lunedì 25 aprile 2016

Festa della liberazione.


 
Questa mattina mi sono svegliato tardi.
Come al solito ho consumato la mia colazione davanti alla tv.
Non trovando il telegiornale, mi sono adeguato a seguire un film.
Le scene del film mi fanno ricordare il motivo per cui oggi non lavoro. Improvvisamente mi sento triste. Non sopporto scene di dolore e cambio canale. Mi rendo conto di non voler scegliere un umore televisivo e telecomandato. Spengo la tv ed entro in me stesso.
Mi ripeto: “Festa della liberazione!”.
Ma liberati da che cosa?
Sorrido e mi rimprovero: “Non fare la parte del qualunquista ! 
Non ricordi quanto ci tenevi per la patria per la libertà e la democrazia? Non ricordi come hai pianto quando leggevi il piccolo tamburino del libro cuore? Quanto ardore mettevi nei discorsi di difesa degli ideali di fraternità, legalità ed uguaglianza?”.
Sì, è vero! Forse, tutto era dovuto a una pura ingenuità e fiducia incondizionata sul genere umano.
Oggi, sono un po’ freddo.
Il mio ottimismo è molto cauto e sceglie di rimanere sotto una pesante coperta di speranza.
Troppi avvenimenti mi costringono a una revisione continua di quello che un tempo erano certezze marmoree.
Qualcuno potrebbe pensare che la mia senilità sia incombente! 
In questo caso, avrei un dubbio se prendere questa insinuazione come offesa o come una reazione a una ultra-pessimistica visione della realtà.
Quando un naufrago viaggia con la sua barchetta senza remi in uno sconfinato oceano e vede una minaccia di tempesta approssimarsi, che cosa deve fare?
Legarsi alla barchetta sperando di non essere inghiottito dalle onde? Oppure, continuare a essere ottimista, sperando che la tempesta sia soltanto una minaccia? 
Io festeggerei la liberazione dall’egoismo, dalla sopraffazione, dalla cattiveria. 
Io festeggerei la nascita di una nuova era sociale, connotata da una incipiente saggia consapevolezza e genuina fede nell'armonia comunitaria. Il mondo senza la fiducia di un’umanità compatta, di uno spirito di solidarietà globale che combatte il dolore in generale, è destinato alla fine.   

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