muta.

Ogni secondo perso per portare avanti la routine di tutti giorni sono attimi tolti al respirare della tua anima.

Qualcuno, più fortunato, riesce a bloccare il meccanismo del “ciclo inutile”, ma lo fa per brevi intervalli di tempo, lasciando alla nostalgia il compito di allungare virtualmente questo intervallo.

Altri si consolano idealizzando soddisfazioni e piaceri legati più all’assenza di dolori e preoccupazioni che a reali attività dell’anima.

Questi ultimi, come raschiare il fondo di un barile vuoto, si procurano il dolore per pregustare il momento della sua assenza.

Esiste un’altra categoria di persone che credono fermamente in un piacere legato al divenire. 

Aspettano senza darsi pensiero. Chissà, un giorno qualcosa succederà.

Un contadino, instancabile nel lavoro, coltivava enormi aree di terreno per produrre la miglior frutta della zona. 

Spediva i suoi prodotti anche in paesi che non conosceva. Aveva passato gran parte della sua vita nei solitari e silenziosi tratti della sua campagna. 

Aveva imparato a capire la natura e conosceva le intenzioni di un albero rigoglioso e la pena di qualche altro che faticava a portar frutti. 

Si poteva dire che gli alberi parlassero con lui, anzi, che lo avessero inglobato nel loro mondo.

Un giorno decise di coltivare solo per sé un tipo di uva dolcissima. 
Conosceva i segreti della natura e raccogliendo tutto il suo sapere si mise all’opera. 

Fu puntuale negli appuntamenti con tutti i bisogni della sua uva, regina su tutte.

Ogni giorno la visitava, verificava l’assenza di parassiti o qualunque altra minaccia che non consentisse all’uva di crescere nel miglior modo possibile. 

Mentre la guardava si raffigurava il momento di massimo splendore della sua uva. 

Immaginava grappoli da favola che davano spettacolo alla vista e che inducevano un piacere unico per assaporare l’aureo acino.

Aveva previsto ogni sorta di minaccia proveniente da qualsiasi parte. Temporali, siccità, insetti, uccelli, furti erano tutti tenuti in considerazione dal contadino. 

Quella sua impresa doveva in ogni modo giungere a compimento.

Finì l’estate e la vendemmia si apprestò.

Il contadino, purtroppo, tutto aveva previsto, tranne il fatto che potesse ammalarsi. 

Non ci aveva mai pensato perché, sebbene curvato dall’alto dei suoi settanta anni, non aveva mai avuto problemi con la sua salute.

La sua uva, invidiata da tutti, era pronta per essere colta, ma non c’era più chi avrebbe dovuto gustarla.

sabato 20 febbraio 2016

La bellezza delle cose


Un famoso pensatore di nome Hume scrisse:

La bellezza delle cose esiste nella mente di chi le osserva”.

Con il permesso di Hume, avrei espanso la sua massima, così:

La bellezza del mondo esiste nell’anima di chi lo vive”. 

Capirsi e comprendersi sono attività che ti fanno viaggiare dentro l’anima e ti lasciano un alone di piacere a cui non si riesce a dare una motivazione utilitaristica.

Quando viaggi nel mondo dell’anima i tempi di reazione si allungano quasi come non voler abbandonare il gusto di una cioccolata che lentamente si scioglie in bocca. 

Sembri attonito e confuso perché non sei abituato a quelle sensazioni.

La maggior parte della nostra vita la consumiamo fuori dalla nostra anima. Occasionalmente, qualche film, presentazione teatrale, qualche libro, ci lascia rientrare per pochi minuti o, se fortunati, per poche ore.

Il “voler bene” è l’invito ufficiale a entrare nel mondo dell’anima.

Questo mondo non è inoperoso, è intenso nei sentimenti e nelle attività materiali. Non si manifesta in modo roboante, ma in maniera discreta e silenziosa.

In questo mondo non esiste la formula del commercialista: “Dare/Avere”.

I concetti di interesse, rendimento, profitto sono stati inventati per conquistare il benessere materiale e assicurarsi una lunga esistenza sul globo terrestre anche a discapito di altri.

Quando il tempo che passa ci chiede il conto allora scopriamo di aver sempre avuto l’anima.

Ci rammarichiamo perché a suo tempo è stata sempre nascosta o perché non l’abbiamo usata per far vibrare il cuore, per gonfiare i nostri polmoni del piacere di esistere.

In quegli istanti, inevitabilmente la mente ci riporta a colui che ci ha dato per quasi cento anni un tesoro in custodia del quale abbiamo fatto poco uso.

Confideremo, allora, sulla sua bontà perché un giorno si possa scoprire che la materia vivente ha un’anima e l’uomo nella natura ha avuto il privilegio di rendersene conto.

sabato 6 febbraio 2016

La forza del sapere

 
 
Sarà come chiudere gli occhi e alzarsi in volo per sentirsi lontani da tutto ciò che è apparenza.

Senti l’ansimare del tuo respiro irrequieto e se tenti di bloccarlo, ti convincerai che è inutile. 

Sarai costretto a seguire l’arroganza della forte inclinazione per ciò che si vorrebbe capire, per dare un senso a quello che succede.

Come un vigoroso nuotatore che abbassa la testa sotto l’acqua e aggiunge forza allo slancio altalenante delle braccia nella massa d’acqua immobilizzante, così ti affanni a cercare nel sapere universale. 

Ti illuderai di andar più in fretta, ma è solo ciò che serve per rimanere a galla.

domenica 24 gennaio 2016

Dove va l'umanità





In questo momento, ci sono almeno 25mila bambini non accompagnati in cerca di rifugio in Europa. 

Sono scappati da violenze che nessuno di noi può immaginare, hanno perso i loro genitori e ora hanno bisogno di un posto sicuro. 

Invece di accoglierli, i nostri governi li abbandonano a sé stessi, esponendoli ancora di più alla tratta delle persone.........

Il mondo delle relazioni si sta negativamente evolvendo. 

Il futuro si prepara a presentarsi sempre più impersonale. 

L'amore, la comprensione, il sostegno, già da ora, sembrano assumere valori solo all'interno del nucleo famigliare.

Una fredda cortina, lentamentemente, sta calando sull’animo umano.

Anche il Papa con i suoi buoni propositi, con le sue straordinarie doti umane, appare come una voce isolata.

Devo ammettere che, ascoltando o leggendo notizie sui media, non trovo ragionevolezza su molte questioni. 

Non capisco perché fatti, dove il normale buon senso dovrebbe guidarci e dove l’appellativo “essere umano” dovrebbe contemplare un modo naturale di reagire, si riveli eccezionale, riservato a pochi eletti. 

Rispondere umanamente a eventi che richiedono semplicemente la presenza di sentimenti umani, non dovrebbe farci sentire straordinari!   

Perché devo commuovermi quando il Papa si rivolge all’uomo comune come farebbe un genitore col proprio figlio o addirittura, quando accarezza un bambino (ancor più se ha un handicap)?

Perché mi deve giungere straordinaria la notizia per cui una donna abbandonata, sola, partorisce nella gelida notte su un marciapiede in piazza Pio XII a Roma, davanti al colonnato del Bernini e il Papa le offre cure e ospitalità?

Dovrebbe essere tutto così normale!!

Straordinari, invece, devono essere la cattiveria, il qualunquismo, l’egoismo, l’alterigia, la prevaricazione.

Qualcuno potrebbe rispondermi: “Ma in quale mondo vivi?”

In tal caso, mestamente ammutolirei..... per rendermi conto di quanto sia già bassa quella gelida cortina.

Post più letti in assoluto

Per chi ama leggere in spagnolo