domenica 20 luglio 2014

Professori seri?


(continuazione)



LUIGI: Quest’anno la squadra di commissari è stata orfana del docente di inglese e capirai quanto mi sia nascostamente annoiato nell’adempiere al formale compito.

ETT: Conosco la tua passione per la lingua straniera.

LUIGI: Eravamo in otto, tutti abbastanza gentili, disponibili. 
Ovviamente, ognuno interpretava l’evento con i propri pregi e difetti.

ETT: La natura umana è interessante, appunto perché è varia; non è così?

LUIGI: Sì, è vero! 

Saprai certamente che a me non dispiace relazionarmi con tutti in mondo spontaneo, trasparente e allegro.

Non mi piace rimanere insieme ad altri e non scambiarsi qualche battuta comica che faccia dimenticare i problemi e a maggior ragione, a concepire nella dimensione umana qualsiasi accadimento.

ETT: Qualcuno della commissione ti appariva riservato?

LUIGI: Per noi docenti, la riservatezza o l’apparire pragmatici, è un segno della propria autorevolezza.

Pensiero comune vuole che l’allegria, visibilmente espressa, è un segno che depone sfavorevolmente allo spessore della cultura del professore.

La seriosità è la qualità irrinunciabile dello scienziato o dell’eminente professore universitario.

I ragazzi misurano il livello del sapere dei loro professori dai modi compassati, freddi, rigidi e distaccati, mostrati nella vita dell’aula.

ETT: Probabilmente, il peso del sapere influisce sulla forma fisica umana!

LUIGI: Credo che sia proprio così! 
I ragazzi traducono questo modo di essere come carattere inavvicinabile, spinoso ed infine, cattivo.

ETT: Quindi, per un insegnante mostrare spirito allegro e confidenzialità nei rapporti con i propri alunni, sarebbe come portare una macchia sull’abito della propria professionalità?  

LUIGI: Questa idea non viene affermata chiaramente, ma nascosta sotto forma di mezzi sorrisi ed imbarazzanti silenzi, molti professori di antica istituzione la fanno intendere.

ETT: Allora, Luigi, in questo senso tu sei messo male!

LUIGI: Purtroppo, sì! 
In compenso, però, godo del piacere di sentirmi vivo ed umano anche quando la formalità aggredisce.  

ETT: Non c’è il rischio che gli alunni non rispondano ai loro doveri di studenti con la necessaria responsabilità?

LUIGI: Questo è il rischio che si corre! 

Comunque, nella nostra vita esiste sempre il rovescio di ogni medaglia. 

L’importante è rendersi conto della direzione che la nave prende quando questa è in alto mare e occhio alla bussola, mantenere saldo il timone tra le mani.

ETT: I professori di commissione erano seriosi?

LUIGI: Alcuni di loro dovrebbero esserlo per forza, a causa del peso di difficoltà della materia.

Per esempio, a pensiero di popolo, la matematica, l’elettronica, l’informatica, la chimica e la fisica, dovrebbero imporre tanta seriosità.

Per altre materie, la durezza è opzionale; essa è lasciata al carattere più o meno tranquillo del docente. 

Per finire, Educazione fisica (scienze motorie) e Religione, dovrebbero essere, per definizione, insegnate da docenti sempre allegri e disponibili.

ETT: Allora, attendo che mi disegni il quadro di giovialità all’interno della tua commissione.   

(continua)

sabato 19 luglio 2014

Israele-Palestina: solo così può finire




In Israele e Palestina è iniziata una nuova fase di violenza e stanno morendo sempre più bambini: serve un'azione non violenta che metta fine una volta per tutte a questo incubo. I nostri governi e le nostre aziende continuano a commerciare e investire nel conflitto, ma possiamo contribuire a farla finita spingendo le banche, i fondi pensione e le imprese più importanti a ritirare i loro investimenti dall'occupazione. Unisciti ora:


firma la petizione
In Israele e Palestina è iniziato un nuovo ciclo di violenze e stanno morendo sempre più bambini: chiedere l'ennesimo cessate il fuoco non basta più, serve un'azione non violenta che metta fine una volta per tutte a questo incubo che dura da decenni.

I nostri governi hanno fallito: mentre parlavano di pace e votavano le risoluzioni dell'ONU, loro e le nostre aziende hanno continuato ad appoggiare, commerciare ed investire nel conflitto. Questo è un ciclo infernale di confische dei territori palestinesi, maltrattamenti quotidiani di intere famiglie palestinesi innocenti, razzi sparati da Hamas su Israele e bombardamenti israeliani su Gaza, e l'unico modo per spezzarlo è rendere insostenibili i costi del conflitto.

