sabato 27 giugno 2015

Recensione del "Viaggio tra i bit di una email"


Le nostre case sono ormai invase da apparecchiature continuamente connesse ad internet: Smart Tv, smart phone e personal computer ma molto spesso non sappiamo come esse interagiscono. 

L'unico interesse è ''saperli utilizzare'' senza chiedersi ''perchè e come'' sia possibile collegarsi in tutto il mondo con i nostri amici e/o collaboratori.

L'autore riesce sapientemente a descrivere, anche al lettore meno esperto, il viaggio che le nostre informazioni (file, immagini e documenti) possono sviluppare sul Web servendosi di acute metafore e brillanti vignette. 

Sono notizie che si tuffano nell'oceano multimediale per poi riemergere come per magia sul nostro computer a seguito di una semplice azione che sia un clic di mouse o addirittura un tocco di schermo.

prof. Francesco Gentile
 

venerdì 26 giugno 2015

Luigi Squeo presenta il suo libro "IL MONDO ILLUSORIO" all'Hotel Miramar...






A due anni dalla pubblicazione del libro .....

Utile o inutile?

 
 
La mente umana non riesce proprio a distaccarsi dall’idea dell’utile. 
Tutto ciò che esiste o tutto ciò che si rivela attraverso fenomeni, deve avere un utile. 
Cerchiamo spiegazioni e formuliamo teorie create con l’alibi di cercare verità e invece queste ripiegano sulla loro utilità per l’uomo. 
L’idea che senza un utile una realtà non possa avere una funzione nel mondo del sapere, sembra costituire un assioma. 
L’impronta mentale la rileviamo in ogni atto della nostra vita. 
Siamo stati abituati a sentire: “Si mangia per vivere”, “ si lavora per guadagnare”, ”si studia per sapere sempre di più”, eccetera.  
Quando si fa qualcosa e manca l’utilità riconosciuta, lo sforzo perde valore e il pensiero comune tende a dar significato di “hobby”, “passatempo”, ”pazzia”. 
Basterebbe alzare lo sguardo al cielo per mettere in crisi il senso dell’utilità. 
Che ci fanno lì, miliardi di stelle, stupidi pianeti dimenticati nel cosmo? 
Sono utili per chi o per cosa?
Ripieghiamo la testa verso il basso e nascondiamo il problema nelle vesti della filosofia. 
Già! La filosofia è proprio una scienza riconosciuta pubblicamente come inutile. 

Non è ancora riuscita a fornirci la spiegazione assoluta su tutti i nostri dubbi. 
Non è buona nemmeno per darci un lavoro!
Si narra che Socrate, filosofo greco, rimanesse per giornate intere a pensare. 
Quali vantaggi ricavava dalle sue sublimi teorie? 
Egli ha ricevuto solo danni, giacché i suoi concittadini l’hanno condannato a morte. 
Pensate anche a Nietzsche, ha scavato nella sua mente cercando l’utilità delle sue teorie fino a essere dichiarato pazzo. 
Quanta gente ha consumato la propria vita nel tirare la coda all’utile e alla fine si è resa conto di averla ancora tra le mani.

L’utile è un dare meno un avere il cui risultato è l’incremento del dare per effetto negativo dell’avere il quale s’incrementa spontaneamente all’aumentare del dare. 

Strana legge matematica, vero?
Dichiarabile senza senso, fantasiosa o meglio, inutile.
Questa legge funziona nell’ambito dell’amore che, come sapete non è scienza, non è filosofia, non è misticismo.
Sappiamo soltanto ciò che non è!
Sappiamo che per molti è inutile. 

Eppure, ci prende.       

giovedì 25 giugno 2015

Conoscersi

 
 
 
Sono passati oltre 2000 anni e gli insegnamenti semplici e ricchi di stimoli alla vita psicologica dell’uomo, non sono serviti per innescare un processo di maturazione che dovrebbe erigere l’essenza umana a livelli impensabili rispetto a quelli attuali.

