domenica 24 gennaio 2016

Dove va l'umanità





In questo momento, ci sono almeno 25mila bambini non accompagnati in cerca di rifugio in Europa. 

Sono scappati da violenze che nessuno di noi può immaginare, hanno perso i loro genitori e ora hanno bisogno di un posto sicuro. 

Invece di accoglierli, i nostri governi li abbandonano a sé stessi, esponendoli ancora di più alla tratta delle persone.........

Il mondo delle relazioni si sta negativamente evolvendo. 

Il futuro si prepara a presentarsi sempre più impersonale. 

L'amore, la comprensione, il sostegno, già da ora, sembrano assumere valori solo all'interno del nucleo famigliare.

Una fredda cortina, lentamentemente, sta calando sull’animo umano.

Anche il Papa con i suoi buoni propositi, con le sue straordinarie doti umane, appare come una voce isolata.

Devo ammettere che, ascoltando o leggendo notizie sui media, non trovo ragionevolezza su molte questioni. 

Non capisco perché fatti, dove il normale buon senso dovrebbe guidarci e dove l’appellativo “essere umano” dovrebbe contemplare un modo naturale di reagire, si riveli eccezionale, riservato a pochi eletti. 

Rispondere umanamente a eventi che richiedono semplicemente la presenza di sentimenti umani, non dovrebbe farci sentire straordinari!   

Perché devo commuovermi quando il Papa si rivolge all’uomo comune come farebbe un genitore col proprio figlio o addirittura, quando accarezza un bambino (ancor più se ha un handicap)?

Perché mi deve giungere straordinaria la notizia per cui una donna abbandonata, sola, partorisce nella gelida notte su un marciapiede in piazza Pio XII a Roma, davanti al colonnato del Bernini e il Papa le offre cure e ospitalità?

Dovrebbe essere tutto così normale!!

Straordinari, invece, devono essere la cattiveria, il qualunquismo, l’egoismo, l’alterigia, la prevaricazione.

Qualcuno potrebbe rispondermi: “Ma in quale mondo vivi?”

In tal caso, mestamente ammutolirei..... per rendermi conto di quanto sia già bassa quella gelida cortina.

venerdì 22 gennaio 2016

Classificazione della obesità





https://ugc.futurelearn.com/uploads/images/94/a3/94a335c4-26a3-4225-ab9b-9403242cd488.jpg


BMI= weight(kg)height2(m)   

BMI= 67(kg)1.722(m) = 67(kg)2.96(m)  = 22.6kg/m2


The Body Mass Index (BMI) is a simple measure that determines whether you’re a healthy weight for your height. 

If you are an adult with a BMI above the healthy range you are at raised risk of a number of health problems linked to being overweight, such as type 2 diabetes, heart disease and certain cancers.

BMI takes into account that people come in different shapes and sizes. That’s why a range of BMIs are considered ‘healthy’ for an adult of any given height. 

However BMI is not gender specific and can misclassify certain individuals who have a lot of muscle mass. 

For example, heavy-weight rowers or professional rugby players can have an “obese” BMI result, despite having very little body fat. However, this will not apply to most people.
 

domenica 17 gennaio 2016

Processi concorrenti




Pirandello affermava che ognuno di noi porta una maschera per cui siamo diversi a seconda dell’interlocutore.

Siamo, forse, buoni con i docili e cattivi con i combattivi, aperti con i famigliari e diffidenti con gli sconosciuti, accoglienti con gli amici e ostici con i nemici.

Concordo con Pirandello, però aggiungerei un aspetto.
Per ogni maschera che indossiamo siamo bifronti come Giano.

Un buon osservatore è capace di rilevare le pause che si creano quando le due facce interagiscono nell’interiorità del bifronte.

Essere bifronte è comune nei rapporti tra chi comanda e chi obbedisce.

In generale, lo notiamo in tutti quei rapporti dove è difficile far lavorare da sola la maschera.

Per esempio, se qualcuno tenta di colpirvi fisicamente e sviluppa davanti a voi la traiettoria dell’oggetto contundente che termina sul vostro corpo, sicuramente opporrete una reazione cercando di spostare l’obiettivo.

 La reazione è diversa se l’obiettivo non siete voi.

Nel bifronte, due processi sono in esecuzione contemporanea e concorrente.

 Uno passa attraverso la maschera, l’altro è trasparente all’interlocutore e prende molto tempo “cervello”.
Il processo maschera è formale, è attento alle regole e ai convenevoli. 

La sua parametrizzazione è statica e viene mantenuta per tutta la durata della sua evoluzione.
Il processo interno è vivo, mutevole e spesso collide con il processo maschera.

