sabato 16 maggio 2015

Lettera aperta a Renzi

Carissimo Presidente Renzi,
sono un docente di informatica che le scrive. 

Non ho ricevuto la sua lettera però apprezzo il suo sforzo di cambiare la scuola.

La parola "cambiamento" implicitamente porta con sè l'idea positiva di un miglioramento ed è questa la luce che deve guidarla. 

Sono un docente da quasi trent'anni e ogni anno sperimento lo stesso senso di solitudine. 

Sento di essere abbandonato dalle istituzioni per come il mio lavoro potrebbe essere svolto e per come ricavare gratificazioni sul mio operato. 

Purtroppo non ho molto tempo per recriminare; il lavoro quotidiano assorbe e non mi riferisco soltanto a quello didattico. 

I problemi famigliari  (che tutti abbiamo) e quelli economici, sono sempre in agguato, per chi vorrebbe perdere tempo a lamentarsi. 

Lei sa bene quanto guadagno e se non fosse per l'arrotodamento derivante dall'esercizio della libera professione (super-tassata), avrei seri problemi per mantenere dignitosamente la mia famiglia, composta tra l'altro di due figli laureati disoccupati.

Capisco che vuole creare una scuola che si regge sul merito e sull'efficienza, ma si ricordi che non è facile far partire una rivoluzione culturale senza una lenta preparazione. 

Il clientelismo e la prevaricazione sono mali presenti in tutte le società dove esiste la diseguaglianza sociale. 

Inoltre, mi chiedo come potrebbe reagire tutto il personale della scuola, tenuto sotto scacco da molti anni, ai suoi venti innovativi? 

Tutti i giorni sono a scuola e non trovo nessuno tra i miei colleghi, collaboratori, amministrativi, studenti che sia felice della situazione attuale e della riforma che intende attuare. 

Possibile che siamo tutti disfattisti, oziosi, negativi?

La sua immagine mi arriva fresca e promettente ma non mi deluda allo stesso modo dei suoi predecessori.


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