Socrate, filosofo dell’antica Grecia, non fondò mai una scuola, ma tenne il suo insegnamento nei luoghi pubblici, come una sorta di predicatore laico, educatore delle coscienze, attraverso un metodo dialettico, si portava ad un esame dell’anima o di coscienza e rendersi conto in seconda analisi della propria vita, ossia un esame morale

Egli è stato un precorritore della politica per l’uomo e al servizio dell’uomo.

La scoperta dell’essenza dell’uomo come Psichè, tendeva in maniera perfettamente consapevole a spogliare l’anima dall’illusione del sapere e in questo modo a curarla, così da renderla idonea ad accogliere la verità. 

L’Anima (la natura stessa dell’uomo) ci ordina di conoscere chi ci ammonisce: “conosci te stesso”.

Socrate, con il suo insegnamento, ci invita a sottoporre al dominio della ragione la vita umana e i suoi valori.  Soltanto in questo modo, ogni azione assume una direzione inequivocabile e cioè il bene di ognuno di noi inteso come elemento di un’organizzazione composita detta “Società”.
 

mercoledì 24 giugno 2015

Le convinzioni


 
Mi è capitato di vivere un’esperienza particolare. 
Un giorno, mentre impazzava un forte temporale, rimasi incantato o meglio, ammaliato dalla potenza della natura. 

Gli assordanti tuoni, le accecanti fotografie dei lampi e lo zufolare dei venti che insistentemente facevano vibrare porte e finestre, creavano un clima esoterico dal quale ricavavo un inspiegabile piacere al pensare. 

L’agitazione dei miei famigliari costituiva un contorno complementare alla furia della natura.

La mia attenzione si concentrava su piccoli eventi insignificanti nel quadro scenografico i quali diventavano attivi catalizzatori di profonde riflessioni.

Più fonti di pensiero mi stimolavano a una controversia interna, nata dall’osservazione attraverso la finestra di un rametto d’albero sbattuto ripetutamente contro un cartello pubblicitario dalla furia del temporale.

Di seguito riporto il contenuto di questo inusitato colloquio.

Saggio: Il rametto sbatte contro l’ostacolo e non ha coscienza di sé, ma se l’avesse, sarebbe convinto del suo ruolo nella natura?

Necessità: Forse si! Comunque se ne farebbe una ragione.

Pessimista: Qualunque ragione che si darebbe, sarebbe triste! Avrebbe la consapevolezza di essere nato senza il suo permesso e costretto a vivere in quella posizione solo per il piacere dell’albero.

Necessità: Sarebbe una brutta ma unica possibilità per esistere. Vivendo può avere vista meravigliosa che l’albero gli offre insieme al cibo.

Saggio: Potremmo pensare che la storia del rametto abbia fatto in modo che una qualunque giustificazione, acquisita per esperienza e osservazione della natura, si sia poi trasformata in una convinzione così radicata da inibire la critica alla sua stessa esistenza.

Pessimista: Scusami Saggio, vorresti dirmi che il rametto potrebbe crearsi un’illusione che gli consentirebbe di accettare il suo stato e ruolo nella natura?

Saggio: Si! Almeno per le questioni più dolorose e sarebbe convinto pure di essere libero di oscillare o di poter predeterminare il tipo e l’intensità dell’oscillazione. 

In altre parole, potrebbe godere di una libertà fatta a sua misura.

Necessità: Dipenderebbe dal rametto, quindi,  come intendere la vita: inferno o paradiso? 

Stando attaccato all’albero non avrebbe altre scelte e sarebbe oltre che stupido anche inutile trascorrere la vita lamentandosi.

Pessimista: Bel premio date a chi vorrebbe elevare se stesso a padrone della natura e nobilitare il suo ruolo; gli chiedete di prendersi in giro da solo!
A questo punto sarebbe meglio togliergli la consapevolezza di esistere e lasciare la questione all’albero.

Necessità: Pessimista, tu commetti l’errore di far ragionare il rametto con i tuoi riferimenti. 