La legge della sovrapposizione di processi in esecuzione contemporanea recita:
“Due processi possono procedere contemporaneamente, solo se, nessuno dei due può modificare i valori che entrambi usano”. 

A ogni tentativo di violazione di questa legge corrisponde una manifestazione inspiegabile per l’osservatore esterno. 

Le due facce di Giano si notano.

Vi propongo un esempio di un cattivo educatore.

Un professore rimprovera un alunno perché arriva in ritardo a scuola. 

L’alunno è costretto a subire il rimprovero, anche se il professore spesso anch’egli ritarda. 
Il colloquio si sviluppa così (tra parentesi appare il colloquio interno):

Rossi, anche oggi in ritardo!
(Purtroppo devo rimproverarlo, sono tenuto a farlo).

Professore non ho sentito la sveglia ed ho fatto tardi. 
 (Spesso sei in ritardo anche Tu, anzi, a volte non vieni proprio!Ma tu sei il professore e tu le disponi per le regole).

Se continuerai a ritardare, sarò costretto a comunicarlo ai tuoi genitori.
(Lo affermo però non lo farò - Non voglio scocciature!)

Scusatemi non succederà più.
(Non mi importa nulla di Te, né di ciò che farai.)

Tutta la scena si svolge con il professore che rimprovera senza rivolgere lo sguardo all’interessato, mentre l’alunno sembra accettare il rimprovero con il capo chino e gli occhi rivolti fugacemente verso il professore.

La formalità e il regolamento sono salvi. 

La realtà che si vede è diversa da quella che è!

Un giorno quell’alunno sarà adulto, occuperà un posto nella società ed essere bifronte sarà abitudine o se volete, carattere operativo.

Ci stupiamo poi, quando commette atti inspiegabili. 

La sua storia interna si è evoluta al punto che i suoi processi concorrenti sono diventati automatismi che non collidono più.

giovedì 14 gennaio 2016

Imitatori per natura

 
Esiste uno spettacolare meccanismo biologico umano dal quale ricavare deduzioni argute e ottenere quelle prove inconfutabili sulla stupidità della natura.

Alcuni ricercatori italiani (guarda il caso!), studiando l’attività cerebrale di un macaco, hanno scoperto i neuroni specchio

Questi hanno la responsabilità di far assumere comportamenti imitanti e in particolar modo, quelli che con la sopravvivenza hanno una connessione più stretta.

Vi è capitato di vedere qualcuno mangiare un gustoso gelato?

Bene!

Se vi concentrate sul movimento che permette al fortunato, di portare il gelato alla bocca e poi vedere la sua lingua indugiare sulla dolce superficie del gelato, certamente e istintivamente, il vostro braccio accuserà qualche contrazione e il vostro palato preparerà l’ambiente operativo per accogliere la gustosa poltiglia che non arriverà mai.

Vi giustificherete con la solita acquolina in bocca e, con mano al portafoglio, correreste subito dal gelataio.
In questo caso siete stati abbindolati dai neuroni specchio.

Questi neuroni conservano un imperativo genetico:
Alimentati, se non vuoi morire!

È ancora più incredibile pensare che essi estendano la loro politica anche nell’ambito sociale.

Forse sanno anche loro che non si vive di solo pane!

Puoi sperimentare su tè stesso il lavoro dei neuroni specchio.

Se la tua anima non si è troppo indurita, al punto di ignorare i neuroni, vedendo accarezzare o baciare un bambino proverai lo stimolo a imitare il protagonista dell’azione.

I furbetti dei ragazzi già conoscono l’esperienza dello stimolo all’imitazione quando vanno in giro per discoteche o per cinema che creano certe atmosfere … (cinema-terapia). 

Avrete capito subito che la sopravvivenza e la riproduzione sono le bandiere sventolate dai neuroni specchio.

Bastano solo queste considerazioni per comprendere la dimensione e l’importanza della problematica.

La storia dell’uomo “libero” potrebbe apparire risibile.

La storia dell’umanità diventerebbe quella delle relazioni.

La storia dell’universo sarebbe il solco di un divenire frutto della volontà di potenza, magicamente e crudelmente, espressa dal sovrumano Nietzsche. 

Volendo essere fieri e ottimisti a tutti i costi, vorrei soffermarmi su un particolare aspetto di questa questione.

L'osservazione diretta dei neuroni specchio è più difficile nell'uomo che non nelle scimmie. 

Mentre in quest’ultime si possono osservare i singoli neuroni, nell'uomo si possono osservare le attivazioni solo attraverso variazioni nel flusso sanguigno dovute ad esse.