Sappiamo che può funzionare: il governo israeliano ha tremato quando 17 paesi UE hanno approvato le linee guida per sconsigliare di investire negli insediamenti illegali, e quando i cittadini olandesi sono riusciti a convincere il fondo pensionistico PGGM a ritirarsi, hanno scatenato una tempesta politica.

Forse non sembrerà un metodo diretto per fermare le uccisioni di questi giorni, ma la storia dimostra che far salire il costo dell'oppressione può portare alla pace. Chiediamo a 6 tra le banche, i fondi pensione e le aziende più importanti di ritirare gli investimenti da aziende e progetti che finanziano gli insediamenti illegali e l'occupazione: potrebbero farlo se tutti insieme li metteremo sotto pressione. Sarebbe un duro colpo per l'economia israeliana e potremmo mandare a monte i piani degli estremisti che sfruttano politicamente questo inferno:

https://secure.avaaz.org/it/israel_palestine_this_is_how_it_ends_loc/?bglFhdb&v=42697

Nelle ultime cinque settimane tre adolescenti israeliani sono stati uccisi in Cisgiordania, un ragazzo palestinese è stato bruciato vivo, un giovane statunitense è stato pestato brutalmente dalla polizia israeliana, e a Gaza sono già morti oltre 40 bambini per i bombardamenti aerei israeliani. Altro che "Conflitto in Medio Oriente", questa ormai è una guerra contro i bambini. E noi stiamo diventando insensibili a questa vergogna.
I media presentano la vicenda come un conflitto irrisolvibile tra due parti uguali, ma non lo è. Gli attacchi degli estremisti palestinesi contro civili innocenti devono essere condannati e fermati, ma il conflitto nasce dall'espropriazione che subisce il popolo palestinese. Al momento Israele occupa, colonizza, bombarda e attacca una nazione legalmente libera, riconosciuta dalle Nazioni Unite, e ne controlla l'acqua, il commercio e i confini: ha creato la prigione all'aperto più grande del mondo e poi l'ha isolata. Ora, mentre cadono le bombe, le famiglie non hanno letteralmente alcuna via di fuga.

Sono crimini di guerra che non accetteremmo da nessun'altra parte, allora perché li accettiamo in Palestina? Mezzo secolo fa Israele ed i suoi vicini arabi sono entrati in guerra e Israele ha occupato la Cisgiordania e Gaza. Spesso ai conflitti seguono delle occupazioni, ma nessuna occupazione militare dovrebbe diventare una tirannia lunga decenni che incoraggia e avvantaggia solo gli estremisti che usano il terrore per colpire i civili. E chi soffre? La maggior parte delle famiglie da entrambe le parti che vogliono solo libertà e pace.
Per molte persone, in Europa e in Nord America, chiedere alle compagnie di non finanziare o prendere parte all'occupazione israeliana della Palestina sembra una posizione di parte. Ma è invece la strategia non-violenta più efficace per fermare questa violenza ciclica, assicurare la sicurezza di Israele e ottenere la libertà per la Palestina. Il potere e la ricchezza di Israele schiacciano la Palestina: se rifiuterà di porre fine all'occupazione illegale, il mondo deve attivarsi per renderne il costo insostenibile.
Il fondo pensione olandese ABP investe in banche israeliane che contribuiscono a finanziare le colonie in Palestina. Colossi bancari come Barclays investono nei fornitori di armi per Israele e in altre attività legate all'occupazione. Il gigante dell'informatica Hewlett-Packard costruisce sofisticati sistemi di sorveglianza per controllare i movimenti dei palestinesi. Caterpillar invece vende i bulldozer che sono usati per demolire le case e le fattorie dei palestinesi. Se riusciamo ad organizzare il più grande appello globale per chiedere a queste società di tirarsi fuori dal business dell'occupazione, dimostreremo che il mondo non vuole più essere complice di questo bagno di sangue. Il popolo palestinese chiede al mondo di sostenere questa soluzione, appoggiata anche dagli israeliani progressisti. Uniamoci a loro:

https://secure.avaaz.org/it/israel_palestine_this_is_how_it_ends_loc/?bglFhdb&v=42697

La nostra comunità lavora per portare la pace, la speranza e il cambiamento in alcuni dei conflitti più difficili al mondo e questo significa assumere spesso posizioni difficili per affrontarne le cause alla radice. Per anni abbiamo cercato una soluzione politica a questo incubo, ma con questo nuovo ciclo di violenza che si sta scatenando a Gaza, è arrivato il momento di usare sanzioni e disinvestimenti per porre fine all'orrore per gli israeliani e i palestinesi.

