sabato 6 ottobre 2012

Inguaribile ottimista




Nella vita siamo attori protagonisti di un film che ci giriamo nella testa e del quale alcune scene tentiamo di condividere con illusorio successo.

Un esempio è ricavabile dalla qualità dell’attenzione che riusciamo a catturare nei momenti in cui vogliamo “istruire” il mondo esterno attraverso il colloquio. 

E’ nostra convinzione che non esiste nulla di più importante di ciò che vogliamo esprimere e contemporaneamente, non esiste nulla di più irrilevante di ciò che ci viene riferito.

Desideriamo che Il nostro mondo, tutto colorato e sempre interessante, brilli e appaghi la inconsapevole volontà di potenza presente in gran quantità nella psicologia individuale.

Tutto questo emerge e condiziona qualunque assembla convocata per discutere qualsiasi problema e cercarvi una soluzione comune condivisa. 

In questi casi, esattamente come aria che riempie il vuoto, il nostro film vorrebbe imporsi nella sala cinematografica delle riunioni.

I dibattiti vivaci, noi vorremmo trarli dalle nostre trame, cosicché si apprezzi il lavoro del regista e si rimanga impregnati dall’empatia degli attori.

Mi è capitato di partecipare a molte assemblee dove i decibel erano le unità di misura dell’importanza dei concetti esposti e dove per catturare l’attenzione bisognava presentarsi come giocolieri delle parole. 

In queste occasioni, mi illudevo che qualcuno dei partecipanti avesse veramente interesse per quanto potevo illustrare. 

Il tempo della precaria attenzione era proporzionale alla pazienza dell’ascoltatore e al senso dell’educazione al colloquio.

Scoprivo a posteriori che parlavo a me stesso e che riempivo solo vuoti temporali nello spazio assembleare.

Lo scoraggiamento conseguente alla presa di consapevolezza di tale realtà diventa mortificazione quando l’obiettivo della riunione si perde nella nebbia delle possibilità o fraudolentemente si ignora dietro il sipario delle buone intenzioni.

Non si può immaginare, invece, come sia meravigliosamente magico parlare a persone a cui piace ascoltarti e vuole capire fino in fondo ciò che stai esponendo. 

Queste persone hanno gli occhi incollati sulla tua bocca e il pensiero in continuo combattimento con il sentimento. 

Queste non stanno preparando un’obiezione, ti confermano l'ascolto con assensi impercettibili che ti fanno intendere di seguire il filo logico, non interrompono perché attendono di cogliere il momento giusto affinché sia tu a permettergli di parlare. 

Le pause diventano opportunità per manifestare emozioni e gareggiare con atti di generosità.

Ultimamente ho avuto un incontro etichettato con la parola “feedback” per la celebrazione di un evento concluso. 

Vi confesso che l’incontro è stato piacevole per la presenza di dolcetti degustativi, ma non ricordo tuttora a quale scopo è servita la mia partecipazione. 

Pensando a ciò che mi ero proposto di riferire all’assemblea, continuo a ridere come un matto, per come continuo a essere un inguaribile ottimista.
    

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