Ho l’impressione che la natura voglia nascondersi agli occhi dell’uomo, quasi come nel codice genetico di questi neuroni, ci fosse un nascosto dettame:

“Attenzione, non sminuire il senso di grandezza dell’uomo, poiché anche questo è vitale alla salute fisico-mentale e quindi, alla sua sopravvivenza e riproduzione!”.

Chi non crede ancora a una sublime regia dovrà aspettare molto per avere un’altra prova.

Da domani vi consiglierò di portare con voi la neuro immagine preferita, pronta per far scattare questi neuroni a nostro comando.

Vi assicuro che questa può essere considerata come una vendetta trasversale sulla natura, come forma di rivalsa a una libertà dell’uomo trasfigurata.

lunedì 11 gennaio 2016

Madaya- non c'è limite alla stupidità umana




Stanno morendo di fame, costrette a mangiare foglie e gatti randagi per sopravvivere: 40mila persone sono intrappolate da mesi nella città siriana di Madaya. Il Segretario Generale dell'ONU può agire e salvare migliaia di vite da questa fine disumana. Unisciti ora e firma questa petizione urgente:

Firma la petizione

Dalla città siriana di Madaya, sotto assedio da mesi, arrivano le notizie di bambini costretti a mangiare foglie, gatti e insetti per sopravvivere. Il regime di Assad sta letteralmente affamando 40mila persone fino alla morte. Impossibile immaginare il dolore di un genitore che vede morire di fame i propri figli, ma questa comunità può fare qualcosa per aiutarli.

Nonostante la tregua concordata a settembre, migliaia di civili sono ancora intrappolati senza cibo nè medicine. Turchia e Iran potrebbero fare pressioni sui loro alleati per fermare l'assedio ma non agiranno da soli. Un nostro appello da un milione di firme può spingere ad agire il Segretario dell'ONU Ban Ki-moon per far dialogare le parti e salvare migliaia di famiglie da questa fine brutale.

Fermare questo assedio può essere il punto di partenza necessario ai negoziati di pace e Ban Ki-moon è la persona giusta per ottenerlo: il suo mandato all'ONU sta per finire e questo potrebbe essere il più grande risultato della sua carriera. Con la pressione e il sostegno di ognuno di noi Ban Ki-moon può diventare l'eroe di cui Madaya ha così bisogno.
Unisci la tua voce a questa campagna urgente. Avaaz raccoglierà le foto e le storie che arrivano da Madaya affinché non possano essere ignorate da media, ONU e Ministri degli Esteri fino a quando l'assedio non verrà spezzato:

https://secure.avaaz.org/it/madaya_starvation_siege_loc/?bglFhdb&v=71303&cl=9235109745

Grazie alla pressione mediatica, la settimana scorsa il regime ha annunciato che avrebbe fatto entrare delle provviste. E poi? Era successo già a ottobre, ma a parte il fatto che buona parte del cibo era scaduta, era comunque finito tutto in pochissimo tempo. L'unica soluzione reale è sollevare completamente lo stato di assedio alla città di Madaya.

Solo nell'ultimo mese 31 persone sono morte di fame. Dalla città non si può scappare senza finire sulle mine antiuomo o addosso ai guerriglieri che la circondano, come è successo domenica scorsa a una madre che cercava salvezza con la figlia: entrambe hanno perso la vita dopo che una mina è esplosa attirando su di loro il fuoco degli assedianti. Non c'è fuga per i cittadini di Madaya: solo la fine dell'assedio può salvarli.

Il regime siriano sta usando queste tattiche disumane per intimidire e punire chiunque osi opporsi al suo controllo. I cittadini di Madaya vengono puniti oggi per aver manifestato nel 2011. Tante città in Siria oggi vivono accerchiate dai molti dei gruppi in lotta, ma nella maggior parte dei casi il regime è responsabile per gli stati di assedio. E mentre ai suoi sostenitori fa arrivare le provviste per via aerea, gli abitanti di Madaya sono lasciati a morire. Il nostro appello per la fine degli assedi aiuterebbe i civili sia nelle città ribelli che in quelle vicine al regime.

Salvare gli abitanti di Madaya non farà finire la guerra in Siria, ma in questo momento abbiamo tutti gli elementi per mettere fine al loro isolamento. Possiamo contribuire a salvare migliaia di persone innocenti e ridargli una speranza. Non possiamo abbandonarli.

