martedì 23 ottobre 2012

Essere creativi

 
Se vogliamo essere creativi, dobbiamo abbandonare il terreno sicuro delle convenzioni e del pensar comune. 

La maggior libertà si paga con le ostilità dei conformisti.

L’inettitudine di coloro che consumano energie ad ostacolare la novità, si serve di merce di scarsissima qualità per giustificare l’incapacità e la rigidità di una mente chiusa.

La paura del nuovo espone il proprio essere a confronti e lo impegna in nuove battaglie solitarie. 

La stasi, l’amorfismo, l’ignoto, il vuoto, sono sinonimi di un’unica realtà: la morte del pensiero.

Nietzsche, nel suo estremo pessimismo, mostrava uno scoraggiamento di fondo, un senso di impotenza per ciò che sentiva appartenere all’essere umano ma che rimaneva chiuso nel buio di un’etica di comodo.

Egli era convito che la libertà più alta fosse quella discendente dal vincere i vincoli della morale.

Capite bene, che è difficile pensare ad una società senza prigione se ammettessimo l’esistenza del peccato come limitazione delle nostre prerogative.

La fuga nel futuro e il placebo della speranza, rappresentano lo stucco di facciata di un muro che per definizione separa, sostiene e protegge.

Ecco alcune esternazioni del filosofo, tratte dalla sua magnifica opera “Volontà di potenza”:

(Presentimenti del futuro! Celebrare il futuro e non il passato! Inventare il mito del futuro! Vivere nella speranza!) Momenti fortunati! E poi lasciare ricadere il sipario e ricondurre i nostri pensieri a obiettivi solidi e vicini! .........”

“Dove ci troveremo, solitari fra solitari – perché questo saremo certamente un giorno, per effetto della conoscenza – dove troveremo un compagno per l’uomo? Un tempo cercavamo un re, di padri, di giudici veri. Poi cercheremo un amico – gli uomini saranno diventati splendori e sistemi autonomi, ma saranno soli. L’istinto mitologico sarà allora alla ricerca di un amico”

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