Non sarebbe un gran male per il rametto stesso, se le sue percezioni rispondessero alle condizioni e funzioni per cui è nato come parte dell’albero. 

Il nostro rametto deve essere felice di esserlo anche rinunziando a certe libertà che non gli competono e che solo tu puoi vedere dall’esterno. 

Dovrebbe bastagli sapere di far parte di un disegno più grande al quale non gli si chiede di essere d’accordo né tanto meno di capirlo.

Saggio: Ben detto Necessità! 
Tutto ciò che il rametto potrebbe conoscere deve necessariamente passare attraverso i suoi sistemi sensoriali i quali diventerebbero i principali responsabili delle sue convinzioni interne. 

Quest’ultime tracciano il percorso di vita interiore del rametto e, di conseguenza, selezionano le risposte agli stimoli esterni.

Riflettete su questo particolare: una convinzione profonda può evitare di farci ragionare?

Pessimista: Certo! Ci permetterebbe di agire con sicurezza e disinvoltura, essendo sicuri di non sbagliare.

Necessità: Attenzione, la motivazione su cui si basa la convinzione potrebbe essere errata!

Saggio: È vero, ma è vero anche che la persona convinta non è in grado di saperlo subito. Perciò, quando si agisce convinti, nel momento in cui opera, non si è liberi; si è imprigionati dalla sua stessa convinzione.

Necessità: Il rametto, quindi, non ha nessuna responsabilità delle sue azioni. Se sceglie di agire in un modo, non lo fa perché vuol sbagliare, semplicemente perché la sua convinzione lo costringe.

Pessimista: La persuasione, dunque, è pericolosa!

Necessità: In ogni caso senza convinzioni non si potrebbe vivere; non sceglieremmo in modo razionale, saremmo sempre esitanti e infine, passeremmo dalla schiavitù della convinzione all’immobilismo del dubbio.

Pessimista: L’assenza della convinzione sospende il giudizio ed elimina quegli automatismi mentali che ci rendono decisi e dinamici; perderla è anche un bel guaio!

Saggio: Le vostre obiezioni sono tutte da accogliere, per cui la natura si è inventata un sistema a “timer” che ha inglobato nella convinzione. Il dispositivo agisce come un debole, lento e costante demolitore delle ragioni sostenitrici della convinzione. 

Con il passar del tempo le convinzioni del momento s’indeboliscono e cadono per far posto ad altre, offrendo così alla consapevolezza, l’opportunità di occupare maggior spazio nella conoscenza dell’individuo.

Romantico: Vi siete dimenticati del rametto? 
Chissà se, perso nelle sue convinzioni, sia capace di guardare i fiori che gli nasceranno come meravigliosi doni della natura. 

Le sue convinzioni gli permetteranno di agitarsi dolcemente nell’aria diffondendo polline, richiamando uccelli per fornir sostegno ai loro nidi, e infine, se mostrerà serena accettazione alla scure potatrice che il contadino non mancherà di usare.

Saggio: Il gigantesco meccanismo, la ruota dell’universo, tutto ha previsto e su tutto ha riposto attenzione; non mi stupirei se avesse previsto di usare la convinzione come strumento d’oblio momentaneo nel cercare una risposta al motivo dell’esistenza.

martedì 23 giugno 2015

Scrivere


 
Scrivere è un modo per far prendere un po’ di sole all’anima.

Purtroppo, seduto all’aria fresca e lasciandosi accarezzare dal vento, capita di sentire urla o lamentele.

Le prime volte è naturale preoccuparsi ma poi si capisce subito che sono manifestazioni di cuori in pena che maldestramente chiedono aiuto.

Si rischia di confondere attenzioni e commenti come sintomi espressi dal sentimento d’invidia.

Commosso, stringo a me la sedia e ricerco stabilità.

Voglio cercare in me quella sicurezza interna che rende molto piccolo tutto il mondo esterno.

mercoledì 17 giugno 2015

Esame di stato 2011





Anche quest’anno, la “funzione” degli esami di stato è stata celebrata.

