lunedì 23 luglio 2012

Verità camaleontiche




Si racconta di una donna che era convinta di avere un angelo custode che l’accompagnava ovunque e le dava conforto e protezione. 

In ogni occasione di incertezza o di paura, il suo pensiero si rivolgeva al suo angelo e miracolosamente tutto sembrava semplificarsi con la massima serenità. 

Con il procedere degli anni, nuove idee scaturite da una filosofia di vita mutata, minarono la fede in questo angelo. 

Gli atteggiamenti della donna cambiarono radicalmente e la presunzione unita con l’arroganza costituiva il tratto più evidente di questo suo nuovo profilo. 

Il tempo, che passa per tutti, le pose davanti alla sua consapevolezza i primi problemi legati all’età matura e capitò quindi che si ammalasse. 

La nuova filosofia di vita che aveva adottato non le dava nessun riferimento per ricavar conforto mentre la malattia che la colse si aggravava. 

La povera donna finì in coma e nel tempo dell’abbandono momentaneo della nostra vita, rivide l’angelo. 

Piangendo, si rivolse a lui chiedendo perdono per la volubilità della sua fede. 

Nella frenesia della supplica gli chiese: 

“Perché ti sei adeguato alla mia meschinità?” –
“Sei stato sempre presente nei miei momenti difficili!” –
“Perché mi hai abbandonata?” -

L’angelo, irradiando serenità, rassicurò la donna rispondendo:

“Non ti ho mai abbandonata.” -
“Nei momenti in cui non mi vedevi, io ero dentro di te mentre tu guardavi fuori”.

La storia di questa donna è molto comune e mette in risalto che la vita è sempre un processo di consapevolezza che passa attraverso innumerevoli verità fortemente condizionate dall’esperienza del dolore.  

 

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