Le Nazioni Unite esistono proprio per situazioni come questa. Svegliamo Madaya dall'incubo e facciamo capire a Ban Ki-moon che non ci arrenderemo all'indifferenza, finché tutte le parti in conflitto si impegneranno a garantire libertà di movimento per civili, cibo e aiuti. Firma la petizione e condividila con tutti.

https://secure.avaaz.org/it/madaya_starvation_siege_loc/?bglFhdb&v=71303&cl=9235109745

Questa guerra sembra non finire mai. Ma la nostra comunità è sempre stata pronta a sostenere il popolo siriano, sin dal primo giorno, e non ci arrenderemo. Ora è il momento di esserci, farci sentire e lottare per la vita delle famiglie e dei cittadini di Madaya,

Con speranza,

Rewan, Mais, Wissam, Mohammad, Alice, Emma, Ricken e tutto il team di Avaaz

sabato 9 gennaio 2016

Il nonno


Il viso scarnito, il passo misurato e il bianco dominante tra i capelli, afferma l’età non più giovane.

Quel lontano futuro gli è ora davanti.

Si è presentato discretamente in punta di piedi e come un alone magico lo circonda, vorrebbe esaltarlo, quasi a farsi perdonare per la sua invasiva pretesa di essere presente.

Le parole sono meno frequenti, poiché il silenzio alleandosi con la saggezza, le rende inutili e le fa cadere come foglie in autunno.

Verrà il momento in cui gli occhi rimpiccioliti si perderanno nelle orbite sempre più incavate e nascoste da precari occhiali.

La pelle rugosa, come la corteccia degli alberi secolari, conteggerà gli anni passati che vedranno all’orizzonte le tre cifre.

La poltrona sarà una sua amica che lo sorprenderà in quel falso sonno inopportuno.

La sua mente, con eroica resistenza, combatterà fino all’ultimo respiro affinché la ragione e il ricordo non lo abbandonino.

Il suo cuore tornerà a essere quello del bambino di un tempo, forse per rinascere più forte nel mondo della gioia infinita.

venerdì 8 gennaio 2016

Un percorso tutto da inventare





L’animo umano è complesso, tentare una sortita conoscitiva è un’esperienza affascinante che non crea nessun precedente.

Illustri psicologi si sono avventurati e hanno catturato qualche teoria interessante, ma hanno tirato fuori solo idee discutibili, anzi, hanno gettato benzina su un fuoco che già era parte di un incendio.

Un dato certo esiste. Ognuno di noi nascendo è costretto a sopravvivere.

Questa incombenza è un macigno che ci portiamo sulle spalle e che ci impedisce di guardarci attorno. 

Non riusciamo, per la fatica, nemmeno a guardarci fra noi, poiché rimaniamo paralizzati dalla diffidenza.

Solo parvenze di intimità ci leniscono il dolore di una solitudine voluta da una natura, di cui facciamo parte, ma non ne siamo padroni. 

La coscienza di una vita che dovrà terminare ci forza il pensiero della morte. 

Il crudele automatismo si innesca così: “Sono cosciente di dover morire e mi affanno a rimandare quel momento, occupando il tempo a trovare il sistema migliore per ritardarlo”. 

Alla fine del percorso molti si rendono conto che hanno rincorso la propria coda, consumando il prezioso tempo vita.

Mi ricorda la storia di un cane che, lasciato solo per intere giornate, al rientro del suo padrone, iniziava a rincorrere la propria coda impedendo al padrone di accarezzarlo.

Vi apparirà evidente che il cane divorato dall’ansia di rivedere il proprio padrone, chiedeva a se stesso di consumare un piacere per troppo tempo rimandato. 

Il meccanismo psicologico adottato dal cane ha funzionato in assenza del padrone, ma non gli ha consentito di raggiungere lo scopo per il quale il meccanismo era stato costruito.

In altre parole, il surrogato di un piacere ha fatto in modo che si sia dimenticato il vero piacere.

È verosimile pensare che, conducendo una vita in cui sbarcare il lunario ci impegna, diventi inevitabile posticipare o a non occuparci mai di questioni più vicine alla sfera umana.

Ed ecco che l’età e la cultura intervengono come bastone e carota per il povero uomo.

L’età, mentre avanza, ti costringe a sentire sempre più forte il peso del macigno e ti fa sperimentare a piccoli passi che cosa significa morire.

La cultura, come una droga, ti fa dimenticare il peso del macigno e abbassa la sensibilità alla stanchezza, sebbene a intervalli di tempo ti illuda di essere così speciale nell’universo fino a far apparire la morte come un’antipatica sosta o un angusto passaggio della natura.

Chi di noi è positivo al test della cultura è dominato dal super-IO (Freud e Nietzsche, mi perdonino) e pensa che grazie alla propria capacità di astrazione, di essere in grado di sopportare quell’antipatico passaggio senza rovinarsi i tratti finali della vita.

Allo sfortunato utente del proprio corpo, quel passaggio è durissimo. 

Solo la religione e il mistero potranno aiutarlo, poiché in questi sentieri non c’è bisogno di ragionare; basta la fede e la speranza.

Post più letti in assoluto