L’afonia ai rumori del mondo esterno, ha garantito la vittoria dei piaceri legati ai rapporti umani, sull’amorfismo procedurale dettato dall’applicazione di norme e sigilli di segreteria.

Commissari e alunni, hanno vissuto i loro momenti scambiandosi quella spiritualità imprescindibile per gli esseri umani.

Il clima vissuto da questa mia particolare commissione, si allontana da quello che vogliono far credere o vorrebbero indurre.

Lo stile dell’essere, eleganza degli approcci, la serietà e la dedizione al loro lavoro, li rende romanticamente fuori dal tempo e testardamente attaccati all’idea di come la scuola dovrebbe essere.

Tutti professionisti che regalano se stessi in ciò che fanno, poiché credono nel loro operato, ma non perché l’hanno letto sui libri, lo fanno perché vivono continuamente tra i ragazzi e ascoltano parole, sensazioni, sentimenti che non potrebbero mai arrivare alle alte sfere della direzione dello stato.

I docenti, trovano nel rapporto con i ragazzi i motivi per continuare a esserlo, nonostante da anni, sono presi a schiaffi da un’opinione pubblica condizionata da un governo confuso, incapace di dare ordine e stimoli in un settore decisivo sul futuro della nazione.

A testimonianza  di quanto detto allego il colloquio tenuto con un extra-terrestre (ETT) che ha voluto, in silenzio e con discrezione, accompagnarmi durante lo svolgimento degli esami.

ETT: Luigi, anche quest’anno si ripete quel rito strano che chiami “esami di maturità”?

LUIGI: Purtroppo si!

ETT: Perché purtroppo, non sei contento? Mi hai detto lo scorso anno, che in questo modo guadagni più soldi.

LUIGI: Infatti, questo è il motivo del purtroppo. Noi, insegnanti, siamo costretti a guardare l’aspetto economico per non affliggerci troppo, su una procedura su cui non ci crediamo più. Spiegare il perché, sarebbe lungo e inutile, poiché perderei tempo ed esporrei a una cattiva figura il genere umano nei tuoi confronti.

ETT: Spiegami allora, perché sulla tua nomina era scritto che dovevi presentarti alle 8.30 del 20 giugno, e invece alcuni di voi non si sono presentati o sono stati sostituiti da altri qualche giorno dopo?

LUIGI: Per cortesia ETT, non farmi questo tipo di domande, perché qualunque risposta io darei, a te sarebbe incomprensibile.
Noi umani sappiamo far diventare difficili anche le banalità! 
Fammi, invece, domande sulla commissione, così, magari è più divertente.

ETT: Ho capito! Ti riferisci a tutte quelle professoresse con cui ti sei accompagnato quest’anno! Vero?

LUIGI: Sai certamente, che io guardo sempre il lato positivo delle situazioni.

ETT: Non negare che te la sei fatta sotto, quando hai visto l’aggressività della presidente!

LUIGI: Ho l’impressione che ti servirà ancora un bel po’ di tempo per capire gli umani! La mia cara presidente è un fuoco di cioccolato, t’inonda di tanto minaccioso calore, per mostrare senza parole, tanta dolcezza.  

 Diciamo che fa scoppiare guerre di pace!

ETT: Non eccedere in salamelecchi, perché tutti sanno che ti ha fatto vicepresidente, grazie al fatto che eri l’unico commissario esterno!

LUIGI: Per fortuna, che è questo il motivo, e non i capelli bianchi!

ETT: Non vuoi nemmeno confessare che eri terrorizzato dall’idea di essere nominato per l’ennesima volta, segretario?

LUIGI: Questo te lo concedo, però questa eventualità l’avevo esorcizzata pensando di essere commissario esterno e, ahimè, non più prodigo giovanotto.

ETT: Non ti preoccupare di non essere più quel prodigo giovanotto che dici, perché ti garantisco che le vostre trasformazioni di pensiero vanno a pari passo con quelle del corpo, e questo, a parere di un extra-terrestre, è più una fortuna che una maledizione.