Con speranza e determinazione,

Alice, Fadi, Ben, Laila, Anna, Ricken, Jo, Nell, Mais e tutto il team di Avaaz

venerdì 11 luglio 2014

Esame di stato 2014





LUIGI: Eccomi nuovamente a raccontarti degli esami di stato 2014. 
Il tempo passa, caro amico mio, e la storia continua a ripetersi.

ETT: Consolati immaginandoti un po’ più extra e meno terrestre!

LUIGI: Non farei grandi sforzi, facendo leva sul mio egocentrismo.

Purtroppo, però, il mio modo di essere mi riporta alla realtà che è quella di indugiare tra le riflessioni e i sentimenti.

ETT: Allora non ti curare del tempo e fai in modo che ogni tuo secondo di vita sia bagnato dalle emozioni.

LUIGI: Quest’anno la mia classe di maturandi è stata l’immagine campione di una società in forte cambiamento. 

Sento più pesantemente lo stridore di pensieri che si staccano dalle pareti della mia stanza dei valori, esattamente come scaglie di una pittura rinsecchita dal tempo, che si sollevano e lentamente rendono confusa l’immagine anticamente disegnata.

ETT: A cosa vuoi riferiti?

LUIGI: Nei ragazzi non trovo più (o forse non la vedo io!) quel senso di partecipazione a progetti di lungo periodo. 

Tutti si preoccupano per ciò che succede nell’immediato, rinunciando a costruire qualcosa per il futuro.

 Molti di loro hanno poca coscienza del futuro; costruiscono alibi favoriti da una società che sembra ignorali e si chiudono nel proprio habitat famigliare.

ETT: Che cosa ti fa pensare questo?

LUIGI: Notando il loro modo di approcciarsi ad un evento importante della vita, qual è l’esame di stato. 

E’ visibile una leggerezza di responsabilità mascherata soltanto dall’emozione di sentirsi ufficialmente giudicati da una commissione di sette insegnanti.

ETT: Non mi sembra il caso di infierire sui tuoi poveri alunni, dopo che li hai visti crescere per tre anni!

LUIGI: Hai ragione, ETT!  

Il mio disappunto discende dal fatto che mi affeziono troppo a loro e come chi avendo mani e piedi legati mostra furia per liberarsi, così anch’io divento puntiglioso nell’esprimere un giudizio su di loro.

Non immagini quale tortura possa sopportare un loro professore quando è costretto a leggere nei loro temi pensieri scomposti e costrutti grammaticali fantasiosi.

Ho letto nei loro temi parole come “nono stante”, “l’asagna” e tanto altro di simile.
Ho assistito a confusioni storiche, matematiche, letterarie.

Sono stato testimone di ammissioni che ai tempi miei nemmeno sotto tortura si sarebbero fatte. 

Pertanto, si è evidenziata grande ingenuità unita and una responsabilità molto leggera.

ETT: Sarà tutta colpa loro?

LUIGI: Questa è una domanda a cui non vorrei saper rispondere!

Purtroppo, anche noi insegnanti abbiamo i nostri problemi, ingigantiti da un ordinamento scolastico molto discutibile nei riguardi della figura docente.

L’idea dei docenti lavoratori che devono guadagnare il loro stipendio attraverso un lavoro fisico (visibile e più apprezzato) similmente a manovali e contadini, induce i governanti a puntare le loro attenzioni non sulla qualità del loro lavoro ma sulla quantità di tempo impegnato.

Come, per esempio, è scritto in questo articolo:

Da mesi stiamo assistendo e commentando, stupiti e indignati a un tempo, alle dichiarazioni del Ministro Stefania Giannini su scuola e insegnanti. Ora, dalle anticipazioni fatte dal sottosegretario Roberto Reggi, quelle esternazioni stanno trovando una loro conferma, sappiamo che è in atto, anche attraverso il lavoro di cantieri e pensatoi, istituiti presso il MIUR, una proposta governativa, da tradurre in provvedimenti legislativi e che in sintesi prevede tagli ordinamentali e retributivi degli insegnanti a fronte di aumentati carichi.”