Io non avrei avuto nessun motivo per giungere sulla tua terra qualora fossi, come me, un punto immutabile dell’universo, equilibrio tra energia e coscienza. 

Lascio andare la cosmo-genesi poiché ci allontaneremmo dal nostro tema di discussione.

Ragionando come un umano, penso che essere circondato da tante professoresse farebbe piacere.

LUIGI: Certo! Ho visto grazia nelle movenze, stile nei modi, eleganza negli approcci, gentilezza nell’accoglienza.

ETT: Non credi di esagerare? 
Condizionato dal fatto che non hai mai offerto tu, al bar ?

LUIGI: Ora, ti stai mostrando come umano! Tento di giustificarmi, dicendo che non mi hanno dato la possibilità.

 Inoltre, sappi che tra gli umani chi offre, prende in ostaggio il destinatario dell’offerta, in quanto, psicologicamente lo costringe a ricambiare la gentilezza.

ETT: Ho notato che hai apprezzato la cultura storica dell’unico collega uomo della commissione. 
Hai visto che non sei solo tu a essere stato morsicato dalla passione umanistica?

LUIGI: Non ho mai pensato di essere l’unico esemplare umano che nuotando tra i transistor e i bit, sia approdato sull’isola della filosofia, anzi, il collega mi ha offerto l’ulteriore certezza che l’uomo moderno non può più avvicinarsi al sapere in modo settoriale.

L’integrazione delle conoscenze è una necessità per il raggiungimento di una flessibilità intellettuale da contrapporre alle tante debolezze o limitazioni.

ETT: Avete ancora molta strada da fare in questa direzione!

Appena fuori dalla finestra, dove si sono svolti i tuoi esami, ho visto un meraviglioso salice che faceva da spettatore alle vicende della commissione. 

Qualcuno di voi, sicuramente ha posato lo sguardo per chiedergli qualche attimo di fuga dal contesto dove si celebrava la flessibilità. 

Il salice catturando l’attenzione di uno dei commissari, attraverso la sua fantasia, proiettava nella sua mente la seguente scena:

 Un bambino avvicinandosi al salice, non si trattiene dalla tentazione di tirare verso il basso uno dei suoi rami piangenti più forti. 

Il salice si abbandona alla forza del bambino consentendo al suo ramo di toccare il terreno. 

Il bambino, incosciente o ingenuo, sperimenta la flessibilità cercando di tirare sempre più forte il ramo, per misurare il massimo della sua lunghezza per terra. 

Nella concitazione, non si accorge che parte del ramo si è avvolta intorno al suo piede, e mentre continua a tirare, la forza del ramo vincendo la sua potenza, nel ritirarsi, procura una circense capriola al piccolo esploratore d’idee”.

LUIGI: Con questo racconto vuoi dirmi che le regole da seguire, e la flessibilità da usare per svolgere un compito, devono essere combinate saggiamente per non violare le disposizioni e affermare la nostra intelligenza?

ETT: Hai capito bene!
Immagina il cane che corre dietro il gatto.

Che triste epilogo sarebbe, se Il cane riuscisse a raggiungere il gatto, oppure, se decidesse di desistere dall’inseguimento!

Nell’atto del cane, di correre dietro al gatto, si soddisfano due istinti contrastanti che rendono interessante la loro vita.

LUIGI: Comunque, non è solo la flessibilità che serve in una squadra di persone che collaborano per verificare e quantificare il livello di preparazione dei maturandi. 

Servirebbe, in gran quantità, un equilibrio interiore estraneo alle vicende personali e frutto di una continua maturazione professionale/umana, sostenuta dalla passione per il sapere e l’amore per il proprio simile.

ETT: Le tue parole disegnano ideali che aggiungono tristezza a chi attende qualche segno di cambiamento. 

L’inflazione dei valori, l’inseguimento dei piaceri materiali immediati e la corsa al possesso, come indice del benessere, sono sintomi di una società in movimento verso l’isolamento dell’individuo, e purtroppo, se dovesse procedere in questa direzione, anche verso l’estinzione della specie.

LUIGI: Vedere il mondo da lontano, staccato dalle misere passioni umane, è concesso solo a te! 

Come rappresentate del genere umano, sono costretto a essere ottimista. 

Spero che con il passar del tempo, il bisogno interiore di rivolgersi all’universo per comprendere le nostre origini, costituisca il motore per porre maggiore attenzione all’uomo per se stesso, senza nessuna intermediazione attuata dalla fede cieca, o da codici mentali ingombranti.

ETT: Fatichiamo a rimanere in tema! Ricorda che dovrò riferire di questa esperienza ai miei simili. Orsù, continua il tuo racconto. Sei stato contento delle valutazioni che avete dato?

LUIGI: Abbiamo assegnato molti voti alti e persino, qualche lode.
Devo dirti che sono stato contento!
Vedessi come è bello guardar in viso un ragazzo e notare quel subbuglio emotivo, scatenato dalla presa di responsabilità in un mondo che lo vuole combattente e sicuro vincitore!

La vita per i ragazzi, a volte, appare infame (termine preso in prestito dal loro vocabolario), vuole sacrificio nel momento meno opportuno. 

In altre parole, chiede loro di rinunciare ai divertimenti negli anni in cui, non farlo, sarebbe un delitto.

Sarebbe come chiedere a un diciottenne di rimandare la gara dei cento metri, a quando avrà sessantacinque anni poiché, solo allora potrà disporre di tanto tempo libero.

Ho visto ragazzi e ragazze brillanti, ansiosi, impacciati, alcuni miseramente smascherati per il poco studio profuso.

Tutti teneri, rispettosi e ancora innocentemente speranzosi di un futuro, se non luminoso, almeno dignitoso. 

Forza, ragazzi a dispetto di tutto, andrete avanti!

Mi fanno luccicare gli occhi pensare che un giorno potrò incrociare il vostro viso, allora dimenticato, e sentire furtivamente: “È stato il mio professore agli esami di maturità!”. 

ETT: Come al solito LUIGI, riesci sempre a emozionarti!

LUIGI: Si! ETT, è il difetto più bello che tento di nascondere.

ETT: Però non hai raccontato tutto! In alcuni momenti vi ho sentito urlare. 

Mi hai sempre detto che gli insegnanti devono essere i primi, in termini di moderazione e mantenimento della serenità. 

Non riesco a capire come può succedere che in alcuni casi, si litighi fino ad alzare la voce.

LUIGI: Urlare, è il modo degli umani per dimostrare tutta la loro passione per quello che fanno. Rappresenta il modo meno evoluto per chiedere attenzione alle proprie idee.  Qualche volta, per problemi di sincronizzazione, può succedere che più di uno chieda attenzione.
Sarebbe un vero guaio, se il silenzio fosse il risultato dell’indifferenza, dell’apatia e del qualunquismo.
Se esiste ancora un docente che urla, e non dovrebbe farlo, consideriamo l’aspetto positivo, poiché rivela che egli continua a tenerci al suo lavoro, anche se a modo suo.

ETT: Ecco un’altra delle vostre stranezze!
Riuscite a conciliare anche gli opposti.
Forse, hai proprio ragione, ho bisogno ancora di tanto tempo per capirvi.

LUIGI: Appena ritorni nella tua dimensione, raccomanda i miei amici commissari: Maddalena, Angela, Clara, Anna Maria, Elisabetta, Elena e Tommaso, garantisco che fanno parte del meglio della natura umana.

ETT: Non ti preoccupare, ci saranno anche loro, nella lista dei tuoi raccomandati, anche se dove andrò, fama e gloria, non hanno il peso che credi. 

Ti lascio ricordandoti che anche la più piccola goccia ingrossa il mare. 

Farò in modo che le infinite gocce presenti nel mare dell'universo, anche per un solo attimo, ammireranno i tuoi amici.

LUIGI: Grazie amico mio e torna presto a parlarmi.


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