Il povero docente si ritrova ad essere un venditore delle proprie nozioni obbligato a sfinirsi in parole nel tempo delle lezioni frontali consumate con ragazzi demotivati.

ETT: Ti prego, Luigi, non aggiungere altro; parlami invece della tua commissione.  

(continua nel prossimo articolo)

Evoluzione


L’evoluzione dell’uomo procede allo stesso modo in qualunque campo ideologico.

Ecco un esempio tra quello informatico e quello sociale:

Programmazione Non Strutturata  < -------- >  Attività del Cittadino libero

Con la programmazione non strutturata il programma è costituito da un unico blocco di codice detto “main” dentro il quale vengono manipolati i dati in maniera totalmente sequenziale. 


Programmazione Procedurale  < ---------- > Attività del cittadino burocrate

Il concetto base qui è quello di raggruppare i pezzi di programma ripetuti in porzioni di codice utilizzabili e richiamabili ogni volta che se ne presenti l’esigenza: nascevano le Procedure. 


Programmazione Modulare  < ------- >  Attività del cittadino omologato per continente

La programmazione modulare rappresenta un’ ulteriore conquista. Sorgeva l’esigenza di poter riutilizzare le procedure messe a disposizione da un programma in modo che anche altri programmi ne potessero trarre vantaggio. 

Quando sentiamo parlare di librerie di programmi, in sostanza si fa riferimento proprio a moduli di codice indipendenti che ben si prestano ad essere inglobati in svariati programmi.


Programmazione ad Oggetti < ------------- >  Attività del cittadino del mondo

Un programma procedurale mal si prestava a realizzare il concetto di “Componente”, ovvero di un prodotto in grado di garantire le caratteristiche di riusabilità, modificabilità e manutenibilità.

mercoledì 9 luglio 2014

Le ultime ore per salvare gli elefanti


L'elefante africano potrebbe essere estinto già nel 2030, ma nei prossimi giorni l'ente internazionale che protegge le specie in pericolo può sanzionare la Thailandia, cuore del mercato illegale dell'avorio. Facciamoci sentire dai nostri rappresentanti riuniti in queste ore per decidere, firma subito:

firma la petizione
Solo pochi giorni fa dei bracconieri hanno ucciso uno degli elefanti più grandi del pianeta, Satao, per poi staccargli le zanne a colpi di machete. Con il ritmo attuale gli elefanti potrebbero estinguersi in meno di 15 anni, ma questa settimana c'è finalmente un'occasione concreta per colpire il mercato illegale che alimenta questa strage.
Ogni giorno, 50 meravigliosi elefanti vengono abbattuti, spesso per farne inutili collanine. Il principale colpevole è la Thailandia, dove il mercato dell'avorio è completamente fuori controllo. Ma domani l'organismo internazionale che protegge le specie in pericolo può sanzionare proprio la Thailandia finché non fermerà questo massacro di elefanti. Nei corridoi si dice che il Governo di Bangkok stia lavorando per convincere i paesi chiave a votare contro le sanzioni, ma basta che Europa e USA vadano avanti per mettere fine alla strage.

Diamo ai delegati di Europa e USA un sostegno da tutto il mondo affinché salvino gli elefanti. La decisione sulle sanzioni potrebbe arrivare già domani, non abbiamo tempo da perdere: firma la petizione e poi manda un messaggio al capo della delegazione italiana:

https://secure.avaaz.org/it/hours_to_save_elephants_it/?bglFhdb&v=42041

Ogni anno in Africa vengono uccisi 20mila elefanti, e negli ultimi 18 mesi l'avorio in vendita a Bangkok è addirittura triplicato. I nostri rappresentanti che partecipano al CITES (Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione) hanno il dovere di preservare gli animali e le piante più rari e quando 20 anni fa la Thailandia subì sanzioni simili, finì con l'approvare fondamentali leggi a tutela degli animali.

Il governo thailandese sostiene che è difficile distinguere tra l'avorio legale degli elefanti locali e quello contrabbandato dall'Africa, e che sta adottando un piano per fermarne il commercio. Ma dopo 20 anni di ritardi e il recente colpo di stato militare che ha rimesso tutto in discussione, è ora di applicare delle sanzioni che colpiscano profondamente gli interessi della Tailandia, ad esempio proibendo l'esportazione di pesci d'acquario e fiori esotici.

I nostri rappresentanti presso il CITES stanno decidendo proprio in queste ore se sanzionare la Thailandia per non aver combattuto il mercato illegale dell'avorio. Facciamoci sentire dai delegati chiave, incluso quello italiano, affinché facciano la scelta giusta. Firma subito e condividi con tutti:

https://secure.avaaz.org/it/hours_to_save_elephants_it/?bglFhdb&v=42041

Lo scorso anno la comunità di Avaaz è stata importante per costringere la Thailandia a proibire il commercio dell'avorio interno al Paese. Ma il nuovo governo militare ha fatto davvero troppo poco per dimostrare che rispetterà questa promessa e per contrastare lo smercio. Facciamoci sentire ancora più numerosi per salvare una delle specie animali più preziose del pianeta.

Con speranza e determinazione,

Alex, Danny, Alice, Nick, Lisa, Emma e tutto il team di Avaaz

giovedì 3 luglio 2014

Comunicazioni difficili


opera di Liliana Piras

---- brano tratto dal "Il mio caro ETT"--------------------------------------



ETT: Non temi delusioni?

LUIGI: Appartengo alla razza umana e come tale sono esposto a questi pericoli! 
Ho imparato ha trasformare in virtù le necessità e quindi la paura la considero una condizione all’esistere.

Per questo motivo accetto con mansuetudine ogni delusione, sapendo, inoltre, che il sorriso prima poi torna per cancellare i dolori. 

Sono innumerevoli le volte in cui aprendo gli occhi la mattina e vedendo il sole illuminare la stanza, mi perdo in pensieri insoliti.

Nel confine di un dormiveglia indefinito confondo il pensare con il sognare.

Mi ritrovo a parlare con un altro me stesso. 

Riecheggiano in me mezze frasi, forse sentite nella confusione di un dialogare distratto. 

Riascolto, con peso, parole pronunciate nello sconforto. 

Sfuggono alla consapevolezza scene senza trama.

Un turbinio di emozioni che sublimano riflessioni.

Una domenica mattina, svegliatomi improvvisamente, una frase più di tutte mi ronzava nell’anima: come se pretendesse una risposta ad ogni costo: “perché io?”.

Quando ciò che ci accade ci rende felici, consideriamo giusto e normale che capiti a noi, ma quando invece i fatti ci procurano dolori e delusioni, ecco che sbuca la mezza frase “perché proprio io?”. 

Allora fantastichiamo su congiure del destino, inventiamo trame contorte, tutte tese a glorificarci come vittime innocenti.

ETT: Questa è una riflessione che avrei dovuto fare io! 
Probabilmente mi sto adeguando anch’io al vostro soggettivismo.

Però, qualcosa mi fa intuire che tutto questo è una premessa ad una denuncia di insofferenza d’animo.

LUIGI: La tua intuizione non sbaglia!

ETT: Allora vai, ti ascolto.

LUIGI: La mia è una amarezza per quello che sapendo, non riesco a trasmettere.

ETT: cioè?

LUIGI: Vedi, caro mio amico extraterrestre, come noi umani siamo condizionati dalla nostra biologia. 

Nei primi di anni di vita abbiamo tanta energia da bruciare, non facciamo bilanci, né ci curiamo dei rischi e dei pericoli. 

Non conosciamo la paura, perché abbiamo poca esperienza; abbiamo poco tempo per pensare. 

L’istruzione ci omologa e la fantasia subisce violenza. 

L’intraprendenza e lo spirito di avventura si drogano del senso comune.  

Da adulti, invece, siamo riusciti ad ingabbiare tutto in un carattere individuale che nel migliore dei casi si aggettiva come “socievole”, “equilibrato”, “maturo”.

Le occasioni che ci fanno riflettere diventano ricorrenti. 

L’energia fisica calante ci invita a dimorare nel passato e i ricordi depositano romanticismo come collante ad una vita che dovrà spegnersi.   

Da persone mature, tutto intorno ci appare colorato con “che cosa avrei potuto fare!”.

In questo clima interiore, nel vecchio cuore emerge la volontà di offrire la propria “vista” al giovanotto di turno.

Succede, però, che “chi ha i denti non ha il pane e chi ha il pane non ha i denti”.

Allora, l’anziano rallentato dalla biologia, viene svuotato dalla capacità di trasmettere e diventa una campana che rintocca in assenza di